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Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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SEDUTA DI<br />

APERTURA<br />

SECONDA<br />

SEDUTA<br />

TERZA<br />

SEDUTA<br />

QUARTA<br />

SEDUTA<br />

QUINTA<br />

SEDUTA<br />

SESTA<br />

SEDUTA<br />

denza dell’Italia, dalla subalternità al regime nazista dove il fascismo<br />

l’aveva condotta. E cos’è l’indipendenza dallo straniero, se non il fondamento<br />

stesso dell’unità nazionale? E – come hanno già detto nei loro<br />

messaggi il Presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, e l’on.<br />

Armando Cossutta – cosa sono la Repubblica e la Costituzione democratica,<br />

se non la trasformazione e la traduzione in impianto legislativo<br />

della ricostruzione di una comunità, il passaggio chiave della nostra<br />

storia, sul piano dei diritti e sul piano della modernizzazione?<br />

Dopo la grande epopea del Risorgimento – vissuta anche in questo<br />

Teatro Carignano e in tanti altri luoghi della nostra città – la guerra di<br />

Liberazione nazionale, la guerra partigiana, è stata l’altra grande vicenda<br />

che ha consentito di ricostruire l’unità nazionale. La mia gratitudine<br />

è perciò doppia. A voi, in quanto ci avete restituito libertà e l’Italia<br />

unita e indipendente. A voi, perché venite a ricordarcelo – qui e oggi –<br />

in questo 2011 che fa rivivere alla nostra Città l’orgoglio di essere stata<br />

il motore trainante dell’unità e la prima capitale d’Italia.<br />

Un’altra riflessione vorrei sviluppare. Sono stato uno di coloro che<br />

si sono battuti affinché il 17 marzo fosse dichiarato Festa nazionale e i<br />

fatti hanno dato ragione a noi: oltre ogni aspettativa.<br />

La sera del 16 marzo, vigilia della Festa, ho percorso il tratto di strada<br />

da piazza San Carlo a Palazzo Cisterna, sede della Provincia, con la<br />

fanfara della Taurinense: sulla città pioveva a dirotto da due giorni,<br />

sembrava di essere alla ritirata di Russia tanto faceva freddo. Ebbene,<br />

quando alle 23 mi sono reso conto che non si riusciva più a entrare in<br />

piazza Vittorio, che non c’era modo di aprirsi un varco nella folla, ho<br />

pensato che un successo del genere non ce lo eravamo nemmeno immaginato.<br />

Nella più totale serenità e tranquillità, senza neppure quel po’ di<br />

schiamazzi, seppure contenuti, che si erano verificati per l’apertura<br />

delle Olimpiadi invernali. E ancora, due giorni dopo, all’arrivo del<br />

Presidente Napolitano, c’erano sempre migliaia di persone in qualunque<br />

posto si recasse in visita e altre centinaia lo attendevano, giorno e<br />

notte, nei pressi dell’albergo in cui alloggiava. In tanti ci siamo chiesti<br />

cosa significassero queste manifestazioni di entusiasmo. La considerazione<br />

che mi pare giusto fare – e che porgo ai lavori del <strong>Congresso</strong>, poiché<br />

ritengo giusto non limitarmi a un saluto solo formale – è che dentro<br />

questo evento è emersa la voglia di tantissime persone, di una parte<br />

grande dell’opinione pubblica, di riappropriarsi delle istituzioni, affinché<br />

esse tornino a vivere e ad operare come espressione di tutti, non<br />

solo di alcuni. Secondo me è questo il messaggio emerso dalle giornate<br />

appena trascorse e, forse, qualcuno non lo ha compreso fino in fondo.<br />

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