Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA mia generazione, Giorgio Gaber, diceva “se potessi mangiare un’idea avrei fatto la mia rivoluzione”. Ci sono delle enunciazioni nei documenti congressuali tutt’altro che acquisiti nel corpo vivo dell’Associazione. Dobbiamo andare nelle piazze, davanti alle scuole. C’è Forza Nuova lì? Ci andiamo. Si deve lavorare per rielaborare una teoria, una ridefinizione dell’arco costituzionale: quando questi che ci governano stringono patti con Forza Nuova o CasaPound, noi dobbiamo far saltare il mondo dicendo che si portano dietro i fascisti dichiarati (oltre a quelli non dichiarati che già sono moltissimi). Al di là di questo, abbiamo dei temi molto precisi sui quali siamo tutti d’accordo, come la Costituzione sotto schiaffo. Però, ripeto, bisogna uscire fuori: l’idea di cambiare l’Art. 41, per esempio, è una bufala. Basta un volantino per distruggere quest’idea che l’impresa è libera ma bisogna che non sia contro la dignità della persona. Il discorso sulla Magistratura è di una violenza spaventosa e se lo colleghiamo al bavaglio alla stampa costituisce uno degli ultimi tasselli di un regime che davvero ormai assomiglia a quello fascista. E su questo si deve dare battaglia. Poi c’è la scuola pubblica. E a proposito di quella privata: non abbiamo parlato mai nei documenti della laicità dello Stato, forse qualcosa si potrebbe dire. Sui temi sui quali siamo tutti d’accordo si tratta di costruirci i volantini, metter su il nostro banchetto, le nostre bandiere, andare in piazza, alla stazione dove passano i pendolari, davanti alla scuola, ai posti di lavoro. Farci vedere come ANPI e stabilire un contatto con gli a-fascisti, altrimenti difficilmente acquistiamo consenso e ci rendiamo visibili. Poi, certo, c’è il discorso dei media, un altro problema. Serve conciliare la sacrosanta autonomia di ogni punto operativo a tutti i livelli decisionali dell’ANPI – è da tempo che lo sostengo – con l’esigenza di avere omogeneità come Associazione. Se noi risulteremo nell’immaginario collettivo come un gruppo di sbrindellati in cui ognuno dice la sua, dilapideremmo rapidamente e sciaguratamente un patrimonio costruito con lacrime e sangue in cinquant’anni. Come si fa? Necessita essere più articolati sugli strumenti di disciplina, ma occorre anche prevenire gli errori intensificando la vita democratica interna. Facendo circolare di più le informazioni: ad esempio, abituandosi a verbalizzare le decisioni prese a tutti i livelli (Sezione, Provinciale, Regionale). Intanto servirebbe a posteriori per verificare cosa abbiamo fatto e cosa no, ma soprattutto se noi comunichiamo le 215
SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA decisioni capillarmente quando qualcuno avverte elementi critici si ha il tempo di fermarsi e parlarne. Un’ulteriore questione che attiene al nuovo modo di essere dell’ANPI, nel senso della costruzione dell’identità che cercavo di spiegare, è la verifica della reciproca soddisfazione tra Associazione e nuovi iscritti, dopo che entrambe le parti si sono conosciute un po’ meglio. Ce ne sono altre 250 di questioni ancora aperte, ma ne parlerò la prossima volta. 216 Bruna Tabarri ANPI Ravenna Carissimi amici ed amiche, partigiane e partigiani. Questo nostro 15° Congresso avviene in un momento storico di grande difficoltà per la democrazia nel nostro Paese e per la grande tragedia nel Mediterraneo, proprio vicino a noi. In Italia gli attacchi alle istituzioni sono pesantissimi e continui: l’arroganza di questa destra al Governo va al di là di ogni immaginazione e rammenta Il caimano di Nanni Moretti. Come nel finale del film, i suoi colpi di coda lasceranno un Paese lacerato moralmente, economicamente e politicamente. Il Presidente del Consiglio dispone di un potere enorme di cui si serve per cambiare le regole a suo piacimento. E quel che appare più strano è che l’Italia (non tutti, naturalmente, ma tanti) ha accettato supinamente questa situazione. Persone comuni, intellettuali, imprenditori, professori subiscono, si adeguano alla farsa di colui che fa ridere il mondo di noi. Quest’uomo e la sua corte hanno fatto esaltare ed esasperare i lati peggiori del popolo italiano: la superficialità, l’indifferenza, il disprezzo per le regole, la corruzione. Alcuni segnali di speranza ci sono: le 10.000 persone affluite al Palasharp di Milano; il milione di donne, ma anche di uomini, che si sono ritrovati nelle piazze per la difesa della dignità della donna; il Popolo Viola che spesso fa sentire la sua voce; la manifestazione del 12 marzo in difesa della Costituzione e della scuola; le grandi feste del 17 marzo per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Intanto il Mediterraneo è in fiamme. Prima la Tunisia, poi l’Egitto, ora la Libia con la guerra civile e altri focolai nel Nord Africa. La situazione è diversa in ogni nazione, ma alla base degli scontri ci sono povertà, mancanza di lavoro e futuro per i giovani, oppressione e corruzione dei regimi al potere che si sono arricchiti nel corso di decenni.
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avrei fatto la mia rivoluzione”.<br />
Ci sono delle enunciazioni nei documenti congressuali tutt’altro che<br />
acquisiti nel corpo vivo dell’Associazione. Dobbiamo andare nelle<br />
piazze, davanti alle scuole. C’è Forza Nuova lì? Ci andiamo. Si deve<br />
lavorare per rielaborare una teoria, una ridefinizione dell’arco costituzionale:<br />
quando questi che ci governano stringono patti con Forza<br />
Nuova o CasaPound, noi dobbiamo far saltare il mondo dicendo che si<br />
portano dietro i fascisti dichiarati (oltre a quelli non dichiarati che già<br />
sono moltissimi).<br />
Al di là di questo, abbiamo dei temi molto precisi sui quali siamo<br />
tutti d’accordo, come la Costituzione sotto schiaffo. Però, ripeto, bisogna<br />
uscire fuori: l’idea di cambiare l’Art. 41, per esempio, è una bufala.<br />
Basta un volantino per distruggere quest’idea che l’impresa è libera<br />
ma bisogna che non sia contro la dignità della persona.<br />
Il discorso sulla Magistratura è di una violenza spaventosa e se lo<br />
colleghiamo al bavaglio alla stampa costituisce uno degli ultimi tasselli<br />
di un regime che davvero ormai assomiglia a quello fascista. E su<br />
questo si deve dare battaglia. Poi c’è la scuola pubblica. E a proposito<br />
di quella privata: non abbiamo parlato mai nei documenti della laicità<br />
dello Stato, forse qualcosa si potrebbe dire.<br />
Sui temi sui quali siamo tutti d’accordo si tratta di costruirci i<br />
volantini, metter su il nostro banchetto, le nostre bandiere, andare in<br />
piazza, alla stazione dove passano i pendolari, davanti alla scuola, ai<br />
posti di lavoro. Farci vedere come ANPI e stabilire un contatto con gli<br />
a-fascisti, altrimenti difficilmente acquistiamo consenso e ci rendiamo<br />
visibili. Poi, certo, c’è il discorso dei media, un altro problema.<br />
Serve conciliare la sacrosanta autonomia di ogni punto operativo a<br />
tutti i livelli decisionali dell’ANPI – è da tempo che lo sostengo – con<br />
l’esigenza di avere omogeneità come Associazione. Se noi risulteremo<br />
nell’immaginario collettivo come un gruppo di sbrindellati in cui ognuno<br />
dice la sua, dilapideremmo rapidamente e sciaguratamente un patrimonio<br />
costruito con lacrime e sangue in cinquant’anni.<br />
Come si fa?<br />
Necessita essere più articolati sugli strumenti di disciplina, ma<br />
occorre anche prevenire gli errori intensificando la vita democratica<br />
interna. Facendo circolare di più le informazioni: ad esempio, abituandosi<br />
a verbalizzare le decisioni prese a tutti i livelli (Sezione,<br />
Provinciale, Regionale). Intanto servirebbe a posteriori per verificare<br />
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