Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA A Taranto abbiamo indetto un concorso per gli studenti delle scuole superiori su queste vicende storiche. I lavori migliori saranno premiati e tutti i concorrenti potranno partecipare a una visita guidata in Parlamento. Il richiamo al Risorgimento ci riporta all’attualità delle ribellioni dei popoli arabi del Nord Africa e del Medio Oriente, alle cosiddette primavere arabe. Chi centocinquanta e sessantacinque anni fa si è battuto per la libertà non può non schierarsi con l’ansia di democrazia che pervade quei popoli così vicini a noi. Emilio Ricci ANPI Roma Amici e compagni, volevo porre un problema che è stato accennato in vari interventi e, secondo me, va approfondito perché mette in discussione la sopravvivenza stessa dell’ANPI. Ho sentito parlare – a torto o a ragione, in maniera superficiale o approfondita – dello Statuto dell’ANPI e della sua riforma. È una situazione delicata perché è in atto un forte, fortissimo attacco all’Associazione Partigiani d’Italia. In particolare da parte del Ministero della Difesa e del suo attuale titolare, Ignazio La Russa, che sta cercando in tutti i modi di equiparare tutte le associazioni ex combattentistiche, con conseguente deprivazione del ruolo fondamentale dell’ANPI, attraverso il tentativo di approvazione di una serie di leggi. Sono attualmente in discussione alla Camera e al Senato tre provvedimenti: il disegno di legge “Fontana”, il disegno di legge “Barani” e, addirittura, l’istituzione di un “Ordine dei Cavalieri di Cefalonia”. Sono tre iniziative apparentemente asettiche ma che nel loro contenuto hanno un portato estremamente pericoloso. La legge “Fontana” determinerebbe di fatto la possibilità da parte di qualunque associazione ex combattentistica di fare richiesta di riconoscimento al Ministero della Difesa, ampliando il campo in maniera assolutamente esponenziale e priva di senso. In particolare, in prima linea c’è quella dei cosiddetti repubblichini di Salò che, naturalmente, non hanno mai avuto nessun riconoscimento giuridico di legittimi belligeranti, in quanto hanno svolto soltanto il ruolo di spie e repressori interni della lotta di Liberazione partigiana. Il progetto “Barani” per l’istituzione di un ”Ordine del Tricolore”, presentato a distanza di una settimana dal precedente, è l’altra mossa 189
SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA per equiparare Partigiani e repubblichini. Un tentativo che avevamo già sventato due anni fa. Abbiamo acquisito il parere di illustri giuristi: Giuliano Vassalli, uno per tutti, ha spiegato in maniera emblematica il motivo per cui i repubblichini non si possono ritenere legittimi combattenti o belligeranti. Abbiamo infine un progetto di legge che istituisce un “Ordine dei Cavalieri di Cefalonia”. Sulla base di una rivisitazione della condotta dei militari nello scontro con la Wermacht si cerca di accreditare il fatto che i militari italiani non avrebbero ottemperato all’ordine tedesco di cedere le armi. Quindi che su di loro ricadrebbe la responsabilità degli eccidi di circa 5-6.000 persone. In un momento così complesso e articolato, di fronte a un’azione di revisionismo non solo storica ma legislativa, noi dobbiamo mantenere uno Statuto – modificato giustamente nel 2006 per consentire l’ingresso degli antifascisti – che garantisca tuttavia ai Partigiani, forza motrice dell’ANPI, il riconoscimento sia storico, politico, morale, intellettuale sia sotto il profilo giuridico e legislativo. Non dimentichiamo mai questo aspetto decisivo in ogni valutazione sui profili di riforma statutaria. Certamente il nostro è uno Statuto che andrà emendato, con i tempi e i modi che consente la legge, ma oggi non è soltanto un problema di norme, è un problema politico. Per prima cosa dobbiamo difendere l’ANPI formata nel 1944, con i suoi contenuti culturali, ideali, sostanziali, e poi costituita come Ente morale nel ’45, immediatamente dopo la Resistenza. Lo Statuto, pur nella sua semplicità ed essenzialità, è uno strumento che ci consente di lavorare e portare avanti una battaglia politica su vari piani. Leggiamolo con attenzione perché ho sentito dire – e mi dispiace – che molti non lo conoscono approfonditamente. Abbiamo da un lato la necessità di un regolamento e una gestione statutaria che consenta di portare avanti un dibattito come questo, pieno di idee, spinte, sollecitazioni; dall’altro quella di difenderci, in maniera estremamente decisa, da un governo che vorrebbe vederci morti. Non attraverso l’eliminazione, i pestaggi, le botte ma democraticamente, attraverso l’approvazione di leggi che metterebbero a rischio la nostra stessa esistenza. Vi invito a ragionare su questo, riflettere e prendere le vostre decisioni. E insieme allo Statuto studiamo la Costituzione. Dopo il <strong>Congresso</strong> nazionale, se possibile, organizziamo una serie di incontri e attività di formazione su entrambi. Solo attraverso la difesa di queste norme ci potremo difendere e portare avanti la nostra battaglia. Grazie. 190
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