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Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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SEDUTA DI<br />

APERTURA<br />

SECONDA<br />

SEDUTA<br />

TERZA<br />

SEDUTA<br />

QUARTA<br />

SEDUTA<br />

QUINTA<br />

SEDUTA<br />

SESTA<br />

SEDUTA<br />

una corretta informazione, ad attaccare i diritti fondamentali dei lavoratori<br />

e dei cittadini, a sminuire i poteri del Parlamento, a non rispettare<br />

l’autonomia e la separazione dei poteri dello Stato, a creare continuamente<br />

rotture e contrapposizioni nel Paese e, anziché favorire la<br />

convivenza civile, a incentivare comportamenti e fenomeni razzisti.<br />

Il <strong>Congresso</strong> dell’ANPI si colloca all’avvio delle celebrazioni del<br />

150° dell’Unità che il popolo italiano, nonostante il boicottaggio attuato<br />

dalle forze di governo, ha commemorato con grande partecipazione<br />

accanto al Presidente della Repubblica. La nascita della nostra nazione<br />

ha rappresentato centocinquanta anni fa un salto di qualità straordinario<br />

dell’Italia intera che entrava nell’Europa moderna.<br />

L’Unità del Paese venne realizzata dai ceti più progressisti che<br />

sconfissero i conservatori. Tuttavia fu ben chiaro chi aveva prevalso tra<br />

i vincitori: i liberali moderati sui repubblicani democratici. Il processo<br />

di Unità fu una grande rivoluzione istituzionale, sette stati che divennero<br />

uno. Dal punto di vista sociale, invece, cambiò ben poco poiché il<br />

patto tra le classi dirigenti italiane, con il contributo e la supervisione<br />

dei maggiori Paesi d’Europa, prevedeva che l’unificazione avvenisse<br />

senza modificare i rapporti sociali esistenti, in particolare nelle campagne.<br />

Lo Stato unitario venne realizzato tra grandi tensioni e notevoli<br />

contraddizioni che non possono essere sottaciute: dalla questione meridionale,<br />

esplosa e mai più risolta, al nodo delle grandi masse popolari<br />

tenute fuori dallo Stato. Furono escluse in particolare le donne alle<br />

quali il diritto di voto non venne riconosciuto fino al 2 giugno 1946.<br />

Troppi problemi irrisolti resero fragile la nostra democrazia, precipitata<br />

nella dittatura fascista dopo la conclusione del Primo conflitto mondiale.<br />

Pur consapevole dei limiti della politica post-unitaria, il movimento<br />

democratico non ha mai messo in discussione l’Unità nazionale,<br />

sempre considerata un valore. L’ANPI ne ha fatto uno dei suoi tratti<br />

distintivi e si pone oggi più che mai l’obiettivo di come salvarla dalle<br />

pesanti scosse e tensioni politiche, economiche e culturali condotte<br />

soprattutto da un governo demagogo e populista, incapace di guidare<br />

l’Italia.<br />

È con questa consapevolezza che, messa in discussione una seconda<br />

volta l’unità nazionale, precipitati per colpa del fascismo nel dramma<br />

della Seconda guerra mondiale, in un Paese occupato da eserciti<br />

stranieri contrapposti e diviso tra una monarchia poco amata, uno stato<br />

fantoccio “repubblichino”, una Sicilia governata dall’Ammini-<br />

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