Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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15.06.2013 Views

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA compagne. Saremmo felicissimi se ognuna di loro ne portasse una copia con sé a testimonianza della nostra scelta. Qualcuno dei “grandi” storici che spesso si esibiscono in disquisizioni nei convegni ha avuto il coraggio di affermare, non molto tempo fa, che la “questione meridionale” è un’invenzione culturale di Antonio Gramsci. No, la questione meridionale esisterà finché l’Italia, unita grazie alla Resistenza, non lo sarà anche economicamente e sotto tutti i punti di vista. Finché nel Meridione il 30% dei giovani sarà disoccupato, l’unità d’Italia non sarà mai compiuta. Ieri era accanto a me il Presidente Ricci e mi ha confessato che lui ha lasciato metà del suo cuore a Portella della Ginestra. Ecco, a Portella – scusate la commozione – dopo 63 anni, abbiamo sentito il palpito dell’emozione perché la Resistenza italiana è tornata in quello storico luogo. Il compagno Ricci, mentre il giovane leggeva la sua relazione, teneva stretta la mia mano e, in quel momento, avrei voluto donare a lui la luce dei miei occhi per vedere quanto eravamo felici e contenti di avere un Presidente come lui. Continua, compagno, in qualunque ruolo, a darci la tua intelligenza e il tuo amore. Grazie. Carlo Ghezzi Presidente Fondazione Giuseppe Di Vittorio Compagni e amici, nelle ultime settimane il Nordafrica è in ebollizione: gli esiti dei sommovimenti in atto nei Paesi che si affacciano nel Mediterraneo e dell’anelito a una maggior libertà sono in larga parte imprevedibili. Occorre giungere al più presto a far tacere le armi, a soluzioni concordate che tutelino le popolazioni civili, a fare avanzare processi democratici e partecipativi. La crisi economica esplosa nel 2008 a causa di un processo di globalizzazione caotico e distorto è ancora in corso, mentre seguitano a rimanere senza risposte adeguate l’esigenza di regole, trasparenza e un corretto ruolo degli Stati, come la possibilità di costruire uno sviluppo ambientale compatibilmente accompagnato da sistemi di protezione sociale universali e solidali, rimeditati in un’idea diversa di società, di economia, di mercato. Per conseguire questi obiettivi non ci si può chiudere nel proprio Paese, serve un’Europa più forte quale soggetto politico e istituzionale 121

SEDUTA DI APERTURA 122 SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA unitario. Oggi, al contrario, essa è attraversata da preoccupanti divisioni. A fronte di queste sfide tutti debbono fare la propria parte: le istituzioni internazionali e nazionali, le forze politiche, sindacali, economiche e culturali. Anche l’ANPI, che con questo Congresso riconferma la propria grande e insostituibile funzione e assume compiti nuovi nel riproporre i valori della Resistenza e della Costituzione a tutto il popolo italiano. In una società che facilmente smarrisce la propria memoria e tende in modo preoccupante all’esclusione dei più deboli e dei diversi. Troppi vorrebbero dimenticare la storia del nostro Paese, troppi tentano di riscriverla, distorcerla, falsificarla. Senza coscienza del proprio passato si mette a repentaglio il futuro, rischiando di ricadere nei drammi dai quali faticosamente si era usciti. Dobbiamo riproporre la centralità del lavoro e delle idealità per le quali donne e uomini coraggiosi si sono battuti nella grande vicenda che è stata la Resistenza, nel nostro Paese e nel nostro continente. L’ANPI, con il suo straordinario prestigio morale, continua ad avere una funzione insostituibile nella società italiana. In tale quadro sono valide le vostre proposte tese a consolidare attorno all’Associazione un ampio schieramento di forze sindacali, sociali, culturali e popolari per divenire il luogo di incontro di tutti i democratici e gli antifascisti. Deve procedere con coraggio e determinazione anche il rinnovamento e il consolidamento dell’ANPI: puntando a raggiungere e superare l’obiettivo dei 200.000 iscritti, raccogliendo soprattutto le potenzialità del Mezzogiorno. Lo scorso Primo Maggio abbiamo organizzato una grande manifestazione a Portella della Ginestra, realizzando l’incontro tra le forze dell’antifascismo, quelle impegnate contro la mafia e quelle del lavoro. Il primo articolo della nostra Costituzione pone a fondamento della Repubblica democratica il lavoro. Ma se è privato del riconoscimento della sua dignità e dei suoi diritti, non si tratta del lavoro del quale parla la nostra Carta. È un’altra cosa: lo sappia Marchionne, e non solo lui. Il Governo in carica ignora la centralità del lavoro e la sua funzione sociale. Viviamo giorni preoccupanti per la mancanza di relazioni organiche, serie e proficue tra le parti sociali maggiormente rappresentative. Vi sono, purtroppo, ministri che vogliono cambiare il Primo articolo della Costituzione e ministri che vogliono stravolgere lo Statuto dei Lavoratori. Vi sono imprenditori che propongono di scambiare le opportunità di lavoro con i diritti costituzionali. Vi sono iniziative delle destre che puntano a svuotare la partecipazione, a limitare gli spazi di

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compagne. Saremmo felicissimi se ognuna di loro ne portasse una<br />

copia con sé a testimonianza della nostra scelta.<br />

Qualcuno dei “grandi” storici che spesso si esibiscono in disquisizioni<br />

nei convegni ha avuto il coraggio di affermare, non molto tempo<br />

fa, che la “questione meridionale” è un’invenzione culturale di Antonio<br />

Gramsci. No, la questione meridionale esisterà finché l’Italia, unita<br />

grazie alla Resistenza, non lo sarà anche economicamente e sotto tutti<br />

i punti di vista. Finché nel Meridione il 30% dei giovani sarà disoccupato,<br />

l’unità d’Italia non sarà mai compiuta.<br />

Ieri era accanto a me il Presidente Ricci e mi ha confessato che lui<br />

ha lasciato metà del suo cuore a Portella della Ginestra. Ecco, a Portella<br />

– scusate la commozione – dopo 63 anni, abbiamo sentito il palpito dell’emozione<br />

perché la Resistenza italiana è tornata in quello storico<br />

luogo. Il compagno Ricci, mentre il giovane leggeva la sua relazione,<br />

teneva stretta la mia mano e, in quel momento, avrei voluto donare a<br />

lui la luce dei miei occhi per vedere quanto eravamo felici e contenti di<br />

avere un Presidente come lui. Continua, compagno, in qualunque<br />

ruolo, a darci la tua intelligenza e il tuo amore. Grazie.<br />

Carlo Ghezzi<br />

Presidente Fondazione Giuseppe Di Vittorio<br />

Compagni e amici,<br />

nelle ultime settimane il Nordafrica è in ebollizione: gli esiti dei sommovimenti<br />

in atto nei Paesi che si affacciano nel Mediterraneo e dell’anelito<br />

a una maggior libertà sono in larga parte imprevedibili.<br />

Occorre giungere al più presto a far tacere le armi, a soluzioni concordate<br />

che tutelino le popolazioni civili, a fare avanzare processi democratici<br />

e partecipativi.<br />

La crisi economica esplosa nel 2008 a causa di un processo di globalizzazione<br />

caotico e distorto è ancora in corso, mentre seguitano a<br />

rimanere senza risposte adeguate l’esigenza di regole, trasparenza e un<br />

corretto ruolo degli Stati, come la possibilità di costruire uno sviluppo<br />

ambientale compatibilmente accompagnato da sistemi di protezione<br />

sociale universali e solidali, rimeditati in un’idea diversa di società, di<br />

economia, di mercato.<br />

Per conseguire questi obiettivi non ci si può chiudere nel proprio<br />

Paese, serve un’Europa più forte quale soggetto politico e istituzionale<br />

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