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NUOVI MODELLI DI CERTIFICATI PER IL REGISTRO DELLE IMPRESE Con recente Decreto del Ministro delle attività produttive 13 luglio 2004, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 177 del 30 luglio scorso ed in vigore dal 14 agosto 2004, sono stati approvati i modelli per il rilascio da parte degli Uffici del Registro delle Imprese presso le Camere di Commercio dei certificati previsti dalla legge n. 580/1993. A norma dell’articolo 8 della legge n. 580/1993, il Registro delle imprese è tenuto secondo tecniche informatiche in modo tale da assicurare l’esercizio della propria funzione di pubblicità legale in modo completo ed organico e da garantire la tempestività dell’informazione su tutto il territorio nazionale. I principali mezzi a disposizione di chiunque faccia richiesta, anche per corrispondenza e per via telematica, di ottenere le informazioni contenute nel Registro sono le certificazioni, valide per tutti gli usi consentiti dalla legge, e le visure senza valore di certificazione. Più dettagliatamente, il D.P.R. 445/2000, recante Testo Unico della documentazione amministrativa, definisce “certificato” il documento rilasciato da un’Amministrazione pubblica avente funzione di ricognizione, riproduzione e partecipazione a terzi di stati, qualità personali e fatti contenuti in albi, elenchi o registri pubblici o comunque accertati da soggetti titolari di funzioni pubbliche. Le certificazioni del Registro Imprese e R.E.A. sono utilizzabili per un periodo di sei mesi dalla data del loro rilascio e vengono rilasciate in regola con l’assolvimento dell’imposta di bollo (attualmente fissata in 11 euro ai sensi della legge 191/2004). L’eventuale esenzione deve essere esplicitamente richiesta dall’utente menzionando la relativa disposizione di legge. L’uso del certificato per fini diversi ricade sotto la personale responsabilità del richiedente. Il Decreto 13.7.2004 è volto, in particolare, ad adeguare i modelli di certificazione alla disciplina introdotta dalla recente riforma del diritto societario, di cui al D.Lgs. n. 6/2003. Con l’occasione, si intende fornire un sintetico quadro riassuntivo delle tipologie di certificazione relative al Registro delle Imprese ed al R.E.A. ottenibili presso le Camere di Commercio, con il riferimento ai relativi contenuti ed alle tariffe dei diritti di segreteria dovuti allo sportello attualmente in vigore (D.M. 22.12.1997, modificato da ultimo con Decreto 10.6.2003). 1. Certificato di iscrizione nella Sezione ordinaria: contiene tutte le informazioni legali, economiche ed amministrative relative all’impresa. Lo scopo è quello di fornire una fotografia complessiva ed aggiornata della relativa posizione. L’importo richiesto allo sportello è di 5 euro (2 euro se da terminale remoto, per via telematica). 2. Certificato di iscrizione di soggetto R.E.A.: contiene tutte le informazioni riferite ai soggetti c.d. “only REA”, quali ad es. associazioni, fondazioni, enti ed altri soggetti collettivi esercenti attività commerciali in forma accessoria agli scopi istituzionali. L’importo è pari a quello indicato al punto 1. 3. Certificato anagrafico: ha contenuto analogo a quello del certificato di iscrizione, ma fa riferimento alle imprese iscritte solamente nelle Sezioni Speciali (imprese individuali, società semplici, società tra avvocati). L’importo è pari a quello indicato al punto 1. 4. Certificato di iscrizione di sede secondaria/unità locale: contiene le informazioni relative all’esistenza in provincia di impianti o corpi d’impianti con ubicazione diversa da quella della sede principale. Contiene inoltre le informazioni essenziali riferite all’iscrizione nella provincia della sede legale. L’importo è pari a quello indicato al punto 1. 5. Certificato di iscrizione nella Sezione ordinaria abbreviato: contiene le informazioni legali essenziali dell’impresa e ne attesta la sola esistenza. Può essere rilasciato solo per i soggetti collettivi iscritti nella Sezione ordinaria. L’importo è pari a quello indicato al punto 1. 5. Certificato storico: nella prima parte del certificato sono riportate, a seconda dei casi, le informazioni contenute nel: - certificato di iscrizione nella Sezione ordinaria; - certificato anagrafico; - certificato di sede secondaria; - certificato di soggetto R.E.A. Contiene tutte le informazioni relative all’iscrizione dell’impresa ed il riferimento alle informazioni storiche estratte dal Registro delle ditte (per imprese già esistenti alla data del 19.2.1996) ed alle successive iscrizioni nel Registro Imprese. L’importo richiesto è di 6 euro (2 euro se da terminale remoto). 6. Certificato di deposito: attesta l’avvenuta presentazione e protocollazione, in una data e per un certo Ufficio del Registro delle Imprese, degli atti/domande/denunce relativi ad una certa impresa. L’importo è pari a quello indicato nel punto 1. 7. Certificato di assetto della compagine sociale:contiene le informazioni patrimoniali e finanziarie riferite alle società di capitali ed ai consorzi. L’importo è pari a quello indicato al punto 1. 8. Certificato di iscrizione di poteri personali: contiene i principali dati legali dell’impresa quali denominazione, codice fiscale, forma giuridica, sede, capitale sociale, organi sociali in carica, sistema di amministrazione e controllo, poteri di rappresentanza, eventuali procedure concorsuali. L’importo è pari a quello indicato nel punto 1. 9. Certificato di non iscrizione:attesta la non iscrizione di un soggetto, del quale sono riportati gli estremi identificativi, nel Registro delle Imprese e nel R.E.A. di una determinata provincia. L’importo è pari a quello indicato nel punto 1. 10. Certificato di società soggetta ad attività di direzione e coordinamento. E’ relativo alla nuova disciplina dei gruppi di società e si riferisce al relativo regime pubblicitario introdotta dalla riforma del diritto societario. L’importo è pari a quello indicato al punto 1. 10. Certificato speciale: consente l’apposizione in calce al certificato del Registro delle Imprese del “nulla osta” ai fini della normativa antimafia 43 (D.P.R. 252/1998), alternativa alla comunicazione prefettizia. Può essere rilasciato solo presso lo sportello camerale ed esclusivamente al titolare/legale rappresentante dell’impresa od a soggetto espressamente delegato. L’importo richiesto è di 10 euro. Cert.impresa Il Decreto in commento ha anche effettuato l’adeguamento del dispositivo “cert.impresa” per l’attestazione dei dati tratti dal Registro delle imprese; si tratta di un sistema di collegamento tra i siti web delle imprese ed il Registro camerale, mediante il quale è possibile effettuare direttamente dalla home page del sito aziendale una connessione che consente ai visitatori di trovare i dati identificativi dell’impresa stessa, garantendo quindi al cliente certezza sull’identificazione del potenziale fornitore on-line. L’attivazione del citato dispositivo, introdotto con Decreto 15 febbraio 2001, è soggetta al pagamento di un diritto di segreteria annuo pari a 77 euro. Dichiarazione sostitutiva di certificazione Il Decreto ministeriale 10.6.2003, relativo alle misure dei diritti di segreteria camerali, aveva a suo tempo individuato la tariffa di 5 euro (2 euro se da terminale remoto) per la richiesta di modello di dichiarazione sostitutiva, senza però specificarne il contenuto. Questa ulteriore documentazione rilasciabile a richiesta dagli Uffici del Registro delle Imprese è stata prevista, in particolare, a seguito della sentenza del T.A.R. Lazio, Sez. III ter, n. 2032 del 14 marzo 2002, con la quale era stata ribadita l’ammissibilità della presentazione agli Uffici della P.A. di dichiarazioni sostitutive sottoscritte dall’interessato, ai sensi dell’art. 46 del D.P.R. 445/2000, in luogo del certificato di iscrizione al Registro delle imprese. Il nuovo Decreto 13.7.2004 ha ora approvato il modello di dichiarazione, con i relativi dati identificativi dell’impresa, estraibile a richiesta degli interessati. Andrea Manganiello NORMATIVA
NORMATIVA 44 LA NUOVA DISCIPLINA DEL FRANCHISING Con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n. 120 del 24 maggio 2004 della legge 6 maggio 2004, n. 129, recante norme per la disciplina dell’affiliazione commerciale, è stato finalmente introdotto nel nostro ordinamento giuridico il contratto di franchising. La natura giuridica di detto contratto, già previsto in sede comunitaria dal Regolamento n. 4087/1988 ed in vigore dal 1.2.1989, nonostante l’importante diffusione anche nella realtà economica italiana, era infatti da considerarsi un contratto “atipico” in quanto fino ad ora privo di un’organica disciplina di carattere civilistico. La legge, entrata in vigore dal 25 maggio 2004, va quindi a coprire un lungo vuoto legislativo, consentendo al settore commerciale di ricorrere alla disciplina dell’affiliazione commerciale in un contesto di maggiore certezza e trasparenza dei rapporti giuridici. Definizione del contratto L’affiliazione commerciale (franchising) è il contratto, comunque denominato, fra due soggetti giuridici, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale una parte (franchisor) concede la disponibilità all’altra (franchisee), verso corrispettivo, di un insieme di diritti di proprietà industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, modelli di utilità, disegni, diritti di autore, know-how, brevetti, assistenza o consulenza tecnica e commerciale, inserendo l’affiliato in un sistema costituito da una pluralità di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni o servizi. Nel contratto di affiliazione commerciale si intende: a) per know-how, un patrimonio di conoscenze pratiche non brevettate derivanti da esperienze e da prove eseguite dall’affiliante, patrimonio che è segreto, sostanziale ed individuato; per segreto si intende che il know-how, consi- derato come complesso di nozioni o nella precisa configurazione e composizione dei suoi elementi, non è generalmente noto né facilmente accessibile; per sostanziale, che il know-how comprende conoscenze indispensabili all’affiliato per l’uso, per la vendita, la rivendita, la gestione o l’organizzazione dei beni o servizi contrattuali; per individuato, che il know-how deve essere descritto in modo sufficientemente esauriente, tale da consentire di verificare se risponde ai criteri di segretezza e di sostanzialità; b) per diritto di ingresso, una cifra fissa, rapportata anche al valore economico e alla capacità di sviluppo della rete, che l’affiliato versa al momento della stipula del contratto di affiliazione commerciale; c) per royalties, una percentuale che l’affiliante richiede all’affiliato commisurata al giro d’affari del medesimo o in quota fissa, da versarsi anche in quote fisse periodiche; d) per beni dell’affiliante, i beni prodotti dall’affiliante o secondo le sue istruzioni e contrassegnati dal nome dell’affiliante. Il contratto di affiliazione commerciale può essere utilizzato in ogni settore di attività economica. Le disposizioni relative al contratto di affiliazione commerciale, si applicano anche al cosiddetto “master franchising”, ossia al contratto di affiliazione commerciale principale con il quale un’impresa (franchisor) concede all’altra (master franchisee), giuridicamente ed economicamente indipendente dalla prima, dietro corrispettivo, diretto o indiretto, il diritto di sfruttare un’affiliazione commerciale allo scopo di stipulare accordi di affiliazione commerciale con terzi, nonché al cosiddetto “corner franchising”, cioè al contratto con il quale l’affiliato allestisce uno spazio dedicato al franchising in un’area di sua disponibilità, nell’ambito di un più vasto esercizio commerciale. Forma e contenuto del contratto A norma della legge n. 129/2004, il contratto di affiliazione commerciale deve essere redatto per iscritto a pena di nullità. Qualora il contratto sia a tempo determinato, l’affiliante dovrà comunque garantire all’affiliato una durata minima sufficiente all’ammortamento dell’investimento e comunque non inferiore a tre anni. È fatta salva l’ipotesi di risoluzione anticipata per inadempienza di una delle parti. Il contratto deve inoltre espressamente indicare: l’ammontare degli investimenti e delle eventuali spese di ingresso che l’affiliato deve sostenere prima dell’inizio dell’attività; le modalità di calcolo e di pagamento delle royalties, e l’eventuale indicazione di un incasso minimo da realizzare da parte dell’affiliato; l’ambito di eventuale esclusiva territoriale sia in relazione ad altri affiliati, sia in relazione a canali ed unità di vendita direttamente gestiti dall’affiliante; la specifica del know-how fornito dall’affiliante all’affiliato; le eventuali modalità di riconoscimento dell’apporto di knowhow da parte dell’affiliato; le caratteristiche dei servizi offerti dall’affiliante in termini di assistenza tecnica e commerciale, progettazione ed allestimento, formazione; le condizioni di rinnovo, risoluzione o eventuale cessione del contratto stesso. Comportamenti precontrattuali Uno dei principali obiettivi della legge in commento è certamente la correttezza dell’informazione tra le parti, quale strumento fondamentale di trasparenza del rapporto contrattuale. L’affiliante deve tenere, in qualsiasi momento, nei confronti dell’aspirante affiliato, un comportamento ispirato a lealtà, correttezza e buona fede e deve tempestivamente fornire, all’aspirante affiliato, ogni dato e informazione che lo stesso ritenga necessari o utili ai fini della stipula del contratto di affiliazione commerciale, a meno che non si tratti di informazioni oggettivamente riservate o la cui divulgazione costituirebbe violazione di diritti di terzi. Egli è tenuto a motivare all’aspirante affiliato l’eventuale mancata comunicazione delle informazioni e dei dati dallo stesso richiesti. Anche l’aspirante affiliato deve tenere in qualsiasi momento, nei confronti dell’affiliante, un comportamento improntato a lealtà, correttezza e buona fede e deve fornire, tempestivamente ed in modo esatto e completo, all’affiliante ogni informazione e dato la cui conoscenza risulti necessaria o opportuna ai fini della stipula del contratto di affiliazione commerciale, anche se non espressamente richiesti dall’affiliante. Lo strumento della conciliazione La novella normativa prevede anche una disciplina per le eventuali liti che dovessero sorgere nel rapporto di affiliazione commerciale, ispirata alla tutela della parte più debole del contratto che è notoriamente il franchisee. Nel caso di controversie relative ai contratti di franchising, infatti, è previsto l’obbligo di adire in via preventiva un tentativo di conciliazione presso la Camera di Commercio in cui ha sede l’affiliato; se tale tentativo fallisce, le parti potranno adire l’autorità giudiziaria o ricorrere all’arbitrato, se previsto contrattualmente. Le disposizioni per i contratti già in essere Le disposizioni della legge n. 129/2004 si applicano a tutti i contratti di affiliazione commerciale in corso nel territorio dello Stato alla data di entrata in vigore della legge (25 maggio 2004). Entro un anno da tale data i contratti già stipulati devono obbligatoriamente essere formalizzati per iscritto ed adeguati ai contenuti della legge. Andrea Manganiello
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