Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA Raffaele Mittaridonna ANPI Savona QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Compagni delegati, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia è nata con lo scopo di conservare la memoria, i valori e gli ideali incarnati dalle donne e dagli uomini che, con la loro lotta e il loro sacrificio, hanno permesso alla nostra nazione, prostrata dalla guerra e avvilita dall’oppressione fascista, di riscattarsi agli occhi dei propri figli e del mondo. L’ANPI è nata con lo scopo di rendere quella memoria, quei valori e quegli ideali imperituro patrimonio del popolo italiano, e per essere, sulla loro scorta, forza attiva e propositiva rispetto al dibattito politico e culturale del nostro Paese nei decenni a venire. Per tutti questi anni il nostro credo antifascista è stato un faro nei momenti di tempesta, la stella polare che ha permesso all’Italia di superare le pur ardue prove che è stata chiamata ad affrontare. Nella serena consapevolezza che la strada più giusta non è sempre quella più facile e nella ferma determinazione a non rinunciare all’irrinunciabile, abbiamo sempre trovato la forza per difendere quella libertà e quella democrazia lasciateci in eredità da coloro che hanno offerto le proprie forze alla causa della Resistenza. E oggi, in un momento in cui l’Italia e il mondo sono chiamati ad affrontare sfide epocali, difficili e a tratti oscure, in un momento in cui tutti noi cittadini italiani e del mondo ci affacciamo su orizzonti inediti e incerti, siamo imprescindibilmente chiamati, compagni delegati, a decidere quale posizione assumere. La Storia ci chiede di scegliere, di attribuire nuovi significati ai nostri valori e ideali comuni, di agganciarli saldamente al treno in fuga della modernità per renderli capaci di continuare a fungere da punti di riferimento per una società che troppo spesso appare disorientata, facile preda di mentalità mediocri e nuovamente oppressive. È mia ferma convinzione che il maggior pericolo che ci si presenta è quello della paura del cambiamento. Uno stato mentale distorto e viziato che instilla nelle menti un senso di timore per il progresso e conduce a guardare al “nuovo” con pregiudiziale diffidenza, vagheggiando nostalgicamente un passato falsamente idealizzato. I singoli elementi di questa nuova mediocrità ci conducono a osservare con prevaricatorio timore lo straniero che giunge nel nostro Paese in fuga dall’oppressione, dalla miseria e dalla guerra. Ci conducono a ritenere che le crisi economiche si superino se ognuno lavora per se stesso, dimen- 151
SEDUTA DI APERTURA 152 SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA tico di ogni forma di solidarietà: “Ognun per sé e Dio per tutti”. Ci inducono a delegare i nostri compiti politici a un “leader” semi-divino che ci sollevi da ogni responsabilità, rinunciando alla vocazione partecipativa di ogni buon cittadino. Ebbene, ritengo che di fronte a queste insidie sia nostro preciso dovere capire fino in fondo che cosa vuol dire antifascismo oggi. In che modo questo nostro credo possa scortarci sulla strada del progresso e del cambiamento. Per me, compagni delegati, oggi l’antifascismo è sinonimo di accoglienza e fratellanza vera; è sinonimo di ascolto verso le nuove generazioni; è sinonimo di riformismo e dignità del lavoro, che deve elevare l’essere umano, non ridurlo a mero strumento, sempre precario in quanto sostituibile come un macchinario qualsiasi; è sinonimo di cittadinanza attiva e rifiuto della delega acritica. Antifascismo è per me, compagni, la serenità di tenere lo sguardo fisso sull’orizzonte, senza la paura di trovarsi in mezzo alla burrasca. Sempre consapevoli che solo affrontando le sfide future con la voglia di essere attivi nella società possiamo coltivare la speranza che Futuro coincida veramente con Progresso. Maurizio Angelini ANPI Padova Ieri sera, alla fine di una giornata di lavori molto intensa e impegnativa, ho fatto come tutti i buoni delegati quello che, una volta, i preti chiamavano esame di coscienza. Ho cercato di ripensare all’andamento e ai contenuti del giorno e devo dire – spero condividiate il mio giudizio – che mi sono ritenuto soddisfatto dal susseguirsi del ricco dibattito. Ricordando gli interventi e i volti delle persone – uomini, donne, anziani, giovani, giovanissimi – sono giunto alla conclusione che siamo sicuramente in presenza della piena attuazione di quel rinnovamento così coraggioso e difficile sul quale la nostra Associazione aveva scommesso al Congresso di Chianciano. È stata veramente una grande trasformazione, non solo sul piano formale-statutario, ma nella vita concreta di decine di migliaia di persone. Mi sembra che l’insieme degli interventi dica che la scommessa è stata largamente vinta. Cito solo due esempi ma se ne potrebbero fare tanti altri. Il primo è la presenza importante, non formale, non subordinata ma autonoma e originale delle ANPI dell’Italia meridionale. Esse ci rappresentano,
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Compagni delegati,<br />
l’Associazione <strong>Nazionale</strong> Partigiani d’Italia è nata con lo scopo di conservare<br />
la memoria, i valori e gli ideali incarnati dalle donne e dagli<br />
uomini che, con la loro lotta e il loro sacrificio, hanno permesso alla<br />
nostra nazione, prostrata dalla guerra e avvilita dall’oppressione fascista,<br />
di riscattarsi agli occhi dei propri figli e del mondo. L’ANPI è nata<br />
con lo scopo di rendere quella memoria, quei valori e quegli ideali<br />
imperituro patrimonio del popolo italiano, e per essere, sulla loro scorta,<br />
forza attiva e propositiva rispetto al dibattito politico e culturale del<br />
nostro Paese nei decenni a venire.<br />
Per tutti questi anni il nostro credo antifascista è stato un faro nei<br />
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le pur ardue prove che è stata chiamata ad affrontare. Nella serena<br />
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e nella ferma determinazione a non rinunciare all’irrinunciabile, abbiamo<br />
sempre trovato la forza per difendere quella libertà e quella democrazia<br />
lasciateci in eredità da coloro che hanno offerto le proprie forze<br />
alla causa della Resistenza.<br />
E oggi, in un momento in cui l’Italia e il mondo sono chiamati ad<br />
affrontare sfide epocali, difficili e a tratti oscure, in un momento in cui<br />
tutti noi cittadini italiani e del mondo ci affacciamo su orizzonti inediti<br />
e incerti, siamo imprescindibilmente chiamati, compagni delegati, a<br />
decidere quale posizione assumere. La Storia ci chiede di scegliere, di<br />
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saldamente al treno in fuga della modernità per renderli capaci di<br />
continuare a fungere da punti di riferimento per una società che troppo<br />
spesso appare disorientata, facile preda di mentalità mediocri e nuovamente<br />
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È mia ferma convinzione che il maggior pericolo che ci si presenta<br />
è quello della paura del cambiamento. Uno stato mentale distorto e<br />
viziato che instilla nelle menti un senso di timore per il progresso e<br />
conduce a guardare al “nuovo” con pregiudiziale diffidenza, vagheggiando<br />
nostalgicamente un passato falsamente idealizzato. I singoli elementi<br />
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