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Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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DOCUMENTI APPROVATI ORGANISMI DIRIGENTI ELETTI<br />

INTERVENTI E DOCUMENTI<br />

DEPOSITATI<br />

MESSAGGI PERVENUTI<br />

AL CONGRESSO<br />

prima. Che fare? La difesa dello status quo non porta da nessuna parte.<br />

Le divisioni sindacali non aiutano. Sbaglia il governo a strumentalizzarle.<br />

Sbagliamo noi a schierarci invece di costruire ponti. La ricetta è<br />

quella indicata dal Presidente Barack Obama: riduzione del debito pubblico<br />

– per non scaricarlo sulle spalle delle giovani generazioni –<br />

accompagnato da investimenti significativi in istruzione, cultura, ricerca,<br />

infrastrutture e fonti di energia rinnovabile. Vale a dire sacrifici e<br />

investimenti sul futuro. Il ministro delle Finanze tedesco, Wilhelm<br />

Schauble, ha proposto di fissare un tetto al debito nella Carta costituzionale.<br />

Perché no? “Non è accettabile un capitalismo autoreferenziale<br />

che pretende di fissarsi da solo le regole del gioco ed erigere i propri<br />

profitti quale valore assoluto per le scelte che fa. Le imprese hanno una<br />

responsabilità verso il proprio Paese”, ha affermato Obama. Ma non è<br />

neppure accettabile una narrazione ottocentesca della realtà odierna da<br />

parte sindacale! Dalle opposizioni, divise tra la difesa dell’esistente e<br />

l’evocazione del riformismo, non arrivano proposte alternative. Non<br />

basta limitarsi a predicare che vanno garantiti il diritto al lavoro e i<br />

diritti del lavoro, il problema è come coniugarli. Tanti sono ancora<br />

fermi alla lotta di classe, quando il conflitto sociale oggi è tra il mondo<br />

della produzione e quello del profitto finanziario, della speculazione e<br />

delle rendite. In una situazione di pluralismo sindacale l’unanimità non<br />

può essere il criterio di riferimento per l’approvazione delle piattaforme<br />

e degli accordi. Nella Costituzione (Artt. 39, 40, 46) è indicato<br />

come dovrebbero essere affrontati questi problemi.<br />

– Gli Stati Uniti d’Europa. Il mutamento epocale che si sta verificando<br />

obbliga a pensare in termini planetari la politica, l’economia, la<br />

demografia, l’ecologia, la salvaguardia dei patrimoni naturali, culturali,<br />

artistici e delle stesse diversità regionali. Le classi dirigenti e la politica<br />

sono ferme alla dimensione nazionale e alla sommatoria delle politiche<br />

nazionali. La Resistenza ha avuto un respiro e una dimensione<br />

europea, da cui gli esuli di Ventotene hanno tratto ispirazione per il<br />

Manifesto per un’Europa libera e unita, redatto da Altiero Spinelli nel<br />

1941. La prospettiva europea si è appannata. Tocca anche all’ANPI<br />

farsi promotrice di una campagna di informazione e di adesione tra i<br />

cittadini per gli Stati Uniti d’Europa. Insieme a tutte le forze disponibili<br />

in Italia e nel resto del continente, a cominciare dal Movimento<br />

Federalista Europeo.<br />

– Un nuovo modello di sviluppo per un economia giusta. “Alla fine<br />

della crisi le cose non ritorneranno come prima. (…) Finito l’imbroglio<br />

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