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L A F I G L I A D E I D R A G H I<br />
All’indomani della separazione tra il cielo e la terra,<br />
vivevano nel firmamento nove draghi giganteschi che<br />
venivano sovente a divertirsi tra le nuvole multicolori.<br />
Quando questi nei loro giochi si avvicinavano alla terra,<br />
tutto ciò che la copriva si disegnava sotto i loro occhi:<br />
le montagne, i fiumi, gli alberi, le piante, gli animali…<br />
Un giorno, furono affascinati da una gemma che sulla<br />
terra brillava di tutti i suoi bagliori ora rossi, ora verdi,<br />
ora violetti. Come era magnifica! La natura aveva<br />
voluto che i draghi avessero un debole per le pietre<br />
preziose, e così si precipitarono facendo a gara su questo tesoro per<br />
appropriarsene. Ma, cosa strana, la pietra che vedevano così bene dal cielo,<br />
scomparve al loro arrivo sulla Terra, sommersa nell’immensa foresta.<br />
Non volendo ritornare a mani vuote, i draghi restarono per continuare le loro<br />
ricerche.<br />
Il tempo passava senza che se ne accorgessero, e a forza di persistere nella<br />
ricerca di questo gioiello, finirono per metamorfizzarsi nel fiume Lancang. È per<br />
questo motivo che questo fiume si chiama anche il Fiume dei Nove Draghi.<br />
A fianco del Fiume dei Nove Draghi si ergeva un enorme picco chiamato Picco<br />
Dorato, ai piedi del quale c’era una grotta estremamente profonda, detta<br />
Grotta della Roccia d’Oro. Essendo questo un luogo spazioso e luminoso, i<br />
draghi decisero di trasformarlo in un palazzo e di istallarvisi.<br />
Parecchi anni più tardi uno di loro, il Re dei Draghi bianchi, mise al mondo una<br />
bambina. Questa, molto sincera, vivace e graziosa, aveva la pelle così bianca e<br />
fresca come quella delle radici di loto e gli occhi brillanti come delle perle.<br />
All’età di sedici anni la figlia dei draghi, annoiata di vivere sempre nel palazzo<br />
sotto il fiume, usciva sovente dalle acque per giocare. Un giorno, salita in<br />
superficie, scoprì lungo le rive dei ciottoli bianchi, delle sensitive verdeggianti,<br />
dei fiori rossi e degli alberi dai frutti color arancio.<br />
Ella si divertiva così tanto che si dimenticò che doveva tornare indietro.<br />
Dapprima, si divertì un mondo lungo il fiume, poi, desiderosa d’andare vedere<br />
altrove, giunse, seguendo un sentiero sinuoso, in cima ad una montagna a<br />
nord del fiume. Oltre la montagna scoprì una pianura verdeggiante coperta da<br />
palme, da bambù nani e da piante di areca molto slanciate.<br />
Estasiata, la figlia dei draghi continuò ad avanzare. Arrivata davanti alla<br />
pianura, vide degli uomini che tiravano dei buoi per arare, delle donne<br />
trapiantare del riso con dei cesti sulla schiena, dei bambini e dei bufali bagnarsi<br />
in uno stagno. Quanto la vita sulla terra era gioiosa e animata! A quella vista,<br />
presa da una grande passione per quel tipo esistenza, non ebbe più voglia di<br />
rientrare al Palazzo dei draghi.<br />
Proprio in quel momento, le si avvicinò un giovanotto dai che camminava su un<br />
sentiero tra i campi conducendo un bue. Aveva all’incirca vent’anni, ed era<br />
vestito con una giacca da contadino, con dei pantaloni voltati in su. Portava<br />
una fascia sulla testa e aveva le mani piene di fango. Vedendolo, la figlia dei<br />
draghi comprese immediatamente che era lavoratore ed onesto. E senza<br />
saperlo se ne innamorò. Gli andò incontro e chiese timidamente:<br />
— Fratello coltivatore, mi potresti dire il nome di questo luogo?<br />
Il ragazzo si fermò e rispose molto educatamente:<br />
— È la pianura Mengyang dei Dai. Da dove vieni, sorella? Perché sei tutta sola?<br />
La figlia dei draghi avrebbe ben voluto dirgli la verità ma per timore di non<br />
essere creduta, rispose in maniera sibillina:<br />
— Fratello coltivatore, abito vicino al fiume Lancang. Questa mattina, sono<br />
andata a cogliere delle verdure selvatiche nella montagna vicino al fiume. Là,
mi sono perduta ed eccomi qui per caso…<br />
Nel sentirla parlare in tale maniera, il ragazzo le disse affabilmente:<br />
— Vuoi venire a riposarti un po’ a casa mia? Devi essere molto stanca. Casa<br />
mia, quella palafitta, è piccola ma comunque ci sono degli sgabelli per gli<br />
ospiti.<br />
La figlia dei draghi abbassò la testa, molto felice, e si lasciò condurre dal<br />
giovane.<br />
Il ragazzo si chiamava Yan Maoyang. I suoi genitori erano morti da molti anni.<br />
Senza fratelli, viveva solo in una piccola casa di bambù. Aveva lavorato come<br />
guardiano di buoi sin dall’infanzia e sapeva già arare la terra all’età di dieci<br />
anni. Era povero ma di grande bontà. Quando le persone avevano delle<br />
difficoltà, era sufficiente dire una sola parola perché lui andasse in loro aiuto.<br />
Tutti gli abitanti del villaggio lo trovavano molto simpatico. Parecchie donne<br />
molto premurose avevano da molto tempo l’intenzione di aiutarlo a fondare<br />
una famiglia. Ma non avevano ancora trovato la ragazza giusta.<br />
Il sole era già tramontato e gli uccelli sarebbe ben presto ritornati al loro nido.<br />
I paesani, stupiti di veder Yan Maoyang rientrare con una bella ragazza,<br />
andarono tutti sul balcone per guardarli. Il ragazzo era un po’ infastidito ma<br />
per niente imbarazzato. «È naturale, si disse, condurre a casa qualcuno che si<br />
è smarrito, perché dovrei infastidirmi?»<br />
Rientrato a casa, Yan Manyang depose una catinella d’acqua sul balcone e<br />
chiese alla ragazza di lavarsi i piedi. Poi, dispose una tavola rotonda di<br />
striscioline di giunco sulla quale mise una ciotola di riso glutinoso, della zuppa<br />
di germogli di bambù e dei cetrioli salati.<br />
— Sorella smarrita, disse con tenerezza, avrai probabilmente fame dopo aver<br />
digiunato tutto il giorno, vieni subito a mangiare qualcosa!<br />
Vedendo che la giovane era arrossita e sembrava confusa, aggiunse:<br />
— Queste verdure selvatiche e la zuppa fredda non sono certamente molto<br />
appettite, ma il riso glutinoso, però, è buono, vieni ad assaggiarne!<br />
— Fratello coltivatore, come posso ringraziarti! Esclamò la figlia dei draghi. Era<br />
la prima volta che mangiava il cibo del mondo terrestre e lo trovava migliore di<br />
quello del Palazzo dei draghi.<br />
Finito di mangiare, era già buio. L’orfano si mise in agitazione. Cosa sarebbe<br />
accaduto se un uomo pieno di salute avesse dormito con una bella ragazza<br />
sotto lo stesso tetto? Ma la notte gli impediva di riaccompagnarla a casa.<br />
La figlia dei draghi era intelligente, e si era già accorta dell’angoscia del<br />
giovane. Pensando che era giunto il momento della verità, gli disse con<br />
franchezza e tenerezza:<br />
— Fratello coltivatore, scusami; in realtà io sono la figlia dei draghi e vivo nella<br />
Grotta della roccia d’oro del fiume Lancang. Il desiderio per la vita umana mi<br />
ha spinto a venire sino qui. Ti supplico di tenermi, diventerò volentieri tua<br />
moglie e ti coprirò di cure e tenerezza.<br />
A queste parole, Yan Maoyang fu costernato. Come era possibile che questa<br />
graziosa figliola fosse la figlia dei draghi del fiume Lancang? Scettico, egli la<br />
interrogò e rinterrogò per esserne certo. Ed ogni volta la giovane giurava di<br />
dire la verità.<br />
Yan Maoyang non insistette più. Che quello che diceva fosse vero o falso, egli<br />
decise di rispondere alla preghiera della ragazza. Così le disse sinceramente:<br />
— Figlia dei draghi, tu hai un’anima pura come una goccia d’acqua! Ma io sono<br />
un uomo molto povero. Hai pensato alle difficoltà alle quali andrai incontro se<br />
vivrai con me?<br />
— Se si ama veramente, rispose la figlia dei draghi, il più aspro dei frutti<br />
diventa dolce nella bocca degli innamorati.<br />
Essi procedettero alla cerimonia nuziale la sera stessa.<br />
L’indomani, a questa notizia, i paesani andarono a felicitarsi con dei fiori, del<br />
riso dell’ultimo raccolto e dello zucchero rosso in polvere. Vedendo che questi
contadini erano tutti molto onesti e benevoli, la giovane sposa giunse le mani<br />
per esprimere loro i suoi ringraziamenti sinceri:<br />
— Mille volte grazie per avermi dato il diritto d’asilo nel vostro villaggio<br />
malgrado la mia bruttezza. A partire da oggi, se voi avrete delle difficoltà, io<br />
farò del mio meglio per aiutarvi.<br />
Queste parole colmarono di gioia i paesani che cominciarono ad esprimere i<br />
loro desideri:<br />
— Ebbene, figlia dei draghi, dacci più pioggia, il nostro villaggio non ha<br />
abbastanza risorse d’acqua, il trapianto del riso non si può fare senza la<br />
pioggia, implorò un vecchio.<br />
— E poi, proseguì una nonna, la gente di Mengyang non sa nuotare né<br />
condurre le zattere. Quando abbiamo bisogno di recarci in visita dai nostri<br />
parenti sull’altra riva del fiume, non potresti aiutarci ad attraversare il fiume?<br />
La nuova venuta acconsentì con gioia.<br />
Da allora, si dice, il tempo divenne molto favorevole per la risicoltura nel<br />
villaggio Mengyang. Quando la gente di Mengyang aveva voglia di andare al<br />
villaggio Jinghong, doveva solo gridare: «Sono del villaggio Mengyang, che la<br />
figlia dei draghi abbia la gentilezza di aiutarmi ad attraversare il fiume»,<br />
perché apparisse un ponte sul fiume.<br />
Un anno più tardi, la figlia dei draghi era incinta. I paesani andavano sovente a<br />
trovarla a casa, augurandole di mettere al mondo un neonato paffuto senza<br />
difficoltà. Ma proprio in quel periodo accadde qualcosa di catastrofico.<br />
Con lo scopo di farsi costruire un altro palazzo, il nuovo capo del villaggio<br />
Jinghong ordinò a tutti gli uomini del villaggio di andare ad abbattere il<br />
legname necessario sulle montagne. Un mese dopo, essi ne avevano già<br />
raccolto la quantità necessaria. Ma al momento di attraversare il fiume, le<br />
zattere di bambù furono rovesciate dalle onde e tutto il carico di legname<br />
cadde nel fiume Lancang.<br />
I battellieri, diverse migliaia, si adoperarono per recuperare tutto quel legno<br />
per novantanove giorni, ma fu tutta fatica inutile. Come fare? Il capo del<br />
villaggio Jinghong era molto inquieto, quando un uomo molto intelligente andò<br />
a suggerirgli una soluzione:<br />
— Mio signore, gli disse, io mi reco sovente al villaggio Mengyang per rendere<br />
visita a dei parenti. Ho saputo che là un giovanotto ha sposato la figlia dei<br />
draghi. Se si chiedesse aiuto a quest’uomo, forse si<br />
ritroverebbe facilmente il legno perso nel fiume.<br />
A queste parole, il capo fece chiamare<br />
immediatamente Yan Maoyang.<br />
Costui era un uomo di cuore. Era sempre<br />
disponibile. Ma questa volta egli esitò, poiché sua<br />
moglie era incinta di nove mesi e avrebbe ben<br />
presto partorito. Ma il messaggero lo implorò tanto<br />
e ancor di più:<br />
— Se noi non possiamo recuperare il legname, il<br />
capo del nostro villaggio ci farà picchiare sino alla<br />
morte. Abbiate pietà di noi e aiutateci a venirne<br />
fuori.<br />
La figlia dei draghi si commosse e disse a suo<br />
marito:<br />
— Va’, mio caro sposo. Aiutare gli altri a superare le difficoltà è nostro dovere.<br />
I paesani si occuperanno di me, stai tranquillo!<br />
Le parole della sua sposa lo rassicurarono e così si recò a Jinghong
accompagnato da colui che aveva chiesto aiuto.<br />
Dopo la partenza di suo marito, la figlia dei draghi andò furtivamente sulle rive<br />
del piccolo fiume del villaggio Mengyang. Là, ella pregò il genio del fiume di<br />
dire al Re dei draghi di aiutare suo marito a recuperare il legname caduto, il<br />
più presto possibile.<br />
Il Re dei draghi del fiume Lancang, per far piacere a sua figlia, inviò<br />
immediatamente numerosi pesci e gamberi ad assistere Yan Maoyang nel<br />
ripescaggio.<br />
In meno di mezza giornata, essi riuscirono a tirare fuori dall’acqua più di un<br />
migliaio di tronchi d’albero. La gente di Jinghong ne era stupefatta. «Oh,<br />
diceva, è miracoloso! Solamente il genero del Re dei draghi è capace di fare<br />
questo!»<br />
Ma qualcuno ne aveva fatto partecipe il capo del villaggio Jinghong. Convinto<br />
dei talenti di Yan Maoyang, questi riconobbe che nessuno a Jinghong era<br />
capace quanto il giovane. Ma proprio in quel momento, un uomo gli mormorò<br />
all’orecchio:<br />
— Mio rispettabile maestro, il giorno della vostra morte è vicino!<br />
Il capo spalancò gli occhi e chiese:<br />
— Cosa succede? Qualcuno cerca di uccidermi?<br />
L’uomo rispose con astuzia:<br />
— Non ora, ma bisogna stare all’erta! Riflettete bene, Yan Maoyang è mille<br />
volte più forte di voi, se avesse l’intenzione di diventare, al posto vostro, il<br />
capo del villaggio Jinghong, sareste in grado di misurarvi con lui?<br />
— Allora cosa bisogna fare, secondo te?<br />
Chiese il capo con un tono ansioso.<br />
— La cosa migliore sarebbe quella di ucciderlo prima che egli sospetti qualcosa,<br />
rispose l’uomo estraendo la propria sciabola.<br />
Il capo scosse la testa, vedendo pagato con l’ingratitudine il suo benefattore.<br />
Ma subito gli balenò un’altra idea per la testa: «il capo del villaggio Jinghong<br />
deve essere un uomo del posto, non bisogna cedere questa carica ad un uomo<br />
del villaggio Mengyang. Sarà meglio agire per primo».<br />
Fece allora arrestare Yan Maoyang con l’intento di trascinarlo nella foresta per<br />
decapitarlo.<br />
A questa notizia, la gente del villaggio Jinghong che abitava lungo il cammino<br />
dove doveva passare il condannato andò ad intercedere in suo favore e a<br />
dissuadere il loro capo dall’agire alla leggera.<br />
Ma costui non non sentiva da questo orecchio e tranciò la testa di Yan Maoyang<br />
con un colpo di sciabola.<br />
Avendo appreso della morte di suo marito, la figlia dei draghi cadde in deliquio.<br />
Grazie alle cure dei paesani, ella ritornò poco a poco in sé. Nella sua collera,<br />
disse:<br />
— Non credevo che esistessero a questo mondo degli uomini così malvagi. Mio<br />
marito ha avuto la bontà di andare ad aiutarli. Ma invece di essergli<br />
riconoscenti, essi l’hanno ucciso, io non glielo perdonerò!<br />
La notte stessa, la giovane ritornò nel Palazzo dei draghi per far partecipe del<br />
suo dolore il Re dei draghi bianchi.<br />
Questi, preso dal furore, ordinò immediatamente ai soldati dei gamberi di<br />
gettare grosse pietre nel fiume Lancang. Subito le acque del fiume iniziarono a<br />
scorrere a ritroso e, in un niente, inondarono Jinghong e le sue risaie. Il capo e<br />
gli abitanti trovarono scampo sulla sommità delle montagne dove si nutrirono<br />
di foglie d’alberi e di frutti selvatici.
— Perché le acque del fiume salgono così in fretta, visto che non è caduta una<br />
sola goccia di pioggia?<br />
S’interrogò il capo del villaggio Jinghong che dava per scontato che la cosa<br />
sarebbe stata di breve durata.<br />
Ma trascorsero otto o nove giorni senza che si avesse alcun segno di<br />
decrescita.<br />
I sinistrati avevano mangiato tutte le foglie degli alberi e i frutti selvatici e ora<br />
rischiavano di morire di fame. Allora un vecchio disse al responsabile:<br />
— Hai avuto torto ad uccidere il bravo giovane che ci ha aiutati a ripescare il<br />
legname. Ti rendi conto che è la tua cattiveria che ha provocato la collera della<br />
figlia dei draghi ed è indirettamente la causa di questa apocalisse! La sola via<br />
d’uscita che ti permette di sopravvivere è quella di andare a riconoscere i tuoi<br />
crimini davanti alla figlia dei draghi.<br />
Il capo comprese solo allora le cause di quella catastrofe. Rimpianse molto la<br />
sua imprudenza e fece fare una zattera di bambù che lo conducesse verso le<br />
montagne sull’altra riva in compagnia dei suoi consiglieri.<br />
Là, scesi dalla zattera, si recarono a piedi del villaggio Mengyang per<br />
domandare perdono alla giovane vedova:<br />
— Figlia dei draghi, disse il capo del villaggio Jinghong, la nebbia ha ostruito la<br />
mia vista, quanto me ne voglio d’aver ucciso tuo marito su istigazione di cattivi<br />
consiglieri. Uccidimi se vuoi, ma ti supplico di non annegare gli abitanti del<br />
villaggio Jinghong.<br />
La figlia dei draghi gli lanciò uno sguardo furioso, gli rimproverò la sua<br />
ingratitudine e gli chiese di rendergli suo marito. Incapace di assolvere a tale<br />
richiesta, il capo non sapeva che implorare la clemenza.<br />
Fu soltanto dopo aver lungamente pianto che la figlia dei draghi si calmò.<br />
Allora il capo le disse:<br />
— Figlia dei draghi, se tu ci perdoni e lasci gli abitanti del mio villaggio vivere<br />
tranquillamente, noi saremo felici di nutrirti di generazione in generazione.<br />
La figlia dei draghi, nonostante la sua tristezza e la sua indignazione, non se la<br />
sentiva di annegare tutti gli abitanti del villaggio Jinghong. Così acconsentì.<br />
La sera stessa, essa ritornò nel Palazzo dei draghi per domandare al Re dei<br />
draghi di far togliere lo sbarramento di pietre dal fiume. La mattina del giorno<br />
dopo, le acque del fiume avevano ripreso il loro corso normale, i villaggi e i<br />
campi emersero nuovamente dall’immensità delle acque.<br />
Da allora, per esprimere la loro riconoscenza, la gente del villaggio Jinghong<br />
considerano la figlia dei draghi come il genio del loro villaggio e vanno a<br />
venerarla ogni anno lungo le rive del fiume.<br />
Si narra anche che, poco dopo il suo ritorno al Palazzo dei draghi, la figlia dei<br />
draghi avesse partorito un bel neonato. E poiché durante la maternità ella<br />
aveva avuto bisogno di uova, quando la gente va a renderle omaggio le porta<br />
come offerta centoventi uova di differenti colori.<br />
I l cavallo e il fiume<br />
(una favola cinese, della Cina)<br />
Un cavallino viveva nella stalla con la madre e non era mai uscito di casa, né si era mai allontanato dal suo<br />
fianco protettivo.<br />
Un giorno la madre gli disse: "E' ora che tu esca e che impari a fare piccole commissioni per me. Porta questo<br />
sacchetto di grano al mulino!"<br />
Con il sacco sulla groppa, contento di rendersi utile, il puledro si mise a galoppare verso il mulino.
Ma dopo un po' incontrò sul suo cammino un fiume gonfio d'acqua che fluiva gorgogliando.<br />
"Che cosa devo fare? Potrò attraversare?"<br />
Si fermò incerto sulla riva.<br />
Non sapeva a chi chiedere consiglio.<br />
Si guardò intorno e vide un vecchio bue che brucava lì accanto.<br />
Il cavallino si avvicinò e gli chiese:<br />
"Zio, posso attraversare il fiume?"<br />
"Certo, l'acqua non è profonda, mi arriva appena a ginocchio, vai tranquillo".<br />
Il cavallino si mise a galoppare verso il fiume, ma quando stava proprio sulla riva in procinto di attraversare,<br />
uno scoiattolo gli si avvicinò saltellando e gli disse tutto agitato: "Non passare, non passare! È pericoloso, rischi<br />
di annegare!"<br />
"Ma il fiume è così profondo?" Chiese il cavallino confuso.<br />
"Certo, un amico ieri è annegato" raccontò lo scoiattolo con voce mesta.<br />
Il cavallino non sapeva più a chi credere e decise di tornare a casa per chiedere consiglio alla madre.<br />
"Sono tornato perché l'acqua è molto profonda" disse imbarazzato "non posso attraversare il fiume".<br />
"Sei sicuro? Io penso invece che l'acqua sia poco profonda"replicò la madre.<br />
"E' quello che mi ha detto il vecchio bue, ma lo scoiattolo insiste nel dire che il fiume è pericoloso e che ieri è<br />
annegato un suo amico".<br />
"Allora l'acqua è profonda o poco profonda? Prova a pensarci con la tua testa".<br />
"Veramente non ci ho pensato".<br />
"Figlio mio, non devi ascoltare i consigli senza riflettere con la tua testa. Puoi arrivarci da solo. Il bue è grande e<br />
grosso e pensa naturalmente che il fiume sia poco profondo, mentre lo scoiattolo è così piccolo che può<br />
annegare anche in una pozzanghera e pensa che sia molto profondo".<br />
Dopo aver ascoltato le parole della madre, il cavallino si mise a galoppare verso il fiume sicuro di sé.<br />
Quando lo scoiattolo lo vide con le zampe ormai dentro il fiume gli gridò:<br />
"Allora hai deciso di annegare?"<br />
"Voglio provare ad attraversare".<br />
E il cavallino scoprì che l'acqua del fiume non era né poco profonda come aveva detto il bue, né troppo<br />
profonda come aveva detto lo scoiattolo.<br />
Yin e Yang<br />
(una favola cinese, racconto e leggenda della Cina)<br />
Chang E e suo marito Hou Yi, il prodigioso arciere, vivevano durante il regno del leggendario imperatore<br />
Yao (2000 a.C. circa).<br />
Hou Yi era un valente membro della Guardia Imperiale che maneggiava un arco magico e scoccava frecce<br />
magiche.<br />
Un giorno nel cielo apparvero dieci soli. La gente sulla terra non riusciva più sopportare il caldo e la<br />
siccità che ormai continuavano da diversi anni.<br />
L’imperatore decise allora di chiamare Hou Yi ordinandogli di tirare ai soli in soprannumero per eliminarli<br />
dal cielo e soccorrere così la popolazione.<br />
Facendo uso della sua abilità, Hou Yi ne abbattè nove lasciandone solo uno. La sua fama si diffuse, allora,<br />
fino giungere alla Regina Madre d’Occidente (Xi Wang Mu) nei lontani Monti Kunlun. Essa lo convocò al<br />
suo palazzo per ricompensarlo con la pillola dell’immortalità, ma avvertendolo così:<br />
"Non devi mangiare la pillola immediatamente. Prima devi prepararti per 12 mesi con la preghiera e il<br />
digiuno".<br />
Essendo un uomo diligente, egli prese a cuore il consiglio e iniziò i preparativi nascondendo, prima di<br />
tutto, a casa sua la pillola. Sfortunatamente fu chiamato d’improvviso per una missione urgente.<br />
In sua assenza, la moglie Chang E notò una luce fioca e un dolce odore emanare da un angolo della<br />
stanza. Una volta presa la pillola nella mano, non riuscì a trattenersi dall’assaggiarla. Nel momento in cui<br />
la ingoiò la legge di gravità perse il suo potere su di lei. Poteva volare! Non molto tempo dopo sentì suo<br />
marito ritornare e terrorizzata volò fuori della finestra.<br />
Arco e frecce in mano, Hou Yi la inseguì per mezzo cielo, ma un forte vento lo riportò a casa.<br />
Chang E volò dritta sulla Luna , ma quando arrivò, ansimava così forte per lo sforzo compiuto, che sputò<br />
l’involucro della pillola, la quale si tramutò istantaneamente in un coniglio di giada, mentre Chang E<br />
divenne un rospo a tre zampe.<br />
Da allora vive sulla luna respingendo le frecce magiche che il marito le tira.<br />
Hou Yi si costruì un palazzo sul sole ed essi si vedono il quindicesimo giorno di ogni mese.
Chang E e Hou Yi, simboli, rispettivamente della luna e del sole, sono divenuti espressione di yin e yang,<br />
negativo e positivo, buio e luce, femminile e maschile, ossia della dualità che governa l’universo.<br />
P aradiso e inferno<br />
(una favola cinese, fiaba della Cina)<br />
Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell'aldilà e fu destinato al paradiso.<br />
Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un'occhiata anche all'inferno.<br />
Un angelo lo accontentò.<br />
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze<br />
succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt'intorno, erano smunti, pallidi, lividi<br />
e scheletriti da far pietà.<br />
"Com'è possibile?" chiese il samurai alla sua guida.<br />
"Con tutto quel ben di Dio davanti!"<br />
"Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate<br />
all'estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca"<br />
Il coraggioso samurai rabbrividì.<br />
Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure<br />
una briciola sotto ai denti.<br />
Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.<br />
Qui lo attendeva una sorpresa.<br />
Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!<br />
Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti<br />
deliziosi.<br />
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare<br />
all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.<br />
C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.<br />
“Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai.<br />
L’angelo sorrise:<br />
“All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre<br />
comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di<br />
imboccare il proprio vicino”.<br />
Paradiso e inferno sono nelle tue mani.<br />
Oggi.<br />
Xi Shi<br />
(una favola cinese, racconto della Cina)<br />
La storia di Xi Shi è legata alle vicende degli stati di Wu e di Yue, all’epoca dei Tre Regni (221263 d.C.).<br />
Quantunque avesse un viso bello come un fiore e bianco come la giada, Xi Shi dimostrò di avere la<br />
capacità, con uno sguardo, di conquistare una città e, con un altro, di impadronirsi d’uno stato. Fu<br />
un’eroina: vergognosa dell’onta portata al suo paese distrutto, non esitò, per vendicarsi, a usare il<br />
proprio corpo. Voleva che lo stato di Yue (Zhejiang), ove era nata e che era diventato vassallo dello stato<br />
di Wu, riconquistasse la sua indipendenza.<br />
La storia dice che il re Ke Jian dello stato vassallo di Yue riunisse un giorno i suoi funzionari e<br />
domandasse loro quale mezzo avrebbero scelto per vendicarsi della vergogna subita con la conquista da<br />
parte di Wu.<br />
"Vi sono sette mezzi per distruggerlo" rispose Wen Jiong. "Il primo è quello di dargli oggetti e monete<br />
perché il re e i suoi ministri siano contenti. Il secondo è quello di comprare i loro cereali, in maniera che<br />
non ne abbiano di riserva. Il terzo è di inviare colà leggiadre fanciulle perché possano stregare il re e farsi<br />
amare da lui". E continuò l’elenco.<br />
Quindi Ke Jian prima inviò in dono a Fu Ji’ai, re di Wu, il migliore legname per costruire un belvedere, poi<br />
inviò il suo fedele funzionario Fan Li in tutto il regno per trovare le fanciulle più leggiadre e trasmetterne<br />
un elenco a corte. Dopo sei mesi aveva trovato fanciulle graziose, ma non di fascino tale che un loro<br />
sguardo conquistasse uno stato.<br />
Alla fine, sulla Collina del Glicine, vide una ragazza intenta a lavare una stoffa di canapa.<br />
La storia dice che la fanciulla emanasse odor di orchidea e che ancor più che bella si dimostrasse leale e<br />
intelligente, chiedendo senza paura a Fan Li perché, nonostante la vergogna dello stato di Yue non fosse<br />
ancora stata lavata, un ministro andasse a passeggio in luoghi sperduti dell’impero ad ammirare le<br />
bellezze del paesaggio.<br />
Così Fan Li svelò il segreto della missione e Xi Shi, accompagnata da un’amica altrettanto bella e<br />
coraggiosa, andò a corte.<br />
Per tre anni le giovanette vennero addestrate al canto e alla danza, impararono ad atteggiare il viso e a<br />
camminare con grazia, quindi furono inviate allo stato di Wu, dove infatti Xi Shi divenne la favorita, così<br />
amata dal re che, per evitarle i calori estivi, ordinò un giorno di costruire una reggia sulla baia di<br />
Dongding in soli dieci giorni.<br />
Tutta la gente giovane dello stato di Wu dovette andare a lavorare alla costruzione della baia, per trovare<br />
materiale a sufficienza si demolirono templi, poi le case dei benestanti, infine quelle del popolo. I lavori<br />
agricoli furono ritardati e così quelli della tessitura, il popolo di Wu era ormai esasperato ma la reggia fu<br />
costruita.<br />
Allora Ke Jian ordinò a Wen Jiong di andare nello stato di Wu e chiedere in prestito riso dai granai del
egno, simulando una cattiva annata. Poiché lo stato di Wu in apparenza si era sempre dimostrato in<br />
pace, inviando a Wu il più pregiato legname e le più leggiadre fanciulle, il prestito fu concesso e l’anno<br />
dopo regolarmente restituito, ma con riso sottoposto a una corrente di vapore, di grana grossa<br />
all’apparenza ma non trapiantabile. Tale riso fu distribuito alla popolazione perché lo seminasse. Ma non<br />
germogliò nulla, causando, l’anno dopo, una grave carestia.<br />
Intanto Fu Ji’ai fece guerra allo stato di Ci e la vinse; poi partì con l’intenzione di togliere allo stato di Jin<br />
la preminenza tra i regni alleati. Per Yue era il momento di attaccare, approfittando dell’assenza di Fu Ji’ai<br />
dal suo regno: lo fece ed ebbe la meglio e quando Fu Ji’ai fece ritorno nel suo stato per misurarsi contro i<br />
soldati di Ke Jian, ormai le sue truppe erano stremate.<br />
La vendetta di Yue contro Wu era compiuta e Xi Shi poteva ritornare in patria, ma non aveva previsto di<br />
essere amata così devotamente da Fu Ji’ai e di sentirsi ora in dovere di ripagarne in qualche modo i<br />
benefici ricevuti.<br />
Non aveva tralasciato di vendicare il suo paese ma ora ricambiava col suicidio i favori di quel sovrano<br />
nemico che l’aveva amata.<br />
Questa storia di coraggio, di lealtà e amor patrio, che si trasforma infine in una storia d’amore, è una<br />
delle più toccanti tra quelle legate a personaggi femminili, e Xi Shi ne emerge come una delle più belle<br />
eroine della tradizione, donna d’orgoglio e di cuore.<br />
La storia delle spiagge W angniang<br />
(una favola cinese, fiaba e leggenda della Cina)<br />
Molti anni fa, la pianura occidentale del Sichuan conobbe una siccità così grave che gli alberi morivano, i giovani<br />
virgulti ingiallivano, le risaie si spaccavano, i laghi mostravano il loro fondo e i raggi di un sole rosso fuoco<br />
brillavano ogni giorno sulla terra.<br />
In un piccolo villaggio, al bordo di una rapida, abitava una famiglia. La madre, che si chiamava Madre Nie,<br />
aveva più di quarant’anni e suo figlio Nie Lang ne aveva quattordici. Essi affittavano un campo, ma i pochi dou<br />
di cereali che restavano non erano sufficienti, dopo aver pagato l’affitto restava poco: Nie Lang doveva andare<br />
a raccogliere la legna per il fuoco e delle erbe per venderle; molto sincero, laborioso e saggio, era sempre<br />
pronto ad aiutare i vicini. Se la intendeva bene con i bambini del villaggio e il suo migliore amico si chiamava<br />
Changsheng.<br />
Un giorno, al primo canto del gallo, egli andò come sempre, con la gerla sulla schiena, a tagliare delle erbe col<br />
falcetto. Salendo verso la Cima del Drago Rosso, pensava: « Il mio amico Changsheng mi ha detto ieri che<br />
Zhou il Riccone chiede delle erbe per nutrire il suo cavallo, bisogna che ne tagli di più per vendergliele». Preso<br />
da questi pensieri, senza accorgersene, Nie Lang aveva oltrepassato la Cima del Drago Rosso.<br />
Nel Fossato del Drago alla base della montagna, in primavera si era avuta abbondanza di pesci e gamberetti, e<br />
di erbe sulle sue rive. Ma il luogo adesso non era altro che pietrisco. Nie Lang emise un sospiro, e pensava di<br />
andare altrove, quando vide improvvisamente una figura bianca dietro il tempio tutelare. Molto stupito, disse: «<br />
Oh! Una lepre bianca!»<br />
All’idea che la lepre mangia l’erba tenera, egli la seguì non si sa per quanti li. Arrivata al fondo della valle, la<br />
lepre scomparve. Ma Nie Lang scoprì là un ciuffo di verzura, e tutto contento, ne tagliò un cesto pieno.<br />
Cosa estremamente bizzarra, l’indomani le erbe erano ricresciute. Egli andò dunque a tagliarle due giorni di<br />
seguito. Poi pensò: «Sarebbe meglio che le strappassi e le piantassi dietro casa mia, invece di correre ogni<br />
volta come un coniglio per una dozzina di li». Si affrettò a scavare la terra e strappò le erbe. Ora, stava per<br />
rialzarsi quando vide una pozza d’acqua, sulla cui superficie brillava una perla. Nie Lang la prese, tutto felice, la<br />
mise prudentemente in grembo e tornò a casa, con la sua gerla di erbe sulla schiena.<br />
Al suo arrivo a casa, il sole stava già tramontando dietro la montagna. Mamma Nie stava preparando la zuppa<br />
di mais. Alla vista del suo ragazzo, si lamentò amaramente:<br />
Perché rientri così tardi?<br />
Nie Lang le raccontò la sua avventura e tirò fuori la perla. Improvvisamente, tutta la casa fu illuminata da un<br />
bagliore così accecante che non si poteva tenere gli occhi aperti. La madre si affrettò a dirgli di nasconderla nel<br />
vaso del riso. Dopo cena, Nie Lang piantò le erbe dietro casa, vicino a un boschetto di bambù.<br />
Il giorno dopo, si alzò prestissimo e corse a dare un’occhiata alle sue piantagioni. Ahimè, le erbe erano tutte<br />
secche. Rientrò a casa per vedere se la perla era ancora là. Appena aperto il coperchio del vaso, gridò<br />
meravigliato:<br />
Madre, presto, venite a vedere!<br />
Il vaso era pieno di riso, e sopra c’era ancora la perla. Capirono che era una perla magica, poiché, da allora, se<br />
la si posava nel vaso del riso, il riso aumentava, e se la si metteva su dell’argento, l’argento si moltiplicava. Alla<br />
famiglia non mancavano ormai né vestiti né cibo. Quando i vicini non avevano di che mangiare, Mamma Nie<br />
diceva a suo figlio di portar loro del riso. Anche lui povero, Nie Lang voleva ben aiutare i vicini in difficoltà. La<br />
notizia si sparse in fretta. Quando la seppe, Zhou il Riccone, un signorotto dispotico del villaggio, disse al suo<br />
intendente:<br />
Bisogna cercare con tutti i mezzi di impadronirci di questa perla!<br />
Signore, disse l’intendente, la famiglia Nie è povera, sarà facile comperarla con una bella sommetta.<br />
Ma poiché Nie Lang era certamente troppo intelligente per lasciarsi ingannare, Zhou e il suo intendente<br />
concepirono un piano oscuro: l’intendente sarebbe andato con quattro servi a saccheggiare la casa dei Nie, con<br />
il pretesto che Nie Lang aveva rubato la perla preziosa della famiglia Zhou tramandata dai suoi antenati. Se Nie<br />
Lang non avesse dato la perla, lo si sarebbe incatenato e condotto in prefettura.<br />
Quando Changsheng, guardiano dei cavalli di casa Zhou, venne a conoscenza del complotto, uscì di nascosto e<br />
andò ad informare Nie Lang affinché fuggisse immediatamente con sua madre. Madre e figlio erano tutti<br />
indaffarati nei loro preparativi per la partenza quando l’intendente di Zhou li fermò subdolamente davanti alla<br />
porta.<br />
Ridatemi immediatamente, gridò, la perla magica del mio padrone o siete morti tutti e due!
A quelle parole, Nie Lang si arrabbiò e disse puntando l’indice sull’intendente:<br />
Tu non sai che malmenare i poveri appoggiandoti a Zhou il Riccone. Con quale prova mi accusi di furto?<br />
Senza prendersi pena di rispondergli, l’intendente ordinò ai servi di frugare in casa ma non si trovò nulla.<br />
L’intendente sgranò gli occhi e disse di perquisire Nie Lang che, immediatamente, inghiottì la perla.<br />
È finita, finita! Nie Lang ha inghiottito la perla, la perla è nella sua pancia! Gridarono i domestici.<br />
Picchiatelo! urlò l’intendente.<br />
Sotto i calci e i pugni, Nie Lang svenne. Fortunamente, alcuni vicini riuscirono a scacciare l’intendente e i servi;<br />
quindi portarono Nie Lang dentro casa e curarono le sue ferite.<br />
Mamma Nie, seduta vicino al letto, vigilava su suo figlio, con le lacrime agli occhi.<br />
A mezzanotte passata, Nie Lang si svegliò improvvisamente e disse ad alta voce:<br />
Che sete! Voglio bere dell’acqua!<br />
Vedendo che suo figlio aveva ripreso conoscenza, Mamma Nie, felicissima, si affrettò a dargli una ciotola<br />
d’acqua. Nie Lang la vuotò in un attimo e ne chiese ancora un’altra. Molto impaziente, si mise a pancia in giù<br />
sull’orlo del grande orcio e ne bevve tutta l’acqua. Sua madre tremava per la paura.<br />
Figlio mio, è terrificante vederti bere così tanta acqua!<br />
Mamma, il mio cuore soffre come se fosse arso da un fuoco violento! Voglio bere ancora, mamma!<br />
Non c’è più acqua nel nostro orcio!<br />
Voglio andare a bere nella rapida!<br />
Un lampo squarciò il cielo e illuminò tutta la casa, seguito dal fragore del tuono. Nie Lang saltò per terra e corse<br />
fuori. Sua madre si precipitò per rincorrerlo, ma più lei correva, più aumentava la sua paura. Poco tempo dopo,<br />
apparve davanti a loro un fiume, simile a un lungo nastro grigio. Come posseduto, Nie Lang si gettò in riva al<br />
fiume e bevve gloglottando.<br />
I lampi e i tuoni si succedevano. In un batter d’occhio, Nie Lang aveva prosciugato metà dell’acqua del fiume.<br />
Tirando per i piedi con tutta la sua forza, la madre gridò:<br />
Che cosa ti sta succendendo, figlio mio?<br />
Nie Lang si voltò, si era trasformato: si vedevano due corna sulla testa, dei peli blu attorno alla bocca e delle<br />
scaglie rosse sul collo.<br />
Lasciate la presa, mamma, voglio essere un drago per vendicarmi di quest’odio così immenso e profondo<br />
quanto il mare!<br />
Sotto i tuoni e i lampi, l’acqua salì rapidamente nel fiume con delle onde tumultuose, e sconvolse il silenzio<br />
dell’immensa terra.<br />
Zhou il Riccone in persona arrivò giusto in quel momento, conducendo i suoi servitori che brandivano delle<br />
torce, con l’intenzione di aprire il ventre di Nie Lang e prendersi la perla.<br />
Udendo questo vocìo, Nie Lang indovinò che c’erano della persone e disse:<br />
Lasciatemi, mamma, voglio vendicarmi!<br />
Scrollandosi con tutte le sue forze, si rotolò nel fiume e fece scaturire delle onde alte sino al cielo.<br />
Vecchia, dov’è andato tuo figlio?, gridò Zhou afferrando Mamma Nie per le spalle.<br />
Che delinquente sei, Zhou! Insegui mio figlio sino al fiume. Non ti è sufficiente? Nie Lang, urlò, il tuo nemico<br />
è arrivato!<br />
Con un calcio, Zhou il Riccone gettò Mamma Nie per terra, e corse in riva al fiume per cercare Nie Lang. Seguita<br />
da un lampo rosso e nel fracasso del tuono, un’onda, scatenata come un cavallo al galoppo, trascinò tra i suoi<br />
flutti Zhou il Riccone, il suo intendente e tutti i suoi servi, inghiottendoli sino all’ultimo.<br />
Il vento si calmò e la pioggia smise di cadere. Il cielo si rasserenò poco a poco. Nie Lang levò la testa e chiamò<br />
dal fiume:<br />
Mamma, sto per partire!<br />
Figlio mio! Quando ritornerai? domandò Mamma Nie, afflitta.<br />
Poichè il mondo umano e il mare si separano, io non tornerò fino a quando le rocce non sbocceranno come<br />
fiori e ai cavalli non spunteranno delle corna.<br />
Avendo la triste convinzione che suo figlio non sarebbe mai più tornato, Mamma Nie, in piedi su una grande<br />
roccia, gridava incessantemente:<br />
«Figlio mio! Figlio mio!...»<br />
Ai richiami della sua amata madre, Nie Lang volgeva più in alto la testa per vederla.<br />
Ventiquattro volte lei lo chiamò e ventiquattro volte egli alzò la testa. Ad ogni saluto del figlio, comparve una<br />
spiaggia. Ne comparvero ventiquattro che più tardi furono chiamate le «Spiagge che guardano la madre», in<br />
cinese Spiagge W angniang.