Scarica l'edizione di Ottobre - Biblioteca di via Senato

Scarica l'edizione di Ottobre - Biblioteca di via Senato Scarica l'edizione di Ottobre - Biblioteca di via Senato

bibliotecadiviasenato.it
from bibliotecadiviasenato.it More from this publisher
15.06.2013 Views

54 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2009 Oxford, in Georg Braun, Frans Hogenberg, Civitates Orbis Terrarum, 1572-1617: particolare tervenire nell’affaire dalle stesse autorità irlandesi, memori della battaglia che solo pochi anni prima Swift aveva condotto in difesa dell’artigianato irlandese proponendo il boicottaggio dei tessuti importati dall’Inghilterra (A Proposal for the Universal Use of Irish Manufacture, 1720). Da qui originano le Lettere del Drappiere che Swift scrisse fra la primavera del ’24 e l’estate del ’25. Lettere la cui diffusione e il cui successo furono enormi: a esse si deve se il governo di Londra, dopo avere tentato di neutralizzare il Drappiere arrestando il tipografo che aveva stampato le Lettere e offrendo un premio di trecento sterline a chi avesse rivelato l’identità dell’autore, sarà alla fine costretto a fare marcia indietro revocando a Wood la sua licenza. Nel loro insieme, le Lettere (cinque pubblicate più altre due scritte ma inedite fino al 1735, quando vennero incluse nel quarto volume delle Opere complete di Swift) costituiscono la più appassionata e argomentata difesa che Swift abbia fatto dell’Irlanda e dei suoi diritti non solo economici, e un veemente atto d’accusa (superato solo dai toni sarcastici e disperati della Modesta proposta, 1729) dell’oppressione e dello sfruttamento esercitati dall’Inghilterra nei confronti della «nazione» irlandese. L’aspetto paradossale di questa vicenda è che Swift, benché di origini anglo-irlandesi, aveva sempre disprezzato l’Irlanda e, una volta relegato a Dublino come Decano della cattedrale di San Patrizio (1715), aveva patito il proprio «esilio» come una catastrofe personale, che non solo poneva fine a tutte le sue ambizioni di carriera ecclesiastica, ma lo tagliava fuori dalla vita letteraria e artistica (oltre che politica) della capitale condannandolo a vivere – e morire – in Irlanda «come un topo preso in trappola». Tuttavia, proprio da questa condizione di emarginazione sarebbe nato un nuovo sentimento di identificazione col popolo irlandese, le cui miserabili condizioni avrebbero provocato la sua «indignazione», «rabbia» e «risentimento» per il «mortificante spettacolo di schiavitù, stupidità e bassezza che mi circonda» (come si sarebbe espresso in una lettera all’amico Pope di qualche anno dopo), come scrive in numerosi opuscoli che fra il ’20 e il ’33, fra cui appunto le Lettere del Drappiere. In primo piano, certo, oltre alla denuncia del fraudolento tornaconto di Wood, c’è – lettera dopo lettera – la puntigliosa elencazione delle conseguenze che l’introduzione del mezzo penny avrà sull’economia irlandese: aumento dei prezzi, scomparsa della moneta buona (d’oro e d’argento), tensioni sociali, miseria, fame… Qui Swift non fa che riprendere con un linguaggio semplice, arricchendoli di esempi adatti al pubblico al quale si rivolgeva, gli argomenti già messi avanti da quanti prima di lui si erano opposti alla nuova moneta. Per esempio: «Se un soldato semplice andrà al mercato o alla taverna e vorrà pagare con questo denaro e se lo vedrà rifiutare, allora potrà diventare violento e fare il gradasso e minacciare di colpire il macellaio o l’ostessa, o potrà magari prendere le merci con la forza buttandogli là i suoi mezzi penny. In questo e in simili casi, i bottegai, gli osti e tutti i commercianti, se dovranno essere pagati col denaro di Wood, non avranno altra scelta che chiedere un prezzo maggiorato di dieci volte: così per un quarto di birra ci vorranno venti pence di quel denaro, e così sarà per tutto il resto. Supponete di andare in una taverna con quel denaro di scarso valore e che il padrone vi dia un quarto di birra per quattro di questi mezzi penny. Che succede all’oste? Che il birraio suo fornitore non vorrà essere pagato con quel denaro, e anche se fosse tanto sciocco da prenderlo, gli agricoltori non lo vorrebbero certo in pagamento del loro orzo, perché per contratto devono pagare l’affitto della terra con denaro di conio regolare in Inghilterra,

ottobre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 55 non in Irlanda, e denaro buono per giunta, cosa che questo non è; e il proprietario che gli affitta la terra non sarà mai tanto allocco da accettare quella robaccia; sicché alla fine quel denaro si dovrà fermare da qualche parte, e dovunque si fermi sarà la stessa cosa, noi saremo rovinati». C’è molta esagerazione nel quadro catastrofico che Swift delinea, ma è chiaro che egli coglie l’occasione della «truffa» di Wood per rilanciare la battaglia iniziata col pamphlet sulle manifatture irlandesi spostando il discorso – in un crescendo che culmina nella quarta lettera – sul piano politico: quello dove in questione è la «dipendenza» dell’Irlanda dall’Inghilterra. È questa dipendenza che Swift contesta – con accenti che susciteranno le riserve di alcuni fra i suoi compagni di lotta e che egli medesimo riconoscerà «incauti», attribuendoli alla «non sempre fortunata scelta del modo di esprimersi» del Drappiere: «Ho esaminato tutti gli Statuti Inglesi e Irlandesi sen- za trovare alcuna legge che dichiari che l’Irlanda dipende dall’Inghilterra più che l’Inghilterra dall’Irlanda». Il fatto che i due Paesi, dall’epoca di Enrico VIII in poi, abbiano avuto lo stesso re non significa che l’uno dipenda dall’altro, anche se ripetutamente «i Parlamenti d’Inghilterra si sono arrogati il diritto di vincolare questo regno con leggi promulgate lì». È vero che per statuto le leggi promulgate dal Parlamento irlandese devono essere sottoposte all’approvazione della Corona inglese, ma basta questo a fare dell’Irlanda una colonia dell’Inghilterra? Il Drappiere ci tiene a proclamare la propria «lealtà» al re. Ma non è meno fermo nell’affermare la parità di diritti dei due regni: «Gli Irlandesi non sono forse nati liberi come gli Inglesi? Quand’è che hanno perso il diritto alla loro libertà?». Richiamandosi sia a William Molyneux, che già una trentina d’anni prima aveva rivendicato all’Irlanda lo status di «regno autonomo» (The Case of Ireland, 1698), sia alla teoria lockiana del governo, il Drappiere ricorda ai suoi concittadini che, benché «nella pratica un- Da sinistra: Nicholas Garland, Una sterlina: una mela (il Cancelliere dello Scacchiere Nigel Lawson) cade in testa a Isaac Newton (raffigurato sulla banconota); disegno a penna su “The Daily Telegraph” del 13 novembre 1984, in séguito all’annuncio della fine del biglietto di 1 sterlina; John Law, Considérations sur le Commerce et sur l’Argent, Jean Neaulme, l’Aia 1720 (ed. francese di Money and Trade, 1705): frontespizio. Milano, Biblioteca di via Senato; Necessità, ed utilità de’ debiti, felice produzione di penna italiana, Graziosi, Venezia 1787: frontespizio. Milano, Biblioteca di via Senato

54 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – ottobre 2009<br />

Oxford, in Georg Braun, Frans Hogenberg, Civitates Orbis<br />

Terrarum, 1572-1617: particolare<br />

tervenire nell’affaire dalle stesse autorità irlandesi, memori<br />

della battaglia che solo pochi anni prima Swift aveva<br />

condotto in <strong>di</strong>fesa dell’artigianato irlandese proponendo<br />

il boicottaggio dei tessuti importati dall’Inghilterra (A<br />

Proposal for the Universal Use of Irish Manufacture, 1720).<br />

Da qui originano le Lettere del Drappiere che Swift scrisse<br />

fra la primavera del ’24 e l’estate del ’25. Lettere la cui <strong>di</strong>ffusione<br />

e il cui successo furono enormi: a esse si deve se il<br />

governo <strong>di</strong> Londra, dopo avere tentato <strong>di</strong> neutralizzare il<br />

Drappiere arrestando il tipografo che aveva stampato le<br />

Lettere e offrendo un premio <strong>di</strong> trecento sterline a chi<br />

avesse rivelato l’identità dell’autore, sarà alla fine costretto<br />

a fare marcia in<strong>di</strong>etro revocando a Wood la sua licenza.<br />

<br />

Nel loro insieme, le Lettere (cinque pubblicate più<br />

altre due scritte ma ine<strong>di</strong>te fino al 1735, quando vennero<br />

incluse nel quarto volume delle Opere complete <strong>di</strong> Swift)<br />

costituiscono la più appassionata e argomentata <strong>di</strong>fesa<br />

che Swift abbia fatto dell’Irlanda e dei suoi <strong>di</strong>ritti non solo<br />

economici, e un veemente atto d’accusa (superato solo<br />

dai toni sarcastici e <strong>di</strong>sperati della Modesta proposta, 1729)<br />

dell’oppressione e dello sfruttamento esercitati dall’Inghilterra<br />

nei confronti della «nazione» irlandese.<br />

L’aspetto paradossale <strong>di</strong> questa vicenda è che Swift,<br />

benché <strong>di</strong> origini anglo-irlandesi, aveva sempre <strong>di</strong>sprezzato<br />

l’Irlanda e, una volta relegato a Dublino come Decano<br />

della cattedrale <strong>di</strong> San Patrizio (1715), aveva patito il<br />

proprio «esilio» come una catastrofe personale, che non<br />

solo poneva fine a tutte le sue ambizioni <strong>di</strong> carriera ecclesiastica,<br />

ma lo tagliava fuori dalla vita letteraria e artistica<br />

(oltre che politica) della capitale condannandolo a vivere<br />

– e morire – in Irlanda «come un topo preso in trappola».<br />

Tutta<strong>via</strong>, proprio da questa con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> emarginazione<br />

sarebbe nato un nuovo sentimento <strong>di</strong> identificazione col<br />

popolo irlandese, le cui miserabili con<strong>di</strong>zioni avrebbero<br />

provocato la sua «in<strong>di</strong>gnazione», «rabbia» e «risentimento»<br />

per il «mortificante spettacolo <strong>di</strong> schiavitù, stupi<strong>di</strong>tà<br />

e bassezza che mi circonda» (come si sarebbe<br />

espresso in una lettera all’amico Pope <strong>di</strong> qualche anno<br />

dopo), come scrive in numerosi opuscoli che fra il ’20 e il<br />

’33, fra cui appunto le Lettere del Drappiere.<br />

In primo piano, certo, oltre alla denuncia del fraudolento<br />

tornaconto <strong>di</strong> Wood, c’è – lettera dopo lettera –<br />

la puntigliosa elencazione delle conseguenze che l’introduzione<br />

del mezzo penny avrà sull’economia irlandese:<br />

aumento dei prezzi, scomparsa della moneta buona (d’oro<br />

e d’argento), tensioni sociali, miseria, fame… Qui<br />

Swift non fa che riprendere con un linguaggio semplice,<br />

arricchendoli <strong>di</strong> esempi adatti al pubblico al quale si rivolgeva,<br />

gli argomenti già messi avanti da quanti prima <strong>di</strong> lui<br />

si erano opposti alla nuova moneta. Per esempio:<br />

«Se un soldato semplice andrà al mercato o alla taverna<br />

e vorrà pagare con questo denaro e se lo vedrà rifiutare,<br />

allora potrà <strong>di</strong>ventare violento e fare il gradasso e<br />

minacciare <strong>di</strong> colpire il macellaio o l’ostessa, o potrà magari<br />

prendere le merci con la forza buttandogli là i suoi<br />

mezzi penny. In questo e in simili casi, i bottegai, gli osti e<br />

tutti i commercianti, se dovranno essere pagati col denaro<br />

<strong>di</strong> Wood, non avranno altra scelta che chiedere un<br />

prezzo maggiorato <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci volte: così per un quarto <strong>di</strong><br />

birra ci vorranno venti pence <strong>di</strong> quel denaro, e così sarà<br />

per tutto il resto.<br />

Supponete <strong>di</strong> andare in una taverna con quel denaro<br />

<strong>di</strong> scarso valore e che il padrone vi <strong>di</strong>a un quarto <strong>di</strong> birra<br />

per quattro <strong>di</strong> questi mezzi penny. Che succede all’oste?<br />

Che il birraio suo fornitore non vorrà essere pagato con<br />

quel denaro, e anche se fosse tanto sciocco da prenderlo,<br />

gli agricoltori non lo vorrebbero certo in pagamento del<br />

loro orzo, perché per contratto devono pagare l’affitto<br />

della terra con denaro <strong>di</strong> conio regolare in Inghilterra,

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!