Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA Aude Pacchioni ANPI Modena TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Nel corso di questo 15° Congresso e, prima, mentre lo preparavamo, abbiamo riflettuto molto, nella nostra Provincia, sui contenuti del documento che è alla base del dibattito. È stata davvero un’intuizione interessante quella del Comitato Nazionale di preparare il dibattito con un documento. Poi, nel corso della discussione si stanno notando delle pecche ma, emendato, sarà certamente migliorato prima della fine dell’assise. Il nostro non è un Congresso soltanto sui valori della Resistenza, su ciò che ha significato, su quello che può ancora significare. L’Associazione ha voluto assumere una posizione politica autonoma molto precisa, e lo ha fatto nel precedente Congresso decidendo di aprire agli antifascisti di ogni generazione. Una decisione importante e giusta, anche se a volte ho la sensazione che lo si manifesti a parole, ma poi l’Associazione, nei fatti, resti quella della tradizione. Guardando questa Assemblea, i direttivi Provinciali e delle Sezioni, i nostri iscritti, invece, credo di poter dire che grazie all’esperienza maturata l’Associazione è realmente cambiata. Non è casuale, abbiamo lavorato bene, adesso bisogna continuare, vincendo alcune resistenze che ancora esistono. Non è scontato che questo percorso continui sull’onda del successo. Dobbiamo esserne consapevoli, perché le difficoltà ci sono. Perché abbiamo esperienze formative diverse, perché su determinati problemi la pensiamo in maniera diversa. Quindi l’amalgama è più difficile e bisogna perseverare. Nel documento esistono alcune mancanze che dobbiamo colmare. Perché la versione emendata – non solo la risoluzione finale – dovrà essere la guida per il lavoro del prossimo futuro. Non è che una volta terminato il Congresso possiamo accantonare quelle indicazioni e parlar d’altro. Ad esempio, credo che il documento debba essere emendato – e hanno fatto bene le compagne e amiche del coordinamento femminile a sottolinearlo – sul lavoro delle donne. Non è pensabile affrontare un qualsiasi argomento senza rendersi conto che la società è fatta di uomini e di donne, con una sensibilità, un modo di sentire, lavorare, operare, diversi. Parliamo del lavoro, dei servizi, degli orari. 129
SEDUTA DI APERTURA 130 SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Anche per quanto riguarda il lavoro nell’Associazione: abbiamo anziani, abbiamo uomini e donne, non possiamo continuare, come succede spesso, anche per gli impegni istituzionali, a fissare gli orari come se fossimo tutti maschi, come se il lavoro in famiglia non esistesse. Non aggiungo altro, perché lo sapete meglio di me. Seconda questione: credo che nel documento il problema della scuola sia stato affrontato in modo troppo sbrigativo. Nel dibattito è stato sottolineato parecchie volte, il tema è stato molto arricchito. Aggiungo solamente che noi non siamo né studenti, né il sindacato dei precari. Bisogna trattare il problema per la funzione che la scuola svolge nella società. Terzo. Non possiamo non dedicare una parte del documento alla lotta contro il revisionismo. Dal Congresso deve uscire una richiesta, un invito, un appello ai nostri amici storici a riprendere con vigore il dibattito e la ricerca. Non è possibile lasciare spazio a orientamenti che da “revisione storica” si trasformano in “revisione politica”. Tutti possiamo combattere questi atteggiamenti, è vero, ma meglio possono farlo gli studiosi, riportando al centro della questione la verità storica. Ancora un problema. Il lavoro dell’Associazione poggia molto sugli Istituti della Resistenza diffusi sul territorio. Dobbiamo dire in questo Congresso che quei centri vanno rafforzati e finanziati. Quando andiamo nelle scuole, noi Partigiani portiamo una testimonianza, non facciamo una lezione. Quella devono farla gli insegnanti di storia, illustrata dalla nostra personale esperienza che serve a dare vita e sostegno ai concetti. Perdonate la presunzione, ma credo che abbiamo abbandonato troppo presto l’obiettivo che la storia del Novecento fosse realmente insegnata nelle scuole. Questo compito non può essere lasciato alla volontà di qualche professore benemerito. Dobbiamo affrontare questo tema con i parlamentari che, come noi, credono nel significato della Resistenza. Per comprendere il senso di concetti come la democrazia e i diritti, il valore della Costituzione, bisogna che i nostri giovani sappiano cosa è stata la dittatura. E quanto è stato importante il balzo in avanti che il Paese ha compiuto. Credo che stiamo percorrendo la strada giusta. La nostra regola per il futuro è continuare a essere un’Associazione autonoma, nella quale si trovino a proprio agio tutti quelli che condividono i nostri obiettivi.
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interessante quella del Comitato <strong>Nazionale</strong> di preparare il dibattito con<br />
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Il nostro non è un <strong>Congresso</strong> soltanto sui valori della Resistenza,<br />
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