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18 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – ottobre 2009<br />

libro classico era costituita dall’“antiporta”: un vero e<br />

proprio ingresso monumentale al testo, una forma<br />

retorica dell’accesso, una soglia figurata da oltrepassare<br />

per entrare nella stanza del testo. Così, nel “passaggio<br />

traduttivo”, «marcare la soglia» me<strong>di</strong>ante trasformazioni<br />

<strong>di</strong> copertina significa segnare un altro ingresso,<br />

quello al testo trasferito in una nuova lingua.<br />

Lo stile dell’e<strong>di</strong>tore<br />

Col passaggio della traduzione visiva, nell’adattamento<br />

al nuovo format e<strong>di</strong>toriale, ci sono casi in cui<br />

prevale il sistema comunicativo, dunque l’identità, del<br />

nuovo e<strong>di</strong>tore; <strong>di</strong> conseguenza, a dare l’impronta al<br />

libro <strong>di</strong> traduzione è lo stile della casa e<strong>di</strong>trice dotata<br />

<strong>di</strong> una propria forte impostazione grafica.<br />

In questo passaggio traduttivo il singolo titolo<br />

smette totalmente le sembianze istituzionali dell’e<strong>di</strong>tore<br />

<strong>di</strong> provenienza e acquista quelle dell’e<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> accoglienza;<br />

non acquisisce una propria in<strong>di</strong>viduale identità,<br />

ma è inglobato nell’“invariante <strong>di</strong> collana”. Come<br />

avviene peraltro con tutti gli altri titoli della medesima<br />

collana, il nuovo libro assume integralmente i colori<br />

della nuova «scuderia», la <strong>di</strong>visa della nuova squadra.<br />

Solitamente, questa soluzione visiva “istituzionale”<br />

coincide con un’immagine e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong> prestigio: si<br />

assiste dunque a un adeguamento nel quale una identità<br />

singola si immerge in quella collettiva, perdendo<br />

qualcosa ma, con ogni probabilità, guadagnando anche<br />

qualcosa.<br />

Sappiamo anche come le logiche <strong>di</strong> linea e<strong>di</strong>toriale<br />

o <strong>di</strong> brand e<strong>di</strong>toriale, <strong>di</strong> collana o <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />

del sistema dei prodotti e<strong>di</strong>toriali, giochino in parallelo<br />

su queste scelte, imponendo caratterizzazioni <strong>di</strong><br />

linea e <strong>di</strong> stile grafico che vengono <strong>via</strong> <strong>via</strong> applicate e<br />

adattate ai singoli titoli.<br />

In questi casi si ha la “prevalenza” del sistema<br />

coor<strong>di</strong>nato del nuovo e<strong>di</strong>tore (se la sua natura sistemica<br />

impone vincoli e continuità sulle variabili) perché<br />

l’immagine <strong>di</strong> collana ospitante fa da protagonista,<br />

assume il ruolo <strong>di</strong> soggetto; si mette così l’accento<br />

comunicativo sul fatto che un determinato e<strong>di</strong>tore<br />

abbia accolto – tradotto e pubblicato – un certo testo<br />

in una propria collana dalla fisionomia riconoscibile,<br />

senza assegnare nuovi caratteri comunicativi ma riconoscendolo<br />

come parte <strong>di</strong> essa.<br />

Questa linea si configura sempre, anche fuori dal<br />

passaggio traduttivo, quando l’identità <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tore o <strong>di</strong><br />

collana è la linea grafica prevalente; ma nell’e<strong>di</strong>toria <strong>di</strong><br />

traduzione assume un peso particolare perché sottoli-<br />

nea un avvenuto passaggio e l’avvenuta piena integrazione<br />

in un nuovo formato linguistico e grafico-visivo.<br />

Omografie. La variante debole<br />

Se tradurre è «<strong>di</strong>re una cosa quasi nello stesso<br />

modo», la traduzione visiva fa i conti con gra<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

e <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> intendere la “fedeltà” al contenuto in<br />

quella che abbiamo chiamato traduzione <strong>di</strong> primo<br />

livello, quell’interpretazione <strong>di</strong> sintesi che viene visualizzata<br />

sulla copertina. Come per la traduzione testuale,<br />

c’è un grado <strong>di</strong> coincidenza o, all’opposto, <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza,<br />

che si manifesta anche tra la copertina del libro in<br />

versione originale e la copertina <strong>di</strong> traduzione.<br />

Sappiamo, innanzitutto, che in molti casi la traduzione<br />

impone il tra<strong>di</strong>mento formale, un modo totalmente<br />

<strong>di</strong>verso per poter «<strong>di</strong>re la stessa cosa» in un’altra<br />

lingua. L’immagine <strong>di</strong> copertina sceglie spesso e<br />

programmaticamente <strong>di</strong> “parlar d’altro” per aprire le<br />

porte alle pratiche della ricezione, per sottolineare la<br />

natura aperta delle allegorie, visive e non. Quanto<br />

accade nella «traduzione visiva <strong>di</strong> primo livello»,<br />

quando il testo si muta in immagine <strong>di</strong> copertina, prelude<br />

anche a quel percorso parallelo che è proprio<br />

della traduzione del testo.<br />

Talvolta si ha “quasi la stessa forma” <strong>di</strong> accesso<br />

grafico nel trasferimento all’e<strong>di</strong>zione tradotta; proprio<br />

come è stata definita la vicinanza traduttiva <strong>di</strong> un testo.<br />

Potremmo chiamare “omografie” tutti quei casi in cui<br />

la copertina <strong>di</strong> traduzione è molto simile alla copertina<br />

originale non solo per coincidenze visive (stessa<br />

immagine, stessa grafica <strong>di</strong> titolazione), ma in quanto<br />

usano mo<strong>di</strong> stilistici simili, simile stile illustrativo o<br />

simili mo<strong>di</strong> nella grafica <strong>di</strong> titolazione. Insomma, si<br />

tratta <strong>di</strong> una variante «debole» all’interno delle variabili<br />

<strong>di</strong> traduzione visiva.<br />

In alcuni casi registriamo un vero e proprio riuso<br />

delle immagini. In particolare, nel caso <strong>di</strong> ripetizione<br />

<strong>di</strong> un’immagine appositamente creata per l’e<strong>di</strong>zione in<br />

lingua originale, si tratta <strong>di</strong> un riutilizzo. Nel caso <strong>di</strong><br />

un’immagine preesistente e «citata» nell’e<strong>di</strong>zione originale,<br />

potremmo parlare <strong>di</strong> «citazione <strong>di</strong> citazioni».<br />

Modulazioni tipo-grafiche<br />

Ci sono casi nei quali, data la prevalenza degli<br />

elementi testuali (titolo, nome dell’autore, binomio<br />

autore-titolo, ecc.), queste componenti assumono una<br />

forza iconica propria, una propria incisività dovuta<br />

quasi esclusivamente alle <strong>di</strong>mensioni (corpo) e alle<br />

caratteristiche formali (carattere).

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