I preadolescenti e la scuola - Università degli Studi della Repubblica ...

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con minacce o con la forza. La nozione di handicap socio-culturale non ci deve comunque portare a dire o a pensare che le difficoltà economiche, sociali o familiari di certi bambini non hanno alcuna parte nel loro fallimento o nelle loro difficoltà scolastiche; dobbiamo partire dal presupposto che molte di queste caratteristiche non si trovano solo in contesti sociali difficili e poi, soprattutto, la storia scolastica di un ragazzino non può mai essere interamente giocata fin dall'inizio. Vi contribuiscono ugualmente, ed in larga parte, i processi caratteristici della scuola, la sua organizzazione, i suoi programmi, le pratiche educative, le rappresentazioni, l'universo delle interazioni fra ciò che accade a casa e ciò che accade a scuola. Un certo uso della nozione di handicap socio-culturale non è solo pericoloso perchè deresponsabilizza gli operatori scolastici per quanto attiene la costruzione del fallimento scolastico, ma soprattutto perchè in questo modo costituisce un vero ostacolo al necessario lavoro di identificare le difficoltà specifiche nelle capacità cognitive dell'alunno, nel suo modo di imparare, nel suo rapporto con la scuola e con il sapere, mentre non spinge a riflettere sui modelli organizzativi della scuola e sui possibili cambiamenti. Prendiamo sempre il caso della lingua: nominare, designare, categorizzare, raccontare, descrivere, spiegare, argomentare, pianificare, organizzare un discorso, riflettere sul funzionamento della lingua sono certamente abilità che si possono acquisire anche fuori dalla scuola, ma per coloro che non hanno questa fortuna devono essere oggetto di insegnamenti specifici fin a quando non saranno possedute in modo sufficiente. Se si pensa che un ragazzino non possieda alcuna forma di sintassi…allora non la si cerca; se si pensa che una corretta sintassi sia una meta troppo elevata per lui… allora ci si ferma prima. Nei percorsi di prevenzione e riduzione del disagio non bisogna mai separare genitori, figli ed insegnanti, occorre sviluppare una politica di comunicazione fra questi interlocutori privilegiati, sfruttare tutte le occasioni, anche le più piccole, per mostrare percorsi di cambiamento ed alternative e poi…… non arrendersi mai. ------------------------------------------------------------------------------------------------- 10
……….Approfondimenti bibliografici Può essere utile al lettore procurarsi i Programmi Ministeriali di scuola elementare e media inferiore, in attesa che la riforma della scuola di base venga attuata completamente e che venga ridisegnata la mappa degli apprendimenti fondamentali. Semeraro A. (1999) Il sistema scolastico italiano: profilo storico. Roma, Carocci. Manuali di impostazione generale Carugati F., Selleri P. (1996) Psicologia sociale dell'educazione. Bologna, Il Mulino. Pontecorvo C. (1999) Manuale di psicologia dell'educazione. Bologna, Il Mulino. Carugati F., Selleri P. (2001) Psicologia dell'educazione. Bologna, Il Mulino. (il volume è ancora in stampa, sarà disponibile nell'autunno del 2001) Da rileggere: Pennac D. (1992) Come un romanzo, Feltrinelli, 1993. Da vedere: Come te nessuno mai di Gabriele Muccino, 1999 Sono ragazzi ai primi anni di liceo, ma… attenzione a come parlano di loro stessi e della scuola…! 11
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