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Cultura<br />
“IL MIO VIAGGIO<br />
CON D’ANNUNZIO”<br />
Ecco un rarissimo reperto bibliografico del Vate scoperto da Roberto Iseppi<br />
mentre si ricordano i 150 anni dalla nascita del poeta che visse sul lago di Garda<br />
Per il 150esimo anniversario<br />
della nascita di<br />
Gabriele d’Annunzio<br />
(Pescara, via Manthone,<br />
12 marzo 1863) sono in<br />
calendario diversi importanti<br />
eventi in Italia, in<br />
particolare al Vittoriale,<br />
a Pescara e così pure all’estero,<br />
con gli organi<br />
di stampa che si soffermano<br />
sulla vita, sulle<br />
opere e sulla bibliografia<br />
del poeta, come ha<br />
fatto Massimo Gatta su<br />
“Il Sole 24 Ore” di domenica<br />
10 marzo scorso,<br />
scrivendo dell’uscita del<br />
secondo volume del Catalogo<br />
della prestigiosa “Collezione<br />
Dannunziana” di Roberto Iseppi, dal<br />
titolo “Il mio viaggio con Gabriele<br />
d’Annunzio” (2008-2013), con uno<br />
scritto di Giordano Bruno Guerri,<br />
Rubiera (Re), Italgraf, 2013, s.i.p. Il<br />
servizio di Gatta porta il titolo “Per il<br />
Vate librerie firmate da Ponti”, l’architetto<br />
e designer Gio Ponti.<br />
Gatta scrive “che di recente è venuto<br />
alla luce un rarissimo reperto bibliografico<br />
sconosciuto a tutte le bibliografie<br />
consultate e assente, pure,<br />
dalle biblioteche italiane. È un sobrio<br />
cataloghino, rilegato in semplice carta<br />
senza titolo, con impresso al piatto<br />
il celebre motto dannunziano “Io ho<br />
quel che ho donato” (ripreso da un<br />
emistichio del poeta latino Rabirio,<br />
contemporaneo di Augusto), stampato<br />
nel 1931 dall’Istituto Nazionale<br />
Dannunziano di Milano e dalla Ar-<br />
Gardone Riviera - Cargnacco. Al centro della foto la Prioria già casa di campagna<br />
dove ha avuto inizio il Vittoriale<br />
nold Mondadori Editore di Verona”.<br />
Rabirio (sec. I a.C.) è autore di un<br />
poema epico sulla battaglia di Azio e<br />
la morte di Cleopatra.<br />
Viene pure fatto osservare da altri che<br />
il motto attribuito a d’Annunzio sarebbe<br />
stato scoperto dal poeta del Vittoriale<br />
inciso su una pietra di focolare<br />
databile al Quattrocento.<br />
E andando per altre più modeste carte,<br />
si possono avere alcune notizie<br />
acquisite al Vittoriale il 29 ottobre<br />
1993 (apparse in “Segreti del Garda”,<br />
Neri Pozza, Vicenza, 1994) durante<br />
un incontro che l’autore di questa<br />
nota ebbe con il professor Guy Tosi,<br />
per dieci anni docente alla Sorbona<br />
di Parigi e autore di diversi saggi su<br />
d’Annunzio.<br />
Era l’agosto del 1935 quando l’allora<br />
venticinquenne Guy Tosi giungeva a<br />
Gardone Riviera con la speranza di<br />
poter essere ricevuto dal Vate. Egli<br />
di Tullio Ferro<br />
aveva con sé due lettere di presentazione:<br />
una per la “Signora del Vittoriale”,<br />
Luisa Baccara, a firma del<br />
traduttore francese del poeta e una a<br />
firma di Paul Hazard, poi accademico<br />
di Francia, autore de “La crisi della<br />
coscienza europea”. Ebbene, pure con<br />
siffatte credenziali, d’Annunzio non<br />
lo ricevette. Per venti giorni il giovane,<br />
risparmiando sui centesimi, si era<br />
sistemato in attesa alla Locanda degli<br />
Ulivi, dove di tanto in tanto giungeva<br />
l’architetto Gian Carlo Maroni per<br />
consolarlo con qualche piccolo regalo<br />
del poeta, come ad esempio fece col<br />
volume “Il patto marino”. Per inciso<br />
va detto, e il professore Tosi lo scoprirà<br />
anni dopo, che i regali non erano<br />
di d’Annunzio, bensì dello stesso<br />
Maroni; una iniziativa che egli aveva<br />
preso per dar fiducia al giovane amico<br />
francese. In quella snervante attesa,<br />
come ci ha confessato Guy Tosi,