I preadolescenti e la scuola - Università degli Studi della Repubblica ...

Sono state messe a confronto due condizioni sperimentali:
- la condizione «MATEMATICA», nella quale è l’insegnante di matematica a
proporre i problemi assurdi nella propria classe;
- la condizione «LINGUA», nella quale è l’insegnante di lingua a proporre i
problemi assurdi nella propria classe.
Alla ricerca hanno preso parte 87 alunni di scuola elementare, frequentati classi
che funzionano secondo un modulo orizzontale «3 su 2», cioè con 3 insegnanti su
due classi parallele.
Il protocollo è costituito da quattro pagine a quadretti, in ognuna delle quali, sotto
l’intestazione generica di «Problema», viene proposto il testo di un problema;
nelle pagine i problemi si alternano fra “assurdi” e risolvibili (due per ogni tipo).
I testi dei problemi risolvibili sono:
Piero ha 19 biglie rosse e 13 blu. Quante biglie ha Piero in tutto?
In un album si possono incollare 6 figurine in ogni pagina. Marco ha riempito 5
pagine. Quante figurine ha incollato Marco in tutto?
I testi dei problemi assurdi sono:
In una classe ci sono 4 porte e 8 finestre. Quanti bambini ci sono in classe?
Su una nave ci sono 7 mucche e 10 vitelli. Quanti anni ha il capitano della nave?
Il primo problema assurdo permette l’ottenimento di un numero plausibile di bambini
attraverso l’addizione delle cifre (4+8=12); l’alunno può anche essere portato ad
eseguire una moltiplicazione (4?8=32), ottenendo però un numero meno plausibile (la
classe sarebbe troppo numerosa). Nel secondo problema assurdo il bambino può
essere portato a compiere due tipi di operazione: una moltiplicazione (7?10=70)
oppure un’addizione (7+10=17), anche se meno plausibile (non s’è mai visto un
capitano di una nave di 17 anni!).
I risultati mostrano che l’appartenenza di classe è una variabile significativa nel
determinare il comportamento degli alunni (N.B.= effetto classe!); ci sono infatti
classi in cui la risposta al problema assurdo si equivale rispetto al rifiuto (cioè alla
risposta corretta!), una classe in cui è maggiore il rifiuto, un’altra in cui è
maggiore la risposta al problema assurdo rispetto al rifiuto.
Ma soprattutto i risultati mostrano che esiste un rapporto diretto tra
comportamento di risoluzione e giudizio sul problema; infatti gli alunni che non
rispondono al problema assurdo ( risposta corretta) sono più frequentemente in
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