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Inventario dell'Archivio.pdf (10,53 MB) - carlo romussi

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3<br />

Carlo Romussi, il personaggio<br />

- Quel buffone, m’interruppe, aveva la gobba come il povero Piero, ma era un furfante, mentre il mio protagonista è un martire intelligente<br />

e innamorato. E sono appunto stato a Torino per intendermi con Novelli, affinchè ritorni quel mio dramma alla luce della ribalta.<br />

Siam rimasti intesi che gli mandi una copia con quei tagli e quelle modificazioni che credo, e me lo rappresenterà. L’amico Deabate ne<br />

parlerà domani o dopo nella Gazzetta del Popolo di Torino, e tu devi farmi il piacere di interloquire, come dicono gli avvocati, nella<br />

canapa. Rileggi il Povero Piero, confrontalo col Cyrano e metti fuori il tuo parere, quale si sia.<br />

Con tutto il cuore glielo promisi, come ricorderete. Ed egli proseguiva: “Sento pigliarmi dentro quel desiderio vivo dell’arte che precede<br />

sempre un lavoro nuovo...<br />

E i discorsi continuarono su quel tono: la politica ingrata fu lasciata per quella volta in un canto e si parlò sempre d’arte. Felice aveva<br />

ritrovato gli entusiasmi giovanili e la sua rallegranza come di una primavera di lavoro e di gloria che gli venisse incontro con la nuova<br />

stagione. E i progetti andavano tanto in là che pensava di tirar fuori nell’autunno un vecchio soggetto di dramma tolto dalla storia<br />

milanese del quale si era parlato insieme la bellezza di venticinque anni prima.<br />

La sera stessa partiva per Roma; e scendendo dalle scale, nel risalutarmi con la mano, mi diceva: “Tu hai risolto il problema della vita colla<br />

tua famigliola; io invece devo andar randagio...” E con un sospiro troncava la frase, e faceva i gradini a due a due, rabbujato in viso.<br />

Alla stazione l’amico Zavattari ci venne incontro festoso: Felice aveva ritrovata la sua serenità cordiale; e il treno cominciava a muoversi<br />

ch’egli dallo sportello ci gridava ancora: “arrivederci presto!”<br />

Chi mi avrebbe detto in quel momento che il bacio del saluto ond’aveva calde le labbra non me l’avrebbe più rinnovato e ch’io doveva<br />

pochi giorni dopo, deporne un altro sulla fronte di gelo di lui, immobile nel letto in mezzo ai fiori!...<br />

Ed è un rimorso che mi perseguita quello di non aver soddisfatto l’ultimo suo desiderio. Le discussioni politiche sopravvenute, le trepidanze<br />

per il duello e le suppliche che gli mandai invano perché non esponesse la vita che era sacra alla patria, mi impedirono di adempiere<br />

alla promessa...<br />

In una lettera del 22 giugno 1886, Romussi si appella all’amico Edoardo Sonzogno in difesa del suo<br />

direttore Moneta:<br />

Milano, 22 Giugno 1886<br />

Carissimo signor Edoardo,<br />

Moneta è in uno stato d’animo straziante. Le sta ora scrivendo per scolparsi non so che dirà ma ella, che ha un cuore al quale nessuno ha<br />

mai ricorso inutilmente, troverà certamente le parole che possa ritornare la pace a un uomo buono, che diede al giornale i suoi anni<br />

migliori, che la passata malattia ha piombato in un indebolimento generale. E’ a un malato che ella risponderà. La direzione del Secolo<br />

equivale per Moneta alla vita. La lettera scrittagli l’altro giorno lo indurrà senza dubbio a seguire le idee che ella desidera siano svolte<br />

nel giornale e quindi lo scopo è raggiunto. La prego, lei capo indulgente per tutti (e lo seppi e lo so per conto mio), a calmare la febbre del<br />

povero Moneta. Nel momento attuale non si deve dir di fuori che nel Secolo vi sono dei movimenti interni. Mi perdoni questo sfogo che è<br />

fatto ad insaputa di tutti, e mi abbia sempre per amico.<br />

Carlo Romussi<br />

Il padre<br />

Per un po’ di anni Romussi sente la necessità di scrivere a sua figlia Ada una lettera ogni suo compleanno.<br />

In essa le parla con amore e dolcezza, le offre i suoi consigli di fronte ai problemi che sente ella<br />

può avere nella difficoltà dell’adolescenza e soprattutto la invita ad agire sempre in nome della sua dignità<br />

interiore. In una lettera del 23 agosto 1888, così le si rivolge:<br />

Mia carissima Ada, domani sera compiono otto anni dalla prima volta che ti ho veduta e abbracciata: otto anni di timori, di ansiose<br />

cure, di gioia, otto anni di affetto sempre intenso, sempre eguale per te. Finora della vita non hai provato che le carezze e i baci...Ma nelle<br />

testoline di otto anni il pensiero comincia a farsi innanzi...è giunta l’età nella quale si deve far conoscenza col dovere. Il dovere varia<br />

secondo gli anni e le condizioni della famiglia; ma ha questo di immutabile che è il contrario del capriccio...Adempiere al proprio dovere<br />

non è sempre la cosa più bella e più facile: per adempierlo bisogna sacrificare molte volte il desiderio e la volontà; ma quando si riesce a<br />

vincere se stessi si prova una soddisfazione che è il premio più bello del dovere. Non è mai troppo presto per cominciare a praticare il

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