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Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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SEDUTA DI<br />

APERTURA<br />

130<br />

SECONDA<br />

SEDUTA<br />

TERZA<br />

SEDUTA<br />

QUARTA<br />

SEDUTA<br />

QUINTA<br />

SEDUTA<br />

SESTA<br />

SEDUTA<br />

Anche per quanto riguarda il lavoro nell’Associazione: abbiamo<br />

anziani, abbiamo uomini e donne, non possiamo continuare, come<br />

succede spesso, anche per gli impegni istituzionali, a fissare gli orari<br />

come se fossimo tutti maschi, come se il lavoro in famiglia non esistesse.<br />

Non aggiungo altro, perché lo sapete meglio di me.<br />

Seconda questione: credo che nel documento il problema della<br />

scuola sia stato affrontato in modo troppo sbrigativo. Nel dibattito è<br />

stato sottolineato parecchie volte, il tema è stato molto arricchito.<br />

Aggiungo solamente che noi non siamo né studenti, né il sindacato dei<br />

precari. Bisogna trattare il problema per la funzione che la scuola svolge<br />

nella società.<br />

Terzo. Non possiamo non dedicare una parte del documento alla<br />

lotta contro il revisionismo. Dal <strong>Congresso</strong> deve uscire una richiesta,<br />

un invito, un appello ai nostri amici storici a riprendere con vigore il<br />

dibattito e la ricerca. Non è possibile lasciare spazio a orientamenti<br />

che da “revisione storica” si trasformano in “revisione politica”. Tutti<br />

possiamo combattere questi atteggiamenti, è vero, ma meglio possono<br />

farlo gli studiosi, riportando al centro della questione la verità storica.<br />

Ancora un problema. Il lavoro dell’Associazione poggia molto<br />

sugli Istituti della Resistenza diffusi sul territorio. Dobbiamo dire in<br />

questo <strong>Congresso</strong> che quei centri vanno rafforzati e finanziati. Quando<br />

andiamo nelle scuole, noi Partigiani portiamo una testimonianza, non<br />

facciamo una lezione. Quella devono farla gli insegnanti di storia, illustrata<br />

dalla nostra personale esperienza che serve a dare vita e sostegno<br />

ai concetti.<br />

Perdonate la presunzione, ma credo che abbiamo abbandonato<br />

troppo presto l’obiettivo che la storia del Novecento fosse realmente<br />

insegnata nelle scuole.<br />

Questo compito non può essere lasciato alla volontà di qualche<br />

professore benemerito. Dobbiamo affrontare questo tema con i parlamentari<br />

che, come noi, credono nel significato della Resistenza.<br />

Per comprendere il senso di concetti come la democrazia e i diritti,<br />

il valore della Costituzione, bisogna che i nostri giovani sappiano<br />

cosa è stata la dittatura. E quanto è stato importante il balzo in avanti<br />

che il Paese ha compiuto.<br />

Credo che stiamo percorrendo la strada giusta. La nostra regola per<br />

il futuro è continuare a essere un’Associazione autonoma, nella quale<br />

si trovino a proprio agio tutti quelli che condividono i nostri obiettivi.

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