Scarica l'edizione di Ottobre - Biblioteca di via Senato
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ottobre 2009 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 23<br />
Da sinistra: Libro d’ore, olio, preparazione materica su tela e pagina da libro d’ore seicentesco, cm. 35x45 (2003);<br />
Libri sul cassettone, olio, preparazione materica su tela e frammento <strong>di</strong> salterio settecentesco, cm.70x80 (2001)<br />
le sue pitture più materiche hanno preso forma sopra<br />
un collage <strong>di</strong> tela e pagine a stampa, fogli volanti o<br />
“rubati” da qualche libro per trovare nuova vita insieme<br />
e accanto – dentro, <strong>di</strong>remmo – alla sinuosità del<br />
suo gesto e all’eleganza dei suoi colori, alla semplicità<br />
delle sue forme e al rigore delle sue composizioni. Il<br />
tutto, con un’innata pre<strong>di</strong>lezioni per i «materiali vecchi<br />
e antichi» che, istintivamente, potrebbe far rabbrivi<strong>di</strong>re<br />
più <strong>di</strong> qualche appassionato bibliofilo, forse rassicurato<br />
dal sapere che il “sacrilegio” non si compie<br />
mai e che, semplicemente, «qualche volta la fortuna<br />
premia la pazienza della ricerca come quando un<br />
amico, restauratore <strong>di</strong> carte e libri antichi, mi invita al<br />
suo laboratorio per cartoni da legatura o carte manoscritte<br />
sfogliate da un registro non più meritevole <strong>di</strong><br />
restauro o pagine a stampa <strong>di</strong> un compen<strong>di</strong>o seicentesco,<br />
troppo incompleto o lacerato per giovarsi delle<br />
sue cure», che per lui <strong>di</strong>ventano «presagi <strong>di</strong> pittura».<br />
Una, due, tre o quattro pagine provenienti da un<br />
manoscritto o da un messale del XVII secolo, oppure<br />
da un antifonario o da un salterio settecentesco, si fondono<br />
così con la tela e ne <strong>di</strong>ventano le prime protagoniste,<br />
spesso suggerendo con le proprie “righe” e le<br />
proprie illustrazioni anche miniate, la partizione e il<br />
“ritmo” compositivo dello spazio, e quasi sempre det-<br />
tando anche la sfumatura cromatica dell’opera che su<br />
<strong>di</strong> esse (e insieme a loro) sta per nascere, in<strong>di</strong>rizzandone<br />
lo sviluppo anche “morfologico”<br />
Qualche natura morta e qualche paesaggio bucolico,<br />
ma soprattutto il profilo <strong>di</strong> un piccolo borgo dolcemente<br />
abbarbicato su un colle e stretto attorno al<br />
proprio campanile – immagine certamente figlia dei<br />
<strong>di</strong>ntorni appenninici della “sua” Modena – e ancora<br />
più spesso la sagoma <strong>di</strong> un albero, sempre quello e<br />
sempre lo stesso, un «solenne ippocastano, “meraviglia”<br />
della natura e dell’arte» che lo folgorò nel giar<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong> un amico che lo aveva invitato a organizzare lì<br />
una «festosa presentazione» dei suoi lavori.<br />
Non mancano, naturalmente, quadri “tra<strong>di</strong>zionali”,<br />
dove alberi, borghi e vedute si <strong>di</strong>segnano su supporti<br />
più lineari – una tela, una carta “povera” o una<br />
lamina <strong>di</strong> legno –, ma più spesso, quando le pagine<br />
stampate non sono l’oggetto su cui colare la sua arte, i<br />
libri <strong>di</strong>ventano il soggetto della sua pittura, con intimi<br />
scorci <strong>di</strong> scrittoi nella penombra, primi piani <strong>di</strong> scaffali<br />
traboccanti <strong>di</strong> dorsi e “ritratti” <strong>di</strong> volumi istoriati.<br />
Se esor<strong>di</strong>sse adesso, verrebbe citato tra i nostri<br />
nuovi figurativi tanto in voga, ma lui è un uomo antico,<br />
e quando Sgarbi se ne occupò, tra il 1988 e l’89, i<br />
tempi del vero non erano ancora maturi per la fama.