I preadolescenti e la scuola - Università degli Studi della Repubblica ...

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2 - La scuola frequentata: fattore di rischio o di protezione Ferenc Molnàr (1952) "I ragazzi della via Paal" (Tr.it. De Agostini, 1990, pag.86) Prima della battaglia decisiva per la conquista del campo da gioco dietro la segheria, questi sono i pensieri dei ragazzi: "..Le camicie rosse frequentavano l'istituto tecnico sicchè il ginnasio e il liceo si augurarono che la vittoria spettasse ai ragazzi della Via Paal. Alcuni legarono alla vittoria addirittura l'onore della scuola". Quando si dice il sentimento di appartenenza! ------------------------- Abbiamo già detto, in poche battute, come le scuole frequentate siano un macro indicatore per quanto riguarda il disagio del preadolescente; vediamo ora in dettaglio come e perchè. scuola Partiamo facendo riferimento a tre ricerche (scusate il gioco di parole…"che hanno fatto scuola"!) condotte in gran Bretagna tra gli anni '70 ed '80 con lo scopo di verificare gli effetti della frequenza scolastica sui risultati scolastici degli alunni 7 -------- Attenzione! Proponiamo ricerche condotte in altri paesi non per gusto di "esterofilia", ma solo perchè in Italia non esiste una tradizione di ricerca in contesti pscico-sociali che sia in grado di realizzare indagini longitudinali, con campioni estesi e con l'integrazione di metodi qualitativi (interviste, osservazioni..) e quantitativi (questionati, test..). Peccato. 7 Le ricerche sono dettagliatamente descritte in: Carugati F., Selleri P. (1996) Psicologia sociale dell'educazione. Bologna, Il Mulino, Cap.2 12
Nella prima ricerca, pubblicata da Rutter e da un gruppo di collaboratori nel 1979, 8 sono stati studiati gli alunni iscritti in 12 scuole secondarie londinesi ( età degli alunni da 10 a 14 anni), adottando una prospettiva longitudinale che ha permesso di seguire questa coorte fino al compimento del 18° anno di età, quindi due anni oltre il completamento dell'obbligo scolastico. Ogni anno sono stati registrati i risultati avuti dai ragazzi ai test di valutazione nazionale per quanto riguarda le materie più importanti ( inglese e matematica) e contemporaneamente sono state condotte molte osservazioni nelle scuole, interviste con capi d'istituto ed insegnanti; dal sedicesimo al diciottesimo anno di età sono state individuate alcune misure di successo/insuccesso, come l'iscrizione al college, il tempo impiegato per trovare il primo impiego, il numero di impieghi cambiati nel periodo dei due anni, il numero di volte in cui il nome del ragazzo è stato scritto nei registri della polizia per reati più o meno gravi, come guida senza patente o in stato di ebbrezza. Da questa enorme mole di dati i ricercatori giungono alla conclusione che "le scuole fanno la differenza", nel senso che a parità di risultati iniziali (potevano essere anche "scarsi risultati") i ragazzini che avevano frequentato alcune scuole ottenevano poi al termine del percorso punteggi maggiori nei test e negli anni successivi dimostravano di avere meno problemi di inserimento. Rutter introduce il concetto di ethos per descrivere le caratteristiche di alcune scuole rispetto ad altre; regole, valori, standard di comportamento accettato fanno di un'organizzazione un po' speciale come la scuola un luogo che sviluppa una propria cultura, che poi comprende certi approcci didattici e uno stile di comportamento che non è disciplina, ma solo rispetto delle norme di reciprocità sociale. Dal punto di vista dell'autore l'ethos è l'insieme dei valori, delle spiegazioni, delle valutazione, dei giudizi che caratterizzano la comunicazione educativa nelle scuole; dove esiste e viene condiviso la frequenza scolastica produce effetti positivi sul percorso individuale degli alunni. 8 Rutter M., Maugham B., Mortimore P., Ouston J. (1979) Fifteen thousand hours, Londra, Open Book Publishing 13
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