Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA bolognese, dove lavoro. Così ho aggregato colleghi ed amici e abbiamo inaugurato una delle prime Sezioni all’interno di un’università. Ha già registrato molte adesioni – si sono iscritti professori ordinari, associati, studenti, personale tecnico-amministrativo – e ho trovato persone entusiaste ben oltre quanto mi aspettassi. A breve ci faremo conoscere, lanceremo iniziative, progetti, intendiamo divenire interlocutori contro la riforma di cui non condividiamo né la presunta carica innovatrice né il metodo di attuazione. E per questo non escludiamo neanche di costituirci come comitato promotore per l’abrogazione della legge più incostituzionale d’Italia. L’ANPI però deve anche crescere, per attrarre mezzi e risorse. Sì, cari compagni, perché dobbiamo dare benzina alle nostre idee. Dobbiamo cercare di entrare anche nell’europrogettazione, per esempio nel mondo del monitoraggio dei bandi europei. Spesso neanche conosciamo, nelle nostre Sezioni, le possibilità reali, le potenzialità che l’Unione Europea mette a disposizione anche per valorizzare la memoria e l’antifascismo. Abbiamo bisogno di risorse, soprattutto noi che vediamo contrarre i bilanci per scelte politiche particolarmente ostili alla nostra esistenza democratica. Questo è accaduto con le finanziarie, è accaduto con la legge n° 133 dell’agosto 2008 che paventò la chiusura degli Enti inutili e tra questi inserì il Museo della Resistenza di Via Tasso. Vigileremo quindi sulla scuola e sul lavoro e sarà per noi come restituire ai nostri Caduti quello che la ferocia del nazifascismo tolse. Tantissimi dei nostri morti erano ventenni e scrissero con il loro sangue l’Art. 1 della futura Costituzione: che l’Italia doveva essere “una Repubblica fondata sul lavoro”. Ma tanti di loro – i giovani Caduti Partigiani – lavoratori non divennero mai. Scrissero per tutti noi quell’Art. 33, “la scuola è pubblica e in essa libero ne è l’insegnamento”, ma tanti di loro non ebbero figli da mandare a scuola. Enorme è il debito che l’Italia ha con quella generazione, oserei dire incolmabile. Noi vigileremo attenti, riconoscenti, immancabili a ogni singola celebrazione, perché non si scivoli nell’insidia di un’indifferente retorica. E perché la politica non sia latitante o presente solamente durante le campagne elettorali. Affinché le istituzioni sentano il dovere assoluto di promuovere la presenza dei giovani delle scolaresche nei luoghi, anche più sperduti, dove fosse caduto anche uno solo dei nostri Partigiani. Per ragioni familiari conosco bene il significato delle tragedie che promanano da quelle lapidi, conosco la sacralità di quei luoghi, quanto immutato dolore essi emanino. 163
SEDUTA DI APERTURA 164 SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Ricordo le lacrime, ormai lontane, delle madri dei Partigiani uccisi, lacrime che non si sono mai asciugate. Una di quelle donne era mia nonna che ogni anno – anziana e annichilita nel suo immenso dolore – raggiungeva quel cippo lontano sull’Appennino Marchigiano dove il figlio ventenne – commissario politico col compito di organizzare le prime forme di Resistenza – era caduto, fucilato da un plotone di nazifascisti. Quelle madri e quei padri che tanto hanno sofferto oggi non ci sono più, anche a loro va il nostro ricordo, la nostra riconoscenza. Nel 150° dell’Unità nazionale noi, in questa città simbolo, ribadiamo la scelta di non dimenticare e di proseguire sempre sulla strada di quei valori che furono dei nostri caduti e dei nostri combattenti. Viva l’Italia, viva la Resistenza e viva la pace. Rebecca Ghio Federazione degli Studenti Buongiorno a tutti. Vi ringrazio e sono onorata di essere con voi. Sono felice perché molte parole che avrei voluto dire sono già state dette. E sono emozionata perché intervenire al Congresso Nazionale dell’ANPI è, in qualche modo, anche qualcosa di inaspettato. Sono iscritta all’ANPI da quando avevo sedici anni e sono qui a nome della Federazione degli Studenti, della quale vi porto il saluto. Noi crediamo che quello della memoria e dell’antifascismo sia un impegno reciproco tra generazioni, per questo è iniziato con voi un percorso. Abbiamo dato l’avvio quest’estate – dopo un incontro bellissimo con Didala, Chiara e il prof. Tussi – a un progetto comune scegliendo la frase “Partigiani della conoscenza, costruttori di libertà”. Non per sostituirci a chi Partigiano lo è stato, ma per far comprendere che oggi ciò che rende liberi è il sapere e la possibilità che tutti possano accedervi. Significa garantire la possibilità ad ognuno di essere davvero libero. Il percorso è cominciato dalla presenza sul territorio, anche nei piccoli nuclei, nelle piccole città dove non esistono Sezioni, per far partecipare i ragazzi alla vita dell’ANPI. Per poi procedere alla raccolta di testimonianze da parte degli studenti, che speriamo diventino presto un lavoro più ampio e organico. Colgo l’occasione per aiutarci a realizzare un video da utilizzare come strumento all’interno delle scuole: un racconto della Resistenza nei diversi luoghi d’Italia che altrimenti i ragazzi non avrebbero occasione di conoscere.
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bolognese, dove lavoro. Così ho aggregato colleghi ed amici e abbiamo<br />
inaugurato una delle prime Sezioni all’interno di un’università. Ha<br />
già registrato molte adesioni – si sono iscritti professori ordinari, associati,<br />
studenti, personale tecnico-amministrativo – e ho trovato persone<br />
entusiaste ben oltre quanto mi aspettassi. A breve ci faremo conoscere,<br />
lanceremo iniziative, progetti, intendiamo divenire interlocutori contro<br />
la riforma di cui non condividiamo né la presunta carica innovatrice né<br />
il metodo di attuazione. E per questo non escludiamo neanche di costituirci<br />
come comitato promotore per l’abrogazione della legge più incostituzionale<br />
d’Italia.<br />
L’ANPI però deve anche crescere, per attrarre mezzi e risorse. Sì,<br />
cari compagni, perché dobbiamo dare benzina alle nostre idee.<br />
Dobbiamo cercare di entrare anche nell’europrogettazione, per esempio<br />
nel mondo del monitoraggio dei bandi europei. Spesso neanche<br />
conosciamo, nelle nostre Sezioni, le possibilità reali, le potenzialità che<br />
l’Unione Europea mette a disposizione anche per valorizzare la memoria<br />
e l’antifascismo. Abbiamo bisogno di risorse, soprattutto noi che<br />
vediamo contrarre i bilanci per scelte politiche particolarmente ostili<br />
alla nostra esistenza democratica. Questo è accaduto con le finanziarie,<br />
è accaduto con la legge n° 133 dell’agosto 2008 che paventò la chiusura<br />
degli Enti inutili e tra questi inserì il Museo della Resistenza di Via<br />
Tasso.<br />
Vigileremo quindi sulla scuola e sul lavoro e sarà per noi come<br />
restituire ai nostri Caduti quello che la ferocia del nazifascismo tolse.<br />
Tantissimi dei nostri morti erano ventenni e scrissero con il loro sangue<br />
l’Art. 1 della futura Costituzione: che l’Italia doveva essere “una<br />
Repubblica fondata sul lavoro”. Ma tanti di loro – i giovani Caduti<br />
Partigiani – lavoratori non divennero mai. Scrissero per tutti noi<br />
quell’Art. 33, “la scuola è pubblica e in essa libero ne è l’insegnamento”,<br />
ma tanti di loro non ebbero figli da mandare a scuola. Enorme è il<br />
debito che l’Italia ha con quella generazione, oserei dire incolmabile.<br />
Noi vigileremo attenti, riconoscenti, immancabili a ogni singola celebrazione,<br />
perché non si scivoli nell’insidia di un’indifferente retorica.<br />
E perché la politica non sia latitante o presente solamente durante le<br />
campagne elettorali. Affinché le istituzioni sentano il dovere assoluto<br />
di promuovere la presenza dei giovani delle scolaresche nei luoghi,<br />
anche più sperduti, dove fosse caduto anche uno solo dei nostri<br />
Partigiani. Per ragioni familiari conosco bene il significato delle tragedie<br />
che promanano da quelle lapidi, conosco la sacralità di quei luoghi,<br />
quanto immutato dolore essi emanino.<br />
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