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26 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – ottobre 2009<br />
LE PAURE DEI BIBLIOFILI<br />
ANCHE PRIMA DEL DIGITALE<br />
Ra<strong>di</strong>o, televisione, cinema,<br />
computer sono stati visti in tempi<br />
recenti come la possibile causa della<br />
fine del libro, <strong>di</strong> tutti i libri. In realtà<br />
la preoccupazione è antica e i nemici,<br />
in<strong>di</strong>cati come possibili cause della loro<br />
estinzione, molteplici; già Riccardo<br />
de Bury nel 1344, nel suo Philobiblon,<br />
scriveva che i libri dovevano fuggire<br />
quello che secondo lui era il loro<br />
nemico tra<strong>di</strong>zionale, la donna, «bestia<br />
bipede» da fuggire «più della vipera e<br />
del basilisco». Probabilmente, si<br />
cominciò a parlare della fine dei libri già<br />
il giorno della loro invenzione. Tutta<strong>via</strong>,<br />
fortunatamente, i libri continuano a<br />
essere compagni sapienti e <strong>di</strong>screti della<br />
nostra vita.<br />
Questa preoccupazione è<br />
protagonista <strong>di</strong> tre racconti, ora tradotti<br />
per la prima volta in italiano, dello<br />
scrittore francese Louis Octave Uzanne<br />
[1852-1926], straor<strong>di</strong>nario poligrafo,<br />
narratore e raffinato saggista, fondatore<br />
e <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> riviste che hanno<br />
contribuito allo sviluppo della tipografia<br />
moderna e della bibliofilia, lui stesso<br />
bibliofilo tra i più accaniti. Sono tratti<br />
da Racconti per bibliofili, pubblicato a<br />
Parigi nel 1880 dalla Maison Quantin in<br />
un’e<strong>di</strong>zione per gli amanti del libro,<br />
illustrata in modo raffinato da Albert<br />
Robida [1848-1926], grande artista e<br />
narratore, inventore del celeberrimo<br />
personaggio <strong>di</strong> Saturnino Farandola.<br />
Uzanne e Robida furono, per la loro<br />
sensibilità ed eleganza, tra i principali<br />
promotori della <strong>di</strong>ffusione del libro<br />
illustrato in Francia nella seconda metà<br />
dell’Ottocento.<br />
Nel primo <strong>di</strong> questi racconti,<br />
L’ere<strong>di</strong>tà Sigismond, la vicenda si snoda<br />
come un dramma della gelosia, come<br />
“una storia <strong>di</strong> una inconciliabile rivalità”,<br />
dove la fine dei libri va intesa<br />
nell’accezione <strong>di</strong> un annientamento<br />
fisico, nella loro <strong>di</strong>struzione. Il secondo,<br />
La fine dei libri, narra <strong>di</strong> un convegno <strong>di</strong><br />
eru<strong>di</strong>ti bibliofili nel quale si immaginano<br />
SATIRA, PARODIE E CARICATURE DALLA PRIMA REPUBBLICA<br />
AI GIORNI NOSTRI: PER RIDERE, MA ANCHE RIFLETTERCI SU<br />
Si intitola<br />
“Satyricon.<br />
La satira politica<br />
in Italia” ed è la quinta<br />
e<strong>di</strong>zione dell’Almanacco<br />
Guanda (Milano 2009,<br />
pp.198, €23,00),<br />
<strong>di</strong>retto<br />
da Ranieri Polese.<br />
Il quale, per l’occasione,<br />
si chiede che significato<br />
possa ancora avere<br />
la satira, oggi e in<br />
Italia, insieme ai <strong>di</strong>eci<br />
vignettisti italiani<br />
per eccellenza (Altan,<br />
Bucchi, Disegni,<br />
Ellekappa, Forattini,<br />
Giannelli, Pericoli,<br />
Staino, Vauro, Vincino),<br />
messi a confronto con<br />
gli interventi <strong>di</strong><br />
Riccardo Barenghi,<br />
Marco Belpoliti, Gianni<br />
Bion<strong>di</strong>llo, Francesco<br />
Bonami, Carlo Alberto<br />
Brioschi, Clau<strong>di</strong>o<br />
Carabba, Oreste<br />
del Buono, Dario Fo,<br />
Giuseppe Genna, Marco<br />
Giusti, Luca<br />
Mastrantonio, Gianluca<br />
Morozzi, Luisa Pronzato,<br />
Alessandro Robecchi,<br />
Michele Serra<br />
e Stefania Ulivi.<br />
le estreme conseguenze dell’uso dei<br />
me<strong>di</strong>a che si stanno affermando in quel<br />
momento: dal teatrofono al fonografo,<br />
al kinetografo, per non parlare della<br />
fotografia che a quel tempo è già<br />
un’arte consolidata, tutte queste<br />
invenzioni sono temibili nemici e<br />
concorreranno alla <strong>di</strong>struzione delle<br />
biblioteche. L’ultimo, Polveriera e<br />
biblioteca, ambientato durante la<br />
grande rivoluzione, racconta <strong>di</strong> due frati<br />
<strong>di</strong>ventati “citta<strong>di</strong>ni” che assistono<br />
impotenti all’installazione <strong>di</strong> una<br />
polveriera sotto i locali della loro<br />
abbazia e dell’annessa biblioteca: facile<br />
immaginare quale sarà la fine dei libri.<br />
Octave Uzanne, La fine dei libri<br />
(a cura <strong>di</strong> Pino <strong>di</strong> Branco), testo<br />
francese a fronte. La Vita Felice<br />
(Collana “Liberilibri”, 5), Milano,<br />
2009, Pp.187, €10,50<br />
FIRENZE E I SUOI CAFFÉ<br />
LETTERARI, UNA STORIA<br />
Se è vero che è a Firenze<br />
che è nata la nostra letteratura, e forse<br />
non solo la nostra, e che poi, ancora<br />
lì, molto sempre si è fatto per rinnovarla<br />
e conservarla insieme, sovente<br />
mettendola a contatto e a confronto<br />
con le altre arti, la storia dei caffè<br />
letterari fiorentini, dei loro<br />
frequentatori, dei loro ambienti e delle<br />
loro mode, non può che affascinare<br />
ogni appassionato intellettuale.<br />
Ma il volume curato da Teresa Spignoli<br />
per i tipi <strong>di</strong> Polistampa, Caffé letterari<br />
a Firenze (2009, pp.112, €16,00) non è<br />
solo per addetti ai lavori, anzi, perché<br />
attraverso lo sguardo dei protagonisti<br />
delle <strong>di</strong>verse stagioni storiche,<br />
le immagini d’archivio e quelle<br />
del presente, racconta un’affascinante<br />
storia che dalla fine del Settecento