Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA Tullio Levi Presidenza Comunità Ebraica di Torino QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Presidente e componenti della Presidenza, amiche e amici, compagne e compagni, sono particolarmente lieto di portare il saluto della Comunità Ebraica di Torino a questo <strong>15°</strong> <strong>Congresso</strong> nazionale dell’ANPI. Non può essere dimenticato l’aiuto che tanti partigiani e partigiane hanno fornito agli ebrei durante la persecuzione. Al tempo stesso, non può essere dimenticata la partecipazione di tanti ebrei, in particolare piemontesi, all’antifascismo e alla Liberazione e, successivamente, grazie a Primo Levi, il contributo reso alla comprensione e alla conoscenza nel mondo della Shoah in tutta la sua dimensione. Vorrei sottolineare che appartenevano all’ebraismo piemontese alcuni dei Padri fondatori della nostra Repubblica: Leone Ginzburg, Vittorio Foa, Carlo Levi e Umberto Terracini, chiamato a presiedere l’Assemblea Costituente. Gli ebrei piemontesi che hanno partecipato alla lotta partigiana sono stati più di 300, molti con ruoli di grande rilievo. E altissimo è stato il contributo di sangue pagato. Voglio ricordare l’emblematica figura di Emanuele Artom, al quale è dedicata la scuola media ebraica di Torino, barbaramente trucidato nelle Carceri Nuove, che proprio dalla sua formazione ebraica trasse ispirazione per il suo impegno nella lotta partigiana. Le battaglie e gli ideali comuni hanno prolungato ed esteso fino ai giorni presenti e, ne sono certo, anche per il futuro, la stretta collaborazione tra la Comunità Ebraica di Torino e le organizzazioni partigiane, l’ANPI in primis. Una collaborazione che ha costituito la premessa per le tante battaglie vissute nel corso degli anni. Combattiamo ancora oggi, in nome dell’antifascismo, in difesa della democrazia, della legalità, dei diritti delle minoranze, delle istituzioni. È con questo spirito e in nome di questa vicinanza che formulo a tutti voi congressisti i più fervidi auguri di buon lavoro. Gabriella Manelli ANPI Parma - In ricordo di Laura Polizzi “Mirka” Abbiamo da poco perso la Partigiana Laura Polizzi, la nostra “Mirka”, che fu vicepresidente nazionale dell’Associazione e a lungo coordinatrice delle Donne dell’ANPI. Il libro di Mirka non è ancora 45
46 SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA stato scritto: è la sua vita, la sua testimonianza, lo slancio che ci ha trasmesso, la voglia di continuare quel che ha iniziato lei. Fin dal 1978, nel trentennale della Costituzione, aveva costituito a Parma col Prof. Occhiocupo, docente di diritto Costituzionale nella nostra università, il Comitato “Scuola e Costituzione”. Poi, da responsabile delle donne dell’ANPI, nel 1988 (40° anniversario), promuove a Milano il convegno nazionale “Lettura al femminile della Costituzione”. Insomma si può dire in qualche modo che la nostra Carta fu il filo conduttore su cui Mirka dipanò la sua Resistenza dopo la Liberazione. Fu la sua Resistenza e la sua passione espressa con altri mezzi. Soprattutto in due direzioni: la scuola e i giovani, le donne. In apertura di quel convegno del 1988 fu detto che “un legame di dipendenza diretto dalla Resistenza” va individuato nel “fatto che uno degli aspetti più innovativi della nostra Costituzione era quello che riguardava la condizione femminile”. Perché le donne della Resistenza – e in prima linea Mirka come dirigente dei Gruppi di Difesa della Donna – “si sono battute non solo ma anche per la loro liberazione femminile”. Ecco quale era la loro battaglia. Mirka raccontava che durante la Resistenza, quando per farlo si rischiava la vita, le donne celebravano l’8 marzo. L’8 marzo del ’45 le donne della Resistenza di Parma portarono al cimitero un fiore sulle tombe senza nome di Partigiani vittime della violenza fascista. E in un’epoca – consola dirlo soprattutto in quest’ora buia – in cui le donne non avevano ancora conquistato il diritto di voto, noi avemmo la prima donna ministro nella Repubblica Partigiana dell’Ossola: Gisella Floreanini; e non Tina Anselmi (che lo fu nel 1976), come si ritiene. Insomma, la partecipazione delle donne alla Resistenza fu la prima grande esperienza di emancipazione di massa del nostro Paese. Così il diritto di voto, come diceva sempre Mirka, fu conquistato dalle donne, non concesso. Il carattere assolutamente paritario della nostra Costituzione (Artt. 3, 4, 37, 48, 51…) ha permesso alle donne italiane di continuare sulla strada di quella rivoluzione di cui parla Piero Calamandrei: «La Costituzione è non l’epilogo di una rivoluzione già fatta, ma il preludio, l’introduzione, di una rivoluzione, nel senso giuridico e legalitario, ancora da fare». La Carta infatti gettò le basi per quella che fu definita l’unica rivoluzione, pacifica, del ’900: quella delle donne. Vorrei ricordare la grande modernità, la grande attualità di quel convegno. Forse perché, come disse Mirka «il cambiamento dell’Italia (…) ha bisogno delle donne (…). Cinquant’anni fa la nuova Italia ha comin-
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