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Cantarena - Altervista

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Questa guerra arriva (è infinita) nel / corpo del numero delle altre / guerre, già provate,<br />

e tutto il / mondo la conosce. ma il pane / saporosissimo, a toccarlo, le vostre / labbra –<br />

se sono sensibili – sentono il meglio / del pane, quindi la ricchezza. ai bambini, /<br />

armonia smettendo di difendere / sé con la superbia; ai bambini ancora: / il pane è<br />

desiderato nell’imminenza / della guerra; e questa cosa non porta / seme, i bambini non<br />

volano via.<br />

Questa poesia è stata scritta il primo giorno della seconda guerra contro l’Irak: prima<br />

come impromptu in francese, poi in due stesure italiane, che più tardi si sono<br />

sovrapposte. La traduzione è una rielaborazione, liberissima, a partire da un pre-testo<br />

che a sua volta aveva insieme libertà (l’istinto di ‘dire’) e necessità (è in francese perché<br />

doveva – e perché? – essere in francese; ed è chiaro che si tratta più di un dialetto o di<br />

un petèl che del francese dei francesi).<br />

La poesia è semplice, soprattutto nella prima mossa. Infatti doveva prendere una<br />

posizione pacifista adatta agli allievi della Scuola Media: senza schieramenti e<br />

aiutandoli a puntare l’attenzione sopra la fame di tutti. In maggio Aux enfants è stato il<br />

testo di un’installazione di Francesca Vitale (Roma, Libreria Odradek), intitolata I fiori<br />

blu, che montava, virate al blu, alcune immagini del Ghetto di Varsavia, applicate su<br />

blocchi di gommapiuma dello stesso colore.<br />

L’installazione era accompagnata da un carteggio a tre (Marco Giovenale, Francesca e<br />

io) e da una tazza con molliche di gommapiuma: la simulazione della saveur du pain. Il<br />

doppio testo ora fa parte di un poemetto (Sua biografia) che è entrato nell’Esperienza<br />

(La Finestra, Trento 2003), come ultima sezione. In questo libro, che si basa sulle voci<br />

(propria e degli altri) e sul rapporto tra fissità e moto (“Proprio dell’uomo è il riposo e lo<br />

slancio” ne è l’incipit, di Alessandra Greco), trova la sua collocazione finale. Al termine<br />

(?) della guerra resta la fame: in questo caso un brutto slancio è seguìto da un brutto<br />

riposo.<br />

*<br />

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