Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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15.06.2013 Views

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Ho parlato di Torino, altri potranno parlarvi di quello che è avvenuto e sta avvenendo in altre città. Antonio Pizzinato, che è venuto a salutarmi, ad esempio, potrà parlarvi di Milano. Questa riflessione si lega alla perfezione con i valori della Resistenza, perché la guerra di Liberazione – non devo certo ricordarlo a voi – è stata una guerra di popolo. Mi torna sempre in mente l’immagine del Martinetto e dei trucidati militari e civili: operai, insegnanti, impiegati, comunisti come Eusebio Giambone – e colgo l’occasione per salutare sua figlia Gisella, che è qui con noi. Unità sociale, unità culturale, unità politica: è un concetto che ribadisco sempre al Martinetto, e lo farò ancora il prossimo 5 aprile quando saremo lì. Il senso profondo della guerra di Liberazione è possibile rintracciarlo anche nel fatto che a un certo punto voi avete compreso che i colori splendenti dei vostri fazzoletti dovevano fondersi in quelli del Tricolore italiano. Arrivano dei momenti nei quali l’unità e l’interesse generale devono prevalere sulle visioni di parte, per quanto legittime, forti e fondate esse possano apparire. Fu un’ondata impetuosa, una mobilitazione di popolo che attraversò tutti gli strati sociali, tutte le formazioni politiche a creare le basi della Costituzione, fondamento delle istituzioni libere e indipendenti delle quali oggi, giustamente, i cittadini vogliono riappropriarsi. Da questo vostro congresso, ne sono certo, verrà un ulteriore contributo in questa direzione. Grazie, allora, per essere venuti a Torino e grazie per il lavoro ostinato e determinato che portate avanti. Per garantire, preservare e sviluppare la nostra memoria che, salda e sicura, potrà sconfiggere il nemico principale del futuro: la paura. E mantenere viva la speranza. Grazie, e buona permanenza a Torino. Diego Novelli Presidente ANPI Torino Cari amici e cari compagni, nel porgervi il più cordiale saluto a nome dell’ANPI provinciale di Torino, mi siano consentite due brevi considerazioni. Non vorrei apparire ovvio nel richiamare alla vostra attenzione, come è già stato fatto, la preoccupante stagione politica e morale che l’Italia sta attraversando. Personalmente, vi confesso, dopo 65 anni di militanza nel movimento democratico e antifascista, non ricordo di aver vissuto un momento così angosciante. Noi tutti, però, dobbiamo reagire per com- 17

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA battere la sfiducia che può prevalere, sfociando nel disimpegno o, peggio ancora, nel qualunquismo, oppure portando a rinchiudersi egoisticamente nel proprio particolare. Come scrive un’illustre personalità della Resistenza francese, l’ultranovantenne Stéphane Hessel, dobbiamo avere la capacità di indignarci ancora poiché il motore della Resistenza antifascista è stato prima di tutto lo spirito di indignazione. Ecco perché la nostra Associazione, per mantenere e tramandare gli ideali della Resistenza, deve oggi appellarsi alle nuove generazioni per dire loro: “Ora tocca a voi: indignatevi!”. Per tutto quello che sta accadendo nel nostro Paese, e al momento in cui ci si indigna, si diventa gioco-forza militanti: forti e capaci di combattere l’ingiustizia e la disuguaglianza, di contrastare modelli di vita ingannevoli, di fermare il degrado che ci circonda. La nostra Associazione, nata subito dopo la Resistenza con la fine della guerra di Liberazione, ha tutti i titoli e la forza morale per scuotere le coscienze e per denunciare le barbarie che ogni giorno sono di fronte ai nostri occhi. Lo spazio c’è, ed è molto più grande di quanto noi possiamo pensare, in tutti i settori della nostra società. Non si può, amici e compagni, vivere da beoti. Indipendentemente dai dati anagrafici, si deve sempre dare un senso alla propria esistenza e, come ci ricordava Giorgio Amendola in un suo bel libro, fare “una scelta di vita”. Non possiamo lasciarci cullare dalla nostalgia del tempo che fu. Il passato non ritorna mai, si deve guardare avanti. A parte che la nostalgia la considero un disvalore o, se volete, in termini più severi, un valore negativo. Ben diversa è la memoria che qualcuno vorrebbe cancellare e manipolare con subdole campagne di riconciliazione della società italiana, dimenticando o addirittura rimuovendo il passato, ponendo sullo stesso piano fascismo e antifascismo, giungendo a proporre, in un vergognoso disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati, l’equiparazione dei partigiani con i repubblichini di Salò. Il fascismo è stato un partito che ha imposto all’Italia vent’anni di dittatura e ha cancellato tutte le libertà fondamentali di un sistema democratico. Il fascismo ha fatto della violenza la sua ragion d’essere. Ed ecco, brevissimamente, una seconda considerazione. Riguarda le caratteristiche fondamentali dell’ANPI, che non è un partito ma una libera Associazione che vede uniti donne e uomini di diverse opinioni politiche ma che hanno come comun denominatore l’antifascismo, la democrazia, la libertà, l’impegno per combattere le disuguaglianze. Donne e uomini, anziani e giovani, che hanno come Bibbia la 18

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ancora, nel qualunquismo, oppure portando a rinchiudersi egoisticamente<br />

nel proprio particolare.<br />

Come scrive un’illustre personalità della Resistenza francese, l’ultranovantenne<br />

Stéphane Hessel, dobbiamo avere la capacità di indignarci<br />

ancora poiché il motore della Resistenza antifascista è stato<br />

prima di tutto lo spirito di indignazione. Ecco perché la nostra<br />

Associazione, per mantenere e tramandare gli ideali della Resistenza,<br />

deve oggi appellarsi alle nuove generazioni per dire loro: “Ora tocca a<br />

voi: indignatevi!”. Per tutto quello che sta accadendo nel nostro Paese,<br />

e al momento in cui ci si indigna, si diventa gioco-forza militanti: forti<br />

e capaci di combattere l’ingiustizia e la disuguaglianza, di contrastare<br />

modelli di vita ingannevoli, di fermare il degrado che ci circonda.<br />

La nostra Associazione, nata subito dopo la Resistenza con la fine<br />

della guerra di Liberazione, ha tutti i titoli e la forza morale per scuotere<br />

le coscienze e per denunciare le barbarie che ogni giorno sono di<br />

fronte ai nostri occhi. Lo spazio c’è, ed è molto più grande di quanto<br />

noi possiamo pensare, in tutti i settori della nostra società.<br />

Non si può, amici e compagni, vivere da beoti. Indipendentemente<br />

dai dati anagrafici, si deve sempre dare un senso alla propria esistenza<br />

e, come ci ricordava Giorgio Amendola in un suo bel libro, fare “una<br />

scelta di vita”. Non possiamo lasciarci cullare dalla nostalgia del tempo<br />

che fu. Il passato non ritorna mai, si deve guardare avanti. A parte che<br />

la nostalgia la considero un disvalore o, se volete, in termini più severi,<br />

un valore negativo.<br />

Ben diversa è la memoria che qualcuno vorrebbe cancellare e manipolare<br />

con subdole campagne di riconciliazione della società italiana,<br />

dimenticando o addirittura rimuovendo il passato, ponendo sullo stesso<br />

piano fascismo e antifascismo, giungendo a proporre, in un vergognoso<br />

disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati, l’equiparazione<br />

dei partigiani con i repubblichini di Salò. Il fascismo è stato un<br />

partito che ha imposto all’Italia vent’anni di dittatura e ha cancellato<br />

tutte le libertà fondamentali di un sistema democratico. Il fascismo ha<br />

fatto della violenza la sua ragion d’essere.<br />

Ed ecco, brevissimamente, una seconda considerazione. Riguarda<br />

le caratteristiche fondamentali dell’ANPI, che non è un partito ma una<br />

libera Associazione che vede uniti donne e uomini di diverse opinioni<br />

politiche ma che hanno come comun denominatore l’antifascismo, la<br />

democrazia, la libertà, l’impegno per combattere le disuguaglianze.<br />

Donne e uomini, anziani e giovani, che hanno come Bibbia la<br />

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