Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Compagne e compagni, possiamo costruire tutti gli strumenti che riteniamo opportuni, ma se la scuola italiana non è pubblica, laica, democratica, antifascista, noi abbiamo perso. È lì che si costruiscono le coscienze e si formano le giovani menti dei ragazzi e delle ragazze. E per la prima volta i tempi dei giovani sono più difficili dei nostri (che facili non sono stati, almeno all’inizio). Accanto alla questione della scuola, altri due temi: la libertà e il lavoro. Sono sinonimi, non possono essere disgiunti: il lavoro senza la libertà somiglia ad Auschwitz, la libertà senza il lavoro non assomiglia a niente, semplicemente non è libertà perché non c’è dignità. Del tempo che passa inutilmente un giovane non se ne fa niente. E allora queste due parole devono andare sempre insieme. In Sardegna un giovane su due è disoccupato; il 46% dei ragazzi sardi non fa niente. L’emblema del non fare niente è l’isola dell’Asinara: un carcere per mafiosi, oggi è diventato l’emblema delle lotte per il lavoro dei sardi, e non solo. Di tutti. Un ultimo tema. Non ho nessuna recriminazione nei confronti dei partiti politici. Molte delusioni, molte amarezze, per la storia della sinistra in questo Paese. Non possiamo essere surrogato di niente, non possiamo sostituirci a niente: l’ANPI prima, solo e soltanto per l’ANPI, con rispetto. L’autonomia, per come la intendo io, non è lontananza, non è abiura: è semplicemente riaffermare la nostra storia, quella dei partigiani, quello che vogliamo essere per il futuro. Se vogliamo futuro dobbiamo avere una proposta politica autonoma e libera. Solo così Francesca Parmigiani ANPI Brescia Questo <strong>Congresso</strong> – il <strong>15°</strong> per l’ANPI – si svolge in un momento politico estremamente delicato, connotato da un degrado etico, morale e civile del tutto inedito; da una crisi economica sempre più drammatica, che colpisce milioni di lavoratori e di famiglie; da un precariato diffuso che priva di futuro e di prospettive i giovani; dall’acuirsi e aggravarsi della questione morale che delinea un quadro di corruzione diffusa capillarmente. Invalsa da ormai troppo tempo è anche la tendenza al restringimento di tutti gli spazi e le sedi di discussione e all’esautoramento di tutti gli organi rappresentativi, dal Parlamento ai Consigli comunali, questi 95
96 SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA ultimi svuotati di potere da Sindaci-sceriffi, alcuni dei quali si collocano al di sopra e al di fuori delle regole, grazie alla complicità di un partito – la Lega Nord – le cui esternazioni non possono più essere considerate come episodi di folclore locale. Stiamo assistendo a una deriva antidemocratica e populista che minaccia di intaccare – se non l’ha già fatto – gli equilibri e le garanzie poste a difesa della democrazia dalla Costituzione repubblicana del ’48, nata dalla Resistenza. Perché la vera cifra del “caso-Ruby” è rappresentata dall’abuso di potere; un potere che non conosce limiti, che è privo di misura – sia nella dimensione pubblica che in quella privata – e ha la pretesa di rimanere impunito, svincolato dalla legge e da ogni controllo. Questa caratteristica contraddistingue anche la preoccupante riforma costituzionale della giustizia – che altera il principio della separazione dei poteri, subordinando il giudiziario all’esecutivo – rispetto alla quale l’ANPI credo debba urgentemente prendere posizione. Rispetto allo scenario allarmante che ho brevemente tratteggiato, mi conforta, tuttavia, sapere che non assisteremo inerti a questo scempio. Da qualche tempo, infatti, donne, lavoratori, studenti, mondo della cultura si sono mossi, guidati da un sentimento comune. Questo sentimento si chiama dignità: la dignità nel lavoro, che non può essere riconsegnato al potere autocratico di nessun padrone; la dignità nel costruire liberamente la propria personalità, che trova fondamento nell’accesso alla conoscenza e nella produzione di sapere critico, entrambi mortificati dalla riforma Gelmini; la dignità di ogni persona, a partire dalle donne, che si sono ribellate di fronte a una concezione del loro corpo come merce da esibire e consumare sul letto privato o sulle poltrone pubbliche e hanno compreso come il vero obiettivo del cosiddetto “modello veline” sia la volontà di cancellare con un colpo di spugna la storia delle donne della Sinistra italiana e le loro conquiste, iniziate proprio con la partecipazione attiva alla Resistenza. E dalla mercificazione dei corpi femminili si arriva alla marchiatura simbolica dei corpi degli stranieri, mortificati nei diritti fondamentali dal pacchetto-sicurezza e dalle miopi politiche in materia di immigrazione di questo Governo. Un tema, quello dell’immigrazione, riesploso prepotentemente con la ripresa della mai sopita tragedia dei barconi carichi di disperati, in fuga dal terremoto politico che sta coinvolgendo il mondo arabo. In una situazione come quella tratteggiata si pone più che mai l’esigenza di un rinnovato ancoraggio alla Carta costituzionale, ultimo
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