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Inventario dell'Archivio.pdf (10,53 MB) - carlo romussi

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Fondamentale poi la sua fedeltà ad Ernesto Teodoro Moneta la cui direzione dal 1867 era stata determinante<br />

nell’indirizzo politico dato al giornale e nell’avviare il giovane Carlo alle campagne per la Pace.<br />

Non possiamo non spendere due righe su questo personaggio ancora in gran parte da studiare.<br />

Moneta, anch’egli proveniente da famiglia di patrioti, aveva combattuto a fianco di Garibaldi tra i Cacciatori<br />

delle Alpi nella campagna del 1859, si era arruolato nella spedizione dei Mille e aveva seguito Garibaldi<br />

anche nella terza guerra di indipendenza del 1866, conclusasi con l’acquisizione del Veneto attraverso<br />

l’intermediazione di Napoleone III.<br />

Il processo di unificazione del Paese era stato pressochè completato. Tuttavia le delusioni per una<br />

realtà tanto diversa da quella sperata da generazioni di patrioti, il ripensamento al tanto inutile spargimento<br />

di sangue, iniziarono a suggerirgli altre vie possibili per il raggiungimento della indipendenza e<br />

della libertà dei popoli: non più l’uso delle armi, ma la diplomazia, i negoziati, e tutto quanto fosse utile per<br />

giungere alla pace.<br />

Lo stesso Garibaldi, che fin dall’incontro nel 1830 con il sansimonismo e poi con il mazzinianesimo<br />

era stato condotto alla ricerca della libertà per tutti i popoli, (libertà che bene si coniugava con i principi di<br />

pacifismo e di umanitarismo), nel 1867 aveva promosso la Lega per la pace.<br />

Moneta aveva aderito con entusiasmo partecipando a fianco del Generale al primo grande congresso<br />

che si era tenuto in quell’anno a Ginevra. Continuò su quella strada infaticabilmente, fino a vedere riconosciuti<br />

i suoi sforzi con l’assegnazione nel 1907 del premio Nobel per la pace.<br />

Come lui, Romussi sostenne tali idee attraverso scritti, promovendo convegni e associazioni umanitarie.<br />

Fondò la Lega nazionale e internazionale per la pace divenuta in breve tempo il luogo di incontro e di<br />

dibattito con i maggiori personaggi del tempo: da Garibaldi stesso a Cesare Cantù, agli uomini della politica<br />

e della cultura del tempo.<br />

Il giornale e l’attività in Parlamento lo posero a contatto e spesso al centro della vita del Paese: le<br />

corrispondenze con i democratici Napoleone Colajanni, Giovanni Bovio, Ernesto Nathan, Giuseppe<br />

Zanardelli, o con gli scrittori esponenti delle nuove correnti letterarie di cui già si è detto, danno l’idea del<br />

mondo in cui viveva Romussi e l’ampiezza dell’orizzonte in cui si muoveva.<br />

La sua opera, quando ancora mancava un sistema organizzato di previdenza sociale pubblica, come<br />

già abbiamo accennato, nel nome di uno straordinario senso della solidarietà, di mazziniana tradizione, si<br />

spingeva verso i lavoratori, in particolare gli operai per i quali affrontava grandi riunioni e banchetti per<br />

raccogliere fondi finanziari a sostegno delle loro organizzazioni.<br />

Promuoveva quindi iniziative per varie fasce di popolazione e su piani diversi: dalle cooperative operaie<br />

e associazioni di mutuo soccorso, alla riforma delle carceri e, come era sempre stato nella linea stessa<br />

del giornale, si impegnava per le case per gli operai, per gli asili notturni per i senzatetto, per la società per<br />

la protezione dei fanciulli e a favore degli orfani, per gli asili infantili, fino a promuovere una campagna per<br />

l’istituzione di scuole tecniche professionali.<br />

Non dimenticava, con la moglie Maria, la emancipazione delle donne, tanto da avere la tessera<br />

dell’Association pour la défense des droit de la femme.<br />

Raccoglieva le voci degli Italiani emigrati all’estero, le proteste di impiegati pubblici come i conducenti<br />

degli “omnibus”, i macchinisti e i fuochisti delle ferrovie,eglisfoghidicittadiniprivatiedelleprofessioni<br />

più disagiate, come i muratori o i contadini, i tintori, la Lega dei coltellinai e arrotini o l’Istituto dei<br />

Rachitici.<br />

In tale attività, fu anche nominato socio protettore della Società Internazionale di Mutuo Soccorso tra artisti<br />

lirici e maestri affini di cui era presidente onorario Giuseppe Verdi.<br />

Trovava lo spazio per partecipare anche alle inaugurazioni di lapidi e monumenti della storia del<br />

Risorgimento, quelle che Cavallotti chiamava scherzosamente “la monumentomania”, in breve, attraverso<br />

il suo Archivio scorre uno spaccato non indifferente della vita italiana e se ne leggono le testimonianze<br />

degli uomini di quel tempo, come in una lunga cronaca diretta con il passato.<br />

VII

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