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LA STORIA DI ALBATE ATTRAVERSO LE MAPPE - Classe 1941 ...

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<strong>LA</strong> <strong>STORIA</strong> <strong>DI</strong> <strong>ALBATE</strong> <strong>ATTRAVERSO</strong> <strong>LE</strong> <strong>MAPPE</strong><br />

Albate ha origini molto antiche ed il nome ALB significa altura (monte Goi) con villaggio; ATE è<br />

la finale dei paesi di origine celtica. Albate esisteva quindi già nell’epoca pre-romana.<br />

MAPPA “ROMANA”: i Romani insediati a Como distribuivano i terreni agricoli ai contadini<br />

coloni, che le coltivavano consegnando una parte consistente dei prodotti alla città. I terreni<br />

venivano distribuiti secondo quadrati chiamati CENTURIE di 710m. x 710m. Misurando la mappa<br />

si scopre che la attuale cascina Maséé è al centro di due centurie, divise dalla Canturina. La prima<br />

è perimetrata da via Canturina, via S.Antonino su due lati e via Mascherpa; al posto del Maséé vi<br />

era la casa romana del colono. La seconda è perimetrata da via Canturina, via Tagliamento, la<br />

riva dietro al cimitero e via Cantoniga. Le abitazioni romane erano vicine alla attuale piazza della<br />

chiesa ed Albate era una colonia agricola con fertili coltivazioni e con i vigneti sul monte Goi.<br />

MAPPA TERESIANA 1722: nel 1700 Albate era ancora un paese agricolo con i due centri di<br />

Albate e Trecallo, entrambi con le chiese di origine romanica, con i cimiteri adiacenti. Vi erano le<br />

cascine sparse: la Maséé, la Rivascia, il Bozzone, le cascine del Monticello e poche case in via<br />

Canturina ed in via Giovane Italia. Il mulino della Cittadella macinava i cereali prodotti dalla zona<br />

del Piano ma soprattutto quelli dei terreni più soleggiati della piana alta di Albate, attualmente<br />

costruita. Sulle pendici del monte Goi vi erano vigneti migliori di quelli del Baradello.<br />

MAPPA DEL 1898 (CESSATO CATASTO): Albate nell’800 era ancora un paese agricolo ma nei<br />

terreni più centrali si insediavano le prime industrie: la Marzorati/Costa, la Frej e una parte di<br />

quella che sarà la Sair. Perché è avvenuto questo? Perché le tessiture, che non necessitavano<br />

dell’acqua dei fiumi, si insediavano fuori dalla città per risparmiare sui costi dei terreni e<br />

soprattutto della mano d’opera. Nella seconda metà dell’800 veniva realizzata la ferrovia Como-<br />

Lecco con la stazione nella nuova via Merzario e veniva interrotta la via Cantoniga, che portava al<br />

Piano. La influenza di Napoleone ha portato alla costruzione del cimitero con l’eliminazione dei<br />

due vicini alle chiese, sostituiti da due ossari, ed a realizzare strade ampie come la Canturina verso<br />

Camerlata, che ha declassato la antica via Muggiò, e la Canturina tangenziale di Trecallo che ha<br />

declassato la via Interna. Nascevano i primi servizi come i lavatoi, la scuola elementare e la sede<br />

del Comune di Albate. Nascevano pure le prime case popolari di via Tagliamento e di via<br />

Canturina.<br />

MAPPA DEL 1954 (NUOVO CATASTO): la importante ferrovia ha determinato la crescita della<br />

più grande industria albatese ad essa connessa: l’Omita. Albate da paese agricolo è diventato<br />

paese industriale. Sono sorte altre aziende: la Bulgheroni e la Schiera in via Acquanera, la<br />

Cavalleri prima in via Canturina, poi in via Della Porta, la Ajani in via Mascherpa, la Mauri verso<br />

la ferrovia.<br />

Si sono ampliate le industrie esistenti: la Frej, la Sair e la Costa. La ferrovia ha diviso<br />

pesantemente il paese in due e l’agricoltura è rimasta soltanto nelle zone del Piano e del Bassone.<br />

Si sono realizzati nuovi servizi: l’ampliamento del cimitero (che prima aveva come fondale le<br />

cappelle e nel novecento la chiesetta con i due vecchi colombari), l’oratorio nella nuova via<br />

Venusti, strada che è servita per edificare villette di pregio, l’ambulatorio medico in via<br />

Tagliamento, dopo il passaggio a livello. Legate alla vita operaia sorgevano le due cooperative<br />

della Madonnina e della Valle e le case popolari di via Filzi, via Mascherpa , via Cipolla, ecc.


SITUAZIONE ATTUA<strong>LE</strong>: la crisi del tessile ha colpito le industrie albatesi che sono state<br />

chiuse. Si sono convertite in laboratori artigianali soltanto l’Omita, la Costa e la Cavalleri; al<br />

posto delle altre sono sorti o sorgeranno nuovi condomini. I posti di lavoro nell’industria sono<br />

venuti a mancare ed i giovani si sono riversati nel lavoro di ufficio ed in nuove forme di lavoro ad<br />

alta tecnologia.<br />

CONSIDERAZIONI FINALI: come scrive Franca Ajani nella premessa a “<strong>ALBATE</strong> . <strong>LA</strong> GENTE<br />

E <strong>LA</strong> SUA <strong>STORIA</strong>” Agorà, Como 1990, “un libro sugli Albatesi vuol essere proprio il<br />

riconoscimento di un percorso umile, come in tutte le storie irto di difficoltà, ma ricco di<br />

un’umanità cui senza retorica ci sentiamo grati, perché queste donne e questi uomini che qui sono<br />

vissuti, hanno operato, sofferto, sperato, gioito, creduto, hanno costruito nel quotidiano la<br />

comunità che è stata trasmessa a noi. Riscoprire che cosa fu Albate nei secoli diventa allora il<br />

modo migliore per ritrovare le “proprie radici”, per capire il presente ed operare per il futuro, per<br />

sentirci popolo in cammino”.<br />

In particolare la classe del ’41 è nata in tempo di guerra, quando Albate da agricola stava<br />

cominciando a diventare industriale. Nel Comune di Albate, che era ancora per pochi anni<br />

autonomo da Como, abbiamo potuto assistere alla vita contadina: ricordo quando da piccoli ci<br />

mettevano in alto al carro del fieno per fare peso ed evitare che il vento lo facesse volar via;<br />

ricordo ancora il rito della nascita del vitello, quando a volte il parto era podalico e si doveva<br />

tirare le esili gambe del vitello con le corde e, quando nasceva bene, si faceva festa nella stalla<br />

fino a tarda notte; ricordo ancora il rosario e le storie popolari lette nelle stalle perché erano gli<br />

unici vani caldi della casa durante i rigidi inverni.<br />

Della vita operaia ricordo la sirena del mezzogiorno, che segnava la fine del lavoro mattutino<br />

nell’industria, che riprendeva poi sino alla sera, ricordo le donne che portavano a casa la pezza<br />

dalla Frej o dalla Costa per “resibià”, ricordo gli Albatesi che nei giorni feriali facevano gli<br />

operai e la domenica tornavano in campagna ad aiutare il padre o i fratelli ancora contadini,<br />

ricordo le storiche esperienze di cooperazione sociale (tra le più importanti della Provincia di<br />

Como), i duri scioperi dell’Omita quando gli operai albatesi rinunciavano alla paga anche per più<br />

giorni per ottenere i giusti diritti dello stipendio e della sicurezza del lavoro, ricordo le tute blù<br />

che venivano tolte solo la domenica.<br />

Della vita terziaria (d’ufficio) ricordo i pendolari studenti ed i pendolari lavoratori negli uffici di<br />

Como che aspettavano insieme la filovia al mattino cercando di trovare a fatica il posto o in quella<br />

delle 7.45 che veniva da Cantù o in quella delle 7.50 che partiva da Albate e nel frattempo<br />

acquistavano il giornale dal Sig. Mascheroni, che lo estraeva dalla grande borsa, portata in<br />

bicicletta.<br />

Ora vediamo Albate che non è più né contadina, né operaia e forse neanche terziaria. Siamo in un<br />

momento di forti mutamenti e non sappiamo ancora cosa Albate diventerà nel futuro. Se però si<br />

conoscono le proprie radici, difficilmente si cade nel pessimismo, anche se dobbiamo abituarci ad<br />

essere sì albatesi ma contemporaneamente cittadini del mondo. Non possiamo quindi diventare<br />

nostalgici perché anche se Albate è cambiata molto, resta sempre il “quartiere/paese” più vivibile<br />

di Como, certamente migliore della vicina Camerlata, di Rebbio, di MonteOlimpino/Pontechiasso,<br />

di Sagnino e di molti altri quartieri comaschi.

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