Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

15.06.2013 Views

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA mutato rispetto al ’45. La Costituzione viene messa a repentaglio anche con provvedimenti legislativi ordinari: penso alla legge elettorale in vigore che non ci permette di scegliere i nostri rappresentanti alle Camere; penso, ovviamente, ai diritti sul lavoro messi a repentaglio; penso anche all’appropriazione privata dell’acqua e dei beni comuni. Come è stato ripetuto più volte, sono tutti attacchi alla nostra Carta quindi l’ANPI se ne deve occupare. In una autonomia non declamata ma sostanziata in proposta politica propria, discussa, emanata e, infine, diffusa all’esterno dell’Associazione. Ho provato un po’ di disagio nel leggere il documento congressuale, soprattutto dove si parla di “nuova destra”. Mi chiedo: la nuova stagione dell’ANPI con quali alleati la faremo? Il documento parla di una cosiddetta “destra democratica”: vorrei capire se Gianfranco Fini – che a Bastia Umbra ha citato Ezra Pound – può diventare un nostro alleato oppure no. Per di più è opera di uno degli uomini del suo entourage politico, Andrea Ronchi, la legge sulla privatizzazione dell’acqua. Come dice il Presidente Onorario dell’ANPI di Enna, la sua scelta di salire in montagna fu “per incoscienza”. Ingiustamente accusato di sabotaggio in una fabbrica di Reggio Emilia dove lavorava, prese quella decisione perché al primo sbaglio l’avrebbero fucilato. Ora, spesso i giovani non hanno rapporti proprio ordinati con le istituzioni, l’indignazione – oggi tanto in voga – porta anche a qualche eccesso. Ma siamo già morti se non interagiamo con loro solo perché riteniamo un po’ improprio l’uso delle parole “Partigiani del terzo millennio”. Grazie per la pazienza. Tullio Montagna ANPI Pavia Un risultato importante di questo Congresso sarà renderci tutti più consapevoli del compito enorme che ci stiamo assumendo e quindi della necessità di adeguare l’Associazione al suo svolgimento. Perché è difficilissima la situazione di degrado sociale, economico, culturale, politico: ne abbiamo parlato molto. Vorrei solo aggiungere qualcosa. Recentissimamente è stata diffusa una statistica sulla corruzione in Italia, che è aumentata del 30% rispetto all’anno scorso. C’è una questione grandissima dell’inflazione che riparte dai Paesi emergenti con un rischio enorme di ripercussione sull’aumento dei tassi sul debito pubblico, che può essere colmato, nei tentativi del governo, con un 213

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA impoverimento colossale determinato da ulteriore inflazione, la tassa sui poveri. E ogni giorno ce un problema nuovo. L’Associazione si trova a operare anche in questa congiuntura complicatissima, gli obiettivi si fanno più difficili da raggiungere. Quale ANPI, poi? L’ANPI custode e trasmettitore della memoria storica, l’ANPI difensore e attuatore della Costituzione: scusate se è poco. Se noi facciamo queste enunciazioni senza una serie di riflessioni su come ci attrezziamo per non uscire frustrati e velleitari rispetto agli obiettivi, portiamo avanti un’operazione non utile per l’Associazione. Ci sono aspetti importantissimi come il senso di appartenenza. Non è detto che sia naturalmente acquisito come quando c’erano i Partigiani: il corpo degli associati sta cambiando e cambierà sempre di più, ognuno è figlio di vissuti ed esperienze diverse. Il nostro senso di identità forse andrà ricostruito. C’è poi un problema di rendere l’Associazione molto più pronta, svelta e presente di quanto non sia. Abbiamo tante buone teste e l’abitudine a fare belle analisi, ma la politica è attività teorico-pratica. Se vogliamo essere soggetto politico non possiamo trascurare la seconda parte dell’attività. Su qualsiasi problema che ci poniamo, occorre uscire tra la gente e confrontarci sulle cose che abbiamo deciso all’interno. Questo aspetto può essere ricchissimo di possibilità, anche dal punto di vista del finanziamento e dell’acquisizione di nuovi iscritti, ma è realizzabile solo se trasformiamo un corpo significativo di associati in una percentuale molto più alta di attivisti, cioè di gente che lavora. Don Milani raccontava che, giovane sacerdote a Firenze, andava in processione – quelle enormi degli Anni 50 – e quando il prete davanti diceva “Dio, perdona quelli che non sono in processione”, lui dietro rispondeva “Dio, perdona noi che non siamo con quelli che non sono in processione”. Voglio dire che non dobbiamo parlare sempre fra noi, ben contenti che la pensiamo tutti allo stesso modo. Per carità, va bene, ma in Italia ci sono milioni di a-fascisti. I fascisti sono una cosa, poi ci sono gli antifascisti e poi gli a-fascisti, una massa enorme. La Resistenza ce lo ha insegnato. La maggior parte di noi è di sinistra. Prima del fascismo, quando è finito il biennio rosso, abbiamo perso perché pensavamo di far tutto da soli: ai reduci gli sparavamo addosso, i piccoli proprietari popolani li abbiamo buttati in braccio ai fascisti. Con la Resistenza abbiamo finalmente capito che è meglio stare insieme, tutti gli antifascisti. Non so fino a che punto questo sia compreso profondamente. Un altro della 214

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impoverimento colossale determinato da ulteriore inflazione, la tassa<br />

sui poveri. E ogni giorno ce un problema nuovo.<br />

L’Associazione si trova a operare anche in questa congiuntura complicatissima,<br />

gli obiettivi si fanno più difficili da raggiungere. Quale<br />

ANPI, poi? L’ANPI custode e trasmettitore della memoria storica,<br />

l’ANPI difensore e attuatore della Costituzione: scusate se è poco. Se<br />

noi facciamo queste enunciazioni senza una serie di riflessioni su come<br />

ci attrezziamo per non uscire frustrati e velleitari rispetto agli obiettivi,<br />

portiamo avanti un’operazione non utile per l’Associazione. Ci sono<br />

aspetti importantissimi come il senso di appartenenza. Non è detto che<br />

sia naturalmente acquisito come quando c’erano i Partigiani: il corpo<br />

degli associati sta cambiando e cambierà sempre di più, ognuno è figlio<br />

di vissuti ed esperienze diverse. Il nostro senso di identità forse andrà<br />

ricostruito.<br />

C’è poi un problema di rendere l’Associazione molto più pronta,<br />

svelta e presente di quanto non sia. Abbiamo tante buone teste e l’abitudine<br />

a fare belle analisi, ma la politica è attività teorico-pratica. Se<br />

vogliamo essere soggetto politico non possiamo trascurare la seconda<br />

parte dell’attività. Su qualsiasi problema che ci poniamo, occorre uscire<br />

tra la gente e confrontarci sulle cose che abbiamo deciso all’interno.<br />

Questo aspetto può essere ricchissimo di possibilità, anche dal punto di<br />

vista del finanziamento e dell’acquisizione di nuovi iscritti, ma è realizzabile<br />

solo se trasformiamo un corpo significativo di associati in una<br />

percentuale molto più alta di attivisti, cioè di gente che lavora.<br />

Don Milani raccontava che, giovane sacerdote a Firenze, andava in<br />

processione – quelle enormi degli Anni 50 – e quando il prete davanti<br />

diceva “Dio, perdona quelli che non sono in processione”, lui dietro<br />

rispondeva “Dio, perdona noi che non siamo con quelli che non sono<br />

in processione”.<br />

Voglio dire che non dobbiamo parlare sempre fra noi, ben contenti<br />

che la pensiamo tutti allo stesso modo. Per carità, va bene, ma in Italia<br />

ci sono milioni di a-fascisti. I fascisti sono una cosa, poi ci sono gli<br />

antifascisti e poi gli a-fascisti, una massa enorme. La Resistenza ce lo<br />

ha insegnato.<br />

La maggior parte di noi è di sinistra. Prima del fascismo, quando è<br />

finito il biennio rosso, abbiamo perso perché pensavamo di far tutto da<br />

soli: ai reduci gli sparavamo addosso, i piccoli proprietari popolani li<br />

abbiamo buttati in braccio ai fascisti. Con la Resistenza abbiamo finalmente<br />

capito che è meglio stare insieme, tutti gli antifascisti. Non so<br />

fino a che punto questo sia compreso profondamente. Un altro della<br />

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