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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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nettamente in rapporto al target dell’utenza. Per questo, anche le famiglie non<br />

povere, ma «provvedute <strong>di</strong> minori mezzi <strong>di</strong> fortuna» 23 (oggi <strong>di</strong>remmo della<br />

piccola e me<strong>di</strong>a borghesia), furono in grado <strong>di</strong> valutare tra possibilità <strong>di</strong>verse,<br />

che aumentarono progressivamente con il passare del tempo: si andava dal<br />

convitto delle suore Fedeli compagne <strong>di</strong> gesù, fondato alla fine degli anni<br />

trenta nei pressi della villa della regina (la congregazione arrivò a torino<br />

nel 1836), all’educandato del monastero <strong>di</strong> sant’anna, <strong>vol</strong>uto nel 1841 dalla<br />

marchesa giulia <strong>di</strong> Barolo e affidato alle omonime suore, anch’esse nate per<br />

<strong>vol</strong>ontà dei marchesi <strong>di</strong> Barolo, al convitto aperto nel 1840 dalle suore <strong>di</strong> carità<br />

<strong>di</strong> san vincenzo de’ Paoli presso il convento <strong>di</strong> san salvario.<br />

a <strong>di</strong>stinguere gli istituti per l’aristocrazia e per l’alta borghesia da quelli<br />

per i ceti più bassi era in primo luogo il costo (da 25 a 40 lire mensili per i primi,<br />

al massimo 10 lire per i secon<strong>di</strong>), ma anche l’offerta formativa cambiava non<br />

<strong>di</strong> poco. anzi, quasi sempre queste due variabili – la capacità <strong>di</strong> spesa dei genitori<br />

e il tipo <strong>di</strong> istruzione che ricevevano le loro figlie – erano strettamente collegate.<br />

uno dei motivi per cui le scuole libere continuarono a pullulare era che<br />

per lungo tempo non furono <strong>di</strong>sponibili scuole post-elementari pubbliche 24 .<br />

infatti, la prima scuola superiore femminile aprì a torino solo nel 1864, anche<br />

se la sua progettazione risaliva a oltre un quin<strong>di</strong>cennio prima. la scuola,<br />

che fu intitolata alla regina margherita <strong>di</strong> savoia, non offriva un’istruzione<br />

imme<strong>di</strong>atamente spen<strong>di</strong>bile in ambito lavorativo ma, sulla base delle migliori<br />

esperienze europee, intendeva fornire una cultura generale alle allieve, al<br />

contrario <strong>di</strong> quanto avrebbe fatto, a partire dal 1869, l’istituto professionale<br />

femminile maria laetitia (in onore <strong>di</strong> un’altra principessa <strong>di</strong> casa savoia),<br />

che <strong>di</strong>spensava, invece, corsi eminentemente pratici e professionalizzanti 25 .<br />

le scuole superiori comunali, tuttavia, non ebbero vita facile: mentre il<br />

maria laetitia conservò sempre una spiccata capacità <strong>di</strong> attrazione nei confronti<br />

delle ragazze torinesi, il margherita <strong>di</strong> savoia fu più <strong>vol</strong>te rimaneggiato<br />

nell’intento <strong>di</strong> aumentare le iscrizioni. la scuola superiore femminile<br />

del comune, però, non convinse mai sino in fondo le famiglie, decisamente<br />

più interessate a fornire alle proprie figlie un’istruzione spen<strong>di</strong>bile in ambito<br />

lavorativo o comunque funzionale alla ricerca <strong>di</strong> un impiego o <strong>di</strong> un buon<br />

matrimonio 26 . in entrambi i casi, l’offerta delle scuole private doveva apparire<br />

23 L’istruzione femminile in Torino, 1873, p. 8.<br />

24 a proposito dell’istruzione femminile superiore in italia cfr. Franchini, 1981; Ulivieri,<br />

1982.<br />

25 sulle scuole superiori torinesi a cavallo dell’unità cfr. Bellocchio, 1995.<br />

26 a proposito dell’istruzione professionale in Piemonte cfr. Cereja, 1982; Di Pol, 1988.<br />

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