Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi Atti 15° Congresso Nazionale - Anpi
SEDUTA DI APERTURA SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA Sul tema della difesa della dignità – così forte nel codice genetico dell’ANPI e nella sua storia, come hanno testimoniato le partigiane e i partigiani intervenuti – come condizione della cittadinanza di uomini e donne, del diritto del lavoro, del diritto al futuro, credo si possano creare nuove prospettive e nuove possibilità di azione. La consapevolezza e il senso di dignità che le donne hanno portato in piazza in questi mesi va molto al di là della rappresentazione fornita dai media. Il problema non sta nelle abitudini più o meno perverse o nei comportamenti immorali di una parte dei politici. Il tema sollevato con forza è la mercificazione della rappresentazione delle donne, nel confronto con i problemi veri che le donne hanno. In Italia il 45% non lavora, 127 donne sono state uccise nel 2010 in ragione del semplice fatto di essere donne. E nella stragrande maggioranza dei casi, purtroppo, non per strada ma nelle loro famiglie. Non vedere questi problemi non è un problema delle donne, è un problema della democrazia. Credo che l’ANPI, per le donne, possa essere veramente un interlocutore potente per costruire nuovi percorsi di dignità. Pietrangelo Pettenò ANPI Venezia Compagne e compagni, Partigiani e antifascisti, voglio ringraziare i compagni di Venezia che mi hanno consentito di fare questa mia prima esperienza al Congresso dell’ANPI nazionale. Oltre a essere iscritto alla Sezione di Mestre, faccio anche parte della “casta”: sono Consigliere regionale del Veneto e in questa veste ho lavorato tentando di fare il meglio possibile. Nell’attuale legislatura, il Consiglio regionale è formato da 39 esponenti del centrodestra su un totale di 60, 18 del PdL e 21 in camicia o fazzoletto verde. In un simile contesto – grazie anche alla grande sensibilità di associazioni, Istituti storici della resistenza, Sezioni dell’ANPI – siamo riusciti a far approvare in pochi mesi, con soli cinque voti contrari, una legge che recita nel suo titolo “Norme in materia di promozione e valorizzazione del patrimonio storico e culturale dell’antifascismo e della resistenza”. Un riconoscimento dell’importanza di questi valori, se si è riusciti a farli diventare legge. Recentemente è nato un osservatorio sui tantissimi episodi di razzismo e xenofobia in Veneto. Giovani con il solo difetto di un abbiglia- 105
SEDUTA DI APERTURA 106 SECONDA SEDUTA TERZA SEDUTA QUARTA SEDUTA QUINTA SEDUTA SESTA SEDUTA mento alternativo sono stati aggrediti da gruppi di neofascisti. Due anni fa, Matteo è stato ucciso a botte a Verona, città governata da un sindaco con l’appoggio palese di Forza Nuova, con esponenti della destra più estrema che siedono nel Consiglio comunale. L’assessore regionale alla Pubblica Istruzione non fa mistero di difendere la repubblica di Salò, celebra la X Mas, finanzia opuscoli che strumentalizzano i tragici fatti delle foibe e l’esodo dei giuliano-dalmati. Ripeto, in questo contesto è ancora più importante il risultato che abbiamo ottenuto. Ci siamo riusciti non solo per la capacità delle istituzioni e il coinvolgimento dei colleghi, ma anche perché i valori dell’antifascismo e della Resistenza, anche in “questo” Veneto, sono ben presenti pure in quelli che oggi politicamente si schierano da un’altra parte, e soprattutto nei loro elettori. Questo lavoro era iniziato nella precedente legislatura con lo stanziamento di una piccola risorsa all’ANPI regionale per contribuire alla celebrazione della Giornata della Memoria e del Giorno del Ricordo nelle scuole. A partire dal 2009, sono state portate avanti decine di iniziative in tutto il Veneto ed è importante continuare in questa direzione. La lotta partigiana, la Resistenza, l’antifascismo sono i valori fondativi di questa democrazia. E non basta la memoria, serve l’agire politico e, in esso, la pratica quotidiana di questi ideali. Come diceva Massimo Rendina, occorre ridare dignità a questo Paese, ricostruire la democrazia. A partire dai diritti di giustizia sociale sanciti nella Costituzione, che le forze politiche hanno un po’ dimenticato. Nel Veneto ci sono stati i moti del 1848, ci sono stati grandi pensatori e condottieri che volevano la costruzione di un Paese federato. Non serve citare Gramsci e cosa scrisse su quel Risorgimento. Oggi va ridato nuovo valore a quelle esperienze. Non ho nessun problema a sventolare il Tricolore, e farlo davanti ai leghisti ci ha dato un motivo di orgoglio in più. Ma non può bastare. Troppo poco si è fatto in queste celebrazioni del 150° per dire che è nella Carta Costituzionale, nata dalla resistenza al fascismo, che l’Italia ha trovato per la prima volta una unità vera, costruita da persone con orientamenti diversi. Non si sente dire tanto spesso quanto sarebbe necessario. Anzi, si ha fretta di cambiarla, e noi la dobbiamo difendere. L’assessore Donazzan, al quale facevo riferimento prima, approdato al PdL dopo una militanza nell’estrema destra, in queste settimane gira l’Italia per costituire i Comitati Patrioti Italiani con giovani neofa-
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fa, Matteo è stato ucciso a botte a Verona, città governata da un sindaco<br />
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più estrema che siedono nel Consiglio comunale. L’assessore regionale<br />
alla Pubblica Istruzione non fa mistero di difendere la repubblica di<br />
Salò, celebra la X Mas, finanzia opuscoli che strumentalizzano i tragici<br />
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Ripeto, in questo contesto è ancora più importante il risultato che<br />
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e della Resistenza, anche in “questo” Veneto, sono ben<br />
presenti pure in quelli che oggi politicamente si schierano da un’altra<br />
parte, e soprattutto nei loro elettori.<br />
Questo lavoro era iniziato nella precedente legislatura con lo stanziamento<br />
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nelle scuole. A partire dal 2009, sono state portate avanti decine di iniziative<br />
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La lotta partigiana, la Resistenza, l’antifascismo sono i valori fondativi<br />
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Massimo Rendina, occorre ridare dignità a questo Paese, ricostruire la<br />
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Nel Veneto ci sono stati i moti del 1848, ci sono stati grandi pensatori<br />
e condottieri che volevano la costruzione di un Paese federato. Non<br />
serve citare Gramsci e cosa scrisse su quel Risorgimento. Oggi va ridato<br />
nuovo valore a quelle esperienze. Non ho nessun problema a sventolare<br />
il Tricolore, e farlo davanti ai leghisti ci ha dato un motivo di<br />
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Troppo poco si è fatto in queste celebrazioni del 150° per dire che<br />
è nella Carta Costituzionale, nata dalla resistenza al fascismo, che<br />
l’Italia ha trovato per la prima volta una unità vera, costruita da persone<br />
con orientamenti diversi. Non si sente dire tanto spesso quanto<br />
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