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Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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SEDUTA DI<br />

APERTURA<br />

SECONDA<br />

SEDUTA<br />

TERZA<br />

SEDUTA<br />

QUARTA<br />

SEDUTA<br />

QUINTA<br />

SEDUTA<br />

SESTA<br />

SEDUTA<br />

Si fa vivere la memoria storica in relazione alla realtà. Certo, ieri<br />

era più facile, c’erano i partigiani. In fabbrica avevo al mio fianco un<br />

operaio che aveva fatto il partigiano: mi insegnava e mi formava, non<br />

solo a lavorare, bensì a vivere la storia, di cui lui era stato protagonista.<br />

Senza i partigiani, come far vivere la storia? Dobbiamo fare formazione<br />

culturale, storica, politica, sociale. Vivere nella società, non aprire le<br />

sedi una volta all’anno o una volta al mese. Perché altrimenti i rapporti<br />

con le nuove generazioni non li sviluppiamo. Far vivere la memoria<br />

vuol dire anche attuare la Costituzione.<br />

Noi siamo stati protagonisti nella nostra autonomia. Ci sarebbe<br />

stato il luglio ’60, senza l’ANPI? Avremmo vinto la battaglia contro lo<br />

stravolgimento della nostra Carta nel referendum del 2006, se l’ANPI<br />

non fosse stata la promotrice del Comitato di difesa della Costituzione?<br />

Saremmo riusciti, via via, dal 1948 in avanti, a renderla operativa senza<br />

la spinta ad attuarla? La Costituzione al secondo comma dell’Art. 3<br />

afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli per assicurare<br />

pari dignità indipendentemente dal sesso, dalla lingua e così via.<br />

Avviene questo negli ultimi quindici, venti anni? Non mi pare! Essere<br />

coscienza critica significa avere la forza di raggiungere questi risultati.<br />

Credo e ritengo che, domenica mattina, dobbiamo compiere alcune<br />

scelte. Innanzitutto: come pensiamo di essere protagonisti della battaglia<br />

per far vivere quei valori nella stagione attuale? Con una realtà<br />

economica profondamente cambiata e che muterà ancora? E come assicurare<br />

ai nostri figli, alle nuove generazioni, l’uguaglianza dei diritti,<br />

visto che hanno meno diritti di noi e finora non era mai capitato. Potrei<br />

fare molti esempi come quello dei tranvieri milanesi, spesso però si<br />

preferisce guardare da un’altra parte. Noi siamo quello stimolo che<br />

morde e costringe, essendo coscienza critica, le forze politiche e sociali,<br />

le istituzioni della Repubblica ad attuare la Costituzione.<br />

Dobbiamo, inoltre, dotarci di un’organizzazione con regole di vita<br />

democratica. Oggi non l’abbiamo. Non possiamo concludere il<br />

<strong>Congresso</strong> senza un regolamento su come devono funzionare le nostre<br />

Sezioni, le nostre province, i regionali, il <strong>Nazionale</strong>. Abbiamo nominato<br />

la Commissione, ma deve essere operativo il regolamento.<br />

Dobbiamo eleggere dei gruppi dirigenti espressione del processo in<br />

atto, intergenerazionale, con pluralità di genere, nell’Italia come è oggi.<br />

Solo in questo modo faremo vivere la Resistenza nel XXI secolo, in<br />

una nuova stagione di resistenza democratica, facendo rispettare la<br />

democrazia a chi non la rispetta. Consapevoli che esistono diritti elementari<br />

che, ad esempio, senza i Comitati di Difesa della Donna, non<br />

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