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Scarica l'edizione di Ottobre - Biblioteca di via Senato

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ottobre 2009 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 55<br />

non in Irlanda, e denaro buono per giunta, cosa che questo<br />

non è; e il proprietario che gli affitta la terra non sarà<br />

mai tanto allocco da accettare quella robaccia; sicché alla<br />

fine quel denaro si dovrà fermare da qualche parte, e dovunque<br />

si fermi sarà la stessa cosa, noi saremo rovinati».<br />

<br />

C’è molta esagerazione nel quadro catastrofico che<br />

Swift delinea, ma è chiaro che egli coglie l’occasione della<br />

«truffa» <strong>di</strong> Wood per rilanciare la battaglia iniziata col<br />

pamphlet sulle manifatture irlandesi spostando il <strong>di</strong>scorso<br />

– in un crescendo che culmina nella quarta lettera – sul<br />

piano politico: quello dove in questione è la «<strong>di</strong>pendenza»<br />

dell’Irlanda dall’Inghilterra. È questa <strong>di</strong>pendenza<br />

che Swift contesta – con accenti che susciteranno le riserve<br />

<strong>di</strong> alcuni fra i suoi compagni <strong>di</strong> lotta e che egli medesimo<br />

riconoscerà «incauti», attribuendoli alla «non sempre<br />

fortunata scelta del modo <strong>di</strong> esprimersi» del Drappiere:<br />

«Ho esaminato tutti gli Statuti Inglesi e Irlandesi sen-<br />

za trovare alcuna legge che <strong>di</strong>chiari che l’Irlanda <strong>di</strong>pende<br />

dall’Inghilterra più che l’Inghilterra dall’Irlanda».<br />

Il fatto che i due Paesi, dall’epoca <strong>di</strong> Enrico VIII in<br />

poi, abbiano avuto lo stesso re non significa che l’uno <strong>di</strong>penda<br />

dall’altro, anche se ripetutamente «i Parlamenti<br />

d’Inghilterra si sono arrogati il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> vincolare questo<br />

regno con leggi promulgate lì». È vero che per statuto le<br />

leggi promulgate dal Parlamento irlandese devono essere<br />

sottoposte all’approvazione della Corona inglese, ma<br />

basta questo a fare dell’Irlanda una colonia dell’Inghilterra?<br />

Il Drappiere ci tiene a proclamare la propria «lealtà»<br />

al re. Ma non è meno fermo nell’affermare la parità <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti<br />

dei due regni: «Gli Irlandesi non sono forse nati liberi<br />

come gli Inglesi? Quand’è che hanno perso il <strong>di</strong>ritto alla<br />

loro libertà?». Richiamandosi sia a William Molyneux,<br />

che già una trentina d’anni prima aveva riven<strong>di</strong>cato all’Irlanda<br />

lo status <strong>di</strong> «regno autonomo» (The Case of Ireland,<br />

1698), sia alla teoria lockiana del governo, il Drappiere ricorda<br />

ai suoi concitta<strong>di</strong>ni che, benché «nella pratica un-<br />

Da sinistra: Nicholas Garland, Una sterlina: una mela (il Cancelliere dello Scacchiere Nigel Lawson) cade in testa a Isaac<br />

Newton (raffigurato sulla banconota); <strong>di</strong>segno a penna su “The Daily Telegraph” del 13 novembre 1984, in séguito<br />

all’annuncio della fine del biglietto <strong>di</strong> 1 sterlina; John Law, Considérations sur le Commerce et sur l’Argent, Jean Neaulme, l’Aia<br />

1720 (ed. francese <strong>di</strong> Money and Trade, 1705): frontespizio. Milano, <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong>; Necessità, ed utilità de’ debiti,<br />

felice produzione <strong>di</strong> penna italiana, Graziosi, Venezia 1787: frontespizio. Milano, <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong>

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