Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

15.06.2013 Views

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA chio e il nuovo rettore dell’Università, c’era una miriade di professori, di insegnanti, di specialisti delle più varie discipline. Perché? Perché, tutti dicevano nei loro interventi – visto che non c’è più una città, non c’è più niente, non c’è più la sensazione della vita – forse l’ANPI è il “luogo” dove è possibile ricostruire un senso e riconoscersi. Pensate un po’ di cosa stiamo parlando! Da cosa deriva tutto ciò? È un incidente della storia, un caso fortuito di questo momento, un’ansa della storia in cui l’ANPI incontra tutti questi disagi? No, a mio parere no. Proviene dal fatto che l’Associazione fa per davvero iniziativa politica sul territorio. Oltre a rappresentare, naturalmente e storicamente, i Partigiani combattenti, dalla straordinaria autorità morale e civile. Quindi l’iniziativa politica dell’ANPI c’è e produce frutti, risultati. Il Congresso è in gran parte l’esito di questa semina, nei mesi e negli anni. Tutto ciò è possibile senza bisogno di scimmiottare i partiti, di rincorrerli, copiarli o mutuarne i meccanismi; anzi, con un’attenzione sempre forte a essere “altra cosa”. L’autonomia di cui stamane si è parlato in diversi interventi è uno dei nostri beni più preziosi. Adesso dico una cosa che potrà sembrare paradossale, ma non è così. Proprio perché ho imparato a conoscere questa Associazione girando l’Italia. L’ANPI che ho sommariamente descritto andrà avanti, continuerà a lavorare, continuerà a ottenere successi, a incontrare problemi e difficoltà e a risolverli. Ecco il paradosso: l’Associazione andrà avanti a prescindere dalla qualità dei risultati di questo Congresso. Abbiamo ripetuto che è un Congresso straordinario, di portata storica, di svolta per la nostra Associazione. Che non significa cancellare, rinnegare. Assolutamente no. Vuol dire portare avanti il lavoro straordinario di cui parliamo da tanti anni: l’eredità vivente della Resistenza, i partigiani che consegnano il loro patrimonio alle generazioni successive. Questa però rischia di rimanere soltanto una dichiarazione di intenti se non la rendiamo concreta. Questo Congresso ha di fronte a sé due strade. La prima è quella di dire: “Non creiamoci problemi, lasciamo le cose come stanno, senza forzature e chiudiamo questo Congresso con il massimo dell’unità possibile” (che dobbiamo per davvero perseguire). L’altra strada è quella di dire “no”, in questo momento, in questo passaggio così difficile e complesso ma nello stesso tempo entusiasmante, dobbiamo fare lo sforzo di rappresentare questo cambiamento e renderlo visibile. Vi invito a riflettere sulla sproporzione tra i compiti che l’Associazione ha messo in moto sul territorio e le forze di cui dispone 93

94 SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA (che non sono solo le forze in senso stretto, le forze militanti, organizzate). Il problema è se l’Associazione per come è strutturata e organizzata, per i suoi gruppi dirigenti e, consentitemelo, per il gruppo dirigente nazionale – e a cascata tutti gli altri – è adeguata a presentare questo cambiamento. Prima dicevo che l’ANPI sul territorio andrà avanti lo stesso perché le spinte, le pressioni e l’entusiasmo di fare ci sono. Spero che dal Congresso usciremo con la consapevolezza e i cambiamenti concreti anche della nostra Associazione. Piero Cossu ANPI Sassari Con grande orgoglio, compagne e compagni, intervengo a nome della Sardegna al 15° Congresso dell’ANPI. In punta di piedi, rispettando quel che ha detto la compagna Partigiana poco fa. La Sardegna è anche terra di emigrazione. Abbiamo dato sardi al mondo e anche – tanti – alla lotta di Liberazione di questo Paese. Li abbiamo dati a Bassano del Grappa, alle Fosse Ardeatine e ovunque si è combattuto per la libertà. Ringraziamo le Partigiane e i Partigiani che con il Congresso del 2006 ci hanno consentito di partecipare a questa importante assise che dovrebbe essere da esempio a tutti gli italiani. Da un anno stiamo lavorando nella nostra regione per costituire Sezioni l’ANPI in tutte le province. Ci siamo riusciti finora in 7 su 8, con oltre 800 iscritti. L’ANPI di Cagliari è una bella realtà, con sezioni nel territorio; a un mese dal Congresso di Sassari abbiamo raddoppiato gli iscritti. Stiamo spendendo il vostro prestigio, la vostra coerenza, la vostra etica, la vostra dirittura morale. Ne faremo tesoro. Vi garantiamo che non la intaccheremo, non la scalfiremo. Permettetemi di riallacciarmi ad alcune cose dette ieri dal prof. Zagrebelsky dalle quali sono rimasto profondamente colpito. La “democratura”, il ciclo vitale della democrazia: la nascita, la crescita, il consolidamento e il declino, un ciclo che dura 60 anni. Sono rimasto impressionato: sono sessantenne, e ho cercato di mettere in relazione il percorso biologico di un uomo, di una donna, con quello di un’Associazione come la nostra. Un’associazione non può morire come un essere umano. Per questo il nostro terreno di lavoro devono essere i giovani. Non si può prescindere. E se vogliamo parlare ai giovani non possiamo dimenticarci la scuola.

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(che non sono solo le forze in senso stretto, le forze militanti, organizzate).<br />

Il problema è se l’Associazione per come è strutturata e organizzata,<br />

per i suoi gruppi dirigenti e, consentitemelo, per il gruppo dirigente<br />

nazionale – e a cascata tutti gli altri – è adeguata a presentare<br />

questo cambiamento.<br />

Prima dicevo che l’ANPI sul territorio andrà avanti lo stesso perché<br />

le spinte, le pressioni e l’entusiasmo di fare ci sono. Spero che dal<br />

<strong>Congresso</strong> usciremo con la consapevolezza e i cambiamenti concreti<br />

anche della nostra Associazione.<br />

Piero Cossu<br />

ANPI Sassari<br />

Con grande orgoglio, compagne e compagni, intervengo a nome<br />

della Sardegna al <strong>15°</strong> <strong>Congresso</strong> dell’ANPI. In punta di piedi, rispettando<br />

quel che ha detto la compagna Partigiana poco fa.<br />

La Sardegna è anche terra di emigrazione. Abbiamo dato sardi al<br />

mondo e anche – tanti – alla lotta di Liberazione di questo Paese. Li<br />

abbiamo dati a Bassano del Grappa, alle Fosse Ardeatine e ovunque si<br />

è combattuto per la libertà. Ringraziamo le Partigiane e i Partigiani che<br />

con il <strong>Congresso</strong> del 2006 ci hanno consentito di partecipare a questa<br />

importante assise che dovrebbe essere da esempio a tutti gli italiani.<br />

Da un anno stiamo lavorando nella nostra regione per costituire<br />

Sezioni l’ANPI in tutte le province. Ci siamo riusciti finora in 7 su 8,<br />

con oltre 800 iscritti. L’ANPI di Cagliari è una bella realtà, con sezioni<br />

nel territorio; a un mese dal <strong>Congresso</strong> di Sassari abbiamo raddoppiato<br />

gli iscritti. Stiamo spendendo il vostro prestigio, la vostra coerenza,<br />

la vostra etica, la vostra dirittura morale. Ne faremo tesoro. Vi<br />

garantiamo che non la intaccheremo, non la scalfiremo.<br />

Permettetemi di riallacciarmi ad alcune cose dette ieri dal prof.<br />

Zagrebelsky dalle quali sono rimasto profondamente colpito. La<br />

“democratura”, il ciclo vitale della democrazia: la nascita, la crescita, il<br />

consolidamento e il declino, un ciclo che dura 60 anni. Sono rimasto<br />

impressionato: sono sessantenne, e ho cercato di mettere in relazione il<br />

percorso biologico di un uomo, di una donna, con quello di<br />

un’Associazione come la nostra. Un’associazione non può morire<br />

come un essere umano. Per questo il nostro terreno di lavoro devono<br />

essere i giovani. Non si può prescindere. E se vogliamo parlare ai giovani<br />

non possiamo dimenticarci la scuola.

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