14.06.2013 Views

vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

essere ammesse il marchio classico del declassamento, e cioè l’essere orfane<br />

<strong>di</strong> padre, l’assenza del sostegno economico e del controllo paterni. il padre<br />

delle ragazze accettate è ora per lo più vivente, né vengono menzionate nelle<br />

richieste <strong>di</strong> ammissione con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> bisogno particolari. maritano mostra<br />

infine i limiti dell’interpretazione che assegna a queste istituzioni la funzione<br />

<strong>di</strong> preservare l’onore in pericolo <strong>di</strong> donne poco protette. la creazione <strong>di</strong><br />

“piazze <strong>di</strong> nuova regola” al soccorso a metà seicento fa sì che i posti per le<br />

lungo-residenti <strong>di</strong>vengano ben presto assai più numerosi <strong>di</strong> quelli <strong>di</strong>retti a<br />

fanciulle in pericolo che dovevano in teoria offrire ricovero per un solo anno.<br />

tale novità è seguita dalla crescita delle piazze <strong>di</strong> fondazione privata <strong>di</strong> cui si<br />

è già detto, che portano a nomine nell’ambito della famiglia del benefattore,<br />

e sono dunque motivate dall’appartenenza più che dal bisogno economico o<br />

morale.<br />

Parrebbe dunque che assai presto le istituzioni femminili torinesi perdano<br />

la loro funzione caritativa e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa dell’onore. nell’interpretare queste<br />

istituzioni ci si è spesso arrestati alla retorica originaria, che pone al centro la<br />

fanciulla abbandonata, senza famiglia, senza indagare oltre; ma un’analisi più<br />

accurata mette in luce come, almeno dal settecento, le residenti non fossero<br />

giovani in pericolo, né donne perdute, e nemmeno ragazze provenienti da<br />

famiglie in gravi <strong>di</strong>fficoltà economiche. dobbiamo cercare dunque una nuova<br />

interpretazione del loro ruolo sociale. Possiamo parlare <strong>di</strong> trasformazione precoce<br />

delle loro funzioni da assistenziali in educative, come si è fatto per il caso<br />

romano, anche se per un periodo più tardo 21 ? l’abbassamento dell’età richiesta<br />

per essere ammesse suggerirebbe in effetti la loro precoce trasformazione<br />

in case <strong>di</strong> educazione per bambine e adolescenti. e tuttavia maritano mette<br />

in luce come l’istruzione impartita sia ben limitata e renda prematuro parlare<br />

<strong>di</strong> “educandati”. la sua analisi dell’impatto sociale <strong>di</strong> queste istituzioni<br />

ricorda piuttosto la tesi avanzata per le doti elemosinarie. si è osservato, infatti,<br />

che a roma anche la carità dotale confraternale appare ri<strong>vol</strong>ta ai ceti me<strong>di</strong>,<br />

cioè ad artigiani prosperi e a notabili 22 . come per le doti offerte dalle istituzioni<br />

della compagnia, inoltre, queste non erano che un sussi<strong>di</strong>o a quelle che<br />

potevano essere pagate dalle famiglie. sarebbe semplicistico dunque vederle<br />

come doti “caritative”. a roma, quelle fornite dalla confraternita dell’annunziata<br />

erano ormai <strong>di</strong>venute “premi alla virtù”, più un riconoscimento <strong>di</strong><br />

merito in<strong>di</strong>viduale e sociale della famiglia che una forma <strong>di</strong> assistenza, e come<br />

21 Groppi, 1994.<br />

22 D’Amelia, 1990.<br />

45

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!