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Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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70<br />

SEDUTA DI<br />

APERTURA<br />

SECONDA<br />

SEDUTA<br />

TERZA<br />

SEDUTA<br />

QUARTA<br />

SEDUTA<br />

QUINTA<br />

SEDUTA<br />

SESTA<br />

SEDUTA<br />

È grave quanto è accaduto a Milano la settimana scorsa.<br />

Riflettiamoci, ricordando la nostra storia: nelle antiche sale di Palazzo<br />

Marino – dove una lapide ricorda il ruolo del popolo milanese nelle<br />

Cinque Giornate, via via dal Risorgimento fino alla Liberazione – si è<br />

tenuto un convegno dell’Associazione della Decima Mas, patrocinato<br />

dal Comune, presenti il Ministro della Difesa, on. La Russa, e il<br />

Sindaco Letizia Moratti. Così facendo hanno riconosciuto l’associazione<br />

ufficialmente. Di più: terminato il consesso, sono usciti dal palazzo<br />

in corteo, dietro il Comando Militare lombardo. Si tratta di una piena<br />

violazione di leggi fondamentali, a partire dal decreto luogotenenziale<br />

del giugno 1944: “i partigiani sono combattenti dell’Esercito italiano”.<br />

Coloro che hanno operato nella Repubblica Sociale non sono militari<br />

della Repubblica italiana. Sono traditori sul piano politico e morale, ma<br />

anche dal punto di vista istituzionale. Perché gli atti compiuti nella lotta<br />

di Liberazione, a partire da quel decreto luogotenenziale, erano regolarmente<br />

pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale dello Stato italiano. Quelli<br />

repubblichini, no! Allora come è possibile che il Ministro della Difesa<br />

e il Sindaco di Milano, capitale della Resistenza, si mettano in corteo<br />

dietro al labaro della Decima Mas? Ecco l’arretramento. Se ci sono<br />

contemporaneamente tutti questi aspetti: crisi economica, degrado politico<br />

e sociale, attacco alla democrazia, tentativo di ottenere la parificazione<br />

tra partigiani e repubblichini, allora noi abbiamo una nuova stagione<br />

da portare a compimento.<br />

A Chianciano, dopo vent’anni di discussione e quattro congressi,<br />

abbiamo modificato l’articolo 23 dello Statuto dell’ANPI. Dobbiamo<br />

realizzare l’integrazione intergenerazionale, la pluralità di genere,<br />

includendo tutti i cittadini indipendentemente dalle origini e dalla lingua,<br />

se in regola nel nostro Paese. La nuova stagione dell’ANPI vuol<br />

dire essere la casa di tutti gli antifascisti, la coscienza critica della<br />

società. Quella della società del XXI secolo, non di quella del passato,<br />

perché siamo stati capaci di far vivere i valori della Resistenza, via via<br />

implementandoli, tenendo conto dei mutamenti che si determinavano<br />

sul piano economico e sociale. E per essere coscienza critica nei confronti<br />

delle istituzioni, delle forze politiche e sociali dobbiamo essere<br />

soggetti autonomi. Non dobbiamo pensare di sostituire quei soggetti o<br />

le loro funzioni, ma essere la forza che li spinge a farli vivere nel loro<br />

ruolo e a rendere operativi i valori della Resistenza. Per questo abbiamo<br />

bisogno che le nostre sezioni sviluppino una vita associativa, siano<br />

sede di confronto con le nuove generazioni o, meglio, tra le diverse<br />

generazioni.

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