Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

15.06.2013 Views

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA Marisa Ombra Presidente dell’Assemblea QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Ringrazio tutti per la nomina a presiedere la seduta di apertura di questo 15° Congresso Nazionale dell’ANPI. È per me un grande onore che, simbolicamente, esprime la considerazione che l’ANPI ha maturato nei confronti delle donne, delle partigiane e delle antifasciste di oggi. Credo che non possiamo iniziare i nostri lavori senza rivolgere un pensiero commosso al primo grande Presidente nazionale dell’ANPI, il partigiano Arrigo Boldrini, comandante “Bulow”. E a tutti i partigiani che hanno guidato l’associazione e che, purtroppo, ci hanno lasciato in questi anni. Propongo in loro memoria un minuto di silenzio. Rivolgo, infine, un saluto affettuoso al partigiano Tino Casali, Presidente onorario dell’Associazione, impossibilitato a essere presente per motivi di salute. Ringraziamo gli Enti che hanno patrocinato il nostro Congresso: il Comune di Torino, la Provincia di Torino e la Regione Piemonte. E ancora, le autorità presenti e le delegazioni dei partiti e delle associazioni. In particolare Roberto Placido, vice Presidente del Consiglio Regionale, e il capitano Carubia, in rappresentanza del Comando provinciale dell’Arma dei Carabinieri. Compagne e compagni, amiche e amici, la nostra commozione e questa sensazione di vivere un momento solenne, sono facilmente spiegabili. Noi tutti sappiamo, senza retorica, di essere qui per dare inizio a un congresso di svolta. Per la prima volta un Congresso Nazionale dell’ANPI è costituito per la maggior parte da delegati che, per ragioni anagrafiche, non hanno fatto la Resistenza. È stato scritto nello Statuto modificato nel 2006: questi nuovi iscritti all’ANPI possono – e devono – considerarsi eredi e pienamente titolari delle idee e dei princìpi pensati, scritti e praticati dai partigiani nei diciotto mesi che trascorsero tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. In questo risiede, prima ancora che nel coraggio della lotta armata, l’eredità più importante tramandata dai partigiani. Ragazzi cresciuti e educati nelle scuole fasciste, dinanzi al crollo improvviso e totale della cultura in cui si erano formati, hanno velocemente appreso alcune cose essenziali che hanno capovolto il loro modo di essere e di pensare: la capacità di guardarsi attorno, valutare e scegliere, l’importanza dell’assunzione di responsabilità personale, il 13

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA coraggio di prendere parte agli eventi. E, soprattutto, la considerazione che il bene comune – qualcosa che viene prima del proprio personale interesse – andava difeso fino al sacrificio estremo della vita. Hanno appreso il valore del libero pensiero, della dignità, della disciplina e dell’umiltà. Prendo a prestito queste ultime, preziose parole dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che le ha pronunciate in questi giorni: disciplina e umiltà sono necessarie all’esercizio della libertà. Come anche la generosità che, ad esempio, ha indotto molti partigiani a rinunciare ad essere nominati delegati a questo congresso per fare spazio ai più giovani. Tutto ciò rappresenta l’etica della Resistenza. E questo hanno compreso i ventenni, i trentenni – ma anche i cinquantenni ed oltre – che negli ultimi anni sono entrati a far parte dell’ANPI perché quei princìpi vogliono sostenere e praticare: ne hanno sentito la necessità, sanno che l’Italia ne ha bisogno, oggi, per contrastare il declino verso l’incapacità di pensare e verso la tendenza a dare semplicemente sfogo alle emozioni più primitive, alle semplificazioni senza profondità. Quelli della Resistenza sono valori eterni. Erano validi duemila anni fa e saranno sempre necessari all’umanità, se vuole restare tale al di là dei cambiamenti profondi che le scoperte scientifiche, la globalizzazione e le tecnologie più innovative inevitabilmente portano con sé. Le tantissime donne, i molti giovani, gli iscritti delle nuove sezioni del Mezzogiorno – dove la Resistenza non c’è stata, ma dove c’è ancora bisogno di quei valori, essenziali per vincere la battaglia contro la mafia – hanno sentito che quell’eredità è oggi più importante che mai e per questo sono entrati nella nostra associazione. La nuova ANPI c’è già: è fatta del loro desiderio di esserci. Per difendere ciò che riunisce in sé tutti quei princìpi: la nostra Carta Costituzionale, figlia dell’antifascismo e della Resistenza. La nuova ANPI è già qui: in questo meraviglioso teatro. Questa felice stagione è testimoniata da un dato fondamentale. I delegati sono stati eletti dai 110 congressi che si sono svolti nelle province dove l’ANPI – in questo 2011 – è presente: tutte le province d’Italia, ovunque e dappertutto. Non si tratta solo di numeri, che sono pure importanti, ma di voci nuove, di uno sguardo giovane sul mondo, di parole nuove e di un nuovo modo per far vivere l’antica ragion d’essere dell’ANPI. I partigiani saranno al loro fianco, hanno piena fiducia in loro. E li accompagneranno in quest’opera di costruzione di un’ANPI nuova e antica allo stesso tempo. A tutti buon lavoro! 14

SEDUTA DI<br />

APERTURA<br />

SECONDA<br />

SEDUTA<br />

TERZA<br />

SEDUTA<br />

Marisa Ombra<br />

Presidente dell’Assemblea<br />

QUARTA<br />

SEDUTA<br />

QUINTA<br />

SEDUTA<br />

SESTA<br />

SEDUTA<br />

Ringrazio tutti per la nomina a presiedere la seduta di apertura di<br />

questo <strong>15°</strong> <strong>Congresso</strong> <strong>Nazionale</strong> dell’ANPI. È per me un grande onore<br />

che, simbolicamente, esprime la considerazione che l’ANPI ha maturato<br />

nei confronti delle donne, delle partigiane e delle antifasciste<br />

di oggi.<br />

Credo che non possiamo iniziare i nostri lavori senza rivolgere un<br />

pensiero commosso al primo grande Presidente nazionale dell’ANPI, il<br />

partigiano Arrigo Boldrini, comandante “Bulow”. E a tutti i partigiani<br />

che hanno guidato l’associazione e che, purtroppo, ci hanno lasciato in<br />

questi anni. Propongo in loro memoria un minuto di silenzio.<br />

Rivolgo, infine, un saluto affettuoso al partigiano Tino Casali,<br />

Presidente onorario dell’Associazione, impossibilitato a essere presente<br />

per motivi di salute.<br />

Ringraziamo gli Enti che hanno patrocinato il nostro <strong>Congresso</strong>: il<br />

Comune di Torino, la Provincia di Torino e la Regione Piemonte. E<br />

ancora, le autorità presenti e le delegazioni dei partiti e delle associazioni.<br />

In particolare Roberto Placido, vice Presidente del Consiglio<br />

Regionale, e il capitano Carubia, in rappresentanza del Comando provinciale<br />

dell’Arma dei Carabinieri.<br />

Compagne e compagni, amiche e amici, la nostra commozione e<br />

questa sensazione di vivere un momento solenne, sono facilmente spiegabili.<br />

Noi tutti sappiamo, senza retorica, di essere qui per dare inizio<br />

a un congresso di svolta. Per la prima volta un <strong>Congresso</strong> <strong>Nazionale</strong><br />

dell’ANPI è costituito per la maggior parte da delegati che, per ragioni<br />

anagrafiche, non hanno fatto la Resistenza. È stato scritto nello Statuto<br />

modificato nel 2006: questi nuovi iscritti all’ANPI possono – e devono<br />

– considerarsi eredi e pienamente titolari delle idee e dei princìpi pensati,<br />

scritti e praticati dai partigiani nei diciotto mesi che trascorsero tra<br />

l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945. In questo risiede, prima ancora<br />

che nel coraggio della lotta armata, l’eredità più importante tramandata<br />

dai partigiani.<br />

Ragazzi cresciuti e educati nelle scuole fasciste, dinanzi al crollo<br />

improvviso e totale della cultura in cui si erano formati, hanno velocemente<br />

appreso alcune cose essenziali che hanno capovolto il loro modo<br />

di essere e di pensare: la capacità di guardarsi attorno, valutare e scegliere,<br />

l’importanza dell’assunzione di responsabilità personale, il<br />

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