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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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degli istituti del soccorso e del deposito, se nei primi tempi si poteva parlare<br />

più propriamente <strong>di</strong> assistenza, dalla seconda metà dell’ottocento in poi appare<br />

esplicito un impegno in senso educativo, il cui obiettivo era quello <strong>di</strong><br />

dare risposte al bisogno <strong>di</strong> formare e preparare una nascente classe borghese<br />

al femminile.<br />

non deve stupire, quin<strong>di</strong>, che nella stessa torino <strong>di</strong> metà ottocento le<br />

giovani fanciulle ospiti <strong>di</strong> istituzioni educative beneficiassero <strong>di</strong> un trattamento<br />

<strong>di</strong>fferente a seconda del ruolo sociale cui erano destinate. alle Povere orfanelle<br />

non venivano impartite lezioni <strong>di</strong> ballo, riservate invece alle donzelle<br />

degli istituti del soccorso e del deposito: nulla le rendeva <strong>di</strong>fferenti tra loro<br />

se non la posizione che avrebbero ricoperto al <strong>di</strong> fuori dell’istituzione e a cui<br />

dovevano essere preparate. la scelta <strong>di</strong> orientarsi ad una precisa categoria <strong>di</strong><br />

figlie, trascurando coloro che arrivavano da percorsi <strong>di</strong> vita travagliati, era alla<br />

base, in parte, della motivazione che induceva l’amministrazione dell’opera<br />

a chiedere l’equiparazione delle regole nelle due case <strong>di</strong> educazione. allo<br />

stesso tempo costituiva il motivo che impe<strong>di</strong>va all’arcivescovo, preoccupato<br />

<strong>di</strong> non veder rappresentata anche la fascia <strong>di</strong> coloro che erano risultate<br />

maggiormente esposte ai pericoli <strong>di</strong> una mancata tutela, <strong>di</strong> concedere quanto<br />

richiesto da tempo. è significativo, a tale proposito, leggere come gli istitutori<br />

parlassero <strong>di</strong> «sconvenienza» nell’offrire medesime possibilità <strong>di</strong> educazione<br />

a giovani <strong>di</strong> provenienza e percorsi esistenziali <strong>di</strong>versi. Questo avrebbe causato<br />

un senso <strong>di</strong> “inadeguatezza” nelle educande, che si sarebbero trovate a<br />

confrontarsi con valori e regole che non appartenevano loro, così come nelle<br />

insegnanti, che avrebbero dovuto educare le alunne in modo <strong>di</strong>fferente a seconda<br />

della loro estrazione sociale, rendendo complessi i rapporti e le relazioni<br />

all’interno dell’istituto.<br />

come detto precedentemente, tale conflitto si risolse con l’impegno da<br />

parte della compagnia a pagare le spese <strong>di</strong> mantenimento delle figlie «pericolanti<br />

o cadute» all’interno <strong>di</strong> istituzioni “specializzate” nel loro accoglimento,<br />

come l’istituto del Buon Pastore, o<br />

collocandole presso qualche famiglia <strong>di</strong> artigiani […] perché apprendessero un<br />

qualche mestiere, prelevando dal bilancio della casa del deposito la somma <strong>di</strong> lire<br />

2500 per retribuire le famiglie o gli istituti che avessero dette donne o fanciulle<br />

ricoverate 70 .<br />

70 assP, i, CSP, Repertori degli or<strong>di</strong>nati, 31, s.v. «Buon Pastore», 10 febbraio 1852.<br />

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