Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi

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15.06.2013 Views

SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA all’attenzione. Invece essa custodisce un profondo senso di eticità, non solo per il lavoro. Sotto ogni profilo: se non c’è dignità non c’è moralità, non c’è etica, non c’è libertà. Dobbiamo rivalutare queste parole importanti, e reagire a ogni tentativo di distorcerne il senso. Pensate all’operazione compiuta in questi anni a proposito della giustizia. Al “garantismo” si è attribuito un contenuto che sa di difesa dal processo più che nel processo; al “giustizialismo” si sono attribuite tutte le responsabilità di una giustizia che funziona poco e male, deformando persino il vero significato del termine. E spesso si è creata confusione tra “giustizia” e “magistrati”, per dare l’impressione che il malfunzionamento dipenda da essi, dalle loro inadempienze e faziosità, dai loro progetti politici, mentre la giustizia, di per sé, potrebbe funzionare e corrispondere a ciò che è scritto nelle aule (“la giustizia è uguale per tutti”). Si è voluto giocare sulle parole, sul linguaggio, per evitare di affrontare i veri problemi di una giustizia troppo lenta e inadeguata. Peraltro, i governi tutto hanno fatto fuorché adottare provvedimenti seri di accelerazione, riorganizzazione e semplificazione. Va a finire che il cittadino, sentendo parlare di “metastasi” a proposito dei Magistrati, li identifica come il male della giustizia e pensa che mettendo loro il bavaglio o sottoponendoli a una disciplina ferrea e autoritaria si risolverebbero tutti i problemi del cittadino di fronte alla macchina giudiziaria. Tutto viene deformato, anche nell’opinione comune, e si cerca di far passare progetti non risolutivi per i problemi della giustizia, ma punitivi nei confronti dei Magistrati. Tra le tante sfide che ci aspettano ho voluto sottolineare le più rilevanti, sulle quali il Congresso spero dirà una parola veramente definitiva. Bianca Braccitorsi ANPI Roma Trovo questo Congresso estremamente interessante e bello. Le persone sul palco non affermano tutte le stesse cose – giustamente, altrimenti non ci sarebbe bisogno di un congresso – e ognuno porta un contributo critico ma positivo (due termini non necessariamente contrapposti). Non credo ci siano nemmeno due schieramenti contrapposti, quello dei vecchi e quello dei giovani. Da non più giovane quale sono, mi sono ritrovata molto negli interventi di giovani e giovanissimi, meno su alcuni di persone della mia età. La stessa sensazione credo valga per 111

SEDUTA DI APERTURA 112 SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Massimo Rendina – se posso permettermi – visto che il suo discorso è stato apprezzato e ripreso con grande forza dai giovani. Penso che all’ANPI spetti oggi un grande ruolo, ma non quello di raccogliere chi, a torto o a ragione, abbandona un partito politico, un sindacato, o uno schieramento. Anche perché i partiti politici sono oggi più che mai necessari. Devono affrontare, però, con coraggio il loro ruolo e scegliere la loro parte. Di partiti che “vanno bene a tutti” ce n’è stato uno, ho anni a sufficienza per ricordarmelo. Poi però c’erano i proletari che dovevano accontentarsi di fare guerre non nostre per dieci soldi di più, esattamente come adesso, per qualche migliaio di euro. E c’erano i padroni ai quali era riservato rispetto, aiuto, appoggio. In caso di crisi si tagliavano i salari, ma gli introiti dei padroni non bisognava toccarli. Anzi, semmai, dovevano crescere. Oggi è la stessa cosa. Credo sia da rivisitare e rivedere la Resistenza, anche per metterla in salvo dal revisionismo infame al quale, purtroppo, hanno ceduto anche elementi non di destra. Ma occorre rileggere e ristudiare anche il fascismo: allora ci renderemmo conto che la proposta di Marchionne è la stessa delle corporazioni fasciste; che l’attacco alla Magistratura è lo stesso che portò ai giudici in camicia nera del Tribunale Speciale in difesa dello Stato; così come la carta dei lavoratori portò a inserire lo sciopero tra i reati perseguibili d’ufficio. Sono questioni da riprendere perché il rischio non è soltanto di un generico attacco alla democrazia in crisi. Ci dobbiamo aspettare, magari in forme diverse e mascherate, un reale attacco del neofascismo che avanza. Il grande e importante ruolo dell’ANPI non credo sia quello di sostituirsi ad altri ma affrontare con forza tutti gli aspetti del presente. L’ANPI nasce dalla Resistenza e dai Partigiani. La prima cosa che i Partigiani dicevano era: “Questa sarà l’ultima guerra, non ce ne saranno più”. L’opposizione a qualsiasi guerra non di difesa – e non mi risulta che l’Esercito Italiano sia impegnato in conflitti a protezione dei nostri confini – è il primo dovere dell’ANPI. Quando parliamo di difesa della dignità dobbiamo avere presente che la prima dignità da difendere è la libertà. È il diritto dei lavoratori a una paga equa, a non essere licenziati per ogni capriccio e volontà del padrone, a non essere sottoposti a qualsiasi angheria o ricatto. Questa è la prima dignità. Quella di un giovane è studiare e poi trovare lavoro. Non di tre mesi in tre mesi, un lavoro stabile, la garanzia di potersi costruire un futuro e una vita diversa. Senza dover essere considerato un ragazzo fino a 40 anni perché è ancora precario e vive a casa dei genitori.

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all’attenzione. Invece essa custodisce un profondo senso di eticità, non<br />

solo per il lavoro. Sotto ogni profilo: se non c’è dignità non c’è moralità,<br />

non c’è etica, non c’è libertà. Dobbiamo rivalutare queste parole<br />

importanti, e reagire a ogni tentativo di distorcerne il senso.<br />

Pensate all’operazione compiuta in questi anni a proposito della<br />

giustizia. Al “garantismo” si è attribuito un contenuto che sa di difesa<br />

dal processo più che nel processo; al “giustizialismo” si sono attribuite<br />

tutte le responsabilità di una giustizia che funziona poco e male, deformando<br />

persino il vero significato del termine. E spesso si è creata confusione<br />

tra “giustizia” e “magistrati”, per dare l’impressione che il malfunzionamento<br />

dipenda da essi, dalle loro inadempienze e faziosità, dai<br />

loro progetti politici, mentre la giustizia, di per sé, potrebbe funzionare<br />

e corrispondere a ciò che è scritto nelle aule (“la giustizia è uguale<br />

per tutti”). Si è voluto giocare sulle parole, sul linguaggio, per evitare<br />

di affrontare i veri problemi di una giustizia troppo lenta e inadeguata.<br />

Peraltro, i governi tutto hanno fatto fuorché adottare provvedimenti seri<br />

di accelerazione, riorganizzazione e semplificazione. Va a finire che il<br />

cittadino, sentendo parlare di “metastasi” a proposito dei Magistrati, li<br />

identifica come il male della giustizia e pensa che mettendo loro il<br />

bavaglio o sottoponendoli a una disciplina ferrea e autoritaria si risolverebbero<br />

tutti i problemi del cittadino di fronte alla macchina giudiziaria.<br />

Tutto viene deformato, anche nell’opinione comune, e si cerca<br />

di far passare progetti non risolutivi per i problemi della giustizia, ma<br />

punitivi nei confronti dei Magistrati.<br />

Tra le tante sfide che ci aspettano ho voluto sottolineare le più rilevanti,<br />

sulle quali il <strong>Congresso</strong> spero dirà una parola veramente definitiva.<br />

Bianca Braccitorsi<br />

ANPI Roma<br />

Trovo questo <strong>Congresso</strong> estremamente interessante e bello. Le persone<br />

sul palco non affermano tutte le stesse cose – giustamente, altrimenti<br />

non ci sarebbe bisogno di un congresso – e ognuno porta un contributo<br />

critico ma positivo (due termini non necessariamente contrapposti).<br />

Non credo ci siano nemmeno due schieramenti contrapposti, quello<br />

dei vecchi e quello dei giovani. Da non più giovane quale sono, mi<br />

sono ritrovata molto negli interventi di giovani e giovanissimi, meno su<br />

alcuni di persone della mia età. La stessa sensazione credo valga per<br />

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