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vol I 685 [PDF] - Compagnia di San Paolo

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le estratte a sorte non trovavano marito, il <strong>di</strong>ritto alla loro dote passava alle<br />

prime che lo avrebbero trovato, fra agosto e la successiva festa della purificazione<br />

della vergine 217 . c’era inoltre la possibilità che fossero assegnate doti<br />

costituite dall’ufficio pio e dai red<strong>di</strong>ti derivanti dal fondo del lascito agostino<br />

moja, effettuato nel testamento del 1674 218 .<br />

dalla seconda e<strong>di</strong>zione dell’Istoria del tesauro appren<strong>di</strong>amo che fin<br />

dagli inizi del settecento la situazione delle doti era stata rivista, e che fu<br />

stabilito <strong>di</strong> dare quattro doti ogni anno: due <strong>di</strong> ducatoni 30, corrispondenti a<br />

142.10 lire, costituite coi proventi dell’ufficio pio, e un’altra, la sopraccitata<br />

dote moja, pari a 24 scu<strong>di</strong> d’oro. nel 1729, in seguito al reinvestimento del<br />

capitale tale dote fu portata a 152.5 lire, e successivamente a 174 lire 219 . nulla<br />

viene invece specificato sulla quarta dote.<br />

se nel seicento il numero delle doti <strong>di</strong>stribuite si presentava piuttosto<br />

abbondante al soccorso, tutt’altra situazione caratterizza i primi decenni <strong>di</strong><br />

vita del deposito, dove non era prevista alcuna dote, né dalla compagnia né da<br />

lasciti privati. solo nel 1700 la benefattrice lucrezia rivo vertua <strong>di</strong>spose nel<br />

suo testamento un fondo i cui proventi dovevano essere convertiti in una dote<br />

annua <strong>di</strong> lire 100 per qualche ricoverata del deposito che si fosse sposata 220 .<br />

Per ciò che riguarda i valori, si tratta <strong>di</strong> doti molto povere, come si rileva<br />

da un confronto con le doti pagate nella città <strong>di</strong> torino 221 .<br />

come evidenziano i grafici relativi al 1710, 1750 e 1785, che ho scelto<br />

come anni campione, per tutto il Xviii secolo, nel complesso delle doti<br />

citta<strong>di</strong>ne i valori più bassi, e i più comuni, si aggiravano fra le 100 e le 300<br />

lire. certo la collocazione delle doti delle opere nella fascia più bassa dei<br />

valori torinesi può apparire in contrad<strong>di</strong>zione con la provenienza delle giovani<br />

utenti, che abbiamo visto appartenere al ceto me<strong>di</strong>o. tuttavia va tenuto<br />

in considerazione il fenomeno dell’accumulo <strong>di</strong> più doti, che consentiva <strong>di</strong><br />

raggiungere valori decisamente più significativi. le prime in<strong>di</strong>cazioni sul fenomeno<br />

risalgono agli anni Quaranta del settecento. una certa marcan<strong>di</strong>na<br />

nel 1741 ottenne insieme alla dote gioanetti <strong>di</strong> lire 150 quella moja <strong>di</strong> lire<br />

217 Ibidem.<br />

218 nel marzo del 1683 ad esempio, fu Paola minotta ad avantaggiarsi della dote dell’ufficio<br />

pio; mentre l’anno dopo, catta margherita abella si sposò con una dote moja (assP, i,<br />

Socc., Or<strong>di</strong>nati, 251, or<strong>di</strong>nati del 13 giugno 1683 e del 1° agosto 1683).<br />

219 Tesauro, 1701**; voria, 1991.<br />

220 assP, i, CSP, Lasciti, 130, fasc. 238/2.<br />

221 devo la possibilità <strong>di</strong> questo confronto con il quadro delle doti torinesi al professor<br />

luciano allegra, che mi ha offerto l’accesso ad un campione <strong>di</strong> doti da lui raccolto nei libri<br />

dell’Insinuazione <strong>di</strong> Torino.<br />

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