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20 la Biblioteca di via Senato Milano – ottobre 2009 punti di vista sul racconto; che mutano in sede di editoria di traduzione, dando la misura del moltiplicarsi dei punti di vista su un tema comune. Il sistema iconografico della traduzione visiva costruisce così grandi repertori d’immagine capaci di istituire un racconto parallelo, oltre che una grande cornice figurata che fa da soglia a tutte le versioni del testo. Le metamorfosi dell’oggetto Gli oggetti hanno un peso specifico di grande rilevanza sul piano comunicativo. Se gli oggetti sono dispositivi simbolici, parte di un’idea di totalità – in una logica di “oggetto sociale totale” che va da Mauss a Lévi-Strauss –, proprio perché protagonisti della scena nell’universo pagano della nostra quotidianità, l’efficacia evocativa della loro rappresentazione è evidente. Nei legami che connettono la narrazione testuale all’“interpretazione peritestuale” di titolo e immagine di copertina, quella valenza simbolica si fa retorica visiva. Gli oggetti raffigurati in copertina sono un efficace catalizzatore visivo della narrazione. Escono dall’ovvio quotidiano, si confermano come deposito di senso: si «raffigura simultaneamente qualcosa di più e qualcosa di meno rispetto alla loro natura fisica [...]. L’oggetto diventa ora soggetto, protagonista, e viene contemplato per se stesso». Si rafforza vicendevolmente con il titolo che lo evoca, dentro quella relazione reticolare che lega testo e immagine, avviando un gioco di sponda che rinvia al testo nella sua interezza. Se guardati su un piano orizzontale, i «libri con oggetti» costituiscono una “collezione iconografica” di tutto rispetto, tante sono le cose rappresentate nella loro varietà: un ipotetico «sistema degli oggetti» nel mondo delle raffigurazioni editoriali. Ma, se guardiamo alle edizioni tradotte, siamo di fronte a un vero e proprio “repertorio iconologico”: una rassegna di immagini che subiscono ulteriori traduzioni visive nel loro adeguarsi alle diverse edizioni; una sequenza continua, dove uno stesso oggetto si anima e si trasforma, si deforma e si muove creando una catena di mutazioni che riporta alle parallele mutazioni del testo tradotto. Iconografia dell’autore L’iconografia dell’autore segnala, visivamente, la “prevalenza dell’autore”. Cioè la scelta editoriale di lasciare, come prima cosa, la parola all’autore stesso: riconoscendone la rilevanza, l’immagine non illustra il titolo dell’opera ma “il nome” dell’autore rendendone “visibile” la voce. Il volto dell’autore prevale sul titolo e come tale introduce al testo: l’immagine non fa riferimento diretto al contenuto narrato, ma mette avanti la presenza visibile dell’autore che da “voce narrante” si fa “volto narrante”. Entra in gioco la figura, la persona dell’autore che incarna un vissuto, che porta con sé la memoria di altri testi. L’autore è in primo o in primissimo piano, alla lettera, nel taglio dell’immagine che lo ritrae: il volto, lo sguardo lo avvicinano al lettore e prefigurano un discorso, o un dialogo, diretto. La voce dell’autore acquista una forte personalizzazione: la “grana visiva” del ritratto rimanda alla grana della voce e alla grana della scrittura, tracciando una sorta di continuità che riconnette autore e testo; leggere è sempre più ascoltare parole dalla bocca di un autore. L’ambientazione visiva L’iconografia di copertina funziona in molti casi come accesso visivo a un contesto narrativo, crea uno scenario con una funzione di ambientazione. Ambientare il testo è uno dei compiti primari della comunicazione dell’accesso: introduce al testo, così come l’ambientazione intratestuale introduce al percorso narrativo; ha una funzione di soglia. L’evocazione visiva di luoghi lontani o sconosciuti – e a maggior ragione nel caso dell’editoria di traduzione – diventa cruciale: conferma l’accezione di traduzione come trasporto e richiama il repertorio letterario-iconografico del “paesaggio italiano”. Il paesaggio italiano e il viaggio in Italia, se costituiscono di per sé un topos letterario, oltre che un luogo

ottobre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 21 dell’immaginario o un bacino di stereotipi, diventano matrice privilegiata per l’illustrazione del peritesto di traduzione. Si procede per variazioni di scala e di tecniche di raffigurazione. La raffigurazione visiva di paesaggio si muove allora in una molteplicità di forme: dall’immagine fotografica e dalla panoramica d’ambiente – nelle sottospecie della fotografia di paesaggio o di reportage di luoghi – alla paesaggistica pittorica delle vedute, al disegno illustrativo di scorci paesaggistici, fino al dettaglio d’ambiente in equilibrio tra natura e natura antropizzata; fino a quella specifica forma di scrittura grafica che è lo schizzo da carnet de voyage: qui la forma autoriale del diario di viaggio, esplorazione sentimentale sempre in terra altra, straniera, incrocia l’annotazione scritta con appunti visivi, tracce della memoria di luoghi che si fanno racconto visivo. Le suggestioni iconografico-paesaggistiche del peritesto di traduzione riproducono dunque una sovrapposizione di luoghi: quello della provenienza dell’autore tradotto, dell’origine linguistica del testo tradotto, dell’ambientazione del testo narrativo tradotto. Riportano alla metafora della lettura come “viaggio”, e della traduzione come viaggio in luoghi altri, lontani. Le variazioni visive sul paesaggio italiano nell’editoria di traduzione costituirebbero nel loro insieme una peculiare, interessante iconografia del paesaggio italiano: un punto di vista mediato dalla traduzione dell’immaginario visivo che si dipana in parallelo ai diversi “viaggi in Italia”. Arcipelago bestseller Nel caso del bestseller, il libro di grande e immediato successo, le alte tirature e la grande diffusione internazionale comportano fasi accelerate per l’evoluzione visivo-editoriale: le traduzioni visive procedono secondo un più accentuato processo di sintesi. Per ogni bestseller, i tempi di distribuzione si contraggono, mentre si estendono le geografie di diffusione; su un asse temporalmente compresso si dispongono innumerevoli edizioni tradotte che affronta- no il nodo della traduzione visiva senza lasciare spazio alla sedimentazione dei processi editoriali di traduzione. Una fortuna rapida non lascia tempi per una fisiologica stratificazione dell’immagine e degli immaginari che solitamente presiedono a una mutazione delle variabili di stile e degli adeguamenti traduttivi. Come nella formazione di un arcipelago di origine vulcanica, un’improvvisa esplosione genera un arcipelago di mille diverse isole con un comune denominatore geologico: un rapido processo di sintesi porta a un’evoluzione rapida dell’iconografia originaria, a un sistema moltiplicatore di variabili ravvicinate nel tempo. Dominano, a partire dall’edizione originale, alcune componenti iconografiche forti, declinate come in un sistema di identità visiva che richiede da un lato una continuità riconoscibile, come un marchio comune, dall’altro la massima visibilità, una visibilità incisiva, di tipo segnaletico. Spesso una componente cromatica, che sappiamo essere massimo fattore di identificazione, viene derivata dall’originale e si declina su elaborazioni grafiche e modulazioni della stessa cromia. Variazioni di elementi iconografici comuni si ripropongono tramite elaborazioni diverse. La compressione temporale e i meccanismi di distribuzione fanno sì che la traduzione filmica s’inserisca nella catena traduttiva diventando trainante, anche sul piano dell’immagine, per molte edizioni in lingua: così all’iconografia originale, dotata di un proprio filone di identità grafico-visiva, si sovrappone l’iconografia della traduzione filmica: tramite soluzioni diverse, le copertine ospitano dettagli o frammenti dell’immagine filmica. Nell’insieme un filo rosso lega l’uno all’altro, titolo per titolo, i libri di traduzione: questo legame sotterraneo conferma la loro appartenenza a un unico mondo in cui vivono separatamente, distanti tra loro, invisibili l’uno all’altro ma indiscutibilmente connessi. Un filo rosso li unisce nella sequenza della traduzione visiva. È così che si incontrano le mille vite e i mille volti di uno stesso libro.

20 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – ottobre 2009<br />

punti <strong>di</strong> vista sul racconto; che mutano in sede <strong>di</strong> e<strong>di</strong>toria<br />

<strong>di</strong> traduzione, dando la misura del moltiplicarsi<br />

dei punti <strong>di</strong> vista su un tema comune. Il sistema iconografico<br />

della traduzione visiva costruisce così gran<strong>di</strong><br />

repertori d’immagine capaci <strong>di</strong> istituire un racconto<br />

parallelo, oltre che una grande cornice figurata che fa<br />

da soglia a tutte le versioni del testo.<br />

Le metamorfosi dell’oggetto<br />

Gli oggetti hanno un peso specifico <strong>di</strong> grande<br />

rilevanza sul piano comunicativo. Se gli oggetti sono<br />

<strong>di</strong>spositivi simbolici, parte <strong>di</strong> un’idea <strong>di</strong> totalità – in<br />

una logica <strong>di</strong> “oggetto sociale totale” che va da Mauss<br />

a Lévi-Strauss –, proprio perché protagonisti della<br />

scena nell’universo pagano della nostra quoti<strong>di</strong>anità,<br />

l’efficacia evocativa della loro rappresentazione è evidente.<br />

Nei legami che connettono la narrazione<br />

testuale all’“interpretazione peritestuale” <strong>di</strong> titolo e<br />

immagine <strong>di</strong> copertina, quella valenza simbolica si fa<br />

retorica visiva.<br />

Gli oggetti raffigurati in copertina sono un efficace<br />

catalizzatore visivo della narrazione. Escono dall’ovvio<br />

quoti<strong>di</strong>ano, si confermano come deposito <strong>di</strong><br />

senso: si «raffigura simultaneamente qualcosa <strong>di</strong> più e<br />

qualcosa <strong>di</strong> meno rispetto alla loro natura fisica [...].<br />

L’oggetto <strong>di</strong>venta ora soggetto, protagonista, e viene<br />

contemplato per se stesso». Si rafforza vicendevolmente<br />

con il titolo che lo evoca, dentro quella relazione<br />

reticolare che lega testo e immagine, av<strong>via</strong>ndo un<br />

gioco <strong>di</strong> sponda che rin<strong>via</strong> al testo nella sua interezza.<br />

Se guardati su un piano orizzontale, i «libri con<br />

oggetti» costituiscono una “collezione iconografica” <strong>di</strong><br />

tutto rispetto, tante sono le cose rappresentate nella<br />

loro varietà: un ipotetico «sistema degli oggetti» nel<br />

mondo delle raffigurazioni e<strong>di</strong>toriali.<br />

Ma, se guar<strong>di</strong>amo alle e<strong>di</strong>zioni tradotte, siamo <strong>di</strong><br />

fronte a un vero e proprio “repertorio iconologico”:<br />

una rassegna <strong>di</strong> immagini che subiscono ulteriori traduzioni<br />

visive nel loro adeguarsi alle <strong>di</strong>verse e<strong>di</strong>zioni;<br />

una sequenza continua, dove uno stesso oggetto si<br />

anima e si trasforma, si deforma e si muove creando<br />

una catena <strong>di</strong> mutazioni che riporta alle parallele mutazioni<br />

del testo tradotto.<br />

Iconografia dell’autore<br />

L’iconografia dell’autore segnala, visivamente, la<br />

“prevalenza dell’autore”. Cioè la scelta e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong><br />

lasciare, come prima cosa, la parola all’autore stesso:<br />

riconoscendone la rilevanza, l’immagine non illustra il<br />

titolo dell’opera ma “il nome” dell’autore rendendone<br />

“visibile” la voce. Il volto dell’autore prevale sul titolo<br />

e come tale introduce al testo: l’immagine non fa riferimento<br />

<strong>di</strong>retto al contenuto narrato, ma mette avanti<br />

la presenza visibile dell’autore che da “voce narrante”<br />

si fa “volto narrante”. Entra in gioco la figura, la persona<br />

dell’autore che incarna un vissuto, che porta con<br />

sé la memoria <strong>di</strong> altri testi.<br />

L’autore è in primo o in primissimo piano, alla<br />

lettera, nel taglio dell’immagine che lo ritrae: il volto,<br />

lo sguardo lo avvicinano al lettore e prefigurano un<br />

<strong>di</strong>scorso, o un <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong>retto. La voce dell’autore<br />

acquista una forte personalizzazione: la “grana visiva”<br />

del ritratto rimanda alla grana della voce e alla grana<br />

della scrittura, tracciando una sorta <strong>di</strong> continuità che<br />

riconnette autore e testo; leggere è sempre più ascoltare<br />

parole dalla bocca <strong>di</strong> un autore.<br />

L’ambientazione visiva<br />

L’iconografia <strong>di</strong> copertina funziona in molti casi<br />

come accesso visivo a un contesto narrativo, crea uno<br />

scenario con una funzione <strong>di</strong> ambientazione.<br />

Ambientare il testo è uno dei compiti primari della<br />

comunicazione dell’accesso: introduce al testo, così<br />

come l’ambientazione intratestuale introduce al percorso<br />

narrativo; ha una funzione <strong>di</strong> soglia.<br />

L’evocazione visiva <strong>di</strong> luoghi lontani o sconosciuti – e a<br />

maggior ragione nel caso dell’e<strong>di</strong>toria <strong>di</strong> traduzione –<br />

<strong>di</strong>venta cruciale: conferma l’accezione <strong>di</strong> traduzione<br />

come trasporto e richiama il repertorio letterario-iconografico<br />

del “paesaggio italiano”.<br />

Il paesaggio italiano e il <strong>via</strong>ggio in Italia, se costituiscono<br />

<strong>di</strong> per sé un topos letterario, oltre che un luogo

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