Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
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96<br />
SEDUTA DI<br />
APERTURA<br />
SECONDA<br />
SEDUTA<br />
TERZA<br />
SEDUTA<br />
QUARTA<br />
SEDUTA<br />
QUINTA<br />
SEDUTA<br />
SESTA<br />
SEDUTA<br />
ultimi svuotati di potere da Sindaci-sceriffi, alcuni dei quali si collocano<br />
al di sopra e al di fuori delle regole, grazie alla complicità di un partito<br />
– la Lega Nord – le cui esternazioni non possono più essere considerate<br />
come episodi di folclore locale. Stiamo assistendo a una deriva<br />
antidemocratica e populista che minaccia di intaccare – se non l’ha già<br />
fatto – gli equilibri e le garanzie poste a difesa della democrazia dalla<br />
Costituzione repubblicana del ’48, nata dalla Resistenza.<br />
Perché la vera cifra del “caso-Ruby” è rappresentata dall’abuso di<br />
potere; un potere che non conosce limiti, che è privo di misura – sia<br />
nella dimensione pubblica che in quella privata – e ha la pretesa di<br />
rimanere impunito, svincolato dalla legge e da ogni controllo. Questa<br />
caratteristica contraddistingue anche la preoccupante riforma costituzionale<br />
della giustizia – che altera il principio della separazione dei<br />
poteri, subordinando il giudiziario all’esecutivo – rispetto alla quale<br />
l’ANPI credo debba urgentemente prendere posizione.<br />
Rispetto allo scenario allarmante che ho brevemente tratteggiato,<br />
mi conforta, tuttavia, sapere che non assisteremo inerti a questo scempio.<br />
Da qualche tempo, infatti, donne, lavoratori, studenti, mondo della<br />
cultura si sono mossi, guidati da un sentimento comune.<br />
Questo sentimento si chiama dignità: la dignità nel lavoro, che<br />
non può essere riconsegnato al potere autocratico di nessun padrone;<br />
la dignità nel costruire liberamente la propria personalità, che trova<br />
fondamento nell’accesso alla conoscenza e nella produzione di sapere<br />
critico, entrambi mortificati dalla riforma Gelmini; la dignità di<br />
ogni persona, a partire dalle donne, che si sono ribellate di fronte a<br />
una concezione del loro corpo come merce da esibire e consumare sul<br />
letto privato o sulle poltrone pubbliche e hanno compreso come il<br />
vero obiettivo del cosiddetto “modello veline” sia la volontà di cancellare<br />
con un colpo di spugna la storia delle donne della Sinistra italiana<br />
e le loro conquiste, iniziate proprio con la partecipazione attiva<br />
alla Resistenza.<br />
E dalla mercificazione dei corpi femminili si arriva alla marchiatura<br />
simbolica dei corpi degli stranieri, mortificati nei diritti fondamentali<br />
dal pacchetto-sicurezza e dalle miopi politiche in materia di immigrazione<br />
di questo Governo. Un tema, quello dell’immigrazione,<br />
riesploso prepotentemente con la ripresa della mai sopita tragedia dei<br />
barconi carichi di disperati, in fuga dal terremoto politico che sta coinvolgendo<br />
il mondo arabo.<br />
In una situazione come quella tratteggiata si pone più che mai l’esigenza<br />
di un rinnovato ancoraggio alla Carta costituzionale, ultimo