Giornale n° 3 – formato pdf - I GIGLI DI CASTRO
Giornale n° 3 – formato pdf - I GIGLI DI CASTRO
Giornale n° 3 – formato pdf - I GIGLI DI CASTRO
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notiziario de:<br />
i gigli di Castro<br />
associazione culturale<br />
Presidente<br />
Emily Rossi<br />
emily.rossi90@gmail.com<br />
Dir. Artistico<br />
Giuseppe Copponi<br />
giuseppecopponi@libero.it<br />
Segretaria di redazione<br />
Veronica Corrente<br />
veronica.corrente@gmail.com<br />
coordinamento<br />
igdc.coordinamento@gmail.com<br />
tel. 3461063424<br />
Un “grazie”<br />
a tutti i soci<br />
che hanno<br />
collaborato!<br />
Progetto grafico:<br />
Giuseppe Copponi<br />
Opinioni e<br />
giudizi espressi<br />
impegnano<br />
esclusivamente<br />
gli autori<br />
© - Ogni riproduzione,<br />
anche parziale,<br />
di testi e/o immagini<br />
sarà perseguita<br />
a norma di legge.<br />
distribuzione<br />
gratuita<br />
pagina facebook:<br />
i gigli di Castro<br />
http://www.Facebook.com/pages/<br />
I-Gigli-di-Castro/443997868975118<br />
La pubblicazione gratuita è dedicata<br />
alla promozione della cultura, del pensiero<br />
e dell’Arte ed alla informazione<br />
sulle attività e gli eventi che vedono protagonisti<br />
“i gigli di Castro”.
Dopo un anno d’intenso e costruttivo lavoro ci avviamo,<br />
pieni d’idee e di energia, verso un 2013 denso di eventi.<br />
Chiuse le tre mostre estive (una di tavole originali a<br />
fumetti, una collettiva libera ed una terza per omaggiare<br />
l’anniversario della nascita di Giovanna D’Arco), ci siamo<br />
dedicati a questo numero di in<strong>CASTRO</strong> che presenta modifiche<br />
e novità!<br />
Per prima cosa è stato sostituito il colonnino in copertina<br />
per chiarire ciò che a molti chiaro non era; in<strong>CASTRO</strong> è<br />
distribuito con metodo, da sempre, nei sessanta comuni (e<br />
frazioni) della provincia di Viterbo, ad Orvieto e a Pitigliano<br />
oltre che, occasionalmente, ovunque ce ne sia possibilità.<br />
Come ben espresso nello statuto l’Associazione si dedica<br />
“con particolare attenzione al territorio del Ducato di<br />
Castro” ma non “limitatamente” ad esso; anzi!<br />
Il 2013 sarà il primo dei due anni dedicati al “Giubileo del<br />
Miracolo Eucaristico” voluto dal Santo Padre per festeggiare<br />
il “Miracolo di Bolsena” e l’istituzione del “Corpus Domini”<br />
di cui troverete approfondimenti nelle pagine interne.<br />
Sono stati ottimizzati tutti i recapiti telefonici e gli indirizzi<br />
E-mail per cui, anche se nell’immediato è inevitabile<br />
qualche piccolo disguido, invito tutti a non tenere più in considerazione<br />
numeri di telefono ed indirizzi di posta elettronica<br />
precedentemente pubblicati; è stata anche aperta la<br />
pagina facebook de “i gigli di Castro”.<br />
Con la notizia che stanno aggiungendosi nuovi soci e simpatizzanti,<br />
Vi rimando alle notizie che pubblicheremo sul<br />
numero quattro del notiziario in uscita per i primi di luglio,<br />
con tutti i programmi per l’estate.<br />
La Presidente Emily Rossi
Giusto un anno fa scrivevo di come la maggior parte dei tanti<br />
che deambulano per i nostri storici borghi nelle millesagre estive,<br />
conservino una fervida mentalità medievale che ha l'unico pensiero<br />
di riempire la panza il più lontano possibile da qualsiasi impegno<br />
culturale se non ludico e ridanciano!<br />
Forse una componente causale di questo ritardo di crescita intellettuale<br />
va ricercata in chi questa gente l'amministra. Da qui il titolo<br />
di queste poche righe che vuole investire del pregiato titolo di<br />
attore quelli (purtroppo molti) che amministrano con le caratteristiche<br />
dello stesso.<br />
E' infatti peculiarità dell'attore essere tragico, comico, drammatico<br />
o di varietà con, in alcuni casi, la specifica di primo attore!<br />
Dunque, in questo teatrino della politica, come ormai è palese<br />
agli occhi di tutti, anche nel piccolo si riscontrano le rappresentazioni<br />
più varie di spettacoli indecorosi!<br />
Non mi riferisco al brigantaggio di cui siamo quotidianamente<br />
aggiornati dai media; quello avvilisce purtroppo chi la politica la<br />
fa seriamente, ma all'incuria dei più per la cultura e per l'arte.<br />
Se ancora non si è capito o non si vuole capire che da tutte le<br />
crisi, economiche, morali, etiche, spirituali, etc. etc. si esce solo<br />
prendendo coscienza della parte più nobile che è in ognuno di noi;<br />
dello spirito dell'uomo, allora resteremo a galleggiare timidamente<br />
in questo mare di cacca in cui siamo immersi e forse sommersi!<br />
Così, se non cresce dalle masse la<br />
fame e la pretesa di più cultura e meno<br />
salsicciate, saremo costretti a restare<br />
seduti a tavola e sorbirci le solite minestre;<br />
quasi sempre insipide e troppo<br />
spesso minestre riscaldate!<br />
Il Dir. Artistico Giuseppe Copponi
di Maria C. Gualaccini<br />
Sono Pier Luigi Farnese...senior...il più piccolo dei figli di Ranuccio.<br />
Appartengo ad una famiglia che è sempre stata molto unita: papà ha insegnato<br />
a me e ai miei fratelli il rispetto e l’amore per la terra, per i suoi prodotti,<br />
per le sue opportunità, non tanto per una sana affezione villica o contadina,<br />
ma perché la terra è proprietà cioè pecunia, guadagno, quattrini,<br />
soldi, ricchezza, comando...A questo mondo sei qualcuno se hai la proprietà:<br />
allora sì che ti rispettano!<br />
Papà possedeva buona parte delle terre da grano e da pascolo che si<br />
estendevano dalle alture occidentali del lago di Bolsena sino al mare e<br />
lì voleva rafforzare il suo territorio, tanto che collocò la residenza<br />
ufficiale a Viterbo e il monastero e la tomba sull’isola bisentina.<br />
Eh già! Papà era un grande stratega!<br />
Pur godendo di prestigio nell’ambiente romano, voleva rafforzare<br />
anche le basi della ricchezza regionale della sua potenza per<br />
tenere sotto scacco la Chiesa nella capitale e in provincia.<br />
Non so’ se abbia mai voluto bene alla mamma, certo l’aveva<br />
sposata per interessi: lei era una Monaldeschi e gli aveva<br />
portato in dote un sacco di cose...e non contento si era adoperato<br />
pure per combinare il matrimonio di mio fratello<br />
Gabriele Francesco con una Orsini di Pitigliano...<br />
Io ero piccolo quando morì, ma fece in tempo ad affidarmi<br />
ai miei fratelli Gabriele Francesco e Angelo.<br />
Noi abbiamo continuato ad amministrare il patrimonio<br />
di famiglia in maniera collettiva, di comune<br />
accordo e lo abbiamo pure ampliato organizzando<br />
dei matrimoni di interesse, come ci aveva insegnato<br />
papà. Abbiamo comprato Marta, Canino,<br />
Gradoli, Abbazia al ponte, Valentano, Latera,<br />
Tessenano, Piansano.<br />
Papà mi aveva lasciato anche un bel po’ di<br />
soldi e i castelli di Capodimonte e<br />
Musignano.<br />
Nel complesso proprio un bel territorio!<br />
Tutte proprietà che fruttavano o con la<br />
vendita del grano o con il pascolo.<br />
Contavamo, eravamo potenti...Certo<br />
anch’io come mio padre ed i miei fratelli<br />
sacrificammo l’amore alla logica<br />
della politica...
e i miei fratelli ben presto si adoperarono<br />
per farmi contrarre un interessante<br />
matrimonio...Mia moglie infatti, era una<br />
Caetani, Giovannella, proprietaria dei terreni<br />
di Sermoneta.<br />
Era una donna di carattere, dura, astuta, legata alla nobiltà<br />
romana, infatti le attribuimmo la gestione del pascolo...se la<br />
cavava meglio di noi!<br />
Beh, e che dire dei nostri figli? Ho avuto due maschi e tre femmine...qualcuno<br />
più traffichino...qualcuno più politico...qualcuna<br />
più impicciona...qualcuno ha fatto anche una brutta fine...ma tutti<br />
comunque hanno lasciato il segno. Uno in particolare Alessandro, era<br />
riuscito pure a segregare la madre nonché mia moglie, la Giovannella,<br />
perché non sopportava i suoi intrallazzi....beh, tale madre tale figlio.!<br />
Ma questa è un’altra storia.
L’alto Lazio, terra degli Etruschi, corrisponde alla parte meridionale<br />
della Tuscia. Esplorando questa zona si ha la possibilità di visitare il sito etrusco di<br />
Acquarossa, situato a circa sei km da Viterbo sulla strada teverina. Il sito si estende su<br />
un’altopiano per circa un chilometro quadrato di area, circondato da due corsi d’acqua, il<br />
fosso di Acquarossa e quello di Francalancia.<br />
Bassorilievo -<br />
scena di banchetto.<br />
Sotto -<br />
Lastra in rilievo rappresentante<br />
Ercole vincitore sul<br />
toro cretese in corteo.<br />
A fianco -<br />
Colonna e copertura.<br />
La maggior parte dei ritrovamenti etruschi riguardano le così dette “città dei morti”<br />
(necropoli), complessi di tombe funerarie, mentre ciò che fu scoperto ad Acquarossa è un<br />
vero e proprio complesso cittadino etrusco. Questo sito costituisce una bella eccezione<br />
che ha permesso di conoscere più a fondo la cultura degli Etruschi e dato che la città,<br />
dopo il suo abbandono, non fu più abitata, tutti i reperti ritrovati sono da considerarsi<br />
attendibili. La posizione strategica del centro abitato offriva alla popolazione un certo<br />
grado di sicurezza difensiva. La cittadina ebbe la sua fioritura dalla seconda metà del VII<br />
sec. a.C. al VI sec. a.C. e fu distrutta nel 500 a.C. Gli abitati in fuga da Acquarossa diedero<br />
vita, a un chilometro di distanza, al centro abitato di Ferento.<br />
I primi scavi archeologici<br />
condotti nel 1966<br />
dall’Istituto Svedese di<br />
Studi Classici a Roma e<br />
dalla Soprintendenza alle<br />
Antichità dell’Etruria<br />
Meridionale portarono alla<br />
luce un complesso di abitazioni,<br />
strade, piazze ed edifici<br />
per la vita pubblica.<br />
Lo stesso Re Gustavo VI Adolfo di Svezia partecipò agli scavi ricevendo così la nomina<br />
di “Re archeologo”, tuttavia il sito era già conosciuto all’inizio del secolo grazie agli<br />
studi dell’archeologo viterbese Luigi Rossi Danielli.<br />
I resti maggiormente rinvenuti dagli scavi sono fondamenta, pavimentazioni, tegole<br />
dipinte e lastre fittili ossia lastre di pietra decorate che abbellivano le facciate degli edifici.
Numerosi inoltre sono i ritrovamenti in terracotta e bucchero, tipica ceramica etrusca,<br />
utilizzati nella vita quotidiana degli abitanti. Tutti questi reperti sono conservati nel<br />
Museo nazionale etrusco di Viterbo, dove è possibile vedere anche le ricostruzioni degli<br />
edifici di Acquarossa.<br />
Le case, a pianta rettangolare divisa in due<br />
o tre camere affiancate, con un portico antistante,<br />
avevano fondamenta scavate direttamente<br />
nel tufo o realizzate con blocchi della<br />
stessa pietra. Le pareti erano erette con diverse<br />
tecniche edilizie: a blocchi di pietra, in<br />
legno, in mattoni crudi oppure venivano realizzate<br />
delle intelaiature in legno riempite poi<br />
di argilla.<br />
Inoltre è stato possibile ricomporre la forma<br />
dei tetti delle case che avevano un assetto a<br />
doppio spiovente con struttura lignea.<br />
Ciò che maggiormente colpisce dei tetti<br />
sono le decorazioni, presenti sia negli edifici<br />
pubblici sia nelle abitazioni.<br />
Inizialmente i coppi, le tegole e<br />
alcune lastre dipinte erano<br />
decorati per lo più con<br />
temi animali come<br />
cavalli o uccelli Tegola dipinta della fine del VII sec. a.C. rap-<br />
acquatici stilizzati, presentante su sfondo rosso figure di uccelli e<br />
cavalli in bianco contornati da cornice bianca.<br />
chiamati aironi, ripresi<br />
dalla ceramica di Cerveteri e Veio. In seguito all’influsso di artigiani<br />
delle città costiere dell’Etruria, all’inizio del VI sec., aumentarono le terrecotte<br />
architettoniche quali antefisse, lastre di rivestimento e sime ossia<br />
lastre che coprivano il lato lungo e il frontone di un edificio, svolgendo sia<br />
la funzione architettonica di deviare l’acqua piovana sia la funzione decorativa.<br />
Ciò che maggiormente distingue questi ultimi elementi architettonici<br />
è la decorazione a treccia, sconosciuta negli anni precedenti. Inoltre<br />
acroteri e antefisse scolpiti andavano ad impreziosire ancor più i tetti.<br />
Successivamente questi elementi decorativi furono utilizzati maggiormente<br />
per i luoghi di culto.<br />
Tutta la zona del sito è stata divisa in settori e la parte più importante è<br />
la così detta zona F in cui è presente un complesso monumentale della<br />
seconda metà del VI sec. a.C., appartenente alla sfera pubblica polito-religiosa<br />
della civiltà etrusca, potrebbe essere infatti la residenza del lauchme<br />
(chi governava la città) in cui si svolgevano feste e riti legati alla religione.<br />
Le lastre decorate a noi pervenute presentano cortei celebrativi nei<br />
quali è inserito in uno Ercole con il toro di Creta e nell’altro Ercole con il<br />
leone di Nemea, in altre due lastre sono presenti invece scene di banchetti<br />
e danze. Le lastre, scolpite e dipinte in giallo rosso e nero, erano poste<br />
una di seguito all’altra formando così un lungo fregio.
Sta accadendo qualcosa di molto bello che conferma l’utilità<br />
del nostro progetto e ci gratifica per tutto il grande lavoro<br />
fatto nel realizzare questo notiziario. Oltre alle persone appassionate<br />
ed innamorate della storia e della cultura del nostro comprensorio,<br />
ai numerosissimi stranieri che lo seguono e lo cercano con grande<br />
interesse, anche gli studenti stanno trovando in in<strong>CASTRO</strong> un<br />
ottimo riferimento per lo studio e le ricerche. Dobbiamo confessare<br />
che, tra tanti ragionamenti e considerazioni fatte per strutturare al<br />
meglio il nostro notiziario, ci era sfuggito il pensare che, nel tempo,<br />
il nostro lavoro potrà dar vita ad una piccola biblioteca storico/artistico/culturale<br />
del territorio!<br />
Le 5.000 copie (che sono molte) distribuite nei sessanta comuni<br />
della provincia, ad Orvieto e a Pitigliano, sembrano evaporare in un<br />
lampo; ne consegue che tante persone hanno conosciuto in<strong>CASTRO</strong><br />
solo ultimamente e forse ancora in molti ignorano la sua esistenza.<br />
Così comincia la richiesta dei numeri precedenti e le domande sul<br />
dove e come fare per procurarseli. Ricordiamo che la pubblicazione<br />
in uscita è gratuita ed i numeri precedenti, fino ad esaurimento scorte,<br />
sono reperibili presso la sede sociale o presso il book-shop presente<br />
a tutti gli eventi promossi dall’Associazione.<br />
Ricordiamo anche i periodi d’uscita (semestrale) che coincidono<br />
con il periodo natalizio ed i primi di luglio. Il suggerimento che possiamo<br />
dare è quello di cercare in<strong>CASTRO</strong> presso una delle attività<br />
commerciali che sostengono il progetto o nei bar (di tutti i 62 comuni)<br />
dove viene messa a disposizione la maggioranza delle copie.<br />
Aggiungiamo, perché richiesto, un promemoria dei principali<br />
argomenti trattati sino ad oggi (il numero a fianco si riferisce al<br />
numero del notiziario).<br />
La famiglia Farnese: Guido Farnese (1) <strong>–</strong> Ranuccio Farnese il vecchio (2) <strong>–</strong> Pierluigi<br />
Farnese seniore (3).<br />
I luoghi: Palazzo Farnese a Caprarola (0) <strong>–</strong> La chiesa di S. Lucia al lago di Vico (1)<br />
<strong>–</strong> Bisenzio (1) <strong>–</strong> Via Puniatoschi a Capodimonte (2) <strong>–</strong> Vulci (2) <strong>–</strong> Il sito etrusco di<br />
Acquarossa (3) <strong>–</strong> Pianiano (3) <strong>–</strong>Corneto sparita (3) .<br />
Gli Artisti: Marcello Silvestri (0) <strong>–</strong> Mario Rossi (0) <strong>–</strong> Rossella Papacchini (1) <strong>–</strong><br />
Fabrizio Corsi (2) <strong>–</strong> Fabrizio De Tommaso (2) <strong>–</strong> Roberta Masci (3) <strong>–</strong> Davide Dolci (3).<br />
Comics: La morte di Amalasunta (2) <strong>–</strong> I Pugnaloni (3).<br />
Possiamo anticipare che continueremo a parlare dei componenti<br />
della famiglia Farnese, dei siti etruschi<br />
presenti sul territorio, dei luoghi più<br />
caratteristici ed interessanti, della Corneto<br />
sparita; proporremo altre storie raccontate a<br />
fumetti ed altri artisti soci dell’Associazione.<br />
Nel prossimo numero i più importanti insediamenti<br />
templari nella provincia e la storia a<br />
fumetti del vescovo Defuk e dell’Est, est, est!
Comprare la gatta nel sacco (comprare a scatola chiusa)<br />
Dopo una giornata infruttuosa, uno sfortunato cacciatore, contrariato dall'idea<br />
di doversi presentare agli amici senza aver catturato nessuna preda, prese la decisione<br />
di acquistare una lepre da un contadino compiacente. Il villico consegnò<br />
l'animale chiuso in un sacco di cui, per la fretta, il cacciatore evitò di controllare<br />
il contenuto. Al suo ritorno, dopo essersi vantato con tutti per il suo ricco bottino,<br />
aprì il sacco per mostrarne a tutti il prezioso contenuto ma, con somma meraviglia,<br />
ne estrasse un gatto che il furbo contadino aveva sostituito all'ambita selvaggina.<br />
Questa è la spiegazione fornita da P.M. Quitard anche se la locuzione probabilmente<br />
trova origine in un episodio più antico tanto che è presente in diverse<br />
lingue europee: Die Katze im Sacke kaufen - Acheter chat en poche - Comprar<br />
gato en saco.<br />
Essere un parassita<br />
"Il Parassita" è il titolo di una<br />
satira del secondo secolo dopo<br />
Cristo nella quale l'autore<br />
Luciano di Samosata asseriva<br />
che mangiare e bere a sbafo<br />
fosse addirittura la migliore di<br />
tutte le arti. Oltre al Samosata<br />
anche altri commediografi della<br />
Roma antica come Terenzio e<br />
Plauto trattarono il tema del<br />
parassita come personaggio. C'è<br />
da sapere però che, nell'antica<br />
Grecia, soprattutto ad Atene,<br />
venivano chiamati con il nome di<br />
Parassiti quei sacerdoti che avevano<br />
diritto alla spartizione delle<br />
vittime sacrificali pur non celebrando<br />
il culto. In seguito l'appellativo<br />
venne esteso a tutti<br />
coloro che partecipano a feste e<br />
banchetti senza dare nessun contributo<br />
produttivo.<br />
Indorare la pillola<br />
(Dare con un artificio aspetto migliore a qualcosa di brutto o negativo)<br />
La spiegazione sta nel fatto che i farmacisti, per consentire di inghiottire le pillole<br />
dal cattivo sapore, le ricoprivano con sottilissime foglie d'argento o d'oro.<br />
In questo modo il paziente non poneva obiezione nell'ingurgitare tali medicamenti.
Bisogna tornare indietro nel tempo di 750 anni, risalire al lontano Anno<br />
Domini 1263 per conoscere le motivazioni che hanno convinto il Santo Padre<br />
ad istituire un Giubileo.<br />
Le motivazioni in effetti sono due; una di carattere miracolistico legata strettamente<br />
alla fede cristiana, la seconda riferita all’istituzione di una festa nata<br />
conseguentemente agli eventi.<br />
Il Giubileo sarà celebrato negli anni 2013 e 2014 e vedrà le città di Bolsena<br />
e di Orvieto protagoniste della ricorrenza.<br />
Non staremo a dissertare sui nomi e sulle date storiche nel raccontare i fatti<br />
perché preferiamo, a prescindere, trattare l’aspetto più romantico e profondo;<br />
quello che implica il cuore e lo spirito che poi sono le componenti più nobili<br />
riscontrabili nell’essere umano.
Tutto prese vita da un dubbio, una lacerante e tormentosa domanda prepotentemente<br />
presente nei pensieri del canonico Pietro di Boemia; nonostante la sua profonda<br />
e convinta fede, il canonico Pietro aveva grande difficoltà ad accettare il<br />
fatto che, nell’Eucarestia, fosse realmente presente il corpo ed il sangue di Cristo!<br />
L’assillo di tale incertezza lo spinse a confidarsi con il suo confessore che gli<br />
suggerì, a scopo penitenziale, un pellegrinaggio a Roma con meta la tomba degli<br />
apostoli Pietro e Paolo. Nel corso del viaggio avrebbe celebrato la Santa Messa in<br />
tutte le chiese incontrate sul percorso. Accadde che, in questo peregrinare, Pietro<br />
visitasse la chiesa di Santa Cristina a Bolsena e, anche lì, si accingesse a celebrare.<br />
Il dubbio però tornava più presente che mai e l’incredulo sacerdote, pressato dal<br />
suo tormento interiore, si spinse a chiedere un segno che lo togliesse da ogni incertezza.<br />
Nel momento della consacrazione, in concomitanza con le parole “Corpo di<br />
Cristo”, dall’ostia iniziò a sgorgare sangue le cui gocce tinsero il corporale dell’esterrefatto<br />
Pietro e una pietra del pavimento. Di certo il canonico non ebbe più<br />
da dubitare e, finalmente riacquistata la sua fede, si recò dal Papa per renderlo<br />
edotto dell’accaduto.<br />
Il Pontefice non esitò nel decidere che una tale reliquia meritasse una sede adeguata<br />
per la sua conservazione ed ordinò che il corporale intriso del sangue miracolosamente<br />
concretizzatosi fosse portato ad Orvieto, nel duomo, dove è visibile<br />
ancora nel suo reliquiario.<br />
La splendida chiesa della bellissima cittadina umbra deve la sua costruzione proprio<br />
alla necessità di assolvere un tale scopo.<br />
Nel 1264 Urbano IV istituisce la “Festa del Corpus Domini” per reverenza verso<br />
il miracolo di cui oggi, nel 750°, Papa Benedetto XVI ne ha indetto la celebrazione<br />
col Giubileo.<br />
Nelle pagine centrali i primi sei mesi del calendario 2013 realizzato dal gruppo di lavoro<br />
dell’Associazione e dedicato a questi eventi.
“Santo Spirito teneva Chiesa con<br />
hospitale in quel luogo, che hora è<br />
magazzino posto più vicino a San<br />
Nicolao sotto strada, dove si vedono<br />
sopra la porta le seguenti litere … E’<br />
antica la residenza di quest’ordine in<br />
Corneto, e quasi dal principio di sua<br />
fondazione, come si vede da un<br />
istrumento registrato nella Margarita<br />
dove si vede che frà Simone<br />
Commendatore dell’hospitale di Santo Spirito in sassia fa quietanza al Comune di<br />
Corneto del prezzo di grano venduto sotto li 14 giugno 1257, con l’actum in<br />
Corneto, et in casa di detto hospitale”.<br />
Muzio Polidori 1609 <strong>–</strong> 1688. Croniche di Corneto.<br />
Da sinistra l’ingresso del convento di S. Spirito, a seguire l’ospedale (1447) a<br />
destra la cappellina di S. Maria del buon Consiglio (sec.XIII) esistita fino agli inizi<br />
degli anni 60 e al centro la colonna di P.zza S. Nicolao con la pavimentazione a spina<br />
di pesce, come venne alla luce durante i lavori di qualche tempo fa. “Sempre ricorderò,<br />
del mio paese, la deserta poesia di quei luoghi fuori mano, presso le mura<br />
castellane, dove, intorno ad ariosi e secolari palazzacci pontifici carichi di stemmi e<br />
di sacre chiavi, oggi ridotti a caciare e magazzini, svariano i rondoni ed i colombi<br />
l’estate”. - V. Cardarelli.<br />
“Avendo io intrapreso a scrivere le memorie di Corneto senza quell’apparato di<br />
studio e d’erudizione che a ciò si converrebbe, ben m’avveggo d’avere detta impresa<br />
superiore al mio talento et in eguale alle mie forze; nulla di meno, pur mi persuado<br />
di ritrovare in chi leggerà queste narrazioni <strong>–</strong> quali esse siano <strong>–</strong> un benigno compatimento,<br />
mentre ho applicato tutto il mio animo a cavare dalle tenebre della<br />
dimenticanza quello che di più memorabile poteva appartenere”.<br />
L. Valesio 1706 <strong>–</strong> Memorie storiche di Corneto.
Attraversato il “Ponte delle tavole” e oltrepassata “Porta Pentoma”, antico<br />
accesso al borgo di Ronciglione, su uno sperone di roccia tufacea, è situata la<br />
prima chiesa parrocchiale del paese.<br />
Costruita nell’undicesimo secolo con il nome di Sant’Andrea è costituita da<br />
un’unica navata con la copertura di un tetto a capriate.<br />
Lo sfaldamento della rupe sulla quale si ergeva ed il distaccamento di parte di<br />
essa provocarono gravi danni alla struttura che, tra il 1700 ed il 1730 , venne<br />
segnata da crepe che ne minarono la stabilità.<br />
E’ nel 1742, dopo il restauro in stile barocco<br />
ed il ritrovamento di un affresco, oggi<br />
collocato sull’altare maggiore, raffigurante<br />
la Madonna con bambino, che la<br />
chiesa prese il nome di “Santa Maria<br />
della Provvidenza”.<br />
Durante l’opera di restauro venne<br />
aggiunto anche un piccolo portico<br />
esterno. Sulla robusta base originaria,<br />
costruita a baluardo difensivo<br />
della città, svetta il campanile in<br />
stile romanico eretto tra il XIII ed<br />
il XIV secolo ed oggi privo del<br />
quinto piano e del tettuccio di<br />
copertura originali. L’interno<br />
della chiesa è arricchito da<br />
diversi affreschi raffiguranti,<br />
tra l’altro, l’Addolorata,<br />
San Giovanni, i Santi, il<br />
dipinto raffigurante San<br />
Carlo Borromeo che era<br />
solito farvi visita e un<br />
Cristo benedicente con<br />
angeli e cherubini (1.400).<br />
Per conoscere la Ronciglione<br />
medievale e farnesiana, il programma<br />
e le date delle manifestazioni<br />
e della festa di S.M.<br />
della Provvidenza o partecipare<br />
a visite guidate gratuite<br />
(per appuntamento):<br />
www.mariangelavirgili.it<br />
E-mail: info@mariangelavirgili.it -
Il 28 novembre 1729 papa Benedetto XIII rende ufficiale l'unione, deliberata<br />
nel marzo dello stesso anno dai consigli comunali dei due paesi, tra<br />
Cellere e Pianiano. Appena cinque anni dopo il borgo di Pianiano viene completamente<br />
abbandonato e rimane disabitato per più di venti anni allorché il<br />
governo pontificio prende la decisione di ospitarvi alcuni emigrati albanesi<br />
sbarcati ad Ancona.<br />
Nel 1805 vi erano presenti 15 famiglie che comunque, da quella data, iniziarono<br />
un lento ma inarrestabile trasferimento presso i comuni limitrofi. A<br />
ricordo degli albanesi rimane la via ad essi intitolata e un dipinto presente<br />
nella chiesa di San Sigismondo.<br />
Pianiano era sorto nel medioevo durante le lotte per il possesso del territorio<br />
della zona nord-occidentale del viterbese. Ancora immacolata la struttura<br />
medievale del borgo mentre il castello è stato totalmente tras<strong>formato</strong>.<br />
Furono i Farnese ad affrancarsi sul territorio e ad essi apparteneva il piccolo<br />
borgo fortificato. Distrutto Castro, e in presenza della malaria, gli abitanti<br />
iniziarono l'inesorabile esodo dal castello.
Nella storia di Pianiano viene ricordato<br />
un episodio legato al mondo del brigantaggio;<br />
l'accoltellamento di Luigi<br />
Scalabrini detto "Veleno". Si narra che<br />
Vincenzo Danti, parroco del luogo,<br />
desse protezione ed accoglienza ad un<br />
gruppo di briganti ed uno di questi,<br />
appunto il soprannominato "Veleno", si<br />
invaghisse della perpetua del suddetto<br />
curato. Il sacerdote intimò al brigante di<br />
smetterla di importunare la giovane<br />
donna con il solo risultato di incattivire<br />
l'uomo che gli tese un'imboscata con lo<br />
scopo di ucciderlo. Sembra che, mentre<br />
"Veleno" teneva sotto tiro della sua doppietta<br />
il sacerdote, questi, con uno stratagemma,<br />
riuscisse ad afferrare un coltellaccio<br />
e a colpire a morte il feroce<br />
brigante.<br />
Oggi, senza più regnanti, briganti e<br />
albanesi, Pianiano si mostra nella sua<br />
"tranquillità" agli occhi e al cuore di chi<br />
ne voglia apprezzare tutta la sua intima<br />
bellezza.
Dietlinde è l'alter-ego di Roberta Masci, come<br />
d'altra parte Roberta Masci è l'alter-ego di<br />
Dietlinde. Entrambe nascono a Roma nel 1985, ma<br />
mentre Roberta svolge una vita tranquilla da studentessa<br />
modello, conseguendo con il massimo dei<br />
voti la maturità classica e una laurea in<br />
Archeologia e Storia dell’arte, Dietlinde trascorre<br />
questi stessi anni con la testa sotto il banco di scuola<br />
a disegnare di nascosto.<br />
Nel 2009 Dietlinde si iscrive alla Scuola<br />
Internazionale di Comics di Roma per studiare arti<br />
grafiche e illustrazione, diplomandosi nel 2012;<br />
sviluppa un grande interesse per l'illustrazione per<br />
bambini, creando un proprio mondo interiore ispirato<br />
in larga parte proprio all'infanzia, fatto di<br />
sogni, giochi e giocattoli, speranze, ricordi, inquietudini<br />
legate alla crescita e alla scoperta del mondo.<br />
I suoi riferimenti artistici spaziano dal surrealismo<br />
novecentesco al più moderno pop-surrealismo<br />
americano, da atmosfere dark di autori come Tim<br />
Burton, a ispirazioni "vintage"<br />
provenienti dall'epoca vittoriana<br />
(le curiosità delle Wunderkammern,<br />
il gusto per la rappresentazione<br />
di piante e animali dei<br />
primi esploratori-naturalisti, lo<br />
steampunk); dall'altra parte,<br />
invece, attinge al kawaii giapponese,<br />
con il concetto di "carino"<br />
applicato ad ogni elemento della<br />
vita quotidiana e il porre al centro<br />
di tutto la perfezione dell'infanzia.<br />
Utilizza prevalentemente l'acrilico<br />
e l'acquerello, ma lavora<br />
anche con grafite, tempera, collage<br />
e in digitale con Photoshop<br />
e Illustrator.<br />
Per saperne di più, potete contattare<br />
Roberta Masci, nelle faccende<br />
pratiche è più affidabile lei.<br />
info presso “i gigli di Castro”
Nel Marzo 2012 Roberta Masci è seconda classificata al concorso per fiabe<br />
illustrate “Donne e Lavoro”, sul tema della sicurezza sul posto di lavoro per le<br />
donne, promosso dall’INAIL di Perugia, con la fiaba scritta e illustrata “La<br />
Principessa che cuciva le borse”. A maggio dello stesso anno si classifica ex-aequo<br />
al secondo posto nel concorso “Mind the difference 2012” sul tema della disabilità<br />
fisica e psichica, promosso dalla fondazione G. Bertini ONLUS di Milano, con<br />
un’illustrazione dal titolo “Un posto per ogni cosa ed ogni cosa al suo posto”.<br />
Ha partecipato a diverse collettive.
Venne praticata specialmente nei secoli XIV - XV <strong>–</strong> XVI ed ebbe il suo periodo<br />
più florido per tutto il ‘400 ed i primi decenni del ‘500; è l’Arte dell’intarsio.<br />
Ne sono visibili mirabili testimonianze ad esempio nel coro del duomo a Perugia<br />
o in quello della cattedrale di Todi opera di Antonio e Sebastiano Bencivenni.<br />
A Modena è visibile la raffigurazione di San Marco realizzata da Cristoforo<br />
Canozzi su disegno di Piero della<br />
Francesca. E’ un lavoro di connessione<br />
i cui elementi, di legno o pietra, vengono<br />
tagliati per essere adattati per<br />
forma e colore alle diverse parti del<br />
disegno che si intende interpretare.<br />
Arte antica la tarsia, specialmente<br />
quella marmorea che risale al periodo<br />
ellenistico e che molto successo ed uso<br />
ebbe presso i romani.<br />
Dopo il saliscendi vissuto nei secoli<br />
in osservanza della moda del momento,<br />
oggi, conformata al gusto dei tempi, si è<br />
riusciti a riportarla sul piano dell’arte.<br />
Certo furono belli i tempi in cui i francesi,<br />
apprezzati i mobili donati dai Medici alle più importanti corti europee, convocavano<br />
i mastri di Firenze per la realizzazione dei mobili della Corona, ma,<br />
anche se nessuna corte invita più questi artisti per le manifatture preziose da esibire<br />
nei propri palazzi, c’è ancora chi, innamorato di questo mestiere, segue le<br />
tracce lasciate da Baccio Pontelli o dal Francione (soprannome di Francesco di Giovanni).
Davide Dolci, autodidatta che vive e lavora<br />
a Marta (VT), è un degno rappresentante<br />
di quest’Arte fatta d’amore, pazienza e certosino<br />
lavoro così raramente vissuto dalle<br />
giovani generazioni schiave della frenesia<br />
dilagante di questi tempi.<br />
Ci vuole dedizione, tempo, per praticare con successo<br />
questa raffinata Arte, ingredienti difficili da<br />
trovare tra individui che, nella maggior parte dei casi,<br />
vogliono tutto e subito!<br />
Davide non si mette in vetrina, non se la tira, come è<br />
in uso dire, lavora! In una situazione che potremmo definire<br />
di “casa e bottega” lo troviamo nel laboratorio sottostante<br />
la sua abitazione tra tavoloni e tavolette di mogano, castagno,<br />
rovere, tra i pregiati legni di ulivo e di noce nazionale<br />
o del più modesto abete o del profumato cedro, immerso nel<br />
meticoloso operare fatto di ricerca, di scelte, d’attenzione.<br />
Legno scolpito, tornitura, lastronato e intarsio le tecniche<br />
con cui sa dar vita ad oggetti di bellissimo impatto visivo<br />
e di raffinata fattura.<br />
Quello che possiamo mostrare è un esiguo campionario<br />
dei suoi capolavori ma lo riteniamo sufficiente<br />
a far conoscere la preziosità dei suoi lavori e l’eleganza<br />
delle opere.<br />
Ulteriori informazioni presso la sede dell’Associazione.
testi e disegni di G. Copponi
1) Acquapendente<br />
2) Arlena di Castro<br />
3) Bagnoregio<br />
4) Barbarano Romano<br />
5) Bassano in Teverina<br />
6) Bassano Romano<br />
7) Blera<br />
8) Bolsena<br />
9) Bomarzo<br />
10) Calcata<br />
11) Canepina<br />
12) Canino<br />
13) Capodimonte<br />
14) Capranica<br />
15) Caprarola<br />
16) Carbognano<br />
17) Castel S. Elia<br />
18) Castiglione in Teverina<br />
19) Celleno<br />
20) Cellere<br />
21) Civita Castellana<br />
22) Civitella D’Agliano<br />
23) Corchiano<br />
24) Fabrica di Roma<br />
25) Faleria<br />
26) Farnese<br />
27) Gallese<br />
28) Gradoli<br />
29) Graffignano<br />
30) Grotte di Castro<br />
31) Ischia di Castro<br />
32) Latera<br />
33) Lubriano<br />
34) Marta<br />
35) Montalto di Castro<br />
36) Montefiascone<br />
37) Monteromano<br />
38) Monterosi<br />
39) Nepi<br />
40) Onano<br />
41) Oriolo Romano<br />
42) Orte<br />
43) Piansano<br />
44) Proceno<br />
45) Ronciglione<br />
46) S.Lorenzo Nuovo<br />
47) Soriano nel Cimino<br />
48) Sutri<br />
49) Tarquinia<br />
50) Tessennano<br />
51) Tuscania<br />
52) Valentano<br />
53) Vallerano<br />
54) Vasanello<br />
55) Vejano<br />
56) Vetralla<br />
57) Vignanello<br />
58) Villa S.Giovanni in Tuscia<br />
59) Viterbo<br />
60) Vitorchiano<br />
61) Orvieto