I preadolescenti e la scuola - Università degli Studi della Repubblica ...

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specificatamente del proprio figlio o di un alunno in particolare; ciò che qui ci interessa è l'esistenza di una struttura coerente nelle risposte date dai soggetti, da cui si rileva che: - lo sviluppo dell'intelligenza nei ragazzi è un fatto misterioso, soprattutto per gli insegnanti che quotidianamente sono posti di fronte alle differenze interindividuali; - le materie scolastiche non hanno tutte lo stesso peso nel definire chi sia più o meno intelligente; - successo e insuccesso scolastico funzionano da catalizzatori di molte altre caratteristiche individuali; - le Rappresentazioni Sociali dell'intelligenza e del suo sviluppo sono soggette a variazioni dovute all'essere genitori o insegnanti. ---------------- A questo punto sarebbe interessante leggere le schede di valutazione che negli anni hanno accompagnato i ragazzini; spesso, nonostante i costanti richiami ministeriali a non utilizzare indicatori che non siano stati oggetto di insegnamento intenzionale da parte della scuola, gli insegnanti "si lasciano andare" a giudizi sulla personalità, sull'impegno e su molte altre caratteristiche che, come abbiamo visto in precedenza, si coagulano attorno al successo o all'insuccesso scolastico. Poi le schede seguono il ragazzino anno dopo anno, il giudizio diventa lentamente una statua di gesso che, come un Giano bifronte, rappresenta l'alunno. Ancora una volta diventa difficile uscirne, soprattutto perchè per aprire qualche crepa nella statua di gesso l'insegnante si aspetta che l'alunno mostri un cambiamento proprio nei risultati scolastici, costruiti in un contesto relazionale che risente inevitabilmente delle definizioni reciproche. -------------- Attenzione! Rivedere il Modulo 1 di Psicologia Sociale, " I preadolescenti come oggetto di studio della psicologia sociale" di P. Selleri; cap. 4 --------------- 34
------------------------------------------------------------------------------------------------ SCHEDA 4 Il problema assurdo: strumento di studio fra struttura e condizioni di presentazione di un compito Nati quasi per caso, i problemi assurdi sono diventati uno strumento di analisi dei comportamenti che si verificano all’interno della classe, utilizzati da alcuni autori come rivelatori dei processi mentali dell’alunno, da altri come indicatori delle relazioni tra insegnante, alunno e sapere (Giosuè, Selleri, 1993). Il contesto scolastico, retto dalle norme del contratto didattico (Schubauer- Leoni,1986) attraverso le quali insegnanti ed allievi si sono accordati in modo più o meno esplicito sulla gestione dei saperi disciplinari, implica che ad ogni problema proposto sia necessario dare una risposta utilizzando i dati presenti nel testo attraverso una strategia di soluzione conforme agli apprendimenti scolastici. L’alunno al quale viene assegnato un problema assurdo si trova sempre di fronte ad un quesito («qual è la risposta adeguata?») la cui risoluzione («non c’è risposta») genera un potenziale conflitto tra alunno ed insegnante («l’insegnante si aspetta da me una risposta»). Le risposte dei bambini potrebbero quindi non essere errori in senso stretto, quanto piuttosto risposte derivanti da un conflitto pregnante per quanto riguarda le implicazioni sociali, poiché nella «messa in scena» quotidiana dei processi di insegnamento-apprendimento esistono reciproche attribuzioni di ruolo che non possono essere disattese. Mentre la letteratura precedente ha studiato il comportamento di risoluzione ai problemi assurdi in classi ad insegnante unico, questa ricerca ha considerato classi a modulo, in cui si alternano più insegnanti, ognuno responsabile di un diverso ambito disciplinare. Come influirà la nuova organizzazione scolastica sui risultati dei bambini? 35
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