Progetto Laser, lotta alla sepsi in Emilia-Romagna - apicella
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3.2. Diagnosi<br />
<strong>Progetto</strong> LaSER. Lotta <strong>alla</strong> <strong>sepsi</strong> <strong>in</strong> <strong>Emilia</strong>-<strong>Romagna</strong><br />
Quando e come eseguire le emocolture?<br />
Razionale<br />
Sono consigliate due o più emocolture. Teoricamente bisognerebbe prelevare almeno una<br />
emocoltura dal lume di ciascun catetere o dispositivo <strong>in</strong>travascolare. È importante<br />
ottenere emocolture sia dal sangue periferico che attraverso i lumi dei cateteri vascolari.<br />
Se si isola lo stesso microrganismo <strong>in</strong> entrambe le colture, la probabilità che esso sia la<br />
causa della <strong>sepsi</strong> grave è significativamente maggiore. Inoltre, se la coltura prelevata<br />
attraverso il lume del catetere vascolare si positivizza molto più rapidamente della coltura<br />
del sangue periferico (per esempio > 2 ore), è probabile che il catetere sia la sorgente<br />
dell’<strong>in</strong>fezione.<br />
Anche il volume di sangue prelevato è importante (attenersi alle <strong>in</strong>dicazioni fornite dai<br />
laboratori).<br />
Raccomandazione<br />
Le colture appropriate dovrebbero essere raccolte sempre prima dell’<strong>in</strong>izio della terapia<br />
antibiotica. Per facilitare l’identificazione dei microrganismi che hanno causano l’<strong>in</strong>fezione,<br />
bisogna eseguire almeno due emocolture, e <strong>in</strong> particolare una attraverso una via<br />
percutanea e una attraverso ciascuno dei cateteri vascolari, a meno che il catetere non<br />
sia stato <strong>in</strong>serito recentemente (< 48 ore).<br />
Le colture di materiali prelevati da altri siti, quali ad esempio ur<strong>in</strong>e, liquido cefalorachidiano,<br />
ferite chirurgiche o traumatiche, secrezioni bronchiali, o altri fluidi corporei,<br />
dovrebbero essere ottenute sempre prima dell’<strong>in</strong>izio della terapia antibiotica empirica.<br />
Cosa c’è di nuovo?<br />
(Uzzan et al., 2006).<br />
L’emocoltura rappresenta il metodo migliore per diagnosticare la presenza<br />
di <strong>in</strong>fezione, ma non è <strong>in</strong>dicativa della risposta del paziente all’<strong>in</strong>fezione.<br />
Per questo motivo sono stati sperimentati negli ultimi anni marcatori <strong>in</strong>diretti<br />
di <strong>in</strong>fezione, <strong>in</strong> grado di <strong>in</strong>dicare sia la presenza di <strong>in</strong>fezione sia la risposta<br />
<strong>in</strong>fiammatoria del paziente, quali la procalciton<strong>in</strong>a (PCT) e la prote<strong>in</strong>a C<br />
reattiva (PCR).<br />
Uzzan ha analizzato 33 studi su un totale di 1.825 pazienti con <strong>sepsi</strong>, <strong>sepsi</strong><br />
grave e shock settico (media età 59 anni, mortalità globale 29,3%,<br />
percentuale dei pazienti con coltura positiva 24,9%), mirati a valutare<br />
l’utilizzo di PCT da sola o <strong>in</strong> confronto a PCR.<br />
Il rapporto tra l’odds di positività nei pazienti <strong>in</strong>fetti e l’odds di positività nei<br />
pazienti non <strong>in</strong>fetti (accuratezza diagnostica) era globalmente 15,7 (CI 95%<br />
9,1-27,1) per la PCT e 5,4 (CI 95% 3,2-9,2) per PCR.<br />
La curva ROC mostra che PCT ha una maggiore accuratezza diagnostica<br />
di PCR.<br />
Dossier 143<br />
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