Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
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SEDUTA DI<br />
APERTURA<br />
SECONDA<br />
SEDUTA<br />
TERZA<br />
SEDUTA<br />
QUARTA<br />
SEDUTA<br />
QUINTA<br />
SEDUTA<br />
SESTA<br />
SEDUTA<br />
dato fastidio al Comitato provinciale di Milano: sembra che la parola<br />
Partigiano sia da riservare soltanto a coloro che oggi abbiamo applaudito<br />
così tanto e che effettivamente lo sono stati. Però in altri casi,<br />
anche in questo <strong>Congresso</strong>, si è ritenuto di poter chiamare Partigiani<br />
anche quelli di oggi e quelli di domani, tutti quelli che si dimostreranno<br />
sempre antifascisti.<br />
Se ne avessi avuto il tempo, avrei voluto leggervi un passaggio di<br />
un articolo scritto da Saverio Ferrari – che è intervenuto poco fa – sul<br />
quotidiano Liberazione e che parlava proprio dell’apertura dell’ANPI<br />
anche ai giovani dei centri sociali. Grazie.<br />
212<br />
Arturo Giunta<br />
ANPI Enna<br />
Compagni, compagne, grazie per avermi dato la parola, grazie di<br />
accogliere al <strong>Congresso</strong> uno dei cosiddetti giovani, proveniente per di<br />
più da una realtà piccola, forse molto più piccola di certe Sezioni delle<br />
città del Nord Italia. “Rinati” ormai da sei anni, però, riusciamo a resistere,<br />
a fare attività e iniziativa politica.<br />
Credo sia un dovere discutere del ruolo dell’ANPI e della cosiddetta<br />
nuova stagione, una necessità che viene dal fatto che c’è una nuova<br />
Italia rispetto a quando l’ANPI è stata fondata, quando alla fine della<br />
guerra i Partigiani si riunirono in Associazione. Il motivo fondamentale<br />
per cui l’ANPI deve cambiare natura, sostengo sia la rottura di fatto<br />
del “compromesso” Costituzione di cui parlava Carlo Ghezzi. Questa<br />
cesura con la storia d’Italia si esplica su molti piani. Si è passati dalla<br />
partecipazione diretta di grandi masse di popolo, di sfruttati, alla vita<br />
politica nazionale, al diffusissimo germe del disinteresse. Questa indifferenza<br />
si manifesta in molte forme ma la caratteristica comune è l’incapacità<br />
dei cittadini di fare la storia, l’aver abdicato questo ruolo.<br />
Esiste il qualunquismo di Beppe Grillo, più o meno innovativo di quello<br />
di Guglielmo Giannini. Ma ce n’è un’altra forma: l’affidamento<br />
fideistico, quello che Pierluigi Bersani ha definito “scegliere chi sceglie<br />
per me”. Il segretario del Pd, che non è il mio partito, ha individuato<br />
una formula che, oltre a piacermi, descrive un aspetto importante dell’attuale<br />
vita politica. Insomma, c’è chi crede nei profeti e non nelle<br />
proprie risorse, nella propria forza. Dobbiamo contrastare questa degenerazione<br />
dello spirito costituzionale.<br />
Si è parlato dei rapporti con la politica e di quello che è avvenuto e