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SESSANTACINQUESIMA puntata<br />

La Domenica del Corriere 27-10-1963.<br />

G. d’Annunzio - scrittore anche di lettere.<br />

Disegno di Walter Molino per i 100 anni<br />

dalla nascita del poeta.<br />

questo era il suo pensiero fisso: “Io<br />

temevo quello che speravo. Cosa mai<br />

avrei potuto dire al Comandante, una<br />

volta che mi avesse ricevuto?”.<br />

Sfiduciato, egli fece ritorno a Parigi<br />

dove trovò un telegramma di Gian<br />

Carlo Maroni che suonava come una<br />

beffa: “Il comandante la riceverà alle<br />

due di questa notte”.<br />

Va ricordato che nel 1935 al Vittoriale<br />

fu un anno di intensa attività non<br />

soltanto cantieristica. In piena estate,<br />

fra tanta gente alla porta per chiedere<br />

udienza a d’Annunzio, aleggiava<br />

addirittura l’ombra di Mussolini, a<br />

quell’epoca impegnato con la guerra<br />

d’Etiopia.<br />

Dopo la morte di d’Annunzio, avvenuta<br />

il primo marzo 1938, il professor<br />

Tosi ritornò al Vittoriale, ricevuto con<br />

molta cordialità dall’architetto Maroni,<br />

tanto da diventare il primo studioso<br />

a poter mettere piede e a lavorare<br />

nella biblioteca del poeta. Però, prima<br />

di varcare la soglia della Prioria,<br />

Maroni faceva suonare l’organo per<br />

placare lo spirito del Vate.<br />

“Io per primo - ci raccontò Guy Tosi<br />

- vidi la casa di d’Annunzio com’era.<br />

Subito pensai che quella non poteva<br />

essere la casa del poeta e nemmeno<br />

quella di un antiquario, bensì il deposito<br />

di un rigattiere. Rimasi al Vittoriale<br />

per tutta l’estate, tormentato da<br />

un caldo afoso dal quale mi difendevo<br />

bevendo la famosa acqua minerale<br />

“Amerino” in “confezione speciale<br />

per Gabriele d’Annunzio”, che il<br />

buon “Gigi fa tutto” premurosamente<br />

mi portava al tavolo di lavoro”.<br />

Soltanto nel 1939 il professore potè<br />

sapere perchè quattro anni prima non<br />

era stato ricevuto da d’Annunzio. Il<br />

Comandante aveva scritto a Maroni:<br />

“Mi è indifferente se il professor<br />

Tosi lodi o mai la mia opera secondo<br />

le cortesie ricevute o negate”. In<br />

quei giorni infatti aveva ben altro da<br />

pensare che ricevere un professorino<br />

qualsiasi.<br />

Nell’agosto del 1935, infatti, Mussolini<br />

si era rivolto a d’Annunzio perchè<br />

scrivesse un messaggio alla Francia<br />

e la convincesse e non appoggiare<br />

le sanzioni contro l’Italia che aveva<br />

invaso l’Etiopia. D’Annunzio - come<br />

ebbe a spiegare Guy Tosi - si prestò,<br />

ma commise errori di carattere psicologico<br />

e diplomatico: si rivolse a persone<br />

sbagliate, non aveva compreso<br />

che in Francia si era alla vigilia del<br />

“Fronte popolare”, aveva bistrattato<br />

l’Inghilterra e si era perduto ad esaltare<br />

la fratellanza d’armi durante la<br />

prima guerra mondiale. Il 28 agosto<br />

Maroni si recò a Bolzano per consegnare<br />

il messaggio a Mussolini. La<br />

Francia non rispose e le sanzioni furono<br />

votate dalla Società delle Nazioni<br />

il 9 ottobre 1935.<br />

Per d’Annunzio fu un crollo politico.<br />

Comunicò la sua delusione a Maroni:<br />

“Vivo nell’angoscia. Alle 3 sono<br />

stato preso dall’orrore di tutto. Ho visto<br />

che la Francia è inerte e che se ne<br />

infischia della resurrezione latina”.<br />

Mussolini il 15 novembre scrisse a<br />

d’Annunzio di condividere il suo giudizio<br />

sulla Francia: “comportamento<br />

del quale terremo lunga memoria”<br />

puntualizzava il Duce.<br />

Il professor Tosi ricordò altre “confidenze”<br />

che gli aveva fatto Maroni<br />

nel luglio del 1938 sull’uomo d’Annunzio,<br />

che aveva guardato all’evoluzione<br />

politica degli ultimi anni con<br />

attenzione irrequieta, con sentimento<br />

ostile a Hitler, accennando alla famo-<br />

Cultura<br />

sa pasquinata del 1934. Alla fine di<br />

agosto del 1939 Maroni lo invitò a<br />

cena a Riva del Garda dove si teneva<br />

una pubblica cerimonia. Guy Tosi<br />

raccontò che l’architetto del Vittoriale,<br />

dopo aver intonato canti irredentisti,<br />

salì sul palco dove si impegnò a<br />

mimare un goffo Hitler.<br />

Il 19 giugno 2009 Orhan Pamuk, primo<br />

scrittore turco ad essere insignito<br />

del Premio Nobel per la letteratura,<br />

dedicò al Vittoriale un intero pomeriggio,<br />

mostrando estremo interesse<br />

per quello che l’Ufficio Cultura - Archivi<br />

e Biblioteche - può offrire agli<br />

studiosi di tutto il mondo. Lo scrittore<br />

turco è rimasto anche meravigliato<br />

dalla bellezza architettonica dell’Archivio<br />

Generale e dalla raffinatezza<br />

degli schedari d’epoca che documentano<br />

il fondo dannunziano.<br />

Orhan Pamuk al Vittoriale ha lasciato<br />

questa dedica: “19 giugno 2009.<br />

Sono venuto a conoscenza di questo<br />

magnifico e particolare luogo realizzato<br />

da d’Annunzio ed ho ammirato<br />

con interesse la splendida conservazione,<br />

frutto dell’etica della cultura<br />

italiana”.<br />

Gardone Riviera - ingresso del Vittoriale<br />

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