Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
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SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Costituzione. Molto spesso mi è capitato di discutere con dei compagni sulle linee programmatiche dei loro partiti, e veramente mi intristisco quando vedo alla televisione o leggo sui giornali l’ultima trovata escogitata sul piano meramente propagandistico per colpire l’immaginario collettivo, per – come dicono i francesi – épater le bourgeois. E ciò vale soprattutto per i programmi. Alla vigilia di una competizione elettorale, ricordo di aver chiesto all’amico Romano Prodi – che aveva addirittura allestito a Bologna la fabbrica per il programma, con la collaborazione di decine e decine di esperti che partorirono un libro di oltre 200 pagine, letto solo da pochi volenterosi – che bisogno c’era di spendere tante energie quando bastava dire: “Il nostro programma è la Costituzione della Repubblica”. Ecco perché, a mio avviso, il programma dell’ANPI è la Costituzione. Per l’esperienza di tante assemblee che ho fatto nelle Università, nei quartieri, nelle fabbriche, vi posso assicurare che pochissimi italiani l’hanno letta. Non solo per farla conoscere, quindi, non solo per difenderla, ma per attuarla se vogliamo veramente cambiare l’Italia: questo deve essere il nostro impegno solenne. Auguri di buon lavoro, delegate e delegati, per un proficuo 15° Congresso Nazionale. Sen. Gerardo Agostini Presidente della Confederazione Italiana fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane Le parole pronunciate da Diego Novelli, quelle del Sindaco Chiamparino, i messaggi, le parole del Presidente del nostro Congresso, hanno generato in noi un clima di riflessione, di pensieri, di ricordi. Esperienze come questa che stiamo vivendo oggi, riflettendo sul nostro stesso passato, dovrebbero condividerle tutti gli italiani. Anche la televisione ha celebrato il 150° dell’Unità della nostra Italia. Ma a parte la forza delle parole del Presidente della Repubblica, accolte dagli italiani con la considerazione e l’amore che riservano a Giorgio Napolitano, non ne ho sentite altre sulla Resistenza, sulla Liberazione della nostra Patria. Con queste premesse preoccupanti, dove andremo a finire? Cosa si prepara per le giovani generazioni? Quale futuro e quali riferimenti ideali lasceremo loro? Né dall’insegnamento nelle scuole, tanto meno dall’operato dell’attuale politica, può venire un riferimento esemplare. 19
SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Ecco allora il compito, il mandato che ci affida la nostra coscienza: tramandare valori, ricordi, testimonianza, memoria. E tante volte mi sono compiaciuto con Raimondo Ricci che ha intrapreso nell’ANPI la lucida iniziativa per l’apertura ai giovani. Dovevamo essere noi, infatti, ad andare loro incontro. Altrimenti non si sarebbero mai avvicinati, perché la maggior parte di loro non sa, non conosce le vicende dolorose che hanno portato alla nascita dell’Italia in cui stanno vivendo. Non le conoscono, perché nessuno gliele ha più insegnate. Ricordo quando prendemmo l’iniziativa e facemmo pressioni, insieme ad Antonio Pizzinato e a Luciano Guerzoni, perché fosse finalmente istituita una Giornata della Memoria, il 27 gennaio, ricorrenza della liberazione di Aushwitz-Birkenau. Oggi si celebra in tutta Italia. Questo è l’esempio che lasciamo noi, parlamentari del passato, di ben altre legislature: quando fare politica voleva dire mettersi al servizio del Paese. Oggi, invece, equivale a servire sé stessi. Diego Novelli ci ha commosso tutti evidenziando quanto la nostra società di oggi è diversa da come ce la eravamo immaginata 65 anni fa. Parlavamo di unità, parlavamo del futuro, parlavamo di ricostruzione. Si ragionava su quello che era accaduto a Cefalonia, sul significato della morte di quei 10.000 uomini; su ciò che era avvenuto a Mignano Montelungo; sui militari coraggiosi che avevano sentito il dovere di ricostituire l’Esercito Italiano; sul massacro delle Fosse Ardeatine, celebrato quest’anno insieme al Pontefice, Benedetto XVI, che viene dalla stessa nazione, purtroppo madre di figli così terribili dai quali dovemmo liberarci, insieme al fascismo di casa nostra. Oggi qualcuno afferma che la Festa della Liberazione, il 25 aprile, andrebbe soppresso perché non rappresenta più nulla. Nell’aula del Senato e fuori dall’incarico parlamentare, ho sempre ribattuto a questi argomenti, con fermezza e decisione, che il 25 aprile non si tocca. Perché rappresenta la liberazione della nostra Patria, rappresenta l’unità della Resistenza. E a chi mi chiedeva a quale tendenza, a quale fazione fossi appartenuto durante quella lotta, ho sempre risposto che io ero stato, semplicemente, uno di quegli italiani che avevano come unico obiettivo di abbattere il fascismo e cacciare il nemico occupante. Il Paese lo abbiamo ricostruito, tutti insieme, dal punto di vista materiale e morale, rimboccandoci le maniche. L’Italia ha compiuto il cammino verso un futuro di giustizia e democrazia e, nonostante tutto, oggi procede nel suo percorso verso il progresso. Noi novantenni, oggi, possiamo ancora essere utili in questo nuovo cammino? Sì, per raccontare gli episodi vissuti da protagonisti e testi- 20
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sulle linee programmatiche dei loro partiti, e veramente mi intristisco<br />
quando vedo alla televisione o leggo sui giornali l’ultima trovata escogitata<br />
sul piano meramente propagandistico per colpire l’immaginario<br />
collettivo, per – come dicono i francesi – épater le bourgeois. E ciò vale<br />
soprattutto per i programmi. Alla vigilia di una competizione elettorale,<br />
ricordo di aver chiesto all’amico Romano Prodi – che aveva addirittura<br />
allestito a Bologna la fabbrica per il programma, con la collaborazione<br />
di decine e decine di esperti che partorirono un libro di oltre<br />
200 pagine, letto solo da pochi volenterosi – che bisogno c’era di spendere<br />
tante energie quando bastava dire: “Il nostro programma è la<br />
Costituzione della Repubblica”.<br />
Ecco perché, a mio avviso, il programma dell’ANPI è la<br />
Costituzione. Per l’esperienza di tante assemblee che ho fatto nelle<br />
Università, nei quartieri, nelle fabbriche, vi posso assicurare che<br />
pochissimi italiani l’hanno letta. Non solo per farla conoscere, quindi,<br />
non solo per difenderla, ma per attuarla se vogliamo veramente cambiare<br />
l’Italia: questo deve essere il nostro impegno solenne.<br />
Auguri di buon lavoro, delegate e delegati, per un proficuo <strong>15°</strong><br />
<strong>Congresso</strong> <strong>Nazionale</strong>.<br />
Sen. Gerardo Agostini<br />
Presidente della Confederazione Italiana<br />
fra le Associazioni Combattentistiche e Partigiane<br />
Le parole pronunciate da Diego Novelli, quelle del Sindaco<br />
Chiamparino, i messaggi, le parole del Presidente del nostro<br />
<strong>Congresso</strong>, hanno generato in noi un clima di riflessione, di pensieri, di<br />
ricordi. Esperienze come questa che stiamo vivendo oggi, riflettendo<br />
sul nostro stesso passato, dovrebbero condividerle tutti gli italiani.<br />
Anche la televisione ha celebrato il 150° dell’Unità della nostra Italia.<br />
Ma a parte la forza delle parole del Presidente della Repubblica, accolte<br />
dagli italiani con la considerazione e l’amore che riservano a Giorgio<br />
Napolitano, non ne ho sentite altre sulla Resistenza, sulla Liberazione<br />
della nostra Patria.<br />
Con queste premesse preoccupanti, dove andremo a finire? Cosa si<br />
prepara per le giovani generazioni? Quale futuro e quali riferimenti<br />
ideali lasceremo loro? Né dall’insegnamento nelle scuole, tanto meno<br />
dall’operato dell’attuale politica, può venire un riferimento esemplare.<br />
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