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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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al soccorso e al deposito l’incarico <strong>di</strong> madre restò invece prevalentemente<br />

appannaggio <strong>di</strong> elementi esterni all’istituzione. solo delle figlie angela<br />

maria curlanda e Francesca ciarmetta sappiamo che <strong>di</strong>vennero madri.<br />

la prima lo era quando morì, nel 1739, dopo essere stata sottomadre dal<br />

1715, poi madre provvisionale tra il 1721 e il 1726, e <strong>di</strong> nuovo sottomadre.<br />

la seconda lo <strong>di</strong>venne nel 1776, mentre occupava già la piazza perpetua del<br />

lascito graglia 236 .<br />

<strong>di</strong>verso è il <strong>di</strong>scorso per le Forzate, dove i tempi <strong>di</strong> permanenza limitati<br />

al biennio, o ancora al <strong>di</strong> sotto, <strong>di</strong> alcune madri <strong>di</strong> fine settecento danno fondamento<br />

all’idea che possa essersi trattato <strong>di</strong> internate stesse, che rivestirono<br />

l’incarico limitatamente al periodo in cui furono accolte. coloro che erano<br />

investite <strong>di</strong> un incarico specifico finivano per assumere un profilo a metà tra<br />

semplice internata e elemento del personale interno, che tuttavia raramente<br />

comportava una retribuzione. Questa era infatti riconosciuta solo alla sottomadre,<br />

alla governante e alla madre.<br />

6. Lunghe permanenze<br />

Questo capitolo evidenzia dunque l’esistenza <strong>di</strong> una stretta relazione<br />

fra i tempi <strong>di</strong> permanenza e il problema dell’inserimento delle donne nella<br />

società. il proposito della temporaneità del ricovero, e le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> attenersi<br />

ad esso, costituirono senz’altro un elemento comune fra le istituzioni oggetto<br />

del nostro stu<strong>di</strong>o, e la collocazione delle donne un nodo centrale della loro<br />

gestione. l’allungamento dei tempi <strong>di</strong> permanenza al soccorso e al deposito<br />

si rivela, da un lato, come l’inevitabile conseguenza delle <strong>di</strong>fficoltà delle istituzioni<br />

<strong>di</strong> trovare adeguate collocazioni, e dall’altro come la manifestazione<br />

<strong>di</strong> una crescente inclinazione delle famiglie e delle utenti stesse a vedere nella<br />

vita all’interno delle opere una valida alternativa ad altri destini. il mutamento<br />

risente verosimilmente dei più generali trends che caratterizzano la<br />

con<strong>di</strong>zione femminile nel tardo settecento e che vedono il declino della scelta<br />

conventuale e la crescita del numero delle donne nubili laiche. in questo<br />

senso dobbiamo interpretare anche le denunzie avanzate dall’economo sul<br />

<strong>di</strong>sinteresse delle famiglie nei confronti delle figlie. come avremo modo <strong>di</strong><br />

approfon<strong>di</strong>re nel capitolo successivo, non sembra infatti <strong>di</strong> poter cogliere una<br />

236 assP, i, Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251; CSP, Repertori degli or<strong>di</strong>nati, 27; Repertori dei lasciti, 163,<br />

s.v. «deposito».<br />

134

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