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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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<strong>di</strong> san <strong>Paolo</strong>, rifacendosi ai decreti regi del 1853 e del 1878, pose tuttavia fine<br />

alla questione ritenendo decadute le antiche opere del soccorso e del deposito<br />

a favore dell’educatorio duchessa isabella.<br />

3. Le leggi al servizio-<strong>di</strong>sservizio delle opere pie<br />

ma quali erano le <strong>di</strong>sposizioni legislative alle quali facevano riferimento<br />

gli amministratori delle opere pie <strong>di</strong> san <strong>Paolo</strong>? la legge che imponeva agli<br />

istituti <strong>di</strong> beneficenza <strong>di</strong> riconvertire i lasciti, il cui fine si riteneva ormai non<br />

più utile alle esigenze della collettività, risaliva al 1890 ed era stata firmata da<br />

crispi. la storia dell’assistenza in italia ha però ra<strong>di</strong>ci più antiche, pur manifestando<br />

costantemente una certa confusione e un carattere a tratti non del<br />

tutto precisati. in età contemporanea, la prima legge che tentò un rior<strong>di</strong>no<br />

delle opere pie sul territorio italiano non ancora unificato venne promulgata<br />

il 24 <strong>di</strong>cembre 1836, sotto forma <strong>di</strong> e<strong>di</strong>tto emanato da carlo alberto re <strong>di</strong><br />

sardegna. con essa furono istituiti i ricoveri <strong>di</strong> men<strong>di</strong>cità, centri <strong>di</strong> accoglienza<br />

per persone povere, nati per rispondere ad esigenze <strong>di</strong> controllo sociale<br />

piuttosto che per un reale spirito <strong>di</strong> carità. il governo, infatti, non intendeva<br />

occuparsi <strong>di</strong>rettamente dei meno abbienti, ma era interessato piuttosto ad<br />

esercitare la propria vigilanza sul mondo dell’assistenza, nel quale le risorse a<br />

<strong>di</strong>sposizione erano considere<strong>vol</strong>i. ci si limita pertanto a definire «le con<strong>di</strong>zioni<br />

alle quali potranno erigersi ricoveri <strong>di</strong> men<strong>di</strong>cità nei reali domini <strong>di</strong> terraferma»,<br />

precisando che le varie amministrazioni comunali o le associazioni<br />

caritate<strong>vol</strong>i interessate «si sono mostrate <strong>di</strong>sposte a stabilire e mantenere a<br />

proprie spese tali case <strong>di</strong> ricovero» 18 .<br />

la legge del 1836 rispondeva a due necessità: da una parte si premuniva<br />

<strong>di</strong> togliere dalle strade tutti i men<strong>di</strong>canti; dall’altra si propose come un primo<br />

tentativo <strong>di</strong> fare chiarezza nel variegato mondo delle opere pie. in entrambi i<br />

casi non fu l’interesse per la persona a <strong>di</strong>rigere l’intervento regio.<br />

dell’educatorio: «riteniamo che tale fusione sia avvenuta non tanto perché non vi fossero<br />

più giovani ‘traviate’ che <strong>vol</strong>essero mutar vita, quanto piuttosto perché, all’inizio del secolo<br />

scorso erano sorte in torino altre istituzioni che offrivano tale genere <strong>di</strong> assistenza soprattutto<br />

alle ragazze-madri […] ve<strong>di</strong>, ad esempio, l’istituto del Buon Pastore, fondato nel 1840<br />

dal marchese [sic!]solaro della margarita per la rieducazione delle giovani traviate e l’opera<br />

pia del rifugio fondata nel 1822 per le giovani donne desiderose ‘<strong>di</strong> lasciare la strada del<br />

vizio’…» (Prola Perino, 1980, p. 34 e note).<br />

18 ast, s.p., E<strong>di</strong>tti Regi, Periodo Francese, <strong>vol</strong>. 36, 29 ottobre 1836, p. 600. il corsivo è ad<br />

opera dell’autore.<br />

188

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