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ISTITUTO TEOLOGICO “SAN TOMMASO”<br />
BIENNIO DI SPECIALIZZAZIONE IN CATECHETICA<br />
<strong>MORALE</strong> E <strong>CATECHESI</strong><br />
PER UN ANNUNCIO CULTURALMENTE<br />
INCARNATO<br />
Don Raimondo FRATTALLONE, SDB<br />
Anno Accademico 2011-2012
2<br />
Presentazione
L’ANNUNCIO DELLA <strong>MORALE</strong> CRISTIANA<br />
Morale e catechesi per una pastorale incarnata<br />
3<br />
Presentazione<br />
Presentazione<br />
Al dottore della Legge, desideroso di entrare nella vita eterna, messo di fronte al comando assoluto<br />
dell‟amore fraterno, chiedeva: «Chi è il mio prossimo?», Gesù, dopo aver narrato la parabola del Buon<br />
Samaritano (cfr. Lc 10,25-37), enunciava il principio della “vita nuova” che avrebbe animato l‟esistenza di<br />
quanti seguiranno il Maestro Divino: “Va' e anche tu fa' così!” (Lc 10,37).<br />
L‟annuncio della morale cristiana trova il suo fondamento ultimo nella stessa persona di Cristo, Parola<br />
eterna di Dio, fatta carne per la nostra salvezza, inserita vitalmente nel tessuto dell‟intera umanità, pronta ad<br />
entrare in comunione trasformante con ogni credente e con i gruppi umani che la accolgono come elemento<br />
basilare delle loro culture.<br />
La presenza irradiante del Cristo che permea di sé tutta l‟umanità, specifica, illuminandoli,<br />
gl‟interrogativi etici che sorgono impellenti nel cuore di ogni persona: “Che cosa è bene e che cosa è male?<br />
Perché il bene è bene e il male è male? Se io, che ho conosciuto e accolto il Cristo nella mia vita, come devo<br />
rendere operante il dono della fede nelle mie decisioni quotidiane?”.<br />
La lettura attenta del Vangelo, mettendoci a contatto diretto con il messaggio del Cristo, ci insegna a<br />
vivere in coerenza con il dono della fede e con le esigenze sempre nuove del dono della carità. All‟incontro<br />
personale con il Cristo che parla attraverso la Sacra Scrittura, si aggiunge la riflessione e la condivisione che<br />
i fedeli operano all‟interno delle comunità ecclesiali, dove la Lectio Divina sostiene l‟incarnazione della<br />
comunità nel tessuto vivo della società e della cultura ambientale, e facilita il cammino ideale verso la<br />
«civiltà dell‟amore».<br />
La riflessione teologica dei moralisti, arricchita e guidata dall‟apporto del Vaticano II, ha rivisitato lo<br />
statuto epistemologico della teologia morale, soprattutto per i rapporti interdisciplinari che la rendono più<br />
illuminante e maggiormente efficace per l‟esistenza umana e cristiana. Richiamiamo i cardini del<br />
rinnovamento che il Concilio richiedeva alla teologia morale: «Si ponga speciale cura nel perfezionare la<br />
Teologia morale, in modo che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla Sacra Scrittura,<br />
illustri l'altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita<br />
del mondo» (OT 16).<br />
Il rinnovamento della riflessione teologico-morale si è reso più urgente a motivo dei cambiamenti<br />
rapidi e profondi che non cessano di investire violentemente la società moderna e la cultura contemporanea.<br />
Dal punto di vista pastorale, i risultati scientifici della riflessione etica sono chiamati in causa dai<br />
problemi e dalle situazioni, che investono l‟umanità o le singole persone, sia per determinarne la loro natura<br />
di bene o di male in sé, oppure per le singole persone o per il futuro dell‟umanità, sia per stabilirne il grado<br />
di libertà e di responsabilità con cui agiscono gli uomini. Conoscere i condizionamenti all‟agire libero<br />
dell‟uomo è una premessa indispensabile per ogni progetto pastorale e, più ampiamente, per il futuro stesso<br />
dell‟umanità.<br />
Perciò la teologia morale, che procede oggi nella sua ricerca scientifica accogliendo le istanze e le<br />
indicazioni del Vaticano II e del magistero ecclesiale, non può non tradurre i contenuti acquisiti dal suo<br />
lavoro scientifico, ripesandoli come un messaggio di salvezza indispensabile all‟uomo d‟oggi. Prendendo la<br />
persona come punto ideale di riferimento, viene a delinearsi quell‟orizzonte unitario di riflessione<br />
interdisciplinare verso il quale convergono sia le discipline teologico-pastorali, con particolare rilevanza alle<br />
discipline connesse con la catechetica, sia la complessa e articolata riflessione propria dell‟ambito dalla<br />
teologia morale.<br />
Le pagine seguenti tenteranno di illuminare il dialogo interdisciplinare che sorge e si sviluppa da<br />
questo orizzonte. La teologia morale, in particolare, dovrà contribuire alla ricerca scientifica sia nella fase<br />
illuminativa dove la serietà della ricerca garantisca la validità delle conclusioni raggiunte, sia nella fase<br />
progettuativa e attuativa, dove i contributi delle diverse discipline confluiscono nella prassi della vita<br />
cristiana, dove fede, preghiera e vita, si unificano nella verità ultima della “vita in Cristo”.
4<br />
Presentazione<br />
Il cammino pastorale centrato sulla «nuova evangelizzazione» esige un‟apertura ininterrotta al dialogo<br />
interdisciplinare e una flessibilità attenta ai “segni dei tempi” che sorgono dalla società, dalla cultura<br />
circostante e dai grandi avvenimenti che modificano il corso della storia. Pur immersi in un mondo<br />
perennemente in trasformazione, anzi proprio per questo motivo, è più urgente l‟istanza di poter disporre di<br />
punti scientificamente certi sia nel campo delle verità di fede, sia nei valori e nei principi della morale<br />
cristiana.<br />
Nel dialogo interdisciplinare tra morale e catechesi, occorrerà riconoscere che esiste un nodo<br />
problematico che occorre sempre tenere in conto: da parte della riflessione morale, il fatto misterioso della<br />
unicità della persona con la sua libertà, e da parte della catechesi il fatto che l‟intervento originale del<br />
catechista nel momento dell‟annuncio è quasi un capolavoro d‟arte comunicativa, sempre nuovo e<br />
irripetibile. Ne consegue che sia la scienza morale, sia la riflessione sull'annuncio cristiano devono rimanere<br />
in atteggiamento di mutuo ascolto interdisciplinare per essere coerenti con il messaggio di Cristo, che salva<br />
«adesso-qui». Altrimenti si correrà il rischio di vanificare la forza salvifica l'annuncio, o di rimanere<br />
impigliati in una sterile riflessione morale; l‟efficacia dell‟annuncio morale richiederà un contatto stretto con<br />
il vissuto dell'uomo contemporaneo e con i dinamismi vitali della comunità ecclesiale luogo di salvezza in<br />
Cristo.<br />
Ringrazio l‟ex-Preside, il prof. Don Giovanni Russo, e l‟attuale Preside, Prof. Francesco Di Natale, e i<br />
colleghi dell‟Istituto San Tommaso di Messina, Aggregato alla Facoltà di Teologia della Università<br />
Pontificia Salesiana di Roma, dei suggerimenti e dell‟incoraggiamento datimi nel pubblicare il presente<br />
manuale (che vedrà la luce non appena possibile). Estendo il mio ringraziamento anche agli studenti che, nel<br />
corso degli anni passati, hanno frequentato le mie lezioni di “Morale e Catechesi”, perché il dialogo fraterno,<br />
intercorso nell‟approfondire il rapporto tra morale e catechetica, ha certamente affinato la mia sensibilità<br />
pastorale ed ha migliorato la mia attenzione alle problematiche dei giovani d‟oggi.<br />
Auguro a quanti avranno tra le mani il presente volume di ricevere un arricchente stimolo per la loro<br />
prassi pastorale, sia nel settore della vita morale, sia nell‟attività pastorale dell‟annuncio catechistico. La<br />
riscoperta quotidiana (mai conclusa!), della centralità del mistero di Cristo, riaccenda in ognuno di noi la<br />
gioia di essere, in mezzo ai nostri fratelli, strumento e rivelazione del dono della “vita nuova” (Gal 6,15),<br />
dove fede, morale e preghiera si saldano insieme in “Cristo che mi ha amato e ha consegnato se stesso per<br />
me” (cfr. Gal 2,20).<br />
Don Raimondo Frattallone, SDB<br />
Messina, 15 agosto 2011, Solennità di Maria Assunta in cielo.
5<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
1.1. L‟interrogativo problematico del rapporto annuncio cristiano e vita morale<br />
1.1.1. Formulazione del nucleo problematico<br />
La riflessione sul rapporto tra morale e annuncio cristiano sarà tanto più vera ed efficace,<br />
quanto più si porrà in ascolto con l‟orizzonte ecclesiale per assumerne una urgente istanza connessa<br />
con la vita delle comunità cristiane e con le coscienze dei singoli credenti …<br />
Tentiamo una possibile formalizzazione del nucleo problematico che dà origine ad un<br />
complesso rapporto tra morale e annuncio cristiano (in particolare con il fatto della catechesi sia in<br />
quanto essa è chiamata ad elaborare progetti catechistici, sia in quanto essa è un evento globale<br />
dell‟annuncio cristiano).<br />
In sintesi: “Possono dialogare i due orizzonti della morale e dell‟annuncio cristiano con i<br />
rispettivi contenuti? Se ci poniamo in una prospettiva pastorale, l‟interrogativo esiste e si<br />
differenzia a seconda dei livelli dove sorge. Analizziamone alcuni.<br />
1.1.1.1. Annuncio cristiano e morale nella vita della Chiesa<br />
1.1.1.2. Annuncio cristiano e morale nella coscienza dei credenti<br />
1.1.1.3. Annuncio cristiano e morale nella riflessione teologica<br />
1.1.1.4. Annuncio cristiano e morale nella riflessione pastorale (+ le altre<br />
discipline coinvolte da una impostazione interdisciplinare)<br />
1.1.1.5. Annuncio cristiano e negli studi del “San Tommaso”<br />
1.2. Il dialogo tra teologia morale e annuncio cristiano come «auditus fidei»<br />
dell‟esperienza storica della comunità cristiana a partire dal kerigma come<br />
“vita nuova in Cristo”<br />
Premessa. Il concetto globale di “kérigma” abbraccia i tre elementi della “nuova vita in<br />
Cristo”: fede-preghiera-morale (e le tre «leges»!).<br />
1.2.1. Il Nuovo Testamento<br />
1.2.1.1. La vita morale nel NT come kerigma che fonda l‟«auditus fidei»<br />
* Il messaggio evangelico della “vita nuova in Cristo” si presenta con una forza unitaria della<br />
radicazione del NT nell‟ AT (Mt 5,17-48)<br />
* Il kerigma , nucleo del NT, entra anche in dialettica con le filosofie correnti (es Gal 5,17ss)<br />
* L‟unica finalità dell‟annuncio kerigmatico della “vita nuova in Cristo” si differenzia e si<br />
struttura nei vari “libri” del NT in corrispondenza con le “finalità” proprie di ogni composizione<br />
(cfr. Rm, Ef, Eb...)<br />
* Dal “vangelo” ai “vangeli”: la fede nella “vita nuova in Cristo” costruisce le nuove<br />
comunità cristiane…<br />
* Annuncio e decisione dì fede. Le prime professioni di fede in Cristo concentrate nei termini<br />
che identificano la Persona del Verbo fatto carne (Cristo - Messia - Unto; Signore – Kurios –<br />
Adonai…, ecc.) come verità che indica i diversi aspetti dell‟unico mistero: la “vita nuova in Cristo”
6<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
che afferra il singolo credente e l‟intera comunità<br />
* Il NT: l‟auditus fidei coincide con il contatto diretto con il Cristo, l‟Emmanuele – il Diocon-noi.<br />
La fede in Cristo è simile e deriva dalla fede dell‟AT, che è “ascolto-obbedienzaaffidamento-amore”<br />
totale e profondo nei confronti di Dio (cfr. Mt 5,17-48).<br />
* Il NT mette in luce il ruolo essenziale di mediazione svolto dalla prima comunità dei<br />
seguaci del Maestro: paradigma di ogni fede in Cristo, connessa permanentemente con la Comunità<br />
ecclesiale (Corpo mistico del Cristo e prolungamento della Sua incarnazione salvifica!) …<br />
* Cfr. L‟impostazione cristologica, pneumatologia ed ecclesiale di tutto il libro degli Atti degli<br />
Apostoli (cfr. pure 1Pt 3,18-4-6!) .<br />
1.2.1.2. L‟annuncio cristiano<br />
* Nel NT annuncio cristiano in genere: parte dal kerigma e si sviluppa allargandosi nelle<br />
ulteriori verità salvifiche (cfr. gerarchia delle verità!)<br />
* Il nucleo essenziale comprende: 1) fede = la persona di Cristo; 2) la morale = la vita nuova<br />
in Cristo a partire dal comandamento dell‟amore; 3) preghiera = il Pater noster cuore del dinamismo<br />
sacramentale.<br />
1.2.1.3. Il rapporto tra ethos e annuncio del NT della “vita nuova in Cristo”<br />
* Nel NT troviamo le tracce primordiali del rapporto tra morale e annuncio catechistico, che<br />
si articolerà sempre più lungo la storia della Chiesa.<br />
* Due esempi:<br />
1) Il Discorso di Pietro il mattino di Pentecoste (At 2,14-48): Cristo risorto è presente e agisce<br />
con l‟invio dello Spirito Santo la comunità dei credenti (con Maria!) è trasformata intimamente<br />
dal fuoco dello Spirito il fuoco dell‟Amore salvifico ridesta l‟energia apostolica per la salvezza<br />
del mondo il primo messaggio degli Apostoli: Convertitevi e credete nel Cristo gli uditori si<br />
lasciarono configgere il cuore quel giorno furono battezzati tremila persone.<br />
2) Paolo indica il cammino cristiano della comunità di Corinto afflitta da divisioni interne<br />
(1Cor 1,10-18): “Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere<br />
tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero<br />
e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra<br />
voi vi sono discordie. 12 Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece<br />
sono di Apollo", "Io invece di Cefa", "E io di Cristo". È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse<br />
crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Ringrazio Dio di non avere battezzato<br />
nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio, perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio<br />
nome. Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefanàs, ma degli altri non so se io abbia battezzato<br />
qualcuno. Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con<br />
sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è<br />
stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio”.<br />
1.2.1.4. L‟apporto fondamentale del NT<br />
Uno sguardo riassuntivo sulle riflessioni fatte sul NT 1 ci permette di giungere alle seguenti<br />
conclusioni.<br />
a) La fondazione kerigmatica dell'ethos cristiano si opera a partire dagli eventi salvifici legati alla<br />
Persona di Gesù e più direttamente al mistero della sua Pasqua di morte, risurrezione e all'invio dello<br />
Spirito Santo sulla Chiesa.<br />
Il cristiano vive il senso di appartenenza alla comunità ecclesiale, come inserimento nel Corpo<br />
1 Non prendiamo in esame gli altri scritti del NT, che approfondiscono quanto abbiamo dedotto fino ad ora dal<br />
NT o apportano elementi nuovi integrativi, per non allargare eccessivamente la trattazione che mira a ricostruire gli elementi<br />
portanti del kerigma neotestamentario in riferimento alla vita morale. Per tali approfondimenti rimandiamo ai commenti dei<br />
vari libri del NT e agli studi di teologia morale biblica.
7<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
mistico di Cristo; il rapporto misterico con il Padre, il Figlio e lo Spirito, iniziato con la conversione, la<br />
fede in Cristo e con il battesimo, rende il credente aperto al dinamismo della carità che egli riceve<br />
continuamente da Dio e che lo spinge ad amare, con il cuore di Dio, anche i nemici.<br />
La presenza del Cristo e il dono dello Spirito imprimono all'esistenza cristiana il dinamismo<br />
escatologico tra il «già» della venuta del Signore e il «non ancora» dell'attesa del suo ritorno.<br />
Il cristiano «nuova creatura» vive, quindi, un rapporto ambivalente con il mondo: di fronte alle<br />
espressioni di ostilità che possono giungere fino alla persecuzione, il cristiano risponde con la coerenza<br />
della sua vita fino al martirio; di fronte al mondo smarrito nel peccato che attende l'annuncio della salvezza, il<br />
cristiano diventa prolungamento della Parola e dei gesti di Cristo. La luce del Cristo permetterà, più<br />
concretamente, al giudeo di ricomprendere le Scritture al di là della lettera fino a trasformare la «legge»<br />
come il «pedagogo» che conduce al Cristo; e al pagano di rileggere nel fondo del suo cuore<br />
l'anelito a raggiungere un'esperienza autentica di Dio e del bene.<br />
b) Gli atteggiamenti e i contenuti morali, fondati sull'annuncio cristiano, sono presentati talvolta<br />
occasionalmente e talvolta in forma più organizzata. Essi possono riguardare le virtù della singola<br />
persona, i rapporti familiari, oppure la comunità ecclesiale con le sue relazioni con il mondo pagano<br />
circostante. Tali atteggiamenti verranno approfonditi man mano che il credente prosegue nel suo cammino di<br />
crescente assimilazione a Cristo, che inizia con il primo atto di fede e la conversione, e matura fino a far<br />
esclamare con Paolo: «Per me vivere è Cristo!» (Gal 2,20).<br />
1.2.2. I Padri della Chiesa<br />
1.2.2.1. Annuncio e catechesi…<br />
L‟idea fondamentale è quella della nostra deificazione in Cristo (cfr. S.Atanasio!): il Cristo<br />
non è soltanto Colui che si è incarnato per noi, ma Colui che rimane il „lievito‟ del mondo e che<br />
continua ad armonizzare l‟universo creato…<br />
1.2.2.2. Annuncio e catecumenato…<br />
Dal kerigma al catecumenato, alla pedagogia e alla vita…<br />
1.2.2.3 Elaborazione di “monografie” su singoli problemi di fede e di vita<br />
morale…<br />
Le monografie di argomento morale, oltre ad essere uno specchio storico che riproduce<br />
fedelmente la problematica interna ed esterna della comunità ecclesiale, ci mostrano come avviene<br />
l'attualizzazione del metodo di riflessione teologico-pastorale, quando si deve tradurre in prassi cristiana;<br />
in queste monografie la parenesi cede sovente il passo alla riflessione dottrinale; invece nelle «omelie», e<br />
spesso anche nei «commenti» alla S. Scrittura, la parenesi torna a prevalere sulla fredda riflessione.<br />
1.2.2.4. Dalla vita alla riflessione. La centralità dell‟altare che unifica “lex orandi.<br />
lex credendi, lex vivendi”.<br />
Terminiamo queste nostre riflessioni sul periodo patristico che va dal II al IV secolo, sottolineando<br />
un atteggiamento della scuola alessandrina nei confronti del mondo pagano. La ricchezza culturale del<br />
paganesimo andava di pari passo con la corruzione dei costumi; la luce del Vangelo, che completa la<br />
ricchezza della cultura, non rigetta nulla se non ciò che è male; invece essa «purifica, rettifica e<br />
soprattutto orienta tutto verso Dio» 2 . Tale attitudine di dialogo pastorale è una conquista che dovrà<br />
sempre ispirare l'evangelizzazione e la catechesi della Chiesa.<br />
1.2.3. I “Libri Paenitenziales”<br />
La riflessione sulla vita morale e la conseguente prassi sacramentaria subiscono un particolare<br />
2 Cfr. J. DANIÉLOU - R. Du CHARLAT, La catéchèse aux premiers siècles, Paris, Fayard-Mame 1968, p. 154.
8<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
approfondimento per mezzo dei «libri paenitentiales». Il Vogel li descrive con le seguenti espressioni:<br />
«Sono collezioni di canoni più o meno vaste, in cui si trovano elencate le varie penitenze<br />
(mortificazioni, preghiere, digiuni, elemosine, ecc.) che si possono imporre ai peccatori, secondo la natura<br />
ed il numero delle colpe commesse. Semplici tariffe proporzionanti la riparazione alla colpa, all'inizio, i<br />
penitenziali divengono in seguito trattati completi ad uso dei confessori» 3 .<br />
Il periodo storico in cui essi furono prodotti si estende dal 450 circa, data dei canoni del Sinodo<br />
di san Patrizio, 4 al 1140, data del Decretum di Graziano che chiude l'epoca dei libri penitenziali 5 .<br />
1.2.3.1. Divorzio tra annuncio e vita dovuto alla trasformazione socio-politica<br />
II quadro storico di riferimento è costituito, oltre che dalla decadenza dell'Impero romano,<br />
dalle trasmigrazioni dei popoli barbari e dal sorgere di nuove unità etniche nazionali, dalla progressiva e<br />
sistematica evangelizzazione di tutta l'Europa. In questo periodo, dal momento che la maggior parte degli<br />
adulti era stata battezzata, il catecumenato perde il suo significato primitivo di preparazione catechisticamistagogica<br />
«per tappe» alla recezione del battesimo degli adulti.<br />
1.2.3.2. Alterato il rapporto fra fede-vita-sacramenti (situazione ecclesiale, sociopolitica...<br />
)<br />
Dal periodo dei Padri al Medioevo, oltre che il battesimo, anche il sacramento della penitenza<br />
subisce una profonda evoluzione, dovuta sia alle condizioni socio-culturali delle popolazioni<br />
europee, sia alla mutata pastorale della Chiesa nel settore dell'annuncio della Parola, della celebrazione<br />
dei sacramenti e della stessa organizzazione ecclesiale 6 .<br />
I «libri penitenziali» vanno collocati nel contesto più ampio della pastorale ecclesiale del<br />
Medioevo che prevedeva alcune forme tipiche di annuncio della Parola. In seguito alla crisi del<br />
catecumenato degli adulti, dal V secolo in avanti, mentre per i pagani ancora non convertiti prosegue<br />
l'opera della evangelizzazione, per i fedeli adulti già convertiti assume una crescente importanza la<br />
predicazione non solo nelle feste e nelle domeniche, ma anche nella celebrazione quotidiana di lodi e<br />
vespri 7 .<br />
Per quanto concerne l‟annuncio morale, rileviamo innanzitutto che esso costituisce una parte<br />
notevole della catechesi medievale, anche se è scarsa o nulla la sua fondazione sulla S. Scrittura o<br />
sulla celebrazione liturgico-sacramentale. La preoccupazione di offrire un insegnamento proporzionato<br />
alle capacità limitate dei fanciulli sgancia il momento dell'annuncio dalla esperienza viva e globale della<br />
liturgia, ed esalta eccessivamente la dimensione dottrinale-mnemonica della dottrina rispetto alla<br />
dimensione vitale, comunitaria e spirituale.<br />
L'equilibrio raggiunto nell'epoca patristica tra «lex credendi, lex vivendi, lex orandi» si è<br />
incrinato; e la decadenza liturgica, soprattutto per quanto concerne la penitenza e il catecumenato, con gli<br />
spostamenti di accento dal piano della «communio» a quello giuridico nella stessa celebrazione del<br />
sacramento, renderanno sempre più remoto il momento dell'annuncio del messaggio cristiano dal<br />
momento della sintesi personale di fede nella vita del cristiano.<br />
D'altra parte va riconosciuto alla Chiesa il merito di aver ripensato radicalmente la sua<br />
pastorale per renderla idonea all'annuncio di salvezza sia per gli adulti delle popolazioni barbariche,<br />
sia per i fanciulli battezzati ancora piccoli e bisognosi quindi di istruzione e di esperienza ecclesiale. Se<br />
nell'epoca patristica la centralità pastorale spettava alla cattedra del vescovo che radunava il popolo di Dio a<br />
3<br />
C. VOGEL, Penitenziali, Libri, in Enc. Catt., vol. IX, col. 1131.<br />
4<br />
P. CIPRIOTTI, Penitenziali anteriori al sec. VII, Giuffré, Milano 1966, pp. 37-40.<br />
5<br />
C. VOGEL, Art. cit., col. 1132.<br />
6<br />
Cf K. BIHLMEYER - H. TUCHLE, Storia della Chiesa, vol. II, Morcelliana, Brescia 1960; H. JEDIN, Storia della<br />
Chiesa, voll. III e IV, Milano, Jaca Book 1978; L. LA ROSA, La formazione cristiana nel Medioevo (= Studi e Ricerche di<br />
catechetica, 24), LDC, Leumann (Torino) 1998.<br />
7<br />
H. BECK, The Pastoral Care of Souls in South-East France during the Sixth Century, PUG, Roma 1950, p. 262;<br />
cf pure A. ETCHEGARAY, op. cit., pp. 149-153.
9<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
partire dalla celebrazione liturgica, nel Medioevo il ruolo del vescovo diventa stimolo per l'attività<br />
ministeriale dei sacerdoti e per il contributo che i genitori e i padrini daranno alla formazione cristiana dei<br />
fanciulli.<br />
1.2.4. Dai Padri alla Scolastica<br />
1.2.4.1. Il „primo catechismo‟<br />
* “Disputatio puerorum per interrogationes et responsiones”: attribuito falsamente ad<br />
Alcuino, spiega il Credo e il Pater noster: cfr. PL 101, 1097-1144).<br />
1.2.4.2. Nel XII secolo appaiono i primi “manuali catechistici”<br />
* NB. Nell‟ “Elucidarium” di Onorio le domande sono fatte dall‟allievo. Tre parti: Credo ed<br />
Eucaristia; il male morale e fisico; le ultime realtà (cfr. PL 171, 1109.1176: il titolo completo è<br />
“Elucidarium sive dialogus de summa totius cristianae theologiae” 8 .<br />
1.2.4.3. Ugo di S. Vittore<br />
Nel “Settenario” adopera un altro metodo mnemonico, il numero 7 e le antitesi; es. 7 domande<br />
del Pater collegate con le sette (!) beatitudini o i sette doni dello Spirito Santo; i sette vizi capitali in<br />
opposizione alle sette virtù o alle sette opere di misericordia: cfr. PL 175, 405-414.<br />
1.1.2.4. Dai Padri alla Scolastica: prospettiva aperta per la morale e la catechesi<br />
Con i libri penitenziali la riflessione morale subisce un drastico spostamento di orizzonte<br />
verso l'estrinsecismo e il giuridismo. Innanzitutto la vita morale è analizzata quasi solo a partire dai<br />
peccati; inoltre questi vengono valutati esclusivamente con il metro della «tariffa» che li punisce e li<br />
purifica. Studiando i libri penitenziali si constata con evidenza come conti poco o nulla il ruolo della<br />
persona del peccatore; il primato esclusivo è dato alla norma esterna di natura giuridica, che raramente<br />
valuta i condizionamenti provenienti dalla persona; si giunge fino a farsi sostituire da altri nella penitenza<br />
da espletare, pagando secondo le possibilità economiche, un adeguato compenso 9 .<br />
Dai libri penitenziali appare una vita morale sganciata sia dall'annuncio evangelico, sia dalla<br />
vita liturgica e sacramentale della Chiesa.<br />
I «libri penitenziali» vanno collocati nel contesto più ampio della pastorale ecclesiale del<br />
Medioevo che prevedeva alcune forme tipiche di annuncio della Parola. In seguito alla crisi del<br />
catecumenato degli adulti, dal V secolo in avanti, mentre per i pagani ancora non convertiti prosegue<br />
l'opera della evangelizzazione, per i fedeli adulti già convertiti assume una crescente importanza la<br />
predicazione non solo nelle feste e nelle domeniche, ma anche nella celebrazione quotidiana di lodi e<br />
vespri 10 .<br />
Per i bambini battezzati in tenera età l'istruzione nella religione cristiana prende il posto del<br />
catecumenato dei primi secoli e viene affidata ai genitori e ai padrini 11 . Il laicato in genere, e la<br />
famiglia in modo particolare, erano i responsabili immediati della istruzione e della educazione<br />
cristiana dei fanciulli 12 , sotto la guida dei sacerdoti in un contesto storico-sociale fortemente impregnato di<br />
8<br />
Cfr LA Rosa, La formazione cristiana nel Medioevo, LDC, Leumann (Torino) 1998.<br />
9<br />
O. BERNASCONI, Penitenza, in Diz. Enc. di Teol. Mor., op. cit., pp. 709-710.<br />
10<br />
H. BECK, The Pastoral Care of Souls in South-East France during thè Sixth Century, PUG, Roma 1950, p. 262;<br />
cf pure A. ETCHEGARAY, op. cit., pp. 149-153.<br />
11<br />
M. DUJARIER, Le parrainage des adultes aux trois premiers siècles de l'Église, Cerf, Paris 1962; T.<br />
MAERTENS, Histoire et pastoral du rituel du catéchuménat et du baptéme, St. Andre, Bruges 1962. Il De constitutione<br />
laicali di Giona di Orléans del IX secolo (cf PL 106, 121-298) contiene una trattazione sull'educazione che la famiglia deve<br />
impartire nei settori religioso, morale e civile. Alcuino traccia un programma di catechesi nella Epistola 110 (PL 100,<br />
190).<br />
12<br />
M. SAUVAGE, Le Moyen Âge a-t-il connu des catéchistes laïcs?, in Catéchèse 3 (1962) 313-327. «La Chiesa<br />
rendeva i genitori direttamente responsabili dell'educazione religiosa dei propri figli, come risulta dalle numerose prescrizioni<br />
sinodali. Il loro compito era di "insegnare ai figli il Pater, il Simbolo Apostolico, e l'Ave Maria e di introdurli alla pietà e alla vita
10<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
cristianesimo e scandito dal ritmo delle varie feste religiose.<br />
Alla centralità della figura del vescovo nel suo ruolo di evangelizzatore e celebrante dei misteri, si<br />
sostituisce lentamente il dinamismo di un presbiterio che spiega abitualmente la Parola e amministra i<br />
sacramenti ai fedeli 13 .<br />
Le verità morali formavano l'oggetto prevalente della predicazione; gli stessi commenti alla Scrittura<br />
e le spiegazioni delle verità dogmatiche erano finalizzati alla parenesi morale, sulla scia del Liber<br />
Regulae Pastoralis di san Gregorio Magno.<br />
Nel periodo della rinascita carolingia la catechesi parrocchiale e familiare, sia nelle<br />
istituzioni sia nella legislazione, raggiunge un livello tale da rimanere come modello fino al Concilio<br />
di Trento 14 .<br />
I manuali di predicazione per i sacerdoti, come pure i libri destinati all'istruzione religiosa dei<br />
fedeli, seguono questo schema fondamentale: verità di fede (credo), preghiera (Padre nostro), vita morale<br />
(comandamenti di Dio) e realtà future (novissimi e gloria del paradiso) 15 .<br />
Quando la dottrina esposta viene raggruppata in nuclei di sette elementi, l'opera viene chiamata<br />
«settenario» 16 . Ma il testo più diffuso per l'istruzione sia dei fanciulli che degli adulti è l‟ Elucidarium,<br />
sive dialogus de summa totius vitae christianae theologiae di Onorio di Autun 17 ; qui la dottrina della fede<br />
è presentata in forma dialogata 18 (le domande son fatte dall'allievo, mentre le risposte sono date dal<br />
maestro); le tre parti del libro trattano rispettivamente: 1) gli articoli del credo; 2) il male, il peccato e la<br />
Provvidenza; il battesimo, l'eucaristia e l'estrema unzione; 3) le ultime realtà.<br />
Per quanto concerne l‟annuncio morale, rileviamo innanzitutto che esso costituisce una parte<br />
notevole della catechesi medievale, anche se è scarsa o nulla la sua fondazione sulla S. Scrittura o<br />
sulla celebrazione liturgico-sacramentale. La preoccupazione di offrire un insegnamento proporzionato<br />
alle capacità limitate dei fanciulli sgancia il momento dell'annuncio dalla esperienza viva e globale della<br />
liturgia, ed esalta eccessivamente la dimensione dottrinale-mnemonica della dottrina rispetto alla<br />
dimensione vitale, comunitaria e spirituale.<br />
L'equilibrio raggiunto nell'epoca patristica tra «lex credendi, lex vivendi, lex orandi» si è<br />
incrinato; e la decadenza liturgica, soprattutto per quanto concerne la penitenza e il catecumenato, con<br />
gli spostamenti di accento dal piano della «communio» a quello giuridico nella stessa celebrazione del<br />
sacramento, renderanno sempre più remoto il momento dell'annuncio del messaggio cristiano dal<br />
momento della sintesi personale di fede nella vita del cristiano.<br />
D'altra parte va riconosciuto alla Chiesa il merito di aver ripensato radicalmente la sua<br />
pastorale per renderla idonea all'annuncio di salvezza sia per gli adulti delle popolazioni barbariche, sia<br />
per i fanciulli battezzati ancora piccoli e bisognosi quindi di istruzione e di esperienza ecclesiale. Se<br />
nell'epoca patristica la centralità pastorale spettava alla cattedra del vescovo che radunava il popolo di<br />
Dio a partire dalla celebrazione liturgica, nel Medioevo il ruolo del vescovo diventa stimolo per l'attività<br />
onesta", inoltre "di ripetere loro le prediche ascoltate nelle chiese"» (L. CSONKA, op. cit., p. 94).<br />
13 Cf BEDA, Epist. II, in PL 94, 659.<br />
14 Cf L. CSONKA, op. cit., pp. 92-102; J. COLOMB, Al servizio della fede, vol. I, Elle Di Ci, Leumann (Torino),<br />
1969, pp. 31-33; J. LORTZ, op. cit., pp. 135-152; B. RIDDER, Manuale di storia ecclesiastica, Alba, Paoline 1958, pp. 266-280.<br />
15 Cf Z. ALSZEGHY, Die Theologie des Wortes Gottes bei den mittelalterlichen Theologen, Wùrzburg 1958.<br />
16 San Vittore nel De quinque septenis, seu septenariis (PL 175, 405-414) adopera come metodo mnemonico il<br />
«settenario» e le antitesi: per es. le sette domande del Pater sono collegate con le sette (!) beatitudini o i sette doni dello Spirito<br />
Santo; i sette vizi capitali son contrapposti alle sette virtù o alle sette opere di misericordia. Sant'Edmondo di Canterbury nel<br />
suo Speculum Ecclesiae (cf Maxima bibliotheca Patruum, Lione 1877, XXV, pp. 319-323) presenta la dottrina cristiana in<br />
sette domande del Pater, sette sacramenti, sette vizi capitali, sette doni dello Spirito Santo e sette opere di misericordia.<br />
17 PL 172, 1109-1176. Il testo, composto da un discepolo di sant'Anselmo di Canterbury verso il 1100, riproduce<br />
probabilmente la dottrina e il metodo didattico del maestro.<br />
18 Probabilmente già Alcuino (PL 101, 1907-1144) aveva utilizzato il metodo di domanda e risposta nell'opera<br />
attribuita a lui: Disputatio puerorum per interrogationes et responsiones; la dottrina cristiana è presentata a partire dalla<br />
Storia Sacra, cui seguono i Sacramenti, il Credo, e infine il Pater Noster.
11<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
ministeriale dei sacerdoti e per il contributo che i genitori e i padrini daranno alla formazione cristiana dei<br />
fanciulli.<br />
1.2.5. La sintesi scolastica<br />
4.2.5.1. La teologia come „intellectus fidei‟…<br />
Innanzitutto per Tommaso la scienza teologica è unica. Le tre parti della «Summa» mostrano il<br />
nesso stretto fra gli aspetti morali, dogmatici e sacramentali della teologia. Infatti la prima parte, che<br />
parla di Dio in sé e in quanto creatore, è modello esemplare dell'uomo nel suo essere e nel suo operare;<br />
la seconda è più immediatamente morale, in quanto studia il cammino dell'uomo verso Dio; la terza parla di<br />
Cristo che in quanto uomo è la via che attua il moto dell'uomo verso Dio 19 . Perciò per Tommaso il trattato<br />
sul fine dell'uomo garantisce che l'etica cristiana sia «teologica»; infatti Dio, sommamente amato, è<br />
il fine oggettivo, e, dal punto di vista soggettivo, è la bontà di Dio che unifica tutte le energie della<br />
persona. Ogni attività dell'uomo acquista la sua specificità morale non a partire da precetti astratti, ma<br />
dalle virtù (teologali e cardinali) che esprimono e attuano le diverse modalità del rapporto uomo-Dio in<br />
Cristo.<br />
1.2.5.2. I contenuti e l‟organicità…<br />
Le due categorie fondamentali utilizzate da Tommaso nella sua riflessione etica sono quelle<br />
dell'uomo immagine di Dio, e della partecipazione 20 . Basandosi su di esse l'Aquinate può elaborare<br />
una dottrina etica pienamente adeguata al piano soprannaturale della grazia (cfr. analisi dell'atto morale<br />
soprannaturale e delle virtù teologali), e perfettamente rispondente alle istanze filosofiche che sorgevano<br />
dalla riscoperta di Aristotele (cfr la strutturazione della vita morale secondo lo schema delle virtù<br />
cardinali).<br />
Una tale sintesi organica, finalizzata immediatamente alla scienza teologica, avrà bisogno di<br />
ulteriori mediazioni per poter entrare in dialogo fecondo sia con l'esperienza liturgico-sacramentaria, sia<br />
con la vita della comunità ecclesiale. Una mediazione particolare è esigila nel momento in cui la sintesi<br />
teologica di Tommaso dovrà sostenere e informare di sé l'annuncio cristiano della evangelizzazione e<br />
della catechesi.<br />
1.2.5.3. Il problematico rapporto tra fede-vita-sacramenti…<br />
La predicazione domenicale e festiva era un momento di particolare rilevanza pastorale per<br />
l'annuncio della morale cristiana. I grandi teologi che tentavano le grandi sintesi della fede spesso<br />
fornivano anche dei preziosi manuali di predicazione ai sacerdoti in cura d'anime. Basta citare i titoli di<br />
alcuni opuscoli di san Tommaso, composti a questo scopo, per scorgere l'importanza data dall'Aquinate ai<br />
temi di morale cristiana: In Symbolum Apostolorum; In Orationem Dominicam; In duo praecepta caritatis<br />
et in decem legis praecepta expositio; In salutationem angelicam 21 .<br />
Negli opuscoli dei grandi teologi la profondità della dottrina andava congiunta con la chiarezza<br />
dell'esposizione, e la ricchezza di citazioni scritturistiche e dei Padri non impediva un forte afflato<br />
mistico.<br />
L'efficacia della predicazione veniva ulteriormente corroborata sia dal ritmo delle celebrazioni<br />
religiose che scandivano il susseguirsi delle settimane e delle feste dell'anno, sia dall'arte figurativa<br />
(mosaici, affreschi, vetrate...) che costituiva la «Bibbia dei poveri» 22 , e sia soprattutto dalla cultura corrente<br />
19 San Tommaso riassume nel prologo della Summa Theologiae il piano generale dell'opera, in cui rivela questa<br />
unitarietà della teologia che connette intimamente i temi delle tre parti: Dio, l'uomo, il Cristo (cf I, q. 2, prol.).<br />
20 Cf C. CAFFARRA, art. cit., pp. 1003-1004; cf pure G. ANGELINI - A. VALSECCHI, op. cit., pp. 96-104.<br />
21 S. TOMMASO D'AQUINO, Opuscoli teologico-spirituali, Roma, Paoline 1975. Anche san Bonaventura compose<br />
con gli stessi intendimenti il Breviloquium e le Collationes de decem praeceptis (cf S. Bonaventurae Opuscola Varia theologica,<br />
Quaracchi, Ad Claras Aquas 1901, T.V, pp. 199-291; 505-532).<br />
22 Anche san Tommaso (Summa Theologiae, III, q. 66, a. 10) nota che la gente del popolo più facilmente viene
che con facilità esprimeva i valori cristiani nella vita familiare e nella vita sociale.<br />
12<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
1.2.5.4. San Tommaso d‟Aquino:<br />
Richiamiamo in particolare due elementi del grande Aquinate: a) le prediche quotidiane della<br />
quaresima 1273 a Napoli nella chiesa affidata ai Domenicani, durante le quali “usava anche il<br />
dialetto locale”; b) nella esposizione dei contenuti San Tommaso segue sant‟Agostino (credo, Padre<br />
nostro, Ave Maria, il Decalogo preceduto dall‟Amore!) 23 .<br />
“Il teologo domenicano Tommaso d'Aquino (1225-1274) ha tenuto a Napoli nel 1273 delle<br />
prediche quaresimali, che furono riportate nei seguenti cinque scritti:<br />
Op. 4: De decem praeceptis et lege amoris (Sui dieci comandamenti e il comandamento<br />
principale dell'amore),<br />
Op. 5: De articulis fidei et ecclesiae sacramentis (Sulla confessione di fede e i sacramenti<br />
della chiesa),<br />
Op. 7: Expositio orationis dominicae (Spiegazione dell'orazione domenicale),<br />
Op. 8: Expositio salutationis angelicae (Spiegazione del saluto dell'angelo),<br />
Op. 16: Expositio symboli apostolorum (Spiegazione del Simbolo degli apostoli).<br />
Le prediche catechetiche di Tommaso d'Aquino sono caratterizzate da chiarezza di<br />
linguaggio, esposizione sobria, fedeltà alla tradizione di fede della chiesa e una partecipazione<br />
personale avvertibile mentre espone. Tommaso d'Aquino è troppo teologo scientifico per suscitare<br />
la questione di un costante principio catechetico. Egli costruisce il suo «catechismo» non a partire<br />
da un fondamento sistematico riflesso, orientato agli uditori o alla problematica (come accade nei<br />
libri sulla fede e sulla religione del presente). A lui preme esclusivamente la causa della fede della<br />
chiesa in tutta la sua integrità. Per questo egli si premura di accostare le fonti della fede l'una<br />
all'altra, mantenendosi sorprendentemente riservato nel commento” 24 .<br />
1.2.6. Le “Summae” per i confessori<br />
1.2.6.1. Valore per la maturazione della scienza morale<br />
Le «Summae confessorum» sono una fonte da cui possiamo attingere altri elementi<br />
nell'annuncio morale cristiano.<br />
1.2.6.2. I contenuti: i „casi‟ e il prontuario di riflessione<br />
Scritte per facilitare ai sacerdoti l'esercizio del sacramento della penitenza, costituiscono un<br />
prontuario che tratta brevemente e per ordine alfabetico i vari problemi che sorgono nella confessione. Le<br />
singole voci vengono illustrate alla luce della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa, con particolare<br />
attenzione agli aspetti giuridici dell'argomento. Non mancano i suggerimenti per la parenesi morale da<br />
proporre nel contesto del sacramento.<br />
1.2.6.3. La morale viene ulteriormente sganciata dall‟annuncio cristiano<br />
Le «Summae» sono numerosissime e spaziano nel lungo arco di tempo che va dal XIII fino al<br />
XVII secolo. In certo senso, come servizio per i confessori, fanno da collegamento fra i «libri<br />
poenitentiales» e le «Institutiones» che sorgeranno dopo il Concilio di Trento 25 .<br />
Volendo dare una valutazione globale delle «Summae confessorum», ai fini dell'annuncio<br />
morale cristiano, dobbiamo ricordare innanzitutto che il loro scopo, strettamente legato alla valida e<br />
lecita amministrazione della penitenza, le canalizza in un genere letterario marcatamente giuridico. I<br />
istruita nella fede dalla pittura e dalle immagini sacre.<br />
23 Cfr. A. ETCHEGARAY CRUZ, Storia della catechesi, Edizione Paoline, Roma 1983, pp. 176-183.<br />
24 A. LÄPPLE, Breve storia della catechesi, Queriniana, Brescia 1985, p. 95.<br />
25 Cf B. HÀRING, La legge di Cristo, voi. I, Morcelliana, Brescia 1961 2 , pp.35-42. Recentemente è uscita<br />
l'edizione critica di quest‟opera: PETRUS PICTAVIENSIS, Summa de Confessione, Brepols, Turnhout 1980.
13<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
frammenti di dottrina che illustrano le varie voci raramente hanno una quadratura esauriente di teologia, per<br />
cui anche l'aspetto parenetico che esse propongono sovente non risulta fondato su solidi argomenti<br />
teologici 26 .<br />
1.2.6.4. Sintesi. Dal Medioevo al Concilio di Trento<br />
Concludendo questo capitolo sull'annuncio della morale dal Medioevo alla Scolastica,<br />
diciamo che:<br />
a) la maturazione della scienza teologica ha un suo riflesso positivo nell'annuncio catechistico<br />
ai fanciulli e ai fedeli ignoranti;<br />
b) la prassi penitenziale, con l'obbligo della confessione annuale sancito dal Concilio<br />
Lateranense IV, costringe la riflessione morale a sganciarsi dalla riflessione teologico-scritturisticodogmatica,<br />
per legarsi alla normativa ecclesiastico-giuridica;<br />
e) l'annuncio morale, sganciato dalla forte esperienza liturgica ed ecclesiale, propria del<br />
periodo aureo del catecumenato, non trova più le sue grandi motivazioni parenetiche, appena<br />
richiamate nelle «Summae confessorum»;<br />
d) a noi oggi non è dato poter misurare l'influsso esercitato dall'ambiente socio-culturale,<br />
fortemente impregnato di idealità cristiane, sul comportamento morale dei singoli battezzati;<br />
certamente più che l'esperienza liturgica, era la forza delle grandi scuole teologiche e dei grandi<br />
movimenti spirituali a dare impulso a tutte le attività della Chiesa.<br />
1.2.7. Il Concilio di Trento (1545-1563)<br />
1.2.7.1. Scienza morale e “seminari diocesani”…<br />
Al Concilio di Trento vengono elaborati gli orientamenti dogmatici e pastorali che danno<br />
origine alla teologia morale come scienza autonoma. Due decisioni conciliari sono particolarmente<br />
importanti:<br />
A. Decisione dottrinale (in rapporto ai protestanti): “in confessione devono essere accusati<br />
tutti i singoli peccati commessi secondo il genere e il numero, così come il penitente ne ha<br />
coscienza”. Tale decisione conciliare orienterà la teologia morale direttamente verso la confessione;<br />
infatti sarà la scienza morale del confessore che gli consentirà di identificare e di distinguere<br />
esattamente i peccati;<br />
B. Decisione pastorale (per la formazione del clero: l‟istituzione dei seminari. Questi,<br />
diocesani o regionali, devono preparare i futuri sacerdoti all‟esercizio del loro ministero (compreso<br />
il sacramento della confessione).<br />
Il modello formativo adottato nei seminari fu mutuato dai collegi dei Gesuiti, dove<br />
l‟organizzazione scolastica, molto attiva, si era dimostrata molto efficace nel ritmo quotidiano di<br />
due tempi complementari di impegno.<br />
Il mattino era riservato allo studio teoretico delle discipline teologiche: Scrittura, Dogmatica e<br />
morale, costituivano il nerbo della formazione di ogni sacerdote destinato alla cura d‟anime. I testi<br />
adoperati venivano chiamati “Institutiones”. La prima opera pubblicata è di Giovanni Azor e risale<br />
all‟anno 1600 (circa).<br />
Nel pomeriggio si svolgevano le applicazioni pratiche, ossia lo studio dei casi di morale. Le<br />
lezioni cattedratiche del mattino trattavano gli argomenti di morale generale (legge, coscienza, atti<br />
26 Discorso a parte deve essere fatto per la Summa sacrae Theologiae di sant'Antonino di Firenze (1389-1459).<br />
Infatti più che di un dizionario morale, organizzato per argomenti o in ordine alfabetico come le Summae Confessorum, è una<br />
esposizione morale organica che tratta nelle sue quattro parti della struttura etica dell'uomo, dei vizi, dei singoli stati di vita e,<br />
infine, delle virtù (cardinali e teologali) e dei doni dello Spirito Santo. L'organicità, la concretezza e l'equilibrio della trattazione<br />
procurò una meritata fama e autorità a questo «manuale». Per una rapida presentazione dell'età d'oro delle somme per<br />
confessori,"cf A. HOLDEREGGER, Per una fondazione storica dell'etica, in Corso di morale: 1. Vita nuova in Cristo, Queriniana,<br />
Brescia 1983, pp. 204-206.
14<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
umani, peccati,…) e gli argomenti di morale speciale, affrontati o secondo lo schema delle virtù (S.<br />
Tommaso) o secondo lo schema dei comandamenti (elaborato, in seguito, da S. Alfonso Maria de‟<br />
Liguori). I sussidi che i sacerdoti avevano avuto imo allora a disposizione erano costituiti o dalle<br />
sintesi teologiche (Commenti alle «Sentenze» di Pietro Lombardo, «Summae», ecc.) o dalle «Summae<br />
confessorum». Le prime erano troppo difficili, teoretiche e composte più immediatamente per i teologi di<br />
professione, mentre le seconde erano troppo eterogenee e frammentarie.<br />
Dal 1509 nelle Università si usava come testo la «Summa» di san Tommaso, e non più la raccolta<br />
delle «Sentenze» di Pietro Lombardo. Fu facile, perciò, affidare ad un insegnante diverso la «Secunda<br />
Pars» della Summa Theologiae di san Tommaso, che svolge unitariamente la materia morale. 4 Questa<br />
trattazione veniva completata dallo studio e dalla soluzione dei «casus conscientiae»; così il futuro<br />
confessore veniva allenato a tradurre in pratica confessionale la dottrina teologica morale.<br />
Le Institutiones Theologiae Moralis del gesuita Giovanni Azor vedono la luce verso il 1600. Dal<br />
punto di vista della scienza teologica esse si collocano tra la teologia dotta e il sussidio frammentario<br />
delle precedenti «Summae confessorum» e mirano a elaborare la scienza professionale propria del<br />
sacerdote confessore.<br />
Lo schema delle «Institutiones» era quasi sempre il seguente: nozioni sull‟agire umano, il decalogo, i<br />
sacramenti e le censure ecclesiastiche. Il testo utilizzava ampiamente la dottrina tomista, la<br />
concretezza della problematica del tempo, la riflessione della ragione, le norme canoniche, ecc.<br />
Gli studiosi di storia della teologia morale 27 , nel valutare questi primi manuali di teologia<br />
morale, sono d'accordo nel notare: a) che la morale perde il suo nesso con la teologia dogmatica; b) che la<br />
vita morale non emerge dalla partecipazione liturgica al mistero pasquale di Cristo; e) che la riflessione<br />
morale ormai non è più direttamente illuminata dalla S. Scrittura; d) che la trattazione morale nel suo<br />
insieme accentua gli aspetti negativi del peccato e delle sue minuziose implicanze nel piano della coscienza<br />
e della legge; e) che la dottrina morale elaborata dalle «Istituzioni» è più preoccupata di trovare il minimo<br />
di obbligatorietà, il «minimum legis» che giustifichi il penitente da eventuali colpe o censure, anziché di<br />
esplorare la zona della gratuità, del «maximum caritatis»; f) che questi testi di morale accentuano l'analisi<br />
del singolo atto morale perdendo di vista l'unitarietà progressiva del cammino morale verso la pienezza della<br />
vita in Cristo.<br />
In sintesi: la teologia morale delle «Institutiones» contribuisce a maturare nella mente del<br />
futuro confessore i giudizi più idonei per valutare i peccati del penitente nel momento della confessione,<br />
tuttavia è elaborata in maniera tale che non è proponibile nell'annuncio cristiano per i limiti e le<br />
imperfezioni citate sopra. Nella prassi ecclesiale erano i libri di vita spirituale e di predicazione che<br />
colmavano il vuoto di annuncio morale cristiano non coperto dalla scienza morale che nasceva dai<br />
canoni tridentini.<br />
1.2.7.2. Il significato del “Catechismus ad parochos”.<br />
L‟inizio risale al 1556; infatti, per l‟elaborazione del testo Pio V il 7 gennaio 1566 nominò<br />
una quarta commissione per la stesura finale. La edizione porta la data del 1566) 28 .<br />
II Concilio di Trento, discutendo «De sacrae Scripturae abusibus et remediis» durante le<br />
Congregazioni generali del 5 e del 15 aprile 1546, si impegna a elaborare un catechismo bilingue<br />
(latino-italiano) per i fanciulli e per gli adulti ignoranti; stabilisce anche quali fonti debbano essere<br />
privilegiate (la S. Scrittura e i Padri), e la finalità da perseguire (richiamare gli impegni di fede che<br />
scaturiscono dal battesimo e introdurre allo studio delle scienze sacre) 29 .<br />
27<br />
G. ANGELINI - A. VALSECCHI, op. cit., pp. 110-114; C. CAFFARRA, art. cit., pp. 1007-1008; J.G. ZIEGLER,<br />
Geschichte der Moraltheologie, in LTK, vol. VII, coll. 620-622; L. VEREECKE, Préface a l'histoire de la théologie morale<br />
moderne, in Studia Moralia, Desclée, Roma 1961, pp. 87-120.<br />
28<br />
Cfr. L. RESINES, Catechismo Romano, in Dizionario di catechetica, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1986, pp.<br />
125-126.<br />
29<br />
«Pro pueris autem et adultis indoctis erudiendis, quibus lacte opus est et non solido cibo, curet sancta synodus a viris<br />
doctis et piis in lingua latina et vulgari edi catechismum ex ipsa sacra scriptum et patribus ortodoxis excerptum, ut
15<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
Non sfuggì ai Padri conciliari che l'insegnamento catechistico doveva esser armonizzato con gli<br />
altri momenti della predicazione, principalmente con l'omelia delle Messe festive 30 .<br />
Quanto più la riflessione sinodale sviscerava gli altri temi della dottrina cattolica e del<br />
rinnovamento della Chiesa, tanto più veniva alla luce il ruolo operativo unificante del catechismo, sia<br />
per la prassi pastorale del sacramento della penitenza che degli altri sacramenti 31 .<br />
Sull'esempio di quanto aveva fatto Lutero, che aveva composto due catechismi (il catechismo<br />
«breve» per i ragazzi, e il catechismo «grande» per i parroci) anche i Padri sinodali di Trento si<br />
orientarono fin dal 1546 per due catechismi destinati uno ai parroci l'altro ai fanciulli. Ma siccome la forma<br />
semplice non piacque ai Padri conciliari, si deliberò l'11 settembre 1563 di approntare soltanto un<br />
catechismo destinato ai parroci e ai predicatori. Nell'ultima sessione XXV (del 1563), non essendo ancora<br />
ultimata la compilazione di questo testo, il Concilio affidò al Papa il compito di far completare e pubblicare<br />
il catechismo. Pio V nel 1566 poté finalmente pubblicare il Catechismus ex decreto Concilii Tridentini ad<br />
Parochos. Lo stesso anno per le premure del Papa usciva l'edizione in lingua italiana, e veniva subito<br />
tradotto, per gli altri paesi d'Europa, in castigliano, portoghese, tedesco e francese.<br />
Lo schema quadripartito della trattazione costituisce una sintesi organica di tutta la dottrina<br />
cattolica: 1) La Fede e il Simbolo apostolico; 2) I Sacramenti e la Grazia; 3) I Comandamenti; 4) II<br />
Padre nostro.<br />
Fermiamoci a considerare la vita morale contenuta nella terza parte riservata ai Comandamenti di<br />
Dio. L'impianto dottrinale fa scaturire l'agire morale dalla fede (prima parte) e dalla grazia<br />
sacramentale (seconda parte); la morale, come adempimento del duplice precetto della carità verso Dio e<br />
verso il prossimo, traduce in opere buone la fede ricevuta nel battesimo.<br />
Inoltre va notato che è spostato l'ordine delle virtù teologali; infatti la speranza, implicita nella<br />
quarta parte, viene preceduta dalla carità (terza parte).<br />
Confrontato con lo schema del catechismo di Luterò (Decalogo, Credo, Preghiera,<br />
Sacramenti) possiamo subito rilevare l'influsso della riflessione tridentina sulla giustificazione e<br />
sulle opere. Per Lutero l'osservanza del Decalogo costituisce l'attitudine previa dell'uomo, staccata<br />
totalmente dal dono della fede; invece nell'impostazione tridentina la vita morale cristiana scaturisce<br />
dalla fede e dalla grazia sacramentale.<br />
In breve, il Catechismus ex decreto Concilii Tridentini ad Parochos è uno degli elementi posttridentini<br />
destinato a ridare forza e vitalità all'annuncio morale cristiano. Esso, quindi, doveva<br />
armonizzarsi con la nuova impostazione della formazione del clero nei seminari e con gli sviluppi della<br />
teologia morale che iniziò allora il suo cammino di scienza teologica autonoma.<br />
In sé il Catechismo conteneva le possibilità per operare una sintesi kerigmatica fra la S. Scrittura, la<br />
celebrazione dei sacramenti, la riflessione dottrinale e la vita morale. Tale sintesi, però, sarebbe<br />
maturata lentamente, man mano che la formazione dei sacerdoti avrebbe prodotto i suoi risultati e la<br />
pastorale ecclesiale avrebbe elaborato le istituzioni e i sussidi più idonei.<br />
illius paedagogia instituti a magistris suis memores sint christianae professionis, quam facerunt in baptismo, et<br />
praeparentur ad studia sacrarum litterarum» (S. EHSES, Conc. Tridentini, t. V, Auctorum Pars altera, p. 73). Per quanto<br />
concerne l'influsso di Lutero riportiamo l'acuta osservazione di G. DE BRETAGNE: «II est indéniable cependant que Luther<br />
allait profondément influencer toute notte pastorale kérigmatique, soit dans son contenu en mettant l'orthodoxie sur le<br />
défensive (et en attirant l'attention sur la seule grâce actuelle), soit dans ses procédés en mettant de plus en plus en avant le<br />
"livre" plutot che la vivante tradition» (Pastorale catéchétique, DDB, Paris 1953, p. 43).<br />
30 S. EHSES, op. cit., p. 132; cfr pure p. 304.<br />
31 S. MERKLE, Conc. Trid., t. VI, Pars tertia, pp. 588-589. Per una visione d'insieme del lavoro fatto da Trento in questa<br />
materia, cfr P. BRAIDO, Momenti di storia della catechesi e del catechismo dal Concilio di Trento al Concilio Vaticano I,<br />
UPS, Roma 1982, pp. 51-58. Esempio tipico di utilizzazione del catechismo nella lotta anticalvinista sono i due catechismi,<br />
grande e piccolo, composti e pubblicati in Francia dal gesuita E. AUGER nel 1563 e nel 1568 (cfr P. BRAIDO, op. cit., pp. 59-61).<br />
Cfr L. LA ROSA, Scenari della catechesi moderna (Secc. XVI-XIX), Coop. S. Tom. - Elle Di Ci, - Messina - Leumann (Torino)<br />
1998.
1.2.7.3. Rinascita del “catechismo” teologico e libresco<br />
16<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
“Ainsi le seizième siècle voit revivre l'intérêt catéchistique, et apparaître les premiers vrais manuels<br />
gradués. Mais une constatation s'impose: ces manuels sont écrits par des «théologiens», plus ou moins<br />
calqués sur l'ordonnance même des «Sommes». On est loin de la méthode apostolique et patristique gardée<br />
pendant le bas moyen âge. C'est que le Scolastique a formé ces esprits avec sa logique serrée, ses divisions et<br />
subdivisions et ses synthèses. On est en pleine systématisation. Cela s'impose d'autant plus que l'hérésie est<br />
partout et qu'on est sur la défensive. Cette tendance vers l'abstractionisme s'accentuera avec un usage de plus<br />
en plus fréquent des définitions et du vocabulaire théologiques. Les polémiques amèneront des précisions sur<br />
les points en litige, souvent aussi feront éviter ces questions. Ainsi on ne traitera plus de la grâce sanctifiante<br />
ou du Corps Mystique à la suite des luttes avec les Molinistes et Jansénistes. Mais tant que le milieu reste<br />
chrétien le catéchisme, écrit pour des finissants, non des commençants, restera encore un outil assez adéquat,<br />
car la formation sociale, familiale, paroissiale le rend encore assimilable à des intelligences assez<br />
développées et préparées” 32 .<br />
1.2.8. Dal Concilio di Trento al Vaticano II 33<br />
1.2.8.1. La teologia morale<br />
- manuali + Summae confessorum + “Casi”…<br />
- sistemi morali e… lunga disputa…<br />
- svolta romantica: • in Germania<br />
• in Italia<br />
- l‟apporto dei vari movimenti (biblico, liturgico, catechistico, pastorale, ecumenico)<br />
1.2.8.2. I catechismi:<br />
- Catechismus ad Parochos (S. Pio V: 24 settembre 1566)<br />
- Canisio (1555)<br />
- Borromeo (1556)<br />
- Bellarmino (1597)<br />
NB. Erano “Summae doctrinae christianae”: lex credenti + lex vivendi (ma era assente<br />
la “lex orandi”).<br />
- In Francia: - Bossuet (1685: Feste… )<br />
- Fénelon (Storia sacra come „educazione biblica‟… )<br />
- Acosta (1585): intenzioni missionarie: “De procuranda Indorum<br />
salute libri sex”…<br />
- St. Sulpizio (Sec XIX-XX):<br />
- domande-risposte<br />
- istruzione<br />
- omelia<br />
- ammonizione del catechista<br />
- lavori scritti (a casa!)<br />
- cantici spirituali e preghiere.<br />
32 G. DE BRETAGNE, Pastorale cathéchètique, Desclée de Brouwer, Paris 1953, pp. 45.<br />
33 Per un più profondo approccio storico riguardante questo periodo, cfr G. DE BRETAGNE, Op. cit., pp. 43-51; L.<br />
LA ROSA, Scenari della catechesi moderna (Secc. XVI-XIX), Coop. S. Tom. - Elle Di Ci, - Messina - Leumann (Torino) 1998.
17<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
- In Germania: a Monaco:<br />
- premessa pedagogica (Pestalozzi, Froebel, Herbart)<br />
- Psicologia applicata alla catechesi…<br />
- Oggi: diverse scuole.<br />
- pastorale d‟insieme e catechesi<br />
- pastorale e pedagogia<br />
- formazione dei catechisti<br />
- catechesi e iniziazione cristiana (catecumenato…)<br />
1.2.8.3. L‟azione catechistica di S. Pio X:<br />
“Salito nel 1903 sulla cattedra di Pietro con l'esperienza di un lungo tirocinio pastorale, il<br />
papa Pio x mise a frutto la sua precedente opera di parroco e di vescovo investendola soprattutto in<br />
campo catechetico.<br />
La diocesi di Roma aveva adottato dal 1890 il testo del can. Lodovico SCHÜLLER, Compendio<br />
della 'Dottrina Cristiana compilato su testo del ven. Card. Bellarmino che sostituiva e aggiornava<br />
appunto quello del gesuita controversista, in uso in Roma e in Italia da tre secoli.<br />
Il desiderio che venisse accolto dalle Conferenze Episcopali Regionali, in vista dell'auspicata<br />
unificazione del testo di catechismo in Italia, non sortì effetto. Gli fu preferito, come si è detto, il<br />
catechismo del Casati che era stato alla base del testo adottato dai vescovi del Piemonte e della<br />
Lombardia nel 1896. Sicché quando Pio X affrontò il problema del testo di catechismo nel 1905<br />
accettò praticamente quello che stava diventando in quel momento il più diffuso in Italia.<br />
La motivazione è contenuto nella lettera del 14 giugno 1905 al card. Vicario, Pietro Respighi,<br />
premessa al Compendio della Dottrina Cristiana prescritto da Sua Santità Papa Pio X alle diocesi<br />
della Provincia di Roma:<br />
«...Fatti esaminare i molti libri di testo già in uso nelle Diocesi d'Italia, ci parve opportuno di adottare con lievi<br />
ritocchi il testo da vari anni approvato dai Vescovi del Piemonte, della Liguria, della Lombardia, dell'Emilia e<br />
della Toscana. L'uso di questo testo sarà obbligatorio per l'insegnamento pubblico e privato nella Diocesi di<br />
Roma e in tutte le altre della Provincia Romana; e confidiamo che anche le altre Diocesi vorranno adottarlo per<br />
arrivare così a quel testo unico, almeno per tutta l'Italia, che è nell'universale desiderio».<br />
Ben presto però in questo testo molto articolato si riscontrarono difficoltà sia di impostazione<br />
che di apprendimento: basti pensare alle quasi mille domande presenti solo nel Catechismo<br />
maggiore (2 a parte del Compendio). Si cercò di risolvere il problema giungendo nel 1912 al<br />
Catechismo della Dottrina Cristiana, noto come il catechismo di Pio x, ridotto, rispetto al<br />
precedente, a poco più di 400 domande di cui 150 furono scelte per le classi elementari” 34 .<br />
Diamo uno sguardo sinottico ai contenuti dei due catechismi di Pio X (1905, 1912):<br />
34 A. LÄPPLE, Breve storia della catechesi, Queriniana, Brescia 1985, pp. 245-246. Cfr. U. GIANETTO,<br />
Catechismo di Pio X, in Dizionario di catechetica, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1986, pp. 121-122.
18<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
I CATECHISMI DI PIO X<br />
Compendio della Dottrina Cristiana (1905) Compendio della Dottrina cristiana (1912)<br />
- Prime nozioni di catechismo - Prime preghiere e formule<br />
- Catechismo breve - Prime nozioni della fede<br />
- Catechismo maggiore [domande] - Catechismo della Dottrina Cristiana [domande]<br />
Parte I Del Simbolo degli apostoli Parte I «Credo» ossia principali verità 28-160<br />
detto volgarmente il «credo» 15-252 della fede cristiana<br />
Parte II Dell‟Orazione 253-341 Parte II Comandamenti di Dio. Precetti<br />
della Chiesa. Virtù, = morale xna 161-266<br />
Parte III Dei Comandamenti di Dio Parte III Mezzi della grazia 267-413<br />
e della Chiesa 342-516 +) Sacramenti o mezzi produttivi 267-413<br />
Parte IV Dei Sacramenti 517-855 +) Orazione o mezzo imperativo 414-433<br />
Parte V Delle Virtù principali ed altre - Orazioni quotidiane<br />
cose necessarie a sapersi del - Tre appendici<br />
cristiano 856-993 1. Brevissimi cenni di storia della Rivelazione divina<br />
- Istruzione sopra le feste del Signore, 2. Brevissimi cenni sulle feste cristiane. Anno eccl.co<br />
della Beata Vergine e dei Santi 3. Avvertenze ai genitori ed educatori cristiani.<br />
- Appendice: Preghiere e formule<br />
“La figura dell'educatore-catechista di conseguenza doveva garantire il contatto del fanciullo con<br />
le formulazioni teologiche per favorirne e verificarne l'apprendimento.<br />
I presupposti del metodo del resto erano in qualche modo già tracciati dai criteri secondo i quali<br />
era stato stilato il testo. A nulla valse il richiamo esplicito presente nella Terza appendice del<br />
catechismo: «si schivi soprattutto quella maniera meccanica di insegnare che opprime e lascia<br />
ottusi, mettendo in gioco la sola memoria senza insegnare l'intelligenza e il cuore».<br />
Il previsto pericolo non poté cancellare un metodo già implicito nelle scelte di fondo: il<br />
nozionismo e la mnemotecnica trovarono il terreno favorevole nella struttura stessa del catechismo.<br />
Concludendo si può affermare che il catechismo segnò certamente un passo avanti nella<br />
catechesi assumendo il carattere di divulgazione del pensiero teologico, rilevando le prime tendenze<br />
esistenziali aiutando la persona a professare la fede nella propria vita e favorendo il nascere della<br />
figura del catechista laico.<br />
Accanto a questi aspetti positivi non si possono omettere alcune note negative. Se il fanciullo<br />
è al centro dell'attenzione educativa non è però sufficientemente rispettato nella sua originalità e nei<br />
suoi ritmi di crescita. I contenuti sono di taglio prevalentemente teologico tali da non permettere<br />
un'adeguata personalizzazione della fede, con una quantità eccessiva di verità religiose<br />
sproporzionata alla capacità di apprendimento di un ragazzo. Il linguaggio rigido e troppo tecnico<br />
non lascia spazio alla creatività del fanciullo. Il metodo, costretto a puntare sull'apprendimento a<br />
memoria, non coinvolge in modo attivo le altre facoltà del destinatario. L'educatore diventa garante<br />
dell'apprendimento delle formule ma costretto a muoversi in uno spazio educativo molto angusto e<br />
monotono 35 .<br />
Nonostante questi lati deboli del formulario, il papa del catechismo, come venne chiamato Pio<br />
x, ebbe il grande merito di aver dato vivacità al problema catechistico rinnovandone la legislazione<br />
e l'organizzazione 36 .<br />
* In sintesi. Rimane problematico nei vari momenti dell‟evento catechistico il raggiungimento<br />
di un rapporto armonico tra „fede-vita-sacramenti‟…<br />
35 Cfr. G. GARISELLI, Dal catechismo di Pio X al catechismo dei fanciulli, Dehoniane, Bologna 1983, pp. 29-43.<br />
36 A. LÄPPLE, Breve storia della catechesi, Queriniana, Brescia 1985, p. 250.Cfr pure C. ETCHEGARAY, Storia<br />
della catechesi, Paoline, Roma 1983 2 , pp. 338-345.
19<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
1.3. Visione d‟insieme degli elementi emergenti oggi dall‟«auditus fidei» della<br />
“vita nuova in Cristo”.<br />
Due momenti progressivi e complementari delle nostre riflessioni, cioè la ricostruzione del<br />
cammino storico e la proposta di una visione sistematica: 1. Auditus fidei; e 2. Intellectus fidei.<br />
A conclusione del primo momento dell‟auditus fidei, tentiamo una visione d‟insieme a partire<br />
dal kerigma della “vita nuova in Cristo” assunto come nucleo che può operare la sintesi tra<br />
l‟indicativo della fede e l‟imperativo morale. Questo nucleo kerigmatico va considerato all‟interno<br />
del ruolo specifico della Sacra Scrittura, cioè dal fatto che, sia nella riflessione teologica che nella<br />
pastorale ecclesiale la Parola di Dio è la “norma normans” per l‟ortodossia e l‟ortoprassi<br />
cristiana.<br />
1.3.1. Il kerigma è legato indissolubilmente ad un evento di salvezza<br />
Cristo (Parola, kerigma primigenio):<br />
- presenza...<br />
- annuncio...<br />
- raccolta-unione = e)kklhsi/a-comunione...<br />
La Chiesa (Corpo di Cristo):<br />
- presenza...<br />
- annuncio...<br />
- raccolta-unione = ecclesìa-comunione...<br />
Il cristiano (membro vivo della Chiesa, Corpo di Cristo):<br />
- presenza...<br />
- annuncio...<br />
- raccolta-unione = ecclesìa-comunione...<br />
1.3.2. Il kerigma-annuncio sollecita ed attua necessariamente molteplici rapporti:<br />
con la “presenza” (segno e sacramento) di Dio Salvatore…<br />
con la comunità ecclesiale raccolta (e dispersa…)<br />
con la cultura specifica dell‟ambiente circostante…<br />
con i problemi esistenziali dell‟uomo sempre in cerca di significato o di senso definitivo per la<br />
propria vita…<br />
1.3.3. Il kerigma e la pastorale<br />
Tra il kerigma e la pastorale (nella sua globalità) vige il rapporto di parte a tutto.<br />
NB. Occorre distinguere: - il fatto-evento attuato dai gesti della pastorale<br />
- la scienza “Teologia pastorale” (cfr il corso di «teologia<br />
pastorale» previsto nei nostri Ordinamenti accademici).<br />
1.3.4. Il kerigma e la catechesi<br />
Il kerigma si inserisce nella catechesi occasionale…<br />
Il kerigma si inserisce nella catechesi sistematica<br />
QIL kerigma si inserisce negli approfondimenti della fede (teologia, ecc.)<br />
1.3.5. Il kerigma e la vita liturgico-sacramentale<br />
Il significato delle “confessioni” (= professioni di fede) presenti nelle varie celebrazioni<br />
sacramentali…<br />
La liturgia della Parola è possibile accostarla come nucleo e sviluppo vitale „asistematico‟<br />
della fede contenuta nel kerigma…<br />
Il sacramento come “fede messa in segni”: compenetrazione di annuncio e di salvezza<br />
nell‟evento sacramentale (per es., nella S. Messa: dalle parole alla Parola che diviene<br />
il cibo che realizza la comunione misterica con il Cristo…)
20<br />
1. PARTE PRIMA<br />
La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />
Il momento dell‟evento sacramentale è il momento in cui la Parola, risuonando e<br />
trasformando il cuore dell‟uomo, gli conferisce un ministero-dono che lo porrà a servizio<br />
del popolo di Dio per l‟edificazione del Corpo Mistico di Cristo…<br />
1.3.6. Il kerigma come contenuto unificante i momenti sacramentali e catechistici<br />
nella vita del credente<br />
Premessa: le definizione dei contenuti propri della catechesi e della liturgia e i problemi del<br />
loro mutuo rapporto interdisciplinare…<br />
I problemi del linguaggio proprio e specifico della catechesi e della liturgia…<br />
I problemi della metodologia propria della catechesi e della liturgia sacramentale (alla base<br />
c‟è l‟itinerario di maturazione della fede, espressa nei segni sacramentali…).<br />
1.3.7. Il kerigma come premessa per la conversione e la vita nuova in Cristo<br />
La luce del NT: Mc 1,14-15; At 2,36-38…<br />
Come si approfondisce il rapporto vigente tra il nucleo del cristianesimo (come esperienza di<br />
vita concentrata nel kerigma) e le leggi dell‟esistenza cristiana: lex credendi, lex vivendi<br />
e lex orandi… .
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio<br />
cristiano aperto alla catechesi<br />
Dopo aver illustrato nella prima parte il nucleo problematico del rapporto tra morale cristiana<br />
e annuncio dei valori evangelici, alla luce del principio teologico dell‟auditus fidei, rivisitato<br />
mediante un rapido excursus sui momenti più significativi della storia della Chiesa, in questa<br />
seconda parte, completando la nostra riflessione teologica in fedeltà al principio dell‟intellectus<br />
fidei, esporremo organicamente il dinamismo interdisciplinare che opera la sintesi dialettica tra<br />
l‟ethos cristiano e l‟annuncio della fede, assumendo come idea-madre il valore neotestamentario<br />
della “vita nuova in Cristo”.<br />
In questa scelta ci ispiriamo direttamente a San Paolo che, scrivendo ai cristiani di Corinto,<br />
affermava: “se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono<br />
nate di nuove” (2Cor 5,17); e rivolgendosi ai credenti della Galazia, tentati di sopravalutare i valori<br />
caduchi dell‟AT, dichiarava solennemente: “Non è infatti la circoncisione che conta, né la non<br />
circoncisione, ma l'essere nuova creatura” (Gal 6,15). Per Paolo l‟espressione “nuova creatura:<br />
kainh/ kti/sij” indica la trasformazione operata nell‟esistenza del credente dal Cristo che gli<br />
comunica il dinamismo misterico-ontologico della Sua Risurrezione 37 .<br />
2.2. La riflessione teologico-morale unificata dal principio unificante “La vita<br />
nuova in Cristo = e)n Xristw?= kainh\ kti/sij?=” (Gal 6,15)<br />
Nel nostro testo pubblicato nel 1986 assumevamo come principio unificante la ricerca<br />
teologico-morale l‟idea dello “specifico cristiano” 38 . La discussione tra i teologi verteva<br />
sostanzialmente sull‟identità di tale specificità: la morale cristiana si differenzia dalla morale<br />
universalmente umana per i suoi contenuti diversi, o per formalità nuove?<br />
Al di sopra dei contenuti e delle formalità, scegliamo come nucleo essenziale, su cui riflette la<br />
ratio theologica, “la vita nuova in Cristo”; infatti, esso si presenta contemporaneamente sia come<br />
totalità dei contenuti della nostra fede, sia come formalità, cioè come idea-madre capace di<br />
stimolare ulteriori approcci settoriali che sviluppano l‟unitarietà dell‟esistenza di chi è intimamente<br />
trasformato dal dinamismo della Pasqua del Signore.<br />
2.2.1. La fondazione e la scelta del metodo 39<br />
2.2.1.1. Una premessa: i livelli del sapere<br />
a) la conoscenza volgare si limita alla costatazione dei fatti e dei fenomeni…<br />
b) la conoscenza sapienziale (per i problemi morali), oppure scientifica (per i fenomeni<br />
naturali, articolata nelle diverse scienze della natura) mira a scoprire con certezza le cause che<br />
danno origine ad un effetto… (Scientia est scire per causas!).<br />
c) la conoscenza „filosofica‟ e „teologica‟ mira a coordinare metodi, piani, rapporti<br />
interdisciplinari – anche di natura diversi – per giungere alle cause ultime del fenomeno studiato e<br />
37 Paolo considera l‟esistenza del battezzato alla luce del mistero pasquale di Cristo: la nuova creatura, in quanto<br />
associata alla vittoria pasquale di Cristo, è destinata alla risurrezione: “Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la<br />
nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un'abitazione, una dimora non costruita da mani<br />
d'uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione<br />
celeste, purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso,<br />
perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti<br />
proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito” (2Cor, 5,1-5).<br />
38 La presente trattazione è totalmente nuova rispetto alle Dispense 2009-2010 e al testo 1986: si passa dalla idea<br />
madre dello “specifico cristiano” alla idea-madre della “vita nuova in Cristo”.<br />
39 Cfr. “Statuto epistemologico della morale cristiana” nel testo 1986, pp. 83-100<br />
21
alle implicanze derivanti da esso…<br />
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
2.2.1.2. Descrizione generica della „scienza‟<br />
a) Descrizione: “Scienza è una riflessione sistematica su un oggetto o campo di ricerca<br />
determinato e preciso, fatta con un metodo adeguato, che ne sveli le cause e le implicanze”.<br />
b) Analizziamo questa definizione…<br />
c) Un problema: come può essere applicato alla scienza morale (che è una scienza dello<br />
spirito) il concetto di verificabilità e di falsificabilità (cfr. Popper!) acquisito dalla scienza moderna?<br />
2.2.1.3. La teologia morale, in quanto teologia, è “scienza della fede”<br />
a) L‟ambito di riflessione della teologia morale oscilla tra questi due estremi: il razionalismo,<br />
che tenta di superare definitivamente, con un orizzonte riduttivo, i limiti della oscurità della fede, e<br />
il fideismo, che spinge ad una adesione irrazionale, o almeno non sufficientemente fondata<br />
razionalmente, al mistero di Dio che si rivela anche nell‟ambito dell‟ethos umano…<br />
b)Il contesto umano a vitale in cui sorge e matura sia la fede cristiana, sia la riflessione<br />
teologica è la comunità ecclesiale: qui i contenuti della fede (fides quae) diventano proposte di<br />
dialogo e di rapporti interpersonali (fides cui) e motivi sempre più assimilati vitalmente fino a<br />
trasformarsi in convinzioni permanenti dell‟esistenza (fides qua).<br />
c) Il triplice rapporto della teologia con la fede:<br />
- la teologia proviene dalla fede (che è sempre presupposta e da rapportare alla riflessione<br />
specifica della teologia)…<br />
- la teologia ha come oggetto la fede (o i contenuti espliciti e immediati della fede, o la luce<br />
formale che la fede proietta sull‟oggetto in ricerca: es. la dottrina sociale della Chiesa)…<br />
- la teologia ha come finalità il servizio alle istanze di fede emergenti dai singoli credenti o<br />
dalle comunità ecclesiali…<br />
d) Il linguaggio della teologia morale: 1) descrittivo, 2) parenetico-esortativo, 3) imperativo,<br />
4) metaetico …<br />
2.2.1.4. La complessità del carattere scientifico della teologia morale<br />
a) in quanto è scienza fondata sull‟evento Cristo che si è fatto uomo e ha creato una comunità<br />
di credenti, essa deve risalire fino alle origini (memoria!) del cristianesimo, interrogare la vita della<br />
chiesa primitiva per rivelare i rapporti di vita nuova instaurati nel-con il Cristo risorto: in breve,<br />
'scrutare ogni giorno le Scritture‟ (At 17,11), e studiare la Tradizione ...<br />
b) in quanto la teologia morale deve portare all'uomo contemporaneo il messaggio salvifico,<br />
ha bisogno di comprendere l'uomo: quindi dovrà stare in contatto con i risultati delle discipline<br />
antropologiche, rimanere vigile di fronte ai grandi problemi e interrogativi dell'umanità, per<br />
contribuire a elaborare l'autentico futuro per l'umanità ("progetto"!).<br />
c) in quanto la teologia morale è un servizio alla comunità ecclesiale, essa dovrà operare una<br />
duplice mediazione: a) dal popolo di Dio al Magistero per una presentazione scientifica dei<br />
problemi emergenti dall'umanità di oggi; b) dal Magistero al Popolo di Dio per una interpretazione<br />
applicativa degli orientamenti pastorali. Oltre a ciò la scienza teologica dovrà, per quanto è<br />
possibile, precisare i confini tra certezza morale, opinione morale e ipotesi di ricerca...<br />
d) Padre Hamel affermava con chiarezza alcuni anni fa: “Da una parte, fedeltà alla Parola di<br />
Dio, alla tradizione; dall'altra, fedeltà verso l'uomo di oggi, il che significa creatività, adattamento,<br />
interpretazione nuova del Vangelo secondo la cultura di oggi. Sta quindi la teologia morale alle<br />
prese con un movimento dialettico fra continuità e novità, fra fedeltà alla tradizione e ricerca<br />
scientifica e dimensione pastorale. Si vede la difficoltà e la complessità del problema che pone il<br />
carattere scientifico della teologia morale”.<br />
NB. Di fronte a questa complessità di collegamenti e di rapporti, sorge continuamente nella<br />
mente del ricercatore teologo moralista la tentazione di assolutizzare un aspetto della sua ricerca<br />
sugli altri. Le conseguenze saranno sempre gravi: porteranno ad un certo smarrimento, alla perdita<br />
22
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
della certezza scientifica (che è sempre legata non ai singoli dettagli della ricerca, ma alla organicità<br />
della riflessione!), e, in ultima analisi, ad un senso generale di sfiducia nei riguardi della stessa<br />
riflessione morale; il rifugio sarà un soggettivismo più o meno evidente.<br />
2.2.2. I fondamenti<br />
2.2.2.1. Orizzonte globale dell‟ethos: rapporto tra teoria e prassi<br />
1. Doke/o = credo, son convinto; mi sembra, appare…<br />
2. Do/ca = opinione, convinzione…<br />
NB. Questi termini hanno una grande importanza nella cultura classica greca e presso i Padri,<br />
ma poca rilevanza nel NT.<br />
3. Pra=cij = fatto, attività, azione, „pratica‟…<br />
NB. Molta importanza nella filosofia greca; poi, dal Medioevo ai nostri giorni. Nessuna<br />
rilevanza (in quanto termine) nel NT.<br />
4. O)rqo/j – Dio/rqosij = Retto. Correzione, miglioramento, punizione.<br />
Analizziamo i due passi della lettera agli Ebrei (12,12-13; 9,10) in cui ricorrono questi due<br />
termini, che interessano in modo particolare la nostra riflessione etica.<br />
* Eb 12,13: “Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie<br />
storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire”.<br />
- Il brano è una citazione di Pr 4,26.<br />
- Contesto immediato (Pr 12,7-13): Dio è un Padre, anche quando Egli ci ammaestra non con<br />
la gioia (v. 11), ma con la tribolazione e la tristezza.<br />
- Contesto più ampio segnato dai destinatari della lettera: la comunità è attraversata da<br />
persecuzioni esterne, fino alla prigionia (Pr 13,3; 12,4).<br />
- Queste prove di varia natura possono far vacillare la fede (Pr 6,4-9), che dovrà stabilmente<br />
essere fondata sulla certezza dei beni sperati (11,1) e sull‟esperienza solida della storia della<br />
salvezza (Pr 11,2-40), che include il loro presente di sofferenze (Pr 11,36-40).<br />
- Il significato di o)rqo/j in Eb 12,13:<br />
- ha sapore sapienziale (citazione diretta di Prov!)…<br />
- ha una finalità sicuramente parenetica…<br />
- l‟autore della lettera esorta la comunità alla perseveranza nella fede in mezzo alle prove<br />
(immagini bibliche: camminare saldi verso il futuro…)…<br />
- l‟orizzonte ermeneutico è quello escatologico (cfr. contenuto di Eb 12,1-2): dottrina e<br />
immagini escatologiche; implicitamente escatologico anche il pensiero di 12,10b.<br />
* Eb 9,10: “… trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni<br />
umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate”.<br />
- Contesto immediato: il passaggio dall‟Antico al Nuovo Testamento (tabernacolo, sacrifici,<br />
via a Dio… ). È Cristo il punto di convergenza e di arrivo di questo passaggio: Cristo è il nuovo<br />
tabernacolo, il nuovo sacrificio, la nuova via a Dio Padre.<br />
5. Qewri//a - Pra=cij<br />
Rimandiamo ai dizionari filosofici e alle monografie specializzate per la trattazione separata<br />
dei due termini. Qui offriamo schematicamente la problematica che lungo la storia della filosofia è<br />
sorta dal rapporto tra teoria e prassi.<br />
- Aristotele distingue tre termini: 1) qewri/a (= studio su Dio, matematica, metafisica…): è il<br />
campo dei filosofi; 2) poi/hsij (= il tun dei tedeschi: il fare con la presenza dello spirito): è il<br />
campo dei politici; 3) pra=cij (= il machen dei tedeschi: il fare come „costruire, operare con le<br />
mani, senza l‟intuizione dello spirito, né arte, né invenzione; eseguire materialmente): è il campo<br />
degli artigiani e degli schiavi.<br />
Problematica. È esauriente questa triplice distinzione? È teoricamente giustificata?<br />
23
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
- Neoplatonismo. La teoria è solo la metafisica, meglio, la contemplazione vista come culmine<br />
della filosofia. Tutto ciò che non è teoria-contemplazione è praxis...<br />
- S. Agostino. (... medioevo). La problematica si pone nei termini di contemplatio-actio;<br />
contemplativus-activus; Marta-Maria...<br />
- S. Tommaso. Cfr. Summa Theologiae, II.II., qq 179-180: "De divisione vitae per activam et<br />
contemplativam"; "De vita contemplativa") Nella q. 179,2 (“utrum vita sufficienter dividatur per<br />
activam et contemplativam"), così si esprime: "ad tertium dicendum quod omnia studia humanarum<br />
actionum, si ordinentur ad necessitatem praesentis vitae secundum rationem. rectam, pertinent ad<br />
vitam activam, quae per ordinatas actiones consulit necessitati vitae praesentis. Si autem<br />
deserviant concupiscentiae cuicumque, pertinent ad vitam voluptousam. quae non continetur sub<br />
vita activa. Humana vero studia quae ordinantur ad considerationem veritatis, pertinent ad vitam<br />
contemplativam".<br />
- Cartesio. La riduzione operata dalla sua filosofia al dualismo di opposizione tra 'spirito e<br />
materia' (quantitate signata!) ... Il metodo ("Regulae ad directionem ingenii") è quello strettamente<br />
deduttivo da assiomi, come il metodo matematico.<br />
- Da Cartesio a Kant. Alcuni filosofi (Malebranche, Locke, Leibniz...) operano il tentativo di<br />
applicare alla morale e alla politica il metodo deduttivo proprio della matematica e della geometria;<br />
nel 1703 Christian Wolffs scrive il suo testo di etica con questo titolo significativo: "De philosophia<br />
practica universali methodo mathematica conscripta”!<br />
- Kant. Ricordiamo molto schematicamente come egli distingua: a) scienze teoretiche (come<br />
le scienze "cartesiane”) e, b) scienze pratiche, queste ultime a loro volta suddivise in scienze<br />
pratico-tecniche e scienze pratico-morali. NB Data la premessa della distinzione della realtà in<br />
fenomeno-noumeno, le scienze che studiano il settore 'fenomeno' non possono avere il fondamento<br />
scientifico proposto da Cartesio.<br />
- Hegel. Importanza della problematica (teoria-prassi) nella filosofia idealistica (coincidenza<br />
tra pensiero e realtà; dimensione sociale dell'Ego; valorizzazione fino alla assolutizzazione della<br />
storia... ).<br />
Teoria e prassi: l. Hegel pone per primo, direttamente e come fondamento della riflessione<br />
filosofica, la problematica 'teoria-prassi'. 2. Egli per primo vede la prassi non solamente come un<br />
semplice 'fare del singolo', ma come il comportamento e l'azione della società (che incarna lo<br />
Spirito assoluto). 3. Hegel per primo tratta della teoria sulla società nell'ambito filosofico, e non già<br />
nelle varie forme riduttive adoperate da altri (la società come fonte di normatività, oppure come<br />
fatto sociologico... ). 4. Il pensiero di Hegel fonda le ulteriori riflessioni filosofiche sul significato<br />
sociale di 'teoria-prassi' (soprattutto in Marx).<br />
- Marx. (Per una trattazione organica rimandiamo alle opere specializzate su Marx e sul<br />
marxismo; qui schematicamente ... ):<br />
1. Marx si pone nella corrente della sinistra hegeliana. Egli si chiede: come la problematica<br />
'teoria-prassi' formulata da Hegel può diventare da "teorica", "pratica".<br />
2. Marx propone diversi strumenti per operare tale capovolgimento: a) la critica radicale<br />
(filosofia, letteratura, politica. ecc.); b) la rivoluzione radicale; qui 'radicale' implica<br />
necessariamente che la rivoluzione sia fatta dal e per il proletariato...<br />
3. Marx fa identifica: prassi = lavoro degli operai = essenza dell'uomo (dell'umanità).<br />
Conseguenza: il mondo è oppressore degli operai; per cambiare radicalmente questo mondo,<br />
occorre cambiare (con i mezzi della critica e della rivoluzione) l'attuale rapporto di lavoro (padroneproletario).<br />
Occorre una previa “analisi scientifica” delle forze di produzione del lavoro. prima di<br />
cambiarle, cioè prima di passare da una società capitalistica alla dittatura del proletariato. Per Marx,<br />
quindi, la "prassi" è l'azione di tutti i proletari (cfr. inizio del 'Manifesto'); in questo è evidentissima<br />
la derivazione hegeliana del concetto di 'Stato‟...<br />
4. Unità tra «teoria e prassi». Questa unità implica un radicale capovolgimento: è la prassi che<br />
genera la teoria...<br />
24
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
5. Per Marx 'la prassi è criterio di verità‟. Ciò vale soprattutto per la prassi rivoluzionaria...<br />
- Pragmatismo. - Pragmatismo.(J. Dewey, W. James...). Il secolo XIX conosce, oltre al filone<br />
filosofico che si rifà a Marx, altre riflessioni filosofiche che, partendo da punti diversi da quelli di<br />
Marx, mirano al superamento delle „teorie‟ filosofiche, per fondare una filosofia non su apriori<br />
filosofici, ma sull'azione (cfr. la posizione originale di M. Blondel... ).<br />
- Esistenzialismo. Reazione all'idealismo; valorizzazione del singolo, dell'esistenza; rischio<br />
dello scacco; superamento dell'ottimismo hegeliano e marxiano...<br />
- Altri pensatori. Altri tentativi offrono una teoresi fondata su altre premesse (freudismo;<br />
neopositivismo; esplosione delle scienze sociali e politiche; ermeneutica filosofica; filosofia<br />
analitica; strutturalismo).<br />
I grandi problemi filosofici: quale è l‟immagine dell‟uomo? Quale la fondazione di un retto<br />
filosofare? Come colmare il „vuoto metafisico‟ della cultura contemporanea? Come dialogare con il<br />
„pensiero debole‟? ecc.<br />
- I moralisti cattolici di oggi. Partiamo da una constatazione molto evidente: basta scorrere<br />
qualche testo o qualche studio recente (e non solo di teologia morale), per accorgersi che il termine<br />
„prassi‟ ormai è entrato nell‟uso corrente. Però il termine, che ha già subito una prima<br />
modificazione allorché è passato dall‟ambito ristretto della riflessione filosofica (soprattutto<br />
marxista!) al linguaggio corrente della cultura contemporanea, adesso riceve una ulteriore<br />
elaborazione quando viene ricollocato nel contesto di una riflessione teologico-morale.<br />
Conosciamo il processo di „decodificazione, interpretazione e ricodificazione‟ proprio della<br />
comunicazione di massa. Volendo evidenziare la portata del termine prassi(con i suoi derivati:<br />
ortoprassi, ecc.) presso i teologi contemporanei, mi sembra che il concetto allarghi il significato<br />
classico di “azione umana” ponendo un luce l‟apertura che essa necessariamente ha verso il sociale,<br />
senza esclusione della profondità personale e del „senso totale‟ che ogni azione veramente umana<br />
ha quando, in forma tematica o atematica, è aperta verso il Trascendente.<br />
2.2.2.2. Le tre leggi che maturano la “vita nuova in Cristo” (lex credendi, lex<br />
orandi, lex vivendi) stanno alla base dell‟ethos cristiano<br />
Lo sviluppo organico e scientifico della teologia morale, fondato sulla “vita nuova in Cristo”,<br />
si apre verso tre direzioni interconnesse tra loro: fede in Cristo, coerente agire etico, rapporto<br />
adorante con Dio. Dall‟unitarietà dell‟esistenza radicata in Cristo e tre dimensioni suddette sono<br />
animate e coordinate dalle tre leges: lex credendi, lex vivendi, lex orandi. La coerenza e la fedeltà<br />
alle singole tre leges, sono la garanzia del retto sviluppo della “vita nuova”; quindi, non ogni<br />
espressione di fede, di ethos e di preghiera scaturiranno dalla fonte della “vita nuova in Cristo”, ma<br />
soltanto quelle manifestazioni che “rettamente” si sviluppano dal mistero pasquale di Cristo. Perciò,<br />
è necessario tradurre lo sviluppo della “vita nuova”, rispettivamente, in orto-dossia, orto-prassi, ed<br />
orto-liturgia.<br />
Nel NT, soprattutto nell‟insegnamento di San Paolo, la “vita nuova” è vista come passaggio<br />
dialettico dall‟indicativo della fede all‟imperativo morale.<br />
La fede, sia come contenuto fondamentale, sia come coerenza delle scelte di vita, è Cristo.<br />
Infatti per i credenti, in Cristo Verbo fatto carne, si saldano in maniera indissolubile l‟indicativo<br />
della nuova creatura nata dalla fede in Cristo e dal battesimo e l‟imperativo morale dell‟ethos<br />
cristiano fondato sullo stesso indicativo: “se siete risorti con Cristo, camminate in novità di vita”<br />
(cfr. Rm 6,1-10) 40 .<br />
40 Certamente è molto illuminante leggere integralmente un libro del NT, specialmente un Vangelo, prendendo<br />
come chiave di interpretazione il rapporto tra l‟indicativo della fede e l‟imperativo dell‟ethos cristiano: cfr. S. ZEDDA,<br />
Relativo e assoluto nella morale di San Paolo, Paideia, Brescia 1984; L. ALVAREZ VERDES, La etica del indicativo en<br />
S. Pablo, in “Studia Moralia” 29 (1991/1) 3-26; ID, Imperativo cristiano en San Pablo. La tensión indicativoimperativo<br />
en Rom 6, Ed. S. Jeronimo, Valencia 1980; R. BULTMANN, Teologia del Nuovo Testamento, Queriniana,<br />
25
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
2.2.2.3. La Parola di Dio è “norma normans” per l‟ortodossia e l‟ortoprassi<br />
cristiana<br />
Premettiamo che nella Scrittura si trovano in nuce, e in un rapporto strettissimo tra di loro, le<br />
normae normatae della Tradizione e del Magistero della Chiesa viva (cfr. DV 7-10).<br />
Come impostazione teologica, ricordiamo innanzitutto che la S. Scrittura è norma normans:<br />
a) per i contenuti fondamentali della ortoprassi cristiana (senza ulteriori specificazioni di<br />
dettaglio…);<br />
b) per i contenuti derivati e collaterali rispetto ai fondamentale (in dialettica con le altre fonti<br />
teologiche e antropologiche);<br />
c) per i modi di elaborazione e incarnazione nella cultura. La Sacra Scrittura ci insegna<br />
implicitamente che bisogna rispettare il principio della rielaborazione, per la cultura e nella cultura<br />
dei destinatari, del messaggio cristiano. Inoltre la S. Scrittura ci insegna, indirettamente, che è<br />
possibile questa rielaborazione. Infine, il modo particolare come la Bibbia ha rielaborato (o per il<br />
mondo giudaico, o per il mondo greco-romano…) il messaggio della fede, è un modello cui ci si<br />
dovrà ispirare per ulteriori rielaborazioni dello stesso messaggio cristiano.<br />
In sintesi: l‟ethos cristiano, sia come singole scelte morali incarnate nel quotidiano, sia come<br />
riflessione teologica, per rimanere “orto-prassi”, dovrà armonizzarsi con l‟ “orto-dossia” e l‟ “ortoliturgia”.<br />
2.2.3. L‟elaborazione organica della teologia morale… aperta al futuro 41<br />
Qualunque sia l‟impostazione organica e completa della teologia morale, se si vuole superare<br />
il limite di una riflessione puramente razionale che considera l‟apporto della rivelazione come<br />
superfluo (o addirittura ideologicamente aberrante!), occorrerà operare la scelta di un punto di vista<br />
che offra la possibilità di una comprensione esaustiva del fenomeno morale. Il concetto di “vita”<br />
può fare da mediazione tra una impostazione puramente razionale dell‟etica e un‟impostazione<br />
allargata ad una visione di fede; la specificazione data dall‟idea di “vita nuova in Cristo” permette<br />
di porre in dialogo i due orizzonti ermeneutici della fides e della ratio.<br />
Rivisitando i manuali classici di teologia morale, accenniamo al modo come dovrebbero<br />
essere ripensati alla luce della del messaggio biblico della“vita nuova in Cristo”.<br />
2.2.3.1. L‟impostazione tomista<br />
Per chi accetta l‟impostazione tomista della Ia-IIae della Summa Theologiae, che poggia sul<br />
principio dinamico del rapporto tra fine e mezzi, nasce l‟esigenza di arricchire l‟impostazione<br />
sviluppando il messaggio della “vita nuova in Cristo”, implicitamente contenuto nel Prologus, che<br />
mostra il nesso tra la riflessione su Dio, i suoi attributi e la sua vita, attraverso il concetto biblico di<br />
“imago Dei” comunicata all‟uomo.<br />
Analoga integrazione andrebbe fatta nella trattazione della IIa-IIae riguardo agli atti umani e<br />
alla virtuosità del cristiano. La “vita nuova in Cristo” è l‟anima sia delle singole scelte, sia l‟energia<br />
intima di ogni virtù e del suo intimo dinamismo.<br />
2.2.3.2. L‟impostazione alfonsiana<br />
L‟ impostazione della teologi morale, secondo il modello di Sant‟Alfonso M. de‟ Liguori, che<br />
si sviluppa come analisi degli atti umani, organizzati secondo lo schema dei Dieci Comandamenti,<br />
richiederà un nuovo impianto globale che metta in evidenza come gli atti umani del cristiano<br />
nascano dall‟evento sacramentale e misterico della “vita nuova in Cristo”. Inoltre lo schema del<br />
Decalogo, che ha il vantaggio di chiarire il significato e il peso dei peccati, dovrà essere<br />
ampiamente integrato dal fatto che Cristo rimane vivo e presente nell‟esistenza del battezzato, e che<br />
l‟orizzonte dell‟ethos spazia dal fallimento delle scelte peccaminose all‟orizzonte della pienezza<br />
Brescia 1985.<br />
41 Cfr. Dispense 2009-2010, oppure testo 1986, pp. 122-134.<br />
26
alla comunione della “vita nuova in Cristo”.<br />
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
2.2.3.3. L‟impostazione personalista<br />
L‟impostazione personalista della teologia morale più facilmente si può connettere alla ideamadre<br />
e al messaggio rivelato della “vita nuova in Cristo”. La riflessione filosofico-teologica sulla<br />
“persona” che raggiunge il suo ideale di maturazione come “persona in Cristo”, può costituire la<br />
premessa ontologica su cui fondare l‟agire morale (“agere sequitur esse”!).<br />
Tra i manuali che si sono cimentati in una impostazione personalista, ricordiamo il testo in<br />
cinque volumi a cura di Tullo Goffi e Giannino Piana. Il fatto che le diverse sezioni dell‟opera<br />
furono affidate a studiosi diversi, si è risolto in una certa frammentazione metodologica che, a sua<br />
volta, richiederebbe un ripensamento maggiormente organico sia dal punto di vista epistemologico,<br />
sia dal punto di vista organico e aperto alle problematiche future.<br />
2.2.3.4. L‟impostazione post-moderna<br />
Possiamo paragonare la riflessione teologico-morale odierna ad un cantiere immenso e in<br />
trasformazione, dove al lavoro frenetico si aggiunge la richiesta di nuovi e urgenti problemi che<br />
sorgono dalla bioetica, dal mondo della società in trasformazione, dalla famiglia in crisi, dalle<br />
istanze impreviste e imprevedibili dell‟orizzonte dell‟educazione, dal moto inarrestabile della<br />
secolarizzazione, dall‟orizzonte filosofico segnato dal “pensiero debole” o dai limiti di una<br />
fenomenologia chiusa ai valori assoluti, ecc.<br />
Vogliamo sperare in una riflessione etica che, rispettando il dialogo sempre rinascente tra<br />
fides et ratio, senta l‟urgenza, oggi fortemente presente nelle singole persone e in ogni angolo della<br />
terra, di fare l‟opzione “per la vita”, che certamente maturerà come scelta teorica e pratica di essere<br />
coerenti con la “vita nuova in Cristo”.<br />
2.3. La riflessione catechetica fondata, in quanto scienza, sul principio unificante<br />
“La vita nuova in Cristo” 42<br />
In quanto scienza che trova la sua originalità in una particolare impostazione interdisciplinare,<br />
trova nel principio architettonico della “comunicazione della fede” il nucleo che genera il suo<br />
specifico orizzonte ermeneutico.<br />
Ipotizziamo il seguente interrogativo problematico alla scienza catechetica, intesa come<br />
scienza teologica: “il messaggio evangelico della «vita nuova in Cristo» può essere assunto come<br />
idea-madre della riflessione sistematica della catechetica?”.<br />
2.3.1. Epistemologia catechetica<br />
Nell‟unico orizzonte ermeneutico della scienza catechetica convergono elementi diversi: i<br />
contenuti della rivelazione cristiana, i destinatari dell‟annuncio nella loro molteplicità problematica,<br />
la comunità ecclesiale depositaria del mandato di annunciare la salvezza portata da Cristo, i<br />
responsabili diretti che ricevono il ruolo di annunciatori, l‟ambiente socio-culturale in cui il<br />
messaggio si dovrà annunciare e incarnare 43 .<br />
Nella riflessione odierna della catechetica emergono i seguenti settori problematici in parte<br />
risolti e in parte ancora come punti da determinare:<br />
2.3.1.1. Statuto scientifico della catechetica<br />
Nel determinare lo statuto scientifico della loro disciplina, i catecheti sono impegnati a<br />
precisare con esattezza:<br />
a) i contenuti propri della scienza catechetica<br />
42 Cfr. “Statuto epistemologico della catechetica” nel testo 1986, pp. 100-110.<br />
43 Rimandiamo ai testi fondamentali di catechetica per una visione sistematica relativa alla specificità di questa<br />
disciplina “teologica” (o antropo-teologica?).<br />
27
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
b) il metodo proprio<br />
c) gli obiettivi specifici<br />
d) le discipline con cui entra in dialogo interdisciplinare.<br />
2.3.1.2. Le modalità della interdisciplinarità<br />
L‟impegno epistemologico dei catecheti si rivolge anche alle modalità interdisciplinari della<br />
loro disciplina; questa, infatti, dovrà essere diversificata a seconda che si tratti di discipline<br />
teologiche (dalla dogmatica alla teologia pastorale…) o di discipline antropologiche (psicologia,<br />
sociologia, antropologia culturale, ecc.).<br />
2.3.1.3. I limiti della propria ricerca scientifica<br />
La ricerca catechetica odierna è particolarmente urgente e impegnativa nel precisare i propri<br />
limiti relativi soprattutto all‟oggetto e al metodo. Al riguardo sono illuminanti le osservazioni,<br />
anch‟esse problematiche segnalate da L. SERENTHÀ, Problemi teologici della catechesi per i<br />
giovani, in “Teologia” 3 (1978) 128-147.<br />
2.3.2. Principi per elaborare una catechesi morale ispirata a interdisciplinarità 44<br />
Per avere presenti gli elementi costitutivi della riflessione sulla catechesi, con lo scopo di una<br />
impostazione della catechetica che metta in evidenza del rapporto tra l‟idea-madre, “la vita nuova in<br />
Cristo”, scorriamo l‟indice di un documento che ha segnato il cammino postconciliare della<br />
pastorale catechistica italiana: CEI, rinnovamento della catechesi, Edizioni CEI, Roma 1988 2 .<br />
* “La vita nuova in Cristo” e i singoli capitoli del documento:<br />
1. La chiesa e il ministero della Parola di Dio<br />
2. Le principali espressioni del ministero della Parola<br />
3. Finalità e compiti della catechesi.<br />
4. Il messaggio della Chiesa è Gesù Cristo<br />
5. Per una piena predicazione del messaggio cristiano<br />
6. Le fonti della catechesi: Parola di Dio, S. Scrittura, Tradizione, Liturgia, Le opere del<br />
creato parlano di Dio.<br />
7. I soggetti della catechesi<br />
8. La catechesi nella pastorale della Chiesa locale<br />
9. Il metodo della catechesi<br />
10. I catechisti.<br />
2.3.2.1. La “vita nuova in Cristo” realizza nella riflessione catechetica l‟armonia<br />
tra lex credendi, lex orandi, lex vivendi<br />
2.3.2.2. La catechetica assume l‟idea-madre della “vita nuova in Cristo” come<br />
principio sotteso alla circolarità sempre più ampia dell‟annuncio<br />
2.3.2.3. L‟idea-madre “vita nuova in Cristo” specifica il rapporto tra la catechetica<br />
e l‟attenzione pastorale alle varie categorie di catechizzandi<br />
44 Cfr. testo 1986, pp. 122-134 da riorganizzare passando da una impostazione sullo specifico a quella della «vita<br />
nuova in Cristo».<br />
28
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
2.4. “La vita nuova in Cristo” come principio unificante il rapporto tra la<br />
catechetica e la riflessione teologico-morale 45<br />
2.4.1. Il dialogo interdisciplinare tra teologia morale, scienza normativa, e la<br />
catechetica, scienza della comunicazione [pedagogica] 46<br />
Dopo aver tracciato in una visione sistematica quasi una mappa ideale delle discipline<br />
teologiche a partire dal dinamismo interno alla ricerca teologica, adesso è più facile riflettere<br />
espressamente e direttamente sul dialogo tra teologia morale e catechetica.<br />
La scienza morale, in quanto riflessione completa sulla fede, studia la fondazione<br />
dell'imperativo morale sull'indicativo cristiano e la traduzione dell'imperativo morale in prassi<br />
cristiana; essa è, quindi, una scienza teorico-pratico-normativa. Perciò, la teologia morale mira a<br />
fondare criticamente l‟ethos cristiano della comunità ecclesiale e del singolo battezzato.<br />
La catechetica è una riflessione critica sul messaggio di fede attuato nell'evento catechistico;<br />
è, quindi, una scienza teorico-pratica che ha come suo oggetto proprio la comunicazione<br />
dell'annuncio a partire da una pastorale ecclesiale, ed è finalizzata alla rnaturazione del<br />
catechizzando; perciò potremmo chiamarla teorico-pratico-pedagogico-comunicativa.<br />
Facciamo notare che mentre nella teologia morale la riflessione critica sulla fede ecclesiale è<br />
canalizzata sull'oggetto ben determinato dell'ethos cristiano, nella catechetica la riflessione critica è<br />
concentrata sulla comunicazione pedagogica e pastorale dell'annuncio cristiano; perciò quando la<br />
catechetica vuol determinare, in seconda istanza, i contenuti dell'annuncio, non si può limitare a un<br />
solo settore (dogma, morale, liturgia, ecc.), ma li deve abbracciare tutti in una maniera sua propria.<br />
Quindi, nel dialogo tra scienza morale e catechetica, è possibile quella connessione che più<br />
esattamente potrebbe chiamarsi «interdisciplinarità complementare», nel senso che i risultati delle<br />
due scienze parzialmente vengono interscambiati e non si giunge alla creazione di una nuova<br />
disciplina.<br />
2.4.2. L‟interdisciplinarità perfeziona il metodo scientifico della teologia morale e<br />
della catechetica<br />
Il metodo della teologia morale nella sua fase analitico-positiva riceve dalla scienza<br />
catechetica una serie di dati e di problemi relativi alla lettura del fatto catechistico, che impegna sia<br />
la comunità ecclesiale che i singoli catechisti; nella fase sistematico- riflessiva la morale riceve<br />
dalla catechetica lo stimolo a ripensare unitariamente la moralità cristiana in vista anche del<br />
processo educativo umano-cristiano del catechizzando; ma è soprattutto nella fase praticoapplicativa<br />
che la morale è stimolata dalla catechetica a tener conto che i risultati scientifici ottenuti<br />
devono esser comunicati non soltanto agli specialisti di morale o agli strumenti di divulgazione<br />
scientifica (monografie, riviste di teologia e pastorale, altri mezzi di comunicazione sociale, ecc.),<br />
ma dovranno raggiungere la comunità ecclesiale e illuminarla nella sua problematico tra fede ed<br />
ethos cristiano, utilizzando anche il canale privilegiato della comunicazione catechistica.<br />
La catechetica, quindi, ponendo alla morale l'esigenza di prevedere la sua comunicabilità (nel<br />
linguaggio proprio di una scienza imperativa e nei contenuti frutto della sua ricerca), si inserisce in<br />
tutte le fasi del metodo proprio della teologia morale, di cui evidenzia la finalità pratica, pastorale e<br />
catechistica.<br />
A sua volta anche il metodo scientifico della catechetica si arricchisce dal dialogo con la<br />
morale. Infatti, già nella sua fase analitico-descrittiva la catechetica raccoglie e organizza i dati<br />
45 NB. Partendo dai contenuti organici della scienza morale. ispirarsi al testo 1986, pp. 111-121.<br />
46 Cfr. R. FRATTALLONE, La morale nella catechesi, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1986, pp. 118-121. Le tre<br />
“leges” richiederebbero che il dialogo interdisciplinare si allargasse anche alla teologia liturgica, che deve‟essere<br />
compresa tre la “fonti” della teologia morale e della catechetica.<br />
29
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
antropologico-morali che si trovano nella comunità ecclesiale e nei progetti di vita dei singoli<br />
credenti. Tali dati potranno esser colti nella loro profondità solo se filtrati, dalla mediazione<br />
scientifica della morale; inoltre sarà proprio la teologia morale a vagliare criticamente tali dati<br />
morali per giudicarne la conformità, più o meno ampia, con l'ethos cristiano; non sempre, infatti, sia<br />
i modelli etici di una società che i comportamenti dei singoli cristiani traggono ispirazione e<br />
dinamismo dai valori evangelici.<br />
Nella sua fase interpretativa il metodo della catechetica richiede la mediazione<br />
interdisciplinare dalla teologia morale, affinché i dati concernenti l'ethos della comunità di fede<br />
possano esser colti scientificamente nella loro specificità e possano esser collegati nell'insieme<br />
dell'esperienza di fede vissuta nella comunità ecclesiale.<br />
Infine, anche nel momento progettuativo il metodo della catechetica entra in dialogo con la<br />
teologia morale, affinché il modello di catechesi elaborato dalla pastorale organica preveda che<br />
l'annuncio dell'ethos cristiano sia fondato e motivato scientificamente, sia coerentemente incarnato<br />
nella cultura circostante della comunità, sia strettamente collegato con l'esperienza di fede della<br />
Chiesa locale (fede, liturgia, sacramenti, servizio caritativo e esperienza di carità), sia svolto<br />
tenendo conto del dinamismo di crescita morale della persona.<br />
2.4.3. L‟interdisciplinarità e i contenuti della teologia morale e della catechetica<br />
La teologia morale nell'organizzare i contenuti dell'ethos cristiano deve tener conto della<br />
problematica morale emergente dal fatto catechistico, criticamente vagliato dalla catechetica; in<br />
particolare, mediante il dialogo interdisciplinare con la catechetica, la teologia morale preciserà con<br />
maggior esattezza le modalità che permetteranno la maturazione personale nella fede, che<br />
costituisce l'impegno fondamentale di ogni credente.<br />
Inoltre la catechetica contribuirà a incarnare l'impegno apostolico, che spinge ogni battezzato<br />
ad annunciare il messaggio di salvezza, in un determinato servizio (ecclesiale, familiare, sociale) di<br />
evangelizzazione, istruzione, ed educazione.<br />
Infine la catechetica, nell'elaborare un modello pastorale che collega l'annuncio catechistico<br />
alla celebrazione liturgico-sacramentale e alla testimonianza della vita, offre alla scienza morale un<br />
ideale cristiano ben elaborato che potrà integrare opportunamente sia la riflessione sulla opzione<br />
fondamentale che sulle altre scelte morali del battezzato.<br />
La scienza catechetica entra in dialogo interdisciplinare con la morale quando riflette<br />
criticamente sui contenuti del fatto catechistico. Infatti la scienza morale, che studia organicamente<br />
l'ethos come opzione fondamentale del credente per Cristo, offre alla catechetica la visione organica<br />
e unitaria dell'ortodossia e dell'ortoprassi; questa visione unitaria costituirà la struttura portante della<br />
catechesi morale.<br />
Anche la riflessione morale sulla coscienza cristiana, sui valori morali, sulla libertà, sulla<br />
legge e sulla dinamica della scelta morale in Cristo, contribuirà alle specificazioni necessarie del<br />
messaggio morale cristiano, in cui la scienza catechetica si trova impegnata; infatti, non sarebbe<br />
completa quella catechesi che (per disimpegno nella fase operativa o per lacunoso procedimento<br />
della scienza catechetica che la ispira) riducesse i suoi contenuti morali soltanto ad un generico<br />
riferimento a Cristo, o soltanto alla trattazione dell'uno o dell'altro elemento della vita morale (solo<br />
un valore, solo la libertà o la coscienza, ecc.).<br />
Per presentare la personalità ideale del cristiano si esige, infatti, che tutti gli elementi<br />
dell'ethos in Cristo siano annunciati e siano presentati nella giusta gerarchia.<br />
Aggiungiamo che la catechesi nella sua globalità possiede quella valenza morale che è propria<br />
di ogni educazione religiosa; infatti «la dimensione etica della catechesi, prima di essere l'oggetto di<br />
un discorso (un insegnamento ben formalizzato), si trova iscritta nelle strutture istituzionali e<br />
fortemente indotta dal tipo di metodologia scelta e attuata. Tutto è morale (induttore di moralità)<br />
nella catechesi: dalle condizioni del raggruppamento fino alle relazioni dei ragazzi fra di loro e con<br />
gli educatori, passando anche attraverso lo stile pedagogico scelto...».<br />
30
2.5. I criteri di elaborazione<br />
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
2.5.1. Rilettura di alcuni documenti del Magistero sulla catechesi<br />
Ripercorriamo a grandi tappe gli orientamenti della Chiesa postconciliare a riguardo della<br />
impostazione dell‟annuncio cristiano nella catechesi.<br />
2.5.1.1. Il CCC: Giovanni Paolo II, Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria<br />
Editrice Vaticana, Città del Vaticano1992.<br />
• Finalità del CCC<br />
- Riferendosi al Sinodo dei Vescovi del 1985, in occasione del ventesimo anniversario della<br />
chiusura del Concilio, il CCC scrive: “In questa circostanza i Padri sinodali hanno affermato:<br />
«Moltissimi hanno espresso il desiderio che venga composto un catechismo o compendio di tutta la<br />
dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia quasi un punto di<br />
riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni. La<br />
presentazione della dottrina deve essere biblica e liturgica. Deve trattarsi di una sana dottrina, adatta<br />
alla vita attuale dei cristiani». Dopo la chiusura del Sinodo, ho fatto mio questo desiderio,<br />
ritenendolo «pienamente rispondente ad un vero bisogno della Chiesa universale e delle Chiese<br />
particolari»” (CCC, pp. 10-11).<br />
- “Questo Catechismo non è destinato a sostituire i Catechismi locali debitamente approvati<br />
dalle autorità ecclesiastiche, i Vescovi diocesani e le Conferenze episcopali, soprattutto se hanno<br />
ricevuto l‟approvazione della Sede apostolica. Esso è destinato ad incoraggiare ed aiutare la<br />
redazione di nuovi catechismi locali, che tengano conto delle diverse situazioni e culture, ma che<br />
custodiscano con cura l‟unità della fede e la fedeltà alla dottrina cattolica” (CCC, p. 15).<br />
• Destinatari del CCC:<br />
- I Pastori della Chiesa: “Questo Catechismo viene loro (= ai Pastori) dato perché serva come<br />
testo di riferimento sicuro e autentico per l‟insegnamento della dottrina cattolica, e in modo tutto<br />
particolare per l‟elaborazione dei catechismi locali” (p. 14).<br />
- I fedeli: “Viene pure offerto a tutti i fedeli che desiderano approfondire la conoscenza delle<br />
ricchezze inesauribili della salvezza (cfr. Gv 8,32). Intende dare un sostegno agli sforzi ecumenici<br />
animati dal santo desiderio dell‟unità di tutti i cristiani, mostrando con esattezza il contenuto e<br />
l‟armoniosa coerenza della fede cattolica” (p. 14).<br />
- Ogni uomo: “Il «Catechismo della Chiesa Cattolica», infine, è offerto ad ogni uomo che ci<br />
domandi ragione della speranza che è in noi (cfr. 1Pt 3,15) e che voglia conoscere ciò che la Chiesa<br />
Cattolica crede” (p. 14).<br />
• Schema generale del documento:<br />
- Costituzione apostolica «Fidei depositum»<br />
- Prefazione<br />
Parte I. La professione della fede<br />
- Sezione Prima: Io credo – Noi crediamo<br />
- Sezione Seconda: La professione della fede cristiana (Gli Articoli del Credo)<br />
Parte II. La celebrazione del mistero cristiano<br />
- Sezione Prima: L‟economia sacramentale<br />
- Sezione Seconda: I sette sacramenti della Chiesa (+ le altre celebrazioni liturgiche)<br />
Parte III. La vita in Cristo<br />
- Sezione Prima: La vocazione dell‟uomo: La vita nello Spirito<br />
Capitolo I: La dignità della persona umana (1. L‟uomo immagine di Dio. 2. La nostra<br />
vocazione alla beatitudine. 3. La libertà dell‟uomo. 4. La moralità degli atti umani. 5. La<br />
moralità delle passioni. 6. La coscienza morale. 7. Le virtù. 8. Il peccato)<br />
31
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
Capitolo II: La comunità umana (1. La persona e la società. 2. La partecipazione alla<br />
vita sociale. 3. La giustizia sociale)<br />
Capitolo III: La salvezza di Dio: la legge e la grazia (1. La legge morale. 2. Grazia e<br />
giustificazione. 3. La Chiesa, Madre e Maestra)<br />
- Sezione Seconda: I dieci comandamenti<br />
Capitolo I: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l‟anima, con tutte le<br />
forze. (1°. 2°. 3°. Comandamento)<br />
Capitolo II: Amerai il prossimo tuo come te stesso (4°. 5°. 6°. 7°. 8°. 9°. 10°.<br />
Comandamento)<br />
Parte IV. La preghiera cristiana<br />
- Sezione Prima: La preghiera nella vita cristiana<br />
- Sezione Seconda: La preghiera del Signore: «Padre nostro».<br />
• La trattazione della dimensione morale nel CCC<br />
- Significato della collocazione: tra il Credo, i Sacramenti e la preghiera… (Confronto tra<br />
l‟impostazione della CCC e la Summa di s. Tommaso)<br />
- Integralità dei contenuti (corrispondente alle finalità del CCC)…<br />
- Osservazioni a riguardo del linguaggio (tra il teologico-classico e l‟adeguamento alle<br />
problematiche odierne)…<br />
• Valutazione del CCC per i suoi contenuti morali:<br />
- Originale ed ottima l‟impostazione generale (La vita in Cristo! cfr. OT 16!) e l‟esposizione<br />
della Prima sezione, bene articolata nei suoi tre capitoli…<br />
- Nella prassi quotidiana può fare problema il “Catechismo”. Nella introduzione, infatti, si<br />
precisa che i Padri Sinodali avevano richiesto l‟elaborazione di un “catechismo o compendio di tutta<br />
la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale” (p. 10).<br />
- Sono esposti “tutti” gli argomenti classici della morale. Vengono affrontati anche molti<br />
problemi di oggi, anche se, preoccupati della fedeltà alla “sana dottrina” alcuni temi (per es. la pena<br />
di morte) non sono stati adeguatamente ripensati tenendo conto della sensibilità odierna e degli<br />
apporti della scienza teologico-morale e giuridica. (Cfr. R. FRATTALLONE, L'esposizione della vita<br />
morale nel Catechismo della Chiesa Cattolica, in “Itinerarium” 1 (1993) N. 1, pp. 151-158) 47 .<br />
2.5.1.2. Il RdC: CEI, Il rinnovamento della catechesi, Roma 1970 (2.a ed. 1988)<br />
• Schema generale del documento:<br />
- Introduzione. Un popolo universale annuncia un amore infinito<br />
I. La Chiesa e il ministero della Parola di Dio<br />
II. Principali espressioni del ministero della Parola<br />
III. Finalità e compiti della catechesi<br />
IV. Il messaggio della Chiesa è Gesù Cristo<br />
V. Per una predicazione piena del messaggio cristiano<br />
VI. Le fonti della catechesi<br />
VII. I soggetti della catechesi<br />
VIII. La catechesi nella pastorale della Chiesa locale<br />
IX. Il metodo della catechesi<br />
X. I catechisti<br />
Conclusione. Il rinnovamento della catechesi, impegno comunitario<br />
47 Suggeriamo di confrontare CCC con: CONCILIO DI TRENTO, Catechismo, Paoline, Roma 1961.<br />
32
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
• La trattazione della dimensione morale nel RdC<br />
- Cfr. il nostro contributo in AA.VV., Dal documento di base ai nuovi catechismi alla<br />
catechesi viva, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1974, pp. 243-270.<br />
- visione analitica…<br />
- visione sistematica:<br />
Antropologia cristiana: l‟uomo nuovo in Cristo; ricchezza e profondità<br />
dell‟antropologia cristiana.<br />
L‟agire morale cristiano: opzione fondamentale; le singole scelte; la maturità<br />
cristiana.<br />
• Valutazione del RdC per i suoi contenuti morali:<br />
- esauriente la trattazione di morale fondamentale e generale…<br />
- appena accennata la trattazione della morale categoriale…<br />
- ottima l‟integrazione fra la trattazione morale e le altre dimensioni e contenuti dell‟annuncio<br />
cristiano…<br />
2.5.1.3. Il DCG: SACRA CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio catechistico<br />
generale (11 aprile 1971), Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1971<br />
• Schema generale del documento:<br />
Parte I: L‟attualità del problema:<br />
- La situazione attuale nel mondo<br />
- La situazione attuale nella Chiesa<br />
Parte II: Il ministero della Parola<br />
Cap. I: il ministero della parola e la rivelazione<br />
Cap. II: La catechesi nella missione pastorale della Chiesa<br />
Parte III: Il messaggio cristiano<br />
Cap. I: Norme e criteri<br />
Cap. II: Gli elementi essenziali del messaggio cristiano<br />
Parte IV: Elementi di metodologia<br />
Parte V: La catechesi secondo le età<br />
Parte VI: La pastorale del ministero della Parola<br />
Cap. I: L‟analisi della situazione<br />
Cap. II: Il programma di azione<br />
Cap. III: La formazione catechistica<br />
Cap. IV: Gli strumenti di lavoro<br />
Cap. V: L‟organizzazione della catechesi<br />
Cap. VI: Coordinazione della pastorale catechistica con l‟insieme dell‟azione pastorale<br />
Cap. VII: La necessità di promuovere la ricerca scientifica<br />
Cap. VIII: La cooperazione internazionale e le relazioni con la Santa Sede<br />
«Addendum»: Iniziazione ai sacramenti della Penitenza e della Eucaristia<br />
• La trattazione della dimensione morale nel DCG<br />
- visione analitica…<br />
- visione sistematica:<br />
Tra i criteri: Integrità del contenuto (p. 37); Cristocentrismo (p. 38); geocentrismo (p.<br />
38); gerarchia delle verità (p. 40)…<br />
Antropologia cristiana: l‟uomo nuovo in Cristo; ricchezza e profondità dell‟antropologia<br />
cristiana.<br />
Elementi essenziali: L‟uomo nuovo (p. 52); libertà (p. 53); peccato (p. 54); vita<br />
33
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
morale dei cristiani (p. 55); la perfezione della carità (p. 56)…<br />
• Valutazione del DCG per i suoi contenuti morali:<br />
- presente gli elementi essenziali di morale fondamentale e generale…<br />
- appena accennata la trattazione della morale categoriale (sacramenti, liturgia!)…<br />
- manca una visione organica della trattazione morale con le altre dimensioni e con i contenuti<br />
dell‟annuncio cristiano…<br />
2.5.1.4. Il DGC: CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio Generale per la<br />
catechesi, (15 agosto 1997), Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />
Vaticano1997.<br />
• Schema generale del documento:<br />
- Esposizione introduttiva: L‟annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo<br />
Parte I: La catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa<br />
Cap. I: La Rivelazione e la sua trasmissione mediante l‟evangelizzazione<br />
Cap. II: La catechesi nel processo dell‟evangelizzazione<br />
Cap. III: Natura, finalità e compiti della catechesi<br />
Parte II: Il messaggio evangelico<br />
Cap. I: Norme e criteri per la presentazione del messaggio evangelico nella catechesi<br />
Cap. II: “Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa”<br />
(Il CCC e il DGC; I catechismi nelle Chiese locali)<br />
Parte III: La pedagogia della fede<br />
Cap. I: La pedagogia di Dio, fonte e modello della pedagogia della fede<br />
Cap. II: Elementi di metodologia<br />
Parte IV: I destinatari della catechesi<br />
Cap. I: L‟adattamento al destinatario: aspetti generali<br />
Cap. II: La catechesi per età<br />
Cap. terzo: Catechesi per situazioni speciali, mentalità e ambienti<br />
Cap. IV: Catechesi in contesto socio-religioso<br />
Cap. V: Catechesi in contesto socio-culturale<br />
Parte V: La catechesi nella Chiesa Particolare<br />
Cap. I: Il ministero della catechesi nella Chiesa particolare e i suoi agenti<br />
Cap. II: La formazione per il servizio della catechesi<br />
Cap. III: Luoghi e vie della catechesi<br />
Cap. IV: L‟organizzazione della pastorale catechistica nella Chiesa particolare<br />
Conclusione.<br />
• La trattazione della dimensione morale nel DGC<br />
- visione analitica… (confronta nell‟indice analitico le voci relative alla morale)<br />
- visione sistematica:<br />
Antropologia cristiana: l‟uomo nuovo in Cristo; ricchezza e profondità<br />
dell‟antropologia cristiana.<br />
L‟agire morale cristiano: opzione fondamentale; le singole scelte; la maturità<br />
cristiana.<br />
• Valutazione del DGC per i suoi contenuti morali:<br />
- assente una esposizione della antropologia cristiana (!);<br />
- la conversione e la fede (p. 55);<br />
- il processo della conversione permanente (p. 58);<br />
- iniziazione cristiana e catechesi (pp. 66-71);<br />
- manca una presentazione organica dei contenuti della morale cristiana (supplisce il<br />
riferimento al CCC. pp. 130-141);<br />
34
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
- il cristocentrismo è presentato tra i “criteri” dell‟annuncio;<br />
- ben illustrata la formazione morale, come una delle finalità della catechesi (pp. 88-89), e<br />
sufficientemente integrata con le altre finalità formative (pp. 86-94).<br />
2.5.2. Come elaborare i contenuti morali della catechesi<br />
2.5.2.1. Gli obiettivi metodologici<br />
• Identificare tutti i contenuti morali a partire dai nuclei fondamentali che struttura<br />
l‟ortoprassi cristiana<br />
• Gerarchizzare oggettivamente i contenuti morali a partire da un valore fondante, per es.,<br />
Cristo, Uomo perfetto, il mistero pasquale, ecc.<br />
• Ordinare questi contenuti già gerarchizzati (oggettivamente!) in vista di un itinerario<br />
pedagogico-pastorale adatto alla situazione, sociale ed ecclesiale…<br />
2.5.2.2. Le due fonti da cui attingere i contenuti morali<br />
• L‟esperienza umana „ri-compresa‟ dalla „recta ratio‟:<br />
- i fatti morali<br />
- la cultura (mediazione tra persona, valori, comportamenti…)<br />
- la riflessione etico-filosofica…<br />
NB. I limiti legati a questa fonte:<br />
- possibile riduzione di alcuni contenuti morali;<br />
- enfatizzazione esagerata di alcuni contenuti- difficoltà a trovare un principio unificatore…<br />
• La Parola di Dio intesa nella sua accezione più ampia:<br />
- il datum: Scrittura, Tradizione, Magistero vivo della Chiesa;<br />
- la situazione socio-religiosa e pastorale in cui viene ri-compresa la Parola di Dio;<br />
- la riflessione scientifica della teologia morale (mediazione ecclesiale del datum e del novum<br />
problematico…);<br />
- la progettazione teologico-pastorale non rigidamente strutturata, ma aperta al dinamismo<br />
reale e creativo dello Spirito che opera in ogni credente, e per l‟edificazione della<br />
comunità).<br />
2.5.2.3. Articolazione dei contenuti morali in prospettiva di annuncio<br />
• a. La fondazione biblica della “nuova vita in Cristo” come specifico cristiano proiettato<br />
verso l‟annuncio<br />
• b. I pilastri della teologia morale generale (fine dell‟uomo, coscienza, libertà, legge<br />
morale, peccato, conversione) in prospettiva di annuncio<br />
• c. L‟organismo virtuoso come progressiva assimilazione della “nuova vita in Cristo”<br />
presentato come attuabile nell‟annuncio (catechistico)<br />
• d. La responsabilità verso la società, l‟ambiente e la cultura alla luce della “nuova vita in<br />
Cristo” (come specifico cristiano incarnato nell‟oggi e pronto alla comunicazione evangelica e<br />
catechistica)<br />
2.5.2.4. I tre principi di riflessione scientifica sui contenuti morali della catechesi 48<br />
• 1. Principio ermeneutico 49 . È la chiave di interpretazione di cui il ricercatore si serve per<br />
48 I seguenti tre principi raccolgono ordinatamente le otto operazioni previste dal metodo teologico del Lonergan:<br />
1) il principio ermeneutica (ricerca, interpretazione, storia); 2) il principio progettuativo (dialettica, fondazione, dottrina,<br />
sistematica); 3) il principio attuativo (comunicazione); cfr. B.J.F. LONERGAN, Il metodo in teologia Queriniana, Brescia<br />
1975. 49 Per i seguenti principi epistemologici (ermeneutico, progettuativo e attuativo) della teologia-morale,<br />
35
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
far emergere dai dati rivelati e antropologici i contenuti morali e il loro particolare significato<br />
(valori, norme, modelli, atteggiamenti, comportamenti, ecc…). Da questo principio derivano due<br />
serie di operazioni ermeneutiche parallele.<br />
a) “La prima si riferisce all‟uomo visto nella sua totalità di creatura cosciente e libera<br />
destinata alla pienezza della sua felicità. Connesse al fatto e alle esigenze della creaturalità umana si<br />
sviluppa la fascia delle discipline antropologiche: dalla psicologia alla sociologia, dall‟antropologia<br />
culturale alla cibernetica, dalla medicina alla filosofia morale, ecc; esse forniscono una serie<br />
preziosa di dati, che garantiranno alla scienza etica il suo aggancio con la realtà dell‟uomo, sempre<br />
pregna di problemi e di istanze. Il dialogo interdisciplinare tra teologia morale e scienze<br />
antropologiche si svolgerà essenzialmente in «tre momenti: raccolta dei dati significativi,<br />
interpretazione dei dati e intelligenza metafisica degli stessi in ordine allo scopo già detto<br />
(conoscenza dell'eticità umana: fine ultimo - via al fine)». La seconda serie di operazioni<br />
ermeneutiche si riferisce alle fonti della Rivelazione (Scrittura, Tradizione e Magistero<br />
ecclesiastico).<br />
b) La teologia morale si rivolge alla S. Scrittura per fondarsi e alimentarsi di essa,"<br />
riconoscendola come «norma normans non-normata». Nella Bibbia l'ethos si trova espresso a livelli<br />
diversi (come singole prescrizioni, come proposta di valori, come modelli etici) e sempre incarnato,<br />
sia nel linguaggio che nelle sue esigenze operative, in un determinato ambiente socio-culturale;<br />
sarà, quindi, compito della scienza morale operare un'oculata ermeneutica del testo sacro al fine di<br />
poter distinguere quanto nella Bibbia è condizionamento esterno all'ethos rivelato e quanto<br />
costituisce, invece, con- tenuto sempre valido sia nelle singole prescrizioni, sia nei valori etici che<br />
nei modelli di comportamento morale. Più delicato è il procedimento ermeneutico-morale nei<br />
confronti della Tradizione («norma normata normans»); essa dice riferimento alla S. Scrittura da<br />
cui riceve i principi della sua ortodossia («norma normata»), e al Magistero e alla ricerca teologica,<br />
per i quali è regola di fede («norma normans»). La teologia morale, quindi, deve operare un duplice<br />
procedimento ermeneutico sulla Tradizione: da una parte dovrà verificare che i dati offerti da questa<br />
(norme singole, valori, modelli etici, sistemazione morale organica) siano «cristiani», cioè conforrni<br />
e ispirati all'ethos rivelato; e d'altra parte dovrà discernere nei medesimi dati quanto è semplice<br />
condizionamento socio-culturale da ciò che è contenuto perennemente valido per la vita e la<br />
riflessione morale. Solo dopo e a partire da tale ermeneutica la tradizione diventa significativa e<br />
indispensabile per ogni elaborazione morale ulteriore, sia essa operata dal Magistero ecclesiastico o<br />
dagli studiosi di morale cristiana…<br />
In sintesi possiamo affermare che il principio ermeneutico applicato ai testi della Scrittura,<br />
della Tradizione e del Magistero, deve rispettare i tre livelli di ogni interpretazione: «L'analisi<br />
filologico-strutturale, che determina il senso del testo nella sua realtà letterale, la<br />
contestualizzazione storica che tende a cogliere ciò che l'autore voleva esprimere, ossia la sua<br />
intenzione comunicativa, attraverso la ricostruzione dell'ambiente e della cultura, sia in senso<br />
diacronico che sincronico, e, infine, la lettura ermeneutica, intesa a scoprire il valore perennemente<br />
normativo della comunicazione fatta, cioè la trascendenza dei messaggio rispetto al dato culturale».<br />
• 2. Principio progettuativo. La scienza teologico-morale, che nasce dalla vita e deve<br />
illuminare la vita, attinge dalla «luce del Vangelo e dell'esperienza umana» (GS 46) gli elementi con<br />
cui elaborare l'ethos cristiano. Se si opera un'accurata ermeneutica, il Vangelo fornirà le costanti<br />
immutabili (cfr. GS 10) e l'esperienza umana gli elementi mutevoli e storici (cfr. GS 1) della scienza<br />
e della prassi morale cristiana.<br />
La progettazione dell'ethos ha bisogno ai vari livelli (nella puntualizzazione del metodo,<br />
nell'organizzazione dei dati scientifici, nel momento della decisione personale) di un paradigma<br />
riportiamo quanto scrivemmo in R. FRATTALLONE, La morale nella catechesi, LDC, Leumann (Torino) 1986, pp. 94-<br />
98.<br />
36
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
costante di riferimento. Gli studiosi moderni di morale si soffermano con particolare attenzione<br />
sulla teoria del modello etico.<br />
Il modello etico si differenzia dagli altri modelli di interpretazione-comprensione della prassi<br />
umana (aspetti psicologici, sociologici, antropologico-culturali, ecc.) per il fatto che, mentre questi<br />
sono essenzialmente descrittivi, esso è essenzialmente normativo per l'uomo. Tuttavia a nessuno<br />
sfugge il nesso intimo vigente fra essi; infatti l'imperativo morale sarà tanto più fondato sulla realtà<br />
umana quanto più questa sarà stata descritta scientificamente dalle altre scienze.<br />
Il modello etico nella sua totalità deve poter tradurre tutto quanto descrive la vita morale<br />
dell'uomo in un unico imperativo morale, così come, a livello parenetico, faceva san Paolo quando<br />
esortava i cristiani di Colosse: «Se dunque siete risorti col Cristo, cercate le cose di lassù dove è il<br />
Cristo ... fate morire le membra terrene ... come eletti di Dio, santi e amati, vestitevi di tenera<br />
compassione, di bontà, ... di carità che è il vincolo della perfezione» (Col 3,1.5.12.14).<br />
Ci sembra di poter affermare che il modello etico su cui si può fondare tutta la progettualità<br />
della scienza morale sia Gesù Cristo, centro dinamico della storia della salvezza. Egli con la sua<br />
vita, il suo Vangelo di salvezza e la sua presenza nella Chiesa, suo Corpo Mistico, traduce<br />
organicamente in imperativo morale il dono-impegno della «vita nuova» comunicata ad ogni<br />
cristiano. Se «agere sequitur esse», il battezzato troverà nel suo «essere-in-Cristo» il vero e<br />
definitivo principio progettuale dell' «agire-in-Cristo»; e se la vita in Cristo è legata intimamente<br />
alla comunità ecclesiale, anche il suo sviluppo (conversione, fede-speranza-amore, prassi morale,<br />
ecc.) esigerà sempre una dimensione ecclesiale. La vita nuova in Cristo è, quindi, l'indicativo della<br />
fede che descrive e fonda contemporaneamente l'imperativo morale cristiano nella sua progettualità<br />
globale.<br />
Il modello etico darà unità e dinamismo progettuale anche agli aspetti concreti settoriali<br />
dell'ethos cristiano (persona, comunità, cosmo, storia, Assoluto, ecc.); così il modello etico, oltre a<br />
unificare i risultati ottenuti con il procedimento ermeneutico sulle fonti della moralità cristiana,<br />
garantirà che, nei diversi settori dell'ethos, gli aspetti immutabili e sempre urgenti delle norme<br />
morali (provenienti dall'intreccio interpretativo della Parola di Dio e della struttura essenziale<br />
dell'uomo) siano armonizzati con gli elementi storici e mutevoli della moralità, studiati e<br />
organizzati dalle diverse discipline antropologiche. Perciò dal punto di vista teologico il modello<br />
etico deve essere relazionato a Cristo, che rimane il valore che fonda definitivamente l'ethos<br />
cristiano, e l'appello che dà significato e unità alle singole scelte libere del credente.<br />
• 3. Principio attuativo. La teologia morale in quanto scienza normativa non realizzerebbe il<br />
suo statuto epistemologico se non attingesse la prassi cristiana. La fede in Cristo esige dal credente<br />
la conformità del proprio operare con il modello etico costituito dalla Rivelazione del<br />
comandamento di Dio in Cristo; la riflessione sistematica sull'ortoprassi cristiana diventa quindi: a)<br />
una lettura critica dell'ethos umano che porta a discernere non soltanto ciò che è bene e ciò che è<br />
male considerato alla luce della ragione, ma ciò che è tale anche alla luce del Vangelo; b) una<br />
rilettura critica dei singoli valori etici ricompresi dal di dentro del progetto cristiano di vita; e) una<br />
illuminazione sulla portata morale delle situazioni di esistenza, vagliando le quali sarà possibile una<br />
scelta libera, cosciente, motivata e aderente alla unicità irrepetibile della situazione.<br />
Vanno tenuti distinti i due piani di obbligatorietà morale: l'uno proprio della scienza<br />
teologico-morale in quanto tale, riferibile a tutti i cristiani, e l'altro proprio della scelta morale<br />
personale; in questo secondo livello l'uomo gioca la sua scelta morale personalmente libera, pur<br />
dentro il quadro di obbligatorietà proprio dell'imperativo morale.<br />
Infine aggiungiamo che la teologia morale non fa del principio attuativo qualcosa di<br />
meccanico, automatico e precostituito, dal momento che sia la scienza morale che la prassi morale<br />
vivono in un dinamismo di perfettibilità; infatti si tratta sempre di «conoscenza superabile in quanto<br />
essa è rivedibile sia perché l'azione dello Spirito nella Chiesa la introduce ad una conoscenza<br />
sempre più profonda del Comandamento, sia perché l'intelligenza dell'eticità avviene<br />
37
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
progressivamente. La revisione non è necessariamente negazione, ma assunzione del già conosciuto<br />
dentro ad un contesto più ampio in cui esso si invera più profondamente».<br />
2.6. La mediazione molteplice della comunità ecclesiale<br />
NB. Nei trattati di teologia pastorale si sviluppa ampiamente il tema dell‟annuncio della<br />
Parola, nella sua molteplicità di forme, al fine di costruire l‟ekklesìa all‟interno e di renderla Parola<br />
vive nel/per il mondo e la cultura circostante. (Cfr. E. ALBERICH, Catechesi e prassi ecclesiale:<br />
identità e dimensione della catechesi nella Chiesa di oggi, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1990 2 ; A.<br />
BOLLIN; La catechesi nella vita della Chiesa. Note di storia, Paoline, Cinisello Balsamo (Milano)<br />
1990).<br />
2.7. Ipotesi di catechesi morale ispirate alle tre formule brevi di fede di K. Rahner 50<br />
A conclusione del suo Corso fondamentale sulla fede, Karl Rahner si chiede se non sia<br />
conveniente condensare il kerigma cristiano in formule «brevi e nuove in cui la confessione<br />
cristiana della fede venga espressa in maniera confacente all'attuale situazione culturale». Tali<br />
formule brevi dovrebbero consentire al cristiano laico di precisare a se stesso la specificità della sua<br />
esperienza cristiana e di testimoniarla nel mondo di oggi che attraversa un'epoca di pragmatismo<br />
antimetafisico e di ateismo su scala mondiale.<br />
Rahner argomenta sia sull'opportunità di un pluralismo di «formule brevi» di fede, data la<br />
situazione pluralistica della cultura contemporanea, sia sul fatto che anche nel NT si riscontra «una<br />
grande diversità fra le formule base in esso contenute».<br />
E se è vero che la Chiesa, dopo un lungo periodo di riflessione teologica e pastorale, giunse ad<br />
elaborare l'unica formula di fede del Simbolo niceno-costantinopolitano, è altrettanto vero che sul<br />
piano pastorale dell'annuncio i «tentativi di fare un catechismo universalmente valido e di introdurlo<br />
ufficialmente sono falliti e si sono scontrati contro l'unanime resistenza di predicatori e di catecheti<br />
teorici, quantunque sia esistito come ufficiale un Catechismo tridentino ... e il cardinal Gasparri<br />
sotto Pio XI abbia tentato di stendere un nuovo catechismo universale». Bisogna quindi concludere<br />
che, come il Simbolo apostolico rimarrà sempre la formula base di fede per la prassi religiosa e per<br />
la liturgia, così non si potrà (né si dovrebbe) impedire che si ipotizzino altre formule brevi di fede<br />
che siano maggiormente consone e incarnate nelle diverse culture.<br />
Partendo da simili premesse, Rahner elabora tre formule brevi di fede che corrispondono a tre<br />
diverse sensibilità della cultura contemporanea (teologica, antropologica, futurologica). Noi,<br />
seguendo questa impostazione, vogliamo delineare a rapidi tratti come dovrebbe esser annunciato il<br />
messaggio morale cristiano in ciascuna delle tre ipotesi.<br />
2.7.1. Una formula breve teologica<br />
«L'orizzonte inabbracciabile della trascendenza umana, la quale si attua esistentivamente e<br />
originariamente - non solo in maniera teoretica o puramente concettuale -, si chiama Dio e si<br />
comunica esistentivamente e storicamente all'uomo come suo proprio compimento in un amore<br />
perdonante. Il vertice escatologico dell'autocomunicazione storica di Dio, in cui tale<br />
autocomunicazione si rivela come irreversibilmente vittoriosa, si chiama Gesù Cristo».<br />
a) Il significato della formula<br />
La formula contiene tre affermazioni fondamentali. La prima «riguarda ciò che si intende per<br />
Dio ... indicandolo come l'orizzonte della trascendenza umana e, precisamente in tal modo, come il<br />
mistero che rimane non abbracciabile.<br />
La seconda affermazione ... spiega come questo Dio così compreso non è puramente la meta<br />
50 K. RAHNER, Corso fondamentale sulla fede. Introduzione al concetto di cristianesimo, Paoline, Cinisello<br />
Balsamo (Milano) 1977, pp. 569-582.<br />
38
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
eternamente asintotica dell'uomo, ma - e con ciò facciamo la prima decisiva affermazione cristiana<br />
- dona se stesso e si autocomunica all'uomo come suo proprio compimento, e lo fa anche sotto il<br />
presupposto che l'uomo sia peccatore, cioè si dona in un amore perdonante...<br />
La terza affermazione base dice che questa autocomunicazione storica di Dio, la quale<br />
oggettivizza storicamente la "graziosa" autocomunicazione esistentiva e la media a se stessa,<br />
possiede il suo vertice escatologicamente vittorioso in Gesù di Nazaret».<br />
b) Le implicanze morali<br />
1) L'opzione fondamentale dovrà scaturire dalla stessa esperienza del rapporto trascendentale,<br />
di cui è l'esplicitazione operativa morale. Il «novum» del cristianesimo, in quest'ottica, privilegia il<br />
valore della coscienza come «santuario di Dio».<br />
2) Nel rapporto trascendentale l'uomo trova il senso ultimo della sua esistenza e della sua<br />
libertà. In questa luce andrebbe ripensato il trattato classico su «gli atti umani».<br />
3) Le virtù teologali sono viste come il primo inveramento del rapporto uomo-Dio, come -<br />
dono» che deve diventare un impegno di fede e di testimonianza.<br />
4) La dimensione categoriale della vita morale può esser dedotta coniugando insieme gli<br />
aspetti trascendentali del rapporto uomo-Dio con la situazione storica e progressiva di tale<br />
esperienza da parte dell'uomo vivente in Cristo.<br />
5) La dimensione cristocentrica, in questa impostazione, viene ricuperata dinamicamente, nel<br />
significato escatologico impresso dalla venuta di Cristo al divenire umano e della storia.<br />
2.7.2. Una formula breve antropologica<br />
«L'uomo perviene realmente a se stesso in un'autoattuazione genuina solo quando mette<br />
radicalmente in gioco se stesso per gli altri. Quando egli fa questo, coglie (atematicamente o<br />
esplicitamente) ciò che intendiamo per Dio quale orizzonte, garanzia e radicalità di tale amore,<br />
(Dio) che nall‟autocomunicazione (esistentiva e storica) si fa lo spazio della possibilità di tale<br />
amore. Questo amore lo si intende intimo e sociale e nella radicale unità di questi due momenti esso<br />
è il fondamento e l‟essenza della Chiesa» 51 .<br />
a) Il significato della formula<br />
Vediamo il significato delle tre affermazioni:<br />
«La prima dice che l'uomo, in quell'autotrascendenza esistentiva che avviene nell'atto<br />
dell'amore del prossimo, fa perlomeno implicitamente un'esperienza di Dio...<br />
La seconda affermazione ... dice che proprio mediante la sua autocomunicazione Dio crea la<br />
possibilità di quella interumanità di amore che concretamente è possibile per noi e che è il nostro<br />
compito. Questa seconda affermazione dice, dunque, che l'a- more fra gli uomini ... è sostenuto<br />
dalla grazia soprannaturale, infusa, giustificante dello Spirito Santo.<br />
La terza affermazione di questa seconda formula breve dice che tale amore, nel quale nel<br />
prossimo si ama Dio e il prossimo lo si ama in Dio, ha una dimensione di intimità esistentiva e una<br />
dimensione di socialità storica, sì che proprio in ciò esso corrisponde al duplice aspetto<br />
dell'autocomunicazione di Dio. Dove questo amore, nel- l'unità dei due aspetti, giunge al suo<br />
culmine, là abbiamo effettivamente ciò che chiamiamo Chiesa».<br />
b) Le implicanze morali<br />
1) La formula suggerisce un'impostazione della morale della carità a partire da un'opzione<br />
fondamentale incarnata in un progetto di esistenza nel quale il credente mette in gioco tutto se<br />
stesso per l'amore del prossimo: amore oblativo di carità.<br />
2) La fondazione di tale orizzonte di amore è Dio che si comunica a noi in Cristo; è Dio che<br />
garantisce la totalità e la perennità di tale amore.<br />
3) L'organismo virtuoso parte dall'incarnazione nelle virtù tipicamente umane per raggiungere<br />
il mistero della fede, speranza e carità teologali.<br />
51 K. RAHNER, Op. cit., p. 578.<br />
39
2. PARTE SECONDA<br />
Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />
4) La concretezza dello sviluppo morale per realizzare un progetto di vita «totalmente speso<br />
per gli altri come Cristo», è la premessa per cogliere la profondità del- l'imperativo morale<br />
incarnato nell'esistenza personale e sociale, e nella storia.<br />
5) Non è difficile ripensare i temi classici di morale generale alla luce di questa impostazione<br />
(fine dell'uomo e del cristiano, atti, coscienza, legge, peccato, libertà, virtù, ecc.).<br />
6) Questa formula base di fede facilita un ripensamento, in chiave catechistica, dei contenuti<br />
morali del Vangelo purché si trovi il metodo adatto e sia garantita l'integrità del messaggio morale<br />
cristiano.<br />
2.7.3. Una formula breve futurologica<br />
«Il cristianesimo è il mantenere aperta la questione sul futuro assoluto, il quale vuole darsi<br />
proprio come tale nell'autocomunicazione e ha fissato questo suo volere escatologicamente<br />
irreversibile in Gesù Cristo e si chiama Dio».<br />
a) Il significato della formula<br />
«Questa formula brevissima è una variante dell'affermazione sulla trascendentalità dell'uomo<br />
contenuta nella prima formula base, in quanto interpreta questa trascendentalità come essereorientato<br />
verso il futuro, come futurità... L'autocomunicazione di Dio, che ovviamente è sempre<br />
esistentiva, presenta un aspetto storico, e in questo aspetto storico è giunta ad un'irreversibilità<br />
escatologica in Gesù Cristo...<br />
Il cristianesimo, nella misura in cui è adorazione del Dio unico e vero - contro tutti gli idoli<br />
intesi come assolutizzazione di potenze finite e di dimensioni dell'uomo -, tiene l'uomo aperto al<br />
futuro assoluto; e nella misura in cui quest'ultimo è e rimane il mistero assoluto, anche nel<br />
compimento di questa autocomunicazione, il cristianesimo è il mantenere aperta la questione sul<br />
futuro assoluto».<br />
b) Le implicanze morali<br />
1) L'uomo, come essere orientato verso il futuro, rimane alla ricerca di un significato che sveli<br />
il valore, più o meno definitivo e personale, del presente e del passato. L'Assoluto come futuro è<br />
pienamente comprensibile se collocato entro una visione di «storia della salvezza» che ha come<br />
centro, alfa e omega il Cristo.<br />
2) La formula base proposta si presta molto bene per una ricomprensione del trattato classico<br />
sul fine dell'uomo; rimangono alquanto problematici i nessi con gli altri trattati fintanto che, come<br />
abbiamo rilevato sopra, non si passi dal futuro, pienamente disvelato in Cristo, al passato e al<br />
presente.<br />
3) Gli elementi della morale fondamentale (es. la trattazione sul peccato persona- le) rischiano<br />
di venir profondamente ridotti. Invece diventa più facile delineare sia l'ideale cristiano come<br />
progetto di vita, sia il significato del dinamismo morale che tende alla pienezza della vita futura,<br />
pieno compimento della sequela di Cristo.<br />
40
3. PARTE TERZA<br />
Per un laboratorio che verifica il rapporto interdisciplinare<br />
3. PARTE TERZA<br />
Per un laboratorio che verifica il rapporto interdisciplinare tra morale<br />
cristiana e annuncio catechistico alla luce della “nuova vita in Cristo”<br />
3.1. Verifica del dialogo interdisciplinare (esplicito o implicito) nei manuali di<br />
teologia morale e di catechetica<br />
3.1.1. FUCHS Josef. Esiste una morale cristiana?, Herder-Morcelliana, Roma-Brescia<br />
1970.<br />
3.1.2. GATTI Guido, Manuale di teologia morale, Elle Di Ci, Leumann (Torino)2001.<br />
3.1.3. GOFFI Tullo –PIANA Giannino (a cura di), Corso di morale, 5 volumi,<br />
Queriniana, Brescia 1989-1995.<br />
3.1.4. GÜNTHÖR Anselm, Chiamata e risposta. Una nuova teologia morale. I. Morale<br />
generale, Paoline, Roma 1974, pp. 186-189.<br />
3.1.5. HÄRING Bernard, Liberi e fedeli in Cristo, 3 vol., San Paolo, Cinisello Balsamo<br />
(Milano) 1980-1982.<br />
3.1.6. LORENZETTI Luigi, Trattato di etica teologica, 3 volumi, Dehoniane, Bologna<br />
1992 2 .<br />
3.1.7. MAUSBACH Giuseppe, Teologia morale, Paoline, Alba 1957. (!).<br />
3.1.8. PALAZZINI Pietro, Avviamento allo studio della morale cristiana, Istituto di<br />
teologia a distanza – Centro Ut unum sint”, Roma 1983 352<br />
3.1.9. VIDAL Marciano, Manuale di teologia teologica, 3 volumi, Cittadella, Assisi<br />
1994-1997.<br />
-----------<br />
3.1.10. ALBERICH Emilio, La catechesi oggi. Manuale di catechetica fondamentale,<br />
Elle Di Ci, Leumann (Torino) 2001.<br />
3.1.11. COLOMB Joseph, Al servizio della fede. Manuale di catechetica, Elle Di Ci,<br />
Leumann (Torino) 1969.<br />
3.1.12. CRAVOTTA Giovanni - RUTA Giuseppe, Catechetica come scienza, Coop. S.<br />
Tom., Messina 2009.<br />
3.1.13. EXELER Adolf, L‟educazione religiosa. Un itinerario di maturazione dell‟uomo,<br />
Elle Di Ci, Leumann (Torino)1990.<br />
3.1.14. FOSSION André Fossion (a cura di), Manuale di catechesi. (a cura di),<br />
Manuale di catechesi, Vol. I. Per giovani e adulti, Borla Roma 1987.<br />
3.1.15. FOSSION André (a cura di), Manuale di catechesi, Vol II. Il Vangelo per i<br />
giovani dai 14 ai 16 anni, Borla, Roma 1988.<br />
3.1.16. GEVAERT Josef, Studiare catechetica (a cura di U.Montisci), LAS, Roma 2009.<br />
3.1.17. ROMANO Antonino (ed.), Guidati dalla Parola nei luoghi della vita. La<br />
catechesi tra rivelazione e segni dei tempi, Coop. S. Tom., Messina 2009.<br />
52 NB. Solo pp. 155-156 dedicate all‟ «Uomo nuovo in Cristo».<br />
41
3. PARTE TERZA<br />
Per un laboratorio che verifica il rapporto interdisciplinare<br />
3.1.18. ROMANO Antonino, Teologia della catechesi, [Pro manuscripto], S. Tommaso,<br />
Messina 2009.<br />
3.1.19. TRENTI Zelindo, L‟educazione alla fede. Saggio di pedagogia religiosa, Elle Di<br />
Ci, Leumann (Torino) 2000.<br />
3.1.20. ZUPPA Pio, La catechesi: eco della parola e interprete della speranza,<br />
Urbaniana University Press, Roma 2007.<br />
3.2. Verifica del dialogo interdisciplinare riscontrabile negli articoli di teologia<br />
morale e nei sussidi per la catechesi<br />
3.2.1. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Catechesi”<br />
3.2.2. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Lumen Vitae”<br />
3.2.3. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Teologia Morale”<br />
3.2.4. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Pastorale Liturgica”<br />
3.2.5. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Catechisti parrocchiali”<br />
3.2.6. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Dossier catechista”<br />
3.2.7. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Insegnare religione”<br />
3.2.8. Interventi su catechesi e morale nella rivista “L‟ora di religione”<br />
3.2.9. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Note di Pastorale giovanile”<br />
3.2.10. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Religione.<br />
Educazione e suola”<br />
3.2.11. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Evangelizzare”<br />
3.2.12. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Viva Verità e Vita”<br />
3.3. Conclusione. Le prospettive interdisciplinari tra teologia morale e catechetica<br />
nell‟elaborazione dei contenuti morali della catechesi<br />
3.3.1. Fecondità del dialogo interdisciplinare tra teologia morale e catechetica<br />
3.3.2. Fedeltà e creatività nei criteri di elaborazione<br />
3.3.2.1. Rilettura dei recenti documenti del Magistero sulla catechesi<br />
3.3.2.2. Fedeltà nei principi e attenzione ai “segni dei tempi” nell‟elaborare i<br />
contenuti morali della catechesi<br />
3.3.2.3. La mediazione molteplice e profetica della comunità ecclesiale<br />
3.3.2.4. Uno sguardo all‟Ipotesi di catechesi morale ispirata alle tre formule brevi<br />
di fede di K. Rahner 53<br />
53 K. RAHNER, Corso fondamentale sulla fede. Introduzione al concetto di cristianesimo, Paoline, Cinisello<br />
Balsamo (Milano) 1977, pp. 569-582.<br />
42
4. ALLEGATI<br />
4.1. Cinque modelli di catechesi esperienziale<br />
43<br />
4. ALLEGATI<br />
4.1.1. Modello di catechesi come semplice trasmissione di oggettivazioni religiose<br />
È la concezione della catechesi, dominante per molto tempo, come semplice trasmissione di<br />
«oggettivazioni» religiose (verità, credenze, tradizioni, riti, norme morali, ecc.), come insegnamento<br />
dottrinale o consegna di un insieme di tradizioni e di norme.<br />
Si rivela inadeguata proprio per il fatto di considerare le oggettivazioni religiose come<br />
semplici contenuti da trasmettere, senza il radicamento nelle esperienze religiose che vi stanno<br />
all‟origine. Prende facilmente forma di indottrinamento, i istruzione intellettuale e moralistica, di<br />
insegnamento non integrato nella vita.<br />
4.1.2. Modello di catechesi come riflessione su fatti o problemi di vita<br />
Qui la catechesi, volendo salvare la distanza tra fede e vita, prende come contenuto situazioni<br />
e problemi di vita, ma senza l‟approfondimento che permette di raggiungere il livello della<br />
problematica religiosa e il riferimento vitale con le esperienze fondanti cristiane. Si fanno magari<br />
discorsi e riflessioni utili, formativi, ma che non raggiungono il livello della comunicazione<br />
religiosa, e perciò non meritano il nome di catechesi.<br />
vita<br />
vita<br />
esperienza<br />
esperienza<br />
catechesi<br />
catechesi
44<br />
4. ALLEGATI<br />
4.1.3. Modello di catechesi come applicazione della dottrina alla vita<br />
In questo caso la catechesi concepita sempre come trasmissione di «oggetti» religiosi, cerca<br />
un aggancio con la realtà esistenziale sotto forma di discorso religioso, di scendere al concreto della<br />
vita per mezzo di applicazioni di tipo morale (la «buona azione», il «fioretto») o rituale, o<br />
devozionale, ecc. La vita appare così ridotta a campo di applicazione del messaggio religioso, ma<br />
rimane fuori dal contenuto del messaggio stesso.<br />
vita<br />
4.1.4. Modello di catechesi come «passaggio» dalla vita alla fede<br />
È il caso di molte catechesi dette «antropologiche» o «situazionali» che prendono l‟avvio da<br />
problemi o situazioni umane e tentano a un certo momento il «passaggio» al messaggio cristiano<br />
)Bibbia, sacramenti, magistero, ecc.), non per via di approfondimento dell‟esperienza, ma per<br />
semplice giustapposizione o transizione. Spesso tradisce una vera strumentalizzazione dei problemi<br />
umani (utilizzati solo come punto di partenza) o una mancata integrazione tra vita e fede a livello di<br />
esperienza religiosa. Il ricorso al «passaggio» denota la mancanza di un vero approfondimento.<br />
vita<br />
esperienza<br />
esperienza<br />
catechesi<br />
catechesi<br />
4.1.5. Modello di catechesi come approfondimento-identificazione della propria<br />
esperienza con le esperienze cristiane<br />
La catechesi autentica rispetta la struttura esperienziale della comunicazione della parola di<br />
Dio, e diventa approfondimento della propria esperienza nel confronto con le esperienze fondanti<br />
cristiane: Israele, Cristo e la Chiesa. Diventa così comunicazione e racconto di un‟esperienza<br />
storica offerta come chiave d‟interpretazione e fonte di senso per la propria esperienza. Si attua cioè<br />
un‟identificazione globale di quest‟ultima con le esperienze bibliche ed ecclesiali<br />
(evangelizzazione-conversione) e un progressivo approfondimento di tale identificazione in
45<br />
4. ALLEGATI<br />
rapporto alle diverse situazioni della vita (catechesi-maturazione della fede). Questo processo di<br />
approfondimento e di confronto, che accompagna l‟esistenza individuale e comunitaria, è un<br />
incontro che porta la fede a interpretare la vita e la vita a interpretare la fede, nella logica del<br />
circolo ermeneutica. È uno sforzo di riflessione non facile, soprattutto nelle condizioni dispersive<br />
della cultura attuale:<br />
“Perché l‟incontro con la Presenza originante sia possibile, la persona deve passare dalla<br />
dispersione alla concentrazione, dalla superficialità alla profondità, dalla molteplicità<br />
all‟unificazione” (J. MARTIN VELASCO, La experiencia cristiana de Dios, 30).<br />
Alla luce di queste istanze, è possibile illustrare meglio il compito della catechesi in<br />
riferimento all‟esperienza. Tale compito consiste in fondo nel comunicare esperienze e nell‟aiutare<br />
a fare esperienza. Più concretamente: nel cuore dell‟impegno catechistico si trova la capacità di<br />
suscitare e allargare esperienze, approfondire esperienze, comunicare esperienze, esprimere<br />
esperienze.<br />
vita<br />
esperienza<br />
catechesi
4.2. Catechesi familiare e narrativa (Tommaso Stenico)<br />
La famiglia, si sa, è il primo luogo dell'evangelizzazione e la prima responsabile<br />
dell'educazione.<br />
46<br />
4. ALLEGATI<br />
La catechesi in famiglia - come educazione cristiana e come pedagogia della fede - ha sue<br />
specificità che sono complementari a quella che si svolge in parrocchia, nei gruppi e in scuola, ma<br />
non è meno catechesi di questa, anzi ne rappresenta in un certo senso il modello ideale proprio per<br />
le sue note peculiari e uniche che la contraddistinguono.<br />
Caratteristiche della Catechesi Familiare<br />
4.2.1. Catechesi per la vita cristiana<br />
Sappiamo che uno degli sforzi più decisivi su cui si è misurato il rinnovamento della catechesi<br />
in questi ultimi decenni, è stato quello di portare la catechesi fuori dalle secche di un puro e<br />
semplice dottrinalismo astratto e concettuale, privo di aggancio con la vita e l'esperienza biblica ed<br />
ecclesiale. La catechesi è per la vita cristiana e suo fine è quello di unire strettamente fede e vita,<br />
culto ed esistenza nuova. La catechesi familiare offre il supporto e l'ambiente ideale per raggiungere<br />
questo fine. Si tratta infatti di una catechesi legata strettamente alla vita di ogni giorno, è vera<br />
scuola di vita da cui le nuove generazioni possono trarre un contenuto portante per conoscere,<br />
interiorizzare e vivere il messaggio evangelico, in un costante confronto tra Parola di Dio-vita,<br />
culto-esistenza, vocazione e missione.<br />
Pensiamo ad esempio al tema di Dio Creatore e Padre, a quello dei perdono, a Cristo Figlio<br />
dei Padre e nostro salvatore al Battesimo come nuova nascita o all'Eucaristia come cena o mensa<br />
dei Signore ... si tratta di contenuti catechistici che come tanti altri possono essere agevolmente<br />
trasmessi dai genitori non solo con l'insegnamento, ma con l'esperienza concreta del vissuto<br />
collegandoli a momenti, fatti, situazioni, luoghi o segni propri della vita familiare.<br />
In alcuni momenti forti poi il Magistero della vita così immediato nella famiglia, si avvale<br />
anche di quello della Parola e i genitori, esercitando il loro dono, comunicano in modo semplice e<br />
diretto le verità della fede, mostrandone la forte rilevanza che esse hanno con la vita. Si tratta di<br />
quegli eventi forti e critici che incidono profondamente nella realtà umana e spirituale della famiglia<br />
e sono snodi importanti nella educazione cristiana dei figli: pensiamo quando nasce una nuova vita<br />
in famiglia, quando qualche persona cara muore o è malata quando si ringrazia Dio per i doni<br />
ricevuti, quando ci si raccoglie nella preghiera , si sostiene la speranza in Dio per qualche prova.<br />
Non fa così anche Gesù per esempio, con la famiglia di Marta e Maria, in occasione delle<br />
morte del fratello Lazzaro, svolgendo una catechesi sulla risurrezione dei morti e sulla fede in Lui<br />
come vita e risurrezione?<br />
Al di là poi di questi momenti forti ma occasionali, diventa decisivo l'ambiente di casa che<br />
una famiglia riesce a creare. Un ambiente di relazioni vere e sincere dove ci sia spazio per il dialogo<br />
e la mutua comunicazione di affetti, sentimenti, parole e gesti; dove non domina regina la<br />
televisione che soffoca ogni discorso; dove ci si aiuta a crescere genitori e figli cercando di<br />
imparare gli uni dagli altri la via della libertà e della responsabilità; dove l'unico Maestro a cui tutti<br />
ci si affida è il Signore, anche se non si dice sempre Signore, Signore, ma si sa ricercare nei fatti la<br />
via del bene, dell'onestà, del perdono e della pace. Allora si sperimenta dal vivo il senso di Dio e la<br />
sua presenza.
47<br />
4. ALLEGATI<br />
Questo riferimento all'ambiente fa emergere un altro aspetto specifico della catechesi<br />
familiare. Essa non è a senso unico, dai genitori ai figli ma interessa tutti i membri della famiglia<br />
che ne sono attivi protagonisti. Pertanto intendiamo per catechesi familiare sia l'interscambio di<br />
fede e di spiritualità tra coniugi per consolidare il loro amore e scoprire sempre meglio il disegno di<br />
Dio sulla loro famiglia; l'evangelizzazione e la testimonianza dei genitori verso i figli, ma anche<br />
l'evangelizzazione e la testimonianza dei figli verso i genitori.<br />
Spesso sono proprio i figli che portano nella propria casa un soffio di vita spirituale e<br />
stimolano i genitori a ritrovare la via della preghiera e della partecipazione alla comunità; infine non<br />
è secondario il ruolo degli anziani che offrono il supporto spesso decisivo per la stessa educazione<br />
cristiana dei figli piccoli (quando i genitori lavorano entrambi ad esempio) e comunque<br />
rappresentano un fattore decisivo per il dialogo tra generazioni e la memoria viva delle radici su cui<br />
si innesta la storia di ogni famiglia e da cui trae origine e senso di vita per l'oggi e il suo futuro.<br />
4.2.2. Catechesi occasionale e diversificata<br />
La catechesi familiare ha un carattere per lo più occasionale e non sistematico e si avvale<br />
della capacità dei genitori di saper usufruire di ogni esperienza vitale per aprirla a Dio, alla sua<br />
scoperta e al suo volere. Tuttavia non è affatto escluso che ciò possa diventare anche itinerario di<br />
vera e propria catechesi organica se si aiuta la famiglia a inserirsi dentro un programma di pastorale<br />
catechistica stabilito e seguito dalla comunità e da catechisti preparati per questo tipo di esperienza.<br />
Non mancano in molte parrocchie questi tentativi che stanno dando ottimi frutti. Mi riferisco<br />
in particolare al periodo della preparazione ai sacramenti della iniziazione cristiana in cui la<br />
famiglia viene particolarmente sollecitata a partecipare anche direttamente all'itinerario dei figli. I<br />
modi e le forme sono varie ma non mancano anche comunità in cui rovesciando lo schema<br />
tradizionale che vede la parrocchia o la scuola in primo piano nella catechesi e la famiglia a latere<br />
come supporto e sostegno , sollecitano proprio i genitori a farsi carico della catechesi dei figli in<br />
casa secondo un programma stabilito d'intesa con la comunità. In tal caso una apposita équipe di<br />
catechisti segue passo passo i genitori con incontri sistematici ; questi a loro volta svolgono<br />
catechesi ai figli e il tutto confluisce in momenti forti, celebrativi comuni in parrocchia.<br />
Questa è certamente una via possibile che alcune Conferenze Episcopali stanno percorrendo<br />
con frutto da anni: ho presente la Chiesa del Cile dove la catechesi familiare è ormai diffusa a largo<br />
raggio in tutte le Diocesi e rappresenta una delle opzioni privilegiate per la iniziazione cristiana dei<br />
piccoli.<br />
Il coraggio di tentare vie nuove e di proporre alle famiglie itinerari di questo genere va<br />
sostenuto tuttavia da una approfondita preparazione dei pastori e dei catechisti ed esige molto tempo<br />
per l'accompagnamento, per adeguarsi ai tempi e ritmi propri della famiglia in un contesto<br />
industriale dove i tempi sono scarsissimi. Eppure credo che si dovrebbe osare di più e avere più<br />
fiducia nella stessa famiglia stimolandola a percorrere non da sola certo, ma in appositi gruppi tale<br />
esperienza molto arricchente per se stessa e per i figli. Questo del resto costringe anche ad<br />
impostare in maniera totalmente nuova la tradizionale struttura pastorale della iniziazione cristiana<br />
dei piccoli, nella parrocchia o nella scuola.<br />
Questo discorso tuttavia non deve farci dimenticare la necessaria differenziazione delle<br />
proposte catechistiche che la comunità cristiana deve mettere in atto verso la famiglia. La pluralità<br />
di famiglie che oggi avviciniamo o che in una prospettiva missionaria vanno avvicinate, obbliga a<br />
trovare vie diversificate per rispondere alle concrete esigenze di fede e di vita di ciascuna.<br />
Non possiamo chiedere a tutte le famiglie le stesse cose e offrire itinerari uniformi. Di fatto<br />
non esiste uno standard di famiglia modello, ma molteplici tipi ormai che esigono di essere<br />
accostate e evangelizzate secondo le pedagogia dell'ascolto, dell'accompagnamento, dei dialogo e<br />
della proposta graduale nei contenuti e nei tempi che sono in grado di accogliere.
48<br />
4. ALLEGATI<br />
Dal momento tuttavia che non c'è famiglia che non sia preoccupata della educazione religiosa<br />
e morale dei figli, è doveroso aiutare i genitori a vivere esperienze che permettano loro di scoprire i<br />
doni e le potenzialità umane e spirituali che possiedono e di cui spesso non prendono coscienza<br />
preferendo delegare ad altri tali compiti.<br />
Una scelta saggia è dunque quella di sviluppare nella comunità cristiana tre complementari<br />
vie e metodi pastorali:<br />
- una evangelizzazione e catechesi per la famiglia che la raggiunga là dove essa abita e opera<br />
(nella casa) o comunque offra ai suoi membri concrete possibilità di catechesi ed esperienze<br />
spirituali;<br />
- una evangelizzazione e catechesi con la famiglia che la solleciti a rendersi corresponsabile e<br />
protagonista della propria autoformazione cristiana e di quella dei figli;<br />
- una evangelizzazione e catechesi della famiglia in cui è questa che direttamente decide le<br />
vie, i tempi e modi appropriati per vivere nella propria casa ed esperienza di vita, la fede, la<br />
preghiera, la vera e propria comunicazione del messaggio cristiano ai figli e ad ogni suo membro.<br />
Tra gli itinerari differenziati non possiamo dimenticarne alcuni che oggi sono paradigmatici<br />
anche per la catechesi familiare. Mi limito a richiamarli per non perderne il valore che essi<br />
rappresentano anche per l'intera comunità:<br />
- le famiglie interconfessionali, dove l'esperienza ecumenica arricchisce l'educazione e la vita<br />
di fede di valori che rifluiscono poi non solo nella famiglia, ma nella comunità;<br />
- le famiglie con figli portatori di handicap dove la catechesi familiare necessita di un forte<br />
sostegno delle altre famiglie e della comunità;<br />
- le famiglie degli immigrati cristiani. La catechesi familiare in questo caso diviene anche<br />
veicolo di cultura e di tradizioni della propria identità cristiana;<br />
- le famiglie che hanno figli non battezzati e percorrono il cammino del catecumenato;<br />
- le famiglie in situazioni irregolari o in difficoltà sul piano morale e spirituale che pure<br />
chiedono i sacramenti per i figli: una situazione ormai molto diffusa e che sollecita la comunità a<br />
trovare vie di evangelizzazione appropriate che non spengano il lucignolo fumigante con "pretese"<br />
pure doverose sul piano giuridico e formale, ma prive di misericordia e spirito di vera accoglienza<br />
ricche invece di dialogo nella verità e nella carità.<br />
4.2.3. Catechesi aperta a esperienze di preghiera e di carità.<br />
La catechesi familiare è legata a momenti di preghiera e di azione caritativa. Una catechesi di<br />
vera iniziazione cristiana e di mistagogia non è separabile dall'esperienza liturgica e da quella<br />
caritativa nella comunità.<br />
Nella parrocchie in particolare ciò avviene agevolmente e con frutto. Anche la catechesi<br />
familiare non è isolata in se stessa, ma nel suo piccolo alveo vitale di ogni giorno permette di aprirsi<br />
a esperienze di preghiera e di carità.<br />
La preghiera familiare rappresenta lo sbocco naturale della catechesi in casa; i genitori - in<br />
quanto liturghi e sacerdoti nella propria casa - sono chiamati ad esercitare il loro dono guidando la<br />
preghiera ed educando i figli a pregare fin dalla più tenera età.<br />
La gioia e la fatica dei genitori sta nel trovare il modo, il momento, le forme e i gesti più<br />
appropriati per pregare svolgendo ad un tempo una catechesi sul significato delle parole e degli<br />
atteggiamenti della preghiera, collegandola sempre alla vita e alla Parola di Dio, alle feste e tempi<br />
liturgici più importanti della comunità. La domenica in particolare rappresenta il momento<br />
certamente più importante per la viva partecipazione della famiglia alla vita della comunità e alla<br />
liturgia.
49<br />
4. ALLEGATI<br />
Per molte famiglie tuttavia la domenica è vissuta fuori dell'ambiente usuale di abitazione e di<br />
parrocchia, per un doveroso svago dopo lo stress dei lavoro settimanale: per altre prevalgono<br />
interessi e scelte ritenute importanti e che assorbono gran parte della giornata (visita agli anziani,<br />
attività sportiva per i figli); per altre ancora resta l'impegno dei lavoro. Si impone pertanto una<br />
riconsiderazione delle priorità di vita per la famiglia e l'attivazione di vie pastorali che raggiungano<br />
la famiglia là dove essa si trova e permettano comunque di fare una esperienza spirituale e<br />
celebrativa per vivere il giorno del Signore come giorno di gioia e di incontro con lui; giorno di<br />
riconciliazione della famiglia in se stessa nel senso di riscatto dalla dispersione e dalla superficialità<br />
propria di tanti altri giorni della settimana carichi di lavoro, di affanni e rapporti veloci e spesso<br />
anonimi. Giorno in cui si possono ritessere quelle relazioni primarie di cui la famiglia è ancora<br />
portatrice e che ne esprimono la più forte potenzialità anche sul piano della fede.<br />
La domenica comunque, come ha ricordato con forza il Papa nella Lettera sul tema, va<br />
riscoperta e continuamente riproposta nei suoi contenuti fondamentali e nella sua ricchezza<br />
spirituale ed ecclesiale ma anche difesa e sostenuta sul piano culturale, sociale e politico.<br />
"Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi cosa tutto fate per la gloria di<br />
Dio in Cristo Gesù": l'espressione di Paolo ai Corinzi indica la via concreta della preghiera<br />
familiare nutrita dalla fede e resa testimonianza della vita, nuova nei comportamenti.<br />
Certo qui più che in altri campi dell'opera educativa, diventa decisiva la testimonianza e<br />
coerenza dei genitori. La catechesi familiare interpella e sfida la vita degli adulti e li porta a<br />
confrontarsi sempre meglio con se stessi e le scelte familiari perché corrispondano agli<br />
insegnamenti trasmessi.<br />
Apparirà così come i genitori catechisti e maestri in realtà sono anche loro primariamente<br />
discepoli dell'unico Maestro, il Cristo che li ammaestra con la sua Parola di verità e di vita.<br />
4.2.4. La catechesi familiare parte integrante di un unico progetto catechistico della<br />
comunità cristiana.<br />
La catechesi familiare non è isolata in se stessa, ma parte integrante di un progetto<br />
catechistico più ampio che la colloca dentro l'impegno della comunità cristiana verso la famiglia<br />
stessa e le nuove generazioni.<br />
Non è possibile ipotizzare l'avvio di una azione catechistica nelle case se la comunità non<br />
sviluppa primariamente un'azione pastorale appropriata con la famiglia e per la famiglia. Una<br />
pastorale della famiglia, che la veda protagonista in prima persona della propria crescita nella fede,<br />
ma anche responsabile di dare e ricevere dalla comunità tutto il sostegno di cui necessità per<br />
svolgere il suo compito educativo.<br />
Si impone qui un ripensamento di una tradizione che le parrocchie in particolare hanno via via<br />
consolidato organizzando il proprio servizio catechistico per fasce d'età: bambini, fanciulli e<br />
ragazzi, adolescenti e giovani, adulti.<br />
Spesso in tale impostazione prevale l'infantilizzazione e la specializzazione rispetto alla<br />
valorizzazione del soggetto famiglia che di per sé comprende tutte queste fasce e che invece resta in<br />
ombra e quasi ai margini della pastorale, come un supporto necessario, ma non centrale nella<br />
pastorale globale della comunità.<br />
Le singole specificità legate all'età o a itinerari pre-sacramentali o educativi prevalgono.<br />
Rimettere la famiglia in quanto tale in gioco significa cambiare questa cultura e mentalità nei<br />
pastori e nei catechisti innanzitutto, ma anche nelle stesse famiglie abituate da tempo a delegare alla<br />
scuola e alla parrocchia l'educazione religiosa e morale dei figli e tanto più la loro catechesi.<br />
E' dunque necessario che la pastorale della famiglia non sia pensata come un impegno in più o<br />
a latere di quella rivolta ai suoi singoli membri, ma al contrario sia considerato il contesto entro cui<br />
far emergere le specificità.
50<br />
4. ALLEGATI<br />
La cosa avviene già nei movimenti ecclesiali con buoni frutti. La catechesi familiare allora<br />
non apparirebbe un fatto a se stante e un po' originale ma la via e lo sbocco naturale di una pastorale<br />
di evangelizzazione che valorizza la famiglia come soggetto evangelizzante centrale e primario<br />
nella comunità.<br />
Inoltre si impone per la buona riuscita della catechesi familiare una adeguata e permanente<br />
formazione dei genitori ad essere veri catechisti dei figli. E questo necessita di una serie di impegni<br />
pastorali che attraversano diversi momenti in cui la famiglia è formata anche a questo compito.<br />
Penso agli itinerari di preparazione al sacramento del matrimonio, alla catechesi dei giovani e degli<br />
adulti, ai gruppi familiari agli incontri specifici con i genitori nell'accompagnamento dei figli ai<br />
sacramenti della iniziazione in particolare.<br />
Occorre pensare per questo a nuove figure di animatori catechistici che sostengano passo<br />
passo l'esperienza della catechesi familiare: si può ipotizzare un'équipe di catechisti (coppie di sposi<br />
in particolare) che affianchino i genitori o i gruppi di genitori disponibili a svolgere nella propria<br />
casa una esplicita esperienza di catechesi familiare d'intesa con la comunità. Questo<br />
accompagnamento - tipo padrinato - potrebbe essere proposto alle giovani coppie di sposi fin<br />
dall'inizio della loro esperienza matrimoniale e poi familiare.<br />
Si tratta di veri e propri catechisti degli adulti con una esperienza familiare alle spalle per<br />
poter indicare con concretezza le vie più appropriate allo svolgimento della catechesi familiare.<br />
4.2.5. Catechesi sostenuta dalla catechesi degli adulti: genitori e nonni.<br />
La catechesi familiare comporta una adeguata e sostenuta catechesi degli adulti rivolta ai<br />
genitori e ai nonni. Non è possibile infatti sviluppare una efficace azione evangelizzatrice e<br />
catechistica in famiglia se gli sposi e genitori cristiani e gli stessi anziani membri della famiglia,<br />
non sono sostenuti e motivati da una catechesi per loro, per nutrire la loro fede e speranza .<br />
Decisivo appare dunque il compito della catechesi degli adulti nella comunità, mediante i<br />
movimenti e i gruppi ecclesiali, con la molteplicità di vie e forme che oggi sono in atto nelle Chiese<br />
locali. I gruppi familiari in specie sono molto importanti in quanto permettono ai loro membri di<br />
affrontare via via le problematiche connesse alla vita familiare alla luce della fede e si sostengono a<br />
vicenda con la preghiera e l'amicizia Tuttavia è necessario che anche in queste esperienze non<br />
manchi l'attenzione a tutti i membri della famiglia, ragazzi e anziani in modo da favorire una<br />
crescita cristiana armonica e integrale dell'intera comunità familiare.<br />
Inoltre è opportuno che la catechesi svolta affronti non solo i temi propri della vocazione<br />
familiare, ma ogni altro aspetto della dottrina e della vita morale attinente alla maturità della fede<br />
adulta dei cristiano nel mondo.<br />
La catechesi degli adulti rappresenta senza dubbio la frontiera più importante su cui misurare<br />
l'impegno evangelizzante della Chiesa di oggi se vogliamo far sì che anche la famiglia cristiana<br />
possa resistere alle forti spinte disgregatrici che provengono dalla cultura e dalla società<br />
secolarizzata e cresca in una fede forte e missionaria per se stessa e per tante altre famiglie in crisi o<br />
in difficoltà, di cui è chiamata spesso a farsi carico.<br />
4.2.6. Catechesi come narratio historia salutis<br />
In sintesi, mi pare di poter dire che la catechesi familiare ha una peculiarità che è quella della<br />
narratio in tutta la pregnanza che tale termine ha nella Bibbia; è una catechesi di tipo biblico, come<br />
ci ricorda il libro dell'Esodo: “Quando tuo figlio un domani ti chiederà: «Che significa ciò?», tu gli<br />
risponderai: «Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto, dalla<br />
condizione servile. Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni<br />
primogenito nella terra d'Egitto: i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo<br />
io sacrifico al Signore ogni primo parto di sesso maschile e riscatto ogni primogenito dei miei<br />
discendenti». Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un pendaglio fra i tuoi occhi, poiché con
51<br />
4. ALLEGATI<br />
la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto” (Es 13,14-16).<br />
Si tratta di una catechesi che parte da un fatto di vita vissuto insieme nella famiglia dove si<br />
compiono gesti e si dicono parole che vanno spiegate ai figli in quanto patrimonio di valore da<br />
trasmettere di generazione in generazione. Una catechesi narrativa, legata alla memoria vitale,<br />
ricordata e celebrata nel culto. Una catechesi di esperienza della propria famiglia e del proprio<br />
popolo che viene riconsegnata alle nuove generazioni dai padri.<br />
La catechesi familiare si nutre soprattutto della lectio biblica, dell'accostamento alla Scrittura,<br />
il libro della catechesi che nutre la fede dei piccoli e dei grandi insieme nella propria casa come ci<br />
ricorda Paolo quando scrive a Timoteo: “Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero<br />
anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te. Tu però rimani<br />
saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e<br />
conosci le sacre Scritture fin dall'infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene<br />
mediante la fede in Cristo Gesù” (2Tm 1,5; 3,14-15).<br />
L'incontro con Gesù nelle Scritture rappresenta senza dubbio la via maestra che fin da piccoli<br />
può caratterizzare nella casa la catechesi. E' una scelta questa di cui oggi si prende sempre più<br />
coscienza e che si attua in vari modi e forme nelle comunità, soprattutto in occasione della<br />
iniziazione cristiana dei fanciulli.<br />
Tuttavia vorrei prendere questo spunto non come un codice fisso per tutte le famiglie, ma<br />
come un paradigma esemplare nel senso che esso ci indica un metodo concreto di catechesi che ha<br />
in se i tratti che ho ricordato:<br />
- legata alla vita;<br />
- occasionale, ma forte nel suo messaggio esistenziale e di fede;<br />
- aperta alla preghiera e all'impegno della carità;<br />
- partecipata da tutti i membri della famiglia nei rispettivi ruoli;<br />
- in un clima di dialogo e di comunicazione interpersonale;<br />
- integrata nella pastorale d'insieme.<br />
Si tratta dunque di una icona che va tenuta presente nell'impostare con varie forme e vie la<br />
catechesi familiare.
52<br />
4. ALLEGATI<br />
4.3. Ratzinger Card. Joseph. Intervento durante il convegno dei catechisti e dei<br />
docenti di religione<br />
Domenica, 10 Dicembre 2000<br />
La vita umana non si realizza da sé. La nostra vita è una questione aperta, un progetto<br />
incompleto ancora da completare e da realizzare. La domanda fondamentale di ogni uomo è: come<br />
si realizza questo - diventare uomo? Come si impara l'arte di vivere? Quale è la strada alla felicità?<br />
Evangelizzare vuol dire: mostrare questa strada - insegnare l'arte di vivere. Gesù dice<br />
nell'inizio della sua vita pubblica: Sono venuto per evangelizzare i poveri (Lc 4, 18); questo vuol<br />
dire: Io ho la risposta alla vostra domanda fondamentale; io vi mostro la strada della vita, la strada<br />
alla felicità - anzi: io sono questa strada. La povertà più profonda è l'incapacità di gioia, il tedio<br />
della vita considerata assurda e contraddittoria. Questa povertà è oggi molto diffusa, in forme ben<br />
diverse sia nelle società materialmente ricche sia anche nei paesi poveri. L'incapacità di gioia<br />
suppone e produce l'incapacità di amare, produce l'invidia, l'avarizia - tutti i vizi che devastano la<br />
vita dei singoli e il mondo. Perciò abbiamo bisogno di una nuova evangelizzazione - se l'arte di<br />
vivere rimane sconosciuta, tutto il resto non funziona più. Ma questa arte non è oggetto della<br />
scienza - questa arte la può comunicare solo chi ha la vita - colui che è il Vangelo in persona.<br />
4.3.1. Struttura e metodo nella nuova evangelizzazione<br />
4.3.1.1. La struttura<br />
Prima di parlare dei contenuti fondamentali della nuova evangelizzazione vorrei dire una<br />
parola sulla sua struttura e sul metodo adeguato. La Chiesa evangelizza sempre e non ha mai<br />
interrotto il cammino dell'evangelizzazione. Celebra ogni giorno il mistero eucaristico, amministra i<br />
sacramenti, annuncia la parola della vita - la parola di Dio, s'impegna per la giustizia e la carità. E<br />
questa evangelizzazione porta frutto: dà luce e gioia, dà il cammino della vita a tante persone; molti<br />
altri vivono, spesso senza saperlo, della luce e del calore risplendente da questa evangelizzazione<br />
permanente. Tuttavia osserviamo un processo progressivo di scristianizzazione e di perdita dei<br />
valori umani essenziali che è preoccupante. Gran parte dell'umanità di oggi non trova<br />
nell'evangelizzazione permanente della Chiesa il Vangelo, cioè la risposta convincente alla<br />
domanda: Come vivere?<br />
Perciò cerchiamo, oltre l'evangelizzazione permanente, mai interrotta, mai da interrompere,<br />
una nuova evangelizzazione, capace di farsi sentire da quel mondo, che non trova accesso<br />
all'evangelizzazione "classica". Tutti hanno bisogno del Vangelo; il Vangelo è destinato a tutti e non<br />
solo a un cerchio determinato e perciò siamo obbligati a cercare nuove vie per portare il Vangelo a<br />
tutti.<br />
Però qui si nasconde anche una tentazione - la tentazione dell'impazienza, la tentazione di<br />
cercare subito il grande successo, di cercare i grandi numeri. E questo non è il metodo di Dio. Per il<br />
regno di Dio e così per l'evangelizzazione, strumento e veicolo del regno di Dio, vale sempre la<br />
parabola del grano di senape (cfr. Mc 4, 31-32). Il Regno di Dio ricomincia sempre di nuovo sotto<br />
questo segno. Nuova evangelizzazione non può voler dire: Attirare subito con nuovi metodi più<br />
raffinati le grandi masse allontanatesi dalla Chiesa. No - non è questa la promessa della nuova<br />
evangelizzazione. Nuova evangelizzazione vuol dire: Non accontentarsi del fatto, che dal grano di<br />
senape è cresciuto il grande albero della Chiesa universale, non pensare che basti il fatto che nei<br />
suoi rami diversissimi uccelli possono trovare posto - ma osare di nuovo con l'umiltà del piccolo<br />
granello lasciando a Dio, quando e come crescerà (Mc 4, 26-29). Le grandi cose cominciano sempre<br />
dal granello piccolo ed i movimenti di massa sono sempre effimeri. Nella sua visione del processo<br />
dell'evoluzione Teilhard de Chardin parla del "bianco delle origini" (le blanc des origines): L'inizio<br />
delle nuove specie è invisibile ed introvabile per la ricerca scientifica. Le fonti sono nascoste -<br />
troppo piccole. Con altre parole: Le realtà grandi cominciano in umiltà. Lasciamo da parte, se e
53<br />
4. ALLEGATI<br />
fino a che punto Teilhard ha ragione con le sue teorie evoluzioniste; la legge delle origini invisibili<br />
dice una verità - una verità presente proprio nell'agire di Dio nella storia: "Non perché sei grande ti<br />
ho eletto, al contrario - sei il più piccolo dei popoli; ti ho eletto, perché ti amo..." dice Dio al popolo<br />
di Israele nell'Antico Testamento ed esprime così il paradosso fondamentale della storia della<br />
salvezza: Certo, Dio non conta con i grandi numeri; il potere esteriore non è il segno della sua<br />
presenza. Gran parte delle parabole di Gesù indicano questa struttura dell'agire divino e rispondono<br />
così alle preoccupazioni dei discepoli, i quali si aspettavano ben altri successi e segni dal Messia -<br />
successi del tipo offerto da Satana al Signore: Tutto questo - tutti i regni del mondo - ti do... (Mt 4,<br />
9). Certo, Paolo alla fine della sua vita ha avuto l'impressione di aver portato il Vangelo ai confini<br />
della terra, ma i cristiani erano piccole comunità disperse nel mondo, insignificanti secondo i criteri<br />
secolari. In realtà furono il germe che penetra dall'interno la pasta e portarono in sé il futuro del<br />
mondo (cfr. Mt 13, 33). Un vecchio proverbio dice: "Successo non è un nome di Dio". La nuova<br />
evangelizzazione deve sottomettersi al mistero del grano di senape e non pretendere di produrre<br />
subito il grande albero. Noi o viviamo troppo nella sicurezza del grande albero già esistente o<br />
nell'impazienza di avere un albero più grande, più vitale - dobbiamo invece accettare il mistero che<br />
la Chiesa è nello stesso tempo grande albero e piccolissimo grano. Nella storia della salvezza è<br />
sempre contemporaneamente Venerdì Santo e Domenica di Pasqua...<br />
4.3.1.2. Il metodo<br />
Da questa struttura della nuova evangelizzazione deriva anche il metodo giusto. Certo,<br />
dobbiamo usare in modo ragionevole i metodi moderni di farci ascoltare - o meglio: di rendere<br />
accessibile e comprensibile la voce del Signore... Non cerchiamo ascolto per noi - non vogliamo<br />
aumentare il potere e l'estensione delle nostre istituzioni, ma vogliamo servire al bene delle persone<br />
e dell'umanità dando spazio a Colui, che è la Vita. Questa espropriazione del proprio io offrendolo a<br />
Cristo per la salvezza degli uomini, è la condizione fondamentale del vero impegno per il Vangelo.<br />
"Io sono venuto nel nome del Padre mio, e non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio<br />
nome, lo ricevereste" dice il Signore (Gv 5, 43). Il contrassegno dell'Anticristo è il suo parlare nel<br />
proprio nome. Il segno del Figlio è la sua comunione col Padre. Il Figlio ci introduce nella<br />
comunione trinitaria, nel circolo dell'eterno amore, le cui persone sono "relazioni pure", l'atto puro<br />
del donarsi e dell'accogliersi. Il disegno trinitario - visibile nel Figlio, che non parla nel nome suo -<br />
mostra la forma di vita del vero evangelizzatore - anzi, evangelizzare non è semplicemente una<br />
forma di parlare, ma una forma di vivere: vivere nell'ascolto e farsi voce del Padre. "Non parlerà da<br />
sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito" dice il Signore sullo Spirito Santo (Gv 16, 13). Questa forma<br />
cristologica e pneumatologica dell'evangelizzazione è nello stesso tempo una forma ecclesiologica:<br />
Il Signore e lo Spirito costruiscono la Chiesa, si comunicano nella Chiesa. L'annuncio di Cristo,<br />
l'annuncio del Regno di Dio suppone l'ascolto della sua voce nella voce della Chiesa. "Non parlare<br />
nel nome proprio" significa: parlare nella missione della Chiesa...<br />
Da questa legge dell'espropriazione seguono conseguenze molto pratiche. Tutti i metodi<br />
ragionevoli e moralmente accettabili sono da studiare - è un dovere far uso di queste possibilità di<br />
comunicazione. Ma le parole e tutta l'arte della comunicazione non possono guadagnare la persona<br />
umana in quella profondità, alla quale deve arrivare il Vangelo. Pochi anni fa leggevo la biografia di<br />
un ottimo sacerdote del nostro secolo, Don Didimo, parroco di Bassano del Grappa. Nelle sue note<br />
si trovano parole d'oro, frutto di una vita di preghiera e di meditazione. Al nostro proposito dice<br />
Don Didimo, per esempio: "Gesù predicava nel giorno, di notte pregava". Con questa breve notizia<br />
voleva dire: Gesù doveva acquistare da Dio i discepoli. Lo stesso vale sempre. Non possiamo<br />
guadagnare noi gli uomini. Dobbiamo ottenerli da Dio per Dio. Tutti i metodi sono vuoti senza il<br />
fondamento della preghiera. La parola dell'annuncio deve sempre bagnare in una intensa vita di<br />
preghiera.<br />
Dobbiamo aggiungere un passo ulteriore. Gesù predicava di giorno, di notte pregava - questo<br />
non è tutto. La sua intera vita fu - come lo mostra in modo molto bello il Vangelo di s. Luca - un
54<br />
4. ALLEGATI<br />
cammino verso la croce, ascensione verso Gerusalemme. Gesù non ha redento il mondo tramite<br />
parole belle, ma con la sua sofferenza e la sua morte. Questa sua passione è la fonte inesauribile di<br />
vita per il mondo; la passione dà forza alla sua parola.<br />
Il Signore stesso - estendendo ed ampliando la parabola del grano di senape - ha formulato<br />
questa legge di fecondità nella parola del chicco di grano che muore, caduto in terra (Gv 12, 24).<br />
Anche questa legge è valida fino alla fine del mondo ed è - insieme col mistero del grano di senape<br />
- fondamentale per la nuova evangelizzazione. Tutta la storia lo dimostra. Sarebbe facile<br />
dimostrarlo nella storia del cristianesimo. Vorrei ricordare qui soltanto l'inizio dell'evangelizzazione<br />
nella vita di s. Paolo. Il successo della sua missione non fu frutto di una grande arte retorica o di<br />
prudenza pastorale; la fecondità fu legata alla sofferenza, alla comunione nella passione con Cristo<br />
(cfr. 1Cor 2, 1-5; 2 Cor 5, 7; 11, 10s; 11, 30; Gal 4, 12-14). "Nessun segno sarà dato, se non il<br />
segno di Giona profeta" ha detto il Signore. Il segno di Giona è il Cristo crocifisso - sono i<br />
testimoni, che completano "quello che manca ai patimenti di Cristo" (Col 1, 24). In tutti i periodi<br />
della storia si è sempre di nuovo verificata la parola di Tertulliano: È un seme il sangue dei martiri.<br />
Sant'Agostino dice lo stesso in modo molto bello, interpretando Gv 21, dove la profezia del<br />
martirio di Pietro e il mandato di pascere, cioè l'istituzione del suo primato sono intimamente<br />
connessi. Sant'Agostino commenta il testo Gv 21, 16 nel modo seguente: "Pasci le mie pecorelle",<br />
cioè soffri per le mie pecorelle (Sermo Guelf. 32 PLS 2, 640). Una madre non può dar la vita a un<br />
bambino senza sofferenza. Ogni parto esige sofferenza, è sofferenza, ed il divenire cristiano è un<br />
parto. Diciamolo ancora una volta con parole del Signore: Il regno di Dio esige violenza (Mt 11,<br />
12; Lc 16, 16), ma la violenza di Dio è la sofferenza, è la croce. Non possiamo dare vita ad altri,<br />
senza dare la nostra vita. Il processo di espropriazione sopra indicato è la forma concreta (espressa<br />
in tante forme diverse) di dare la propria vita. E pensiamo alla parola del Salvatore: "...chi perderà<br />
la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà..." (Mc 8, 36).<br />
4.3.2. I contenuti essenziali della nuova evangelizzazione<br />
4.3.2.1. Conversione<br />
Quanto ai contenuti della nuova evangelizzazione è innanzitutto da tener presente<br />
l'inscindibilità dell'Antico e del Nuovo Testamento. Il contenuto fondamentale dell'Antico<br />
Testamento è riassunto nel messaggio di Giovanni Battista: Convertitevi! Non c'è accesso a Gesù<br />
senza il Battista; non c'è possibilità di arrivare a Gesù senza risposta all'appello del precursore,<br />
anzi: Gesù ha assunto il messaggio di Giovanni nella sintesi della sua propria predicazione:<br />
Convertitevi e credete al Vangelo (Mc 1, 15). La parola greca per convertirsi significa: ripensare -<br />
mettere in questione il proprio ed il comune modo di vivere; lasciar entrare Dio nei criteri della<br />
propria vita; non giudicare più semplicemente secondo le opinioni correnti. Convertirsi significa di<br />
conseguenza: non vivere come vivono tutti, non fare come fanno tutti, non sentirsi giustificati in<br />
azioni dubbiose, ambigue, malvagie dal fatto che altri fanno lo stesso; cominciare a vedere la<br />
propria vita con gli occhi di Dio; cercare quindi il bene, anche se è scomodo; non puntare sul<br />
giudizio dei molti, degli uomini, ma sul giudizio di Dio - con altre parole: cercare un nuovo stile di<br />
vita, una vita nuova. Tutto questo non implica un moralismo; la riduzione del cristianesimo alla<br />
moralità perde di vista l'essenza del messaggio di Cristo: il dono di una nuova amicizia, il dono<br />
della comunione con Gesù e quindi con Dio. Chi si converte a Cristo non intende crearsi una<br />
autarchia morale sua, non pretende di costruire con le proprie forze la sua propria bontà.<br />
"Conversione" (Metanoia) significa proprio il contrario: uscire dall'autosufficienza, scoprire ed<br />
accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e dell'Altro, del suo perdono, della sua<br />
amicizia. La vita non convertita è autogiustificazione (io non sono peggiore degli altri); la<br />
conversione è l'umiltà dell'affidarsi all'amore dell'Altro, amore che diventa misura e criterio della<br />
mia propria vita.<br />
Qui dobbiamo tener presente anche l'aspetto sociale della conversione. Certo, la conversione è<br />
innanzitutto un atto personalissimo, è personalizzazione. Io mi separo dalla formula "vivere come
55<br />
4. ALLEGATI<br />
tutti" (non mi sento più giustificato dal fatto che tutti fanno quanto faccio io) e trovo davanti a Dio il<br />
mio proprio io, la mia responsabilità personale. Ma la vera personalizzazione è sempre anche una<br />
nuova e più profonda socializzazione. L'io si apre di nuovo al tu, in tutta la sua profondità, e così<br />
nasce un nuovo Noi. Se lo stile di vita diffuso nel mondo implica il pericolo della depersonalizzazione,<br />
del vivere non la mia propria vita, ma la vita di tutti gli altri, nella conversione<br />
deve realizzarsi un nuovo Noi del cammino comune con Dio. Annunciando la conversione<br />
dobbiamo anche offrire una comunità di vita, uno spazio comune del nuovo stile di vita.<br />
Evangelizzare non si può con sole parole; il vangelo crea vita, crea comunità di cammino; una<br />
conversione puramente individuale non ha consistenza...<br />
4.3.2.2. Il Regno di Dio<br />
Nella chiamata alla conversione è implicito - come sua condizione fondamentale - l'annuncio<br />
del Dio vivente. Il teocentrismo è fondamentale nel messaggio di Gesù e dev'essere anche il cuore<br />
della nuova evangelizzazione. La parola-chiave dell'annuncio di Gesù è: Regno di Dio. Ma Regno<br />
di Dio non è una cosa, una struttura sociale o politica, un'utopia. Il Regno di Dio è Dio. Regno di<br />
Dio vuol dire: Dio c'è. Dio vive. Dio è presente e agisce nel mondo, nella nostra - nella mia vita.<br />
Dio non è una lontana "causa ultima", Dio non è il "grande architetto" del deismo, che ha montato<br />
la macchina del mondo e starebbe adesso fuori - al contrario: Dio è la realtà più presente e decisiva<br />
in ogni atto della mia vita, in ogni momento della storia. Nella sua conferenza di congedo dalla sua<br />
cattedra nell'università di Münster il teologo J.B. Metz ha detto delle cose inaspettate dalla sua<br />
bocca. Metz in passato ci aveva insegnato l'antropocentrismo - il vero avvenimento del<br />
cristianesimo sarebbe stata la svolta antropologica, la secolarizzazione, la scoperta della secolarità<br />
del mondo. Poi ci ha insegnato la teologia politica - il carattere politico della fede; poi la "memoria<br />
pericolosa"; finalmente la teologia narrativa. Dopo questo cammino lungo e difficile ci dice oggi: Il<br />
vero problema del nostro tempo è la "Crisi di Dio", l'assenza di Dio, camuffata da una religiosità<br />
vuota. La teologia deve ritornare ad essere realmente teo-logia, un parlare di Dio e con Dio. Metz ha<br />
ragione: L'"unum necessarium" per l'uomo è Dio. Tutto cambia, se Dio c'è o se Dio non c'è.<br />
Purtroppo - anche noi cristiani viviamo spesso come se Dio non esistesse ("si Deus non daretur").<br />
Viviamo secondo lo slogan: Dio non c'è, e se c'è, non c'entra. Perciò l'evangelizzazione deve<br />
innanzitutto parlare di Dio, annunciare l'unico Dio vero: il Creatore - il Santificatore - il Giudice<br />
(cfr. il Catechismo della Chiesa cattolica).<br />
Anche qui è da tener presente l'aspetto pratico. Dio non si può far conoscere con le sole<br />
parole. Non si conosce una persona, se si sa di questa persona solo di seconda mano. Annunciare<br />
Dio è introdurre nella relazione con Dio: Insegnare a pregare. La preghiera è fede in atto. E solo<br />
nell'esperienza della vita con Dio appare anche l'evidenza della sua esistenza. Perciò sono così<br />
importanti le scuole di preghiera, di comunità di preghiera. C'è complementarità tra preghiera<br />
personale ("nella propria camera", solo davanti agli occhi di Dio), preghiera comune "paraliturgica"<br />
("religiosità popolare") e preghiera liturgica. Sì, la liturgia è innanzitutto preghiera; la sua<br />
specificità consiste nel fatto che il suo soggetto primario non siamo noi (come nella preghiera<br />
privata e nella religiosità popolare), ma Dio stesso - la liturgia è actio divina, Dio agisce e noi<br />
rispondiamo all'azione divina.<br />
Parlare di Dio e parlare con Dio devono sempre andare insieme. L'annuncio di Dio è guida<br />
alla comunione con Dio nella comunione fraterna, fondata e vivificata da Cristo. Perciò la liturgia (i<br />
sacramenti) non è un tema accanto alla predicazione del Dio vivente, ma la concretizzazione della<br />
nostra relazione con Dio. In questo contesto mi sia permessa una osservazione generale sulla<br />
questione liturgica. Il nostro modo di celebrare la liturgia è spesso troppo razionalista. La liturgia<br />
diventa insegnamento, il cui criterio è: farsi capire - la conseguenza è non di rado la banalizzazione<br />
del mistero, la prevalenza delle nostre parole, la ripetizione delle fraseologie che sembrano più<br />
accessibili e più gradevoli per la gente. Ma questo è un errore non soltanto teologico, ma anche<br />
psicologico e pastorale. L'onda dell'esoterismo, la diffusione di tecniche asiatiche di distensione e di
56<br />
4. ALLEGATI<br />
auto-svuotamento mostrano che nelle nostre liturgie manca qualcosa. Proprio nel nostro mondo di<br />
oggi abbiamo bisogno del silenzio, del mistero sopra-individuale, della bellezza. La liturgia non è<br />
l'invenzione del sacerdote celebrante o di un gruppo di specialisti; la liturgia (il "rito") è cresciuta in<br />
un processo organico nei secoli, porta in sé il frutto dell'esperienza di fede di tutte le generazioni.<br />
Anche se i partecipanti non capiscono forse tutte le singole parole, percepiscono il significato<br />
profondo, la presenza del mistero, che trascende tutte le parole. Non il celebrante è il centro<br />
dell'azione liturgica; il celebrante non sta davanti al popolo nel nome proprio - non parla da sé e per<br />
sé, ma "in persona Cristi". Non contano le capacità personali del celebrante, ma solo la sua fede,<br />
nella quale si fa trasparente Cristo. "Egli deve crescere, e io invece diminuire" (Gv 3, 30).<br />
4.3.2.3. Gesù Cristo<br />
Con questa riflessione il tema Dio si è già esteso e concretizzato nel tema Gesù Cristo: Solo<br />
in Cristo e tramite Cristo il tema Dio diventa realmente concreto: Cristo è Emanuele, il Dio-con-noi<br />
- la concretizzazione dell'"Io sono", la risposta al Deismo. Oggi la tentazione è grande di ridurre<br />
Gesù Cristo, il figlio di Dio solo a un Gesù storico, a un uomo puro. Non si nega necessariamente la<br />
divinità di Gesù, ma con certi metodi si distilla dalla Bibbia un Gesù a nostra misura, un Gesù<br />
possibile e comprensibile nei parametri della nostra storiografia. Ma questo "Gesù storico" è un<br />
artefatto, l'immagine dei suoi autori e non l'immagine del Dio vivente (cfr. 2Cor 4, 4s; Col 1,15).<br />
Non il Cristo della fede è un mito; il cosiddetto Gesù storico è una figura mitologica, autoinventata<br />
dai diversi interpreti. I duecento anni di storia del "Gesù storico" riflettono fedelmente la<br />
storia delle filosofie e delle ideologie di questo periodo.<br />
Non posso nei limiti di questa conferenza entrare nei contenuti dell'annuncio del Salvatore.<br />
Vorrei brevemente accennare a due aspetti importanti. Il primo è la sequela di Cristo - Cristo si<br />
offre come strada della mia vita. Sequela di Cristo non significa: imitare l'uomo Gesù. Un tale<br />
tentativo fallisce necessariamente - sarebbe un anacronismo. La sequela di Cristo ha una meta molto<br />
più alta: assimilarsi a Cristo, e cioè arrivare all'unione con Dio. Una tale parola suona forse strana<br />
nell'orecchio dell'uomo moderno. Ma in realtà abbiamo tutti la sete dell'infinito: di una libertà<br />
infinita, di una felicità senza limite. Tutta la storia delle rivoluzioni degli ultimi due secoli si spiega<br />
solo così. La droga si spiega solo così. L'uomo non si accontenta di soluzioni sotto il livello della<br />
divinizzazione. Ma tutte le strade offerte dal "serpente" (Gen 3, 5), cioè dalla sapienza mondana,<br />
falliscono. L'unica strada è la comunione con Cristo, realizzabile nella vita sacramentale. Sequela di<br />
Cristo non è un argomento di moralità, ma un tema "misterico" - un insieme di azione divina e di<br />
risposta nostra.<br />
Così troviamo presente nel tema sequela l'altro centro della cristologia, al quale volevo<br />
accennare: il mistero pasquale - la croce e la risurrezione. Nelle ricostruzioni del "Gesù storico" di<br />
solito il tema della croce è senza significato. In una interpretazione "borghese" diventa un incidente<br />
di per sé evitabile, senza valore teologico; in una interpretazione rivoluzionaria diventa la morte<br />
eroica di un ribelle. La verità è diversa. La croce appartiene al mistero divino - è espressione del suo<br />
amore fino alla fine (Gv 13, 1). La sequela di Cristo è partecipazione alla sua croce, unirsi al suo<br />
amore, alla trasformazione della nostra vita, che diventa nascita dell'uomo nuovo, creato secondo<br />
Dio (cfr. Ef 4,24). Chi omette la croce, omette l'essenza del cristianesimo (cfr. 1Cor 2,2).<br />
4.3.2.4. La vita eterna<br />
Un ultimo elemento centrale di ogni vera evangelizzazione è la vita eterna. Oggi dobbiamo<br />
con nuova forza nella vita quotidiana annunciare la nostra fede. Vorrei accennare qui soltanto ad un<br />
aspetto oggi spesso trascurato della predicazione di Gesù: L'annuncio del Regno di Dio è annuncio<br />
del Dio presente, del Dio che ci conosce, ci ascolta; del Dio che entra nella storia, per fare giustizia.<br />
Questa predicazione è perciò anche annuncio del giudizio, annuncio della nostra<br />
responsabilità. L'uomo non può fare o non fare ciò che vuole. Egli sarà giudicato. Egli deve rendere<br />
conto. Questa certezza ha valore per i potenti così come per i semplici. Ove essa è onorata, sono<br />
tracciati i limiti di ogni potere di questo mondo. Dio fa giustizia, e solo lui può ultimamente farlo. A
57<br />
4. ALLEGATI<br />
noi ciò riuscirà tanto più, quanto più saremo in grado di vivere sotto gli occhi di Dio e di<br />
comunicare al mondo la verità del giudizio. Così l'articolo di fede del giudizio, la sua forza di<br />
formazione delle coscienze, è un contenuto centrale del Vangelo ed è veramente una buona novella.<br />
Lo è per tutti coloro che soffrono sotto l'ingiustizia del mondo e cercano la giustizia. Si comprende<br />
così anche la connessione fra il Regno di Dio e i "poveri", i sofferenti e tutti coloro di cui parlano le<br />
beatitudini del discorso della montagna. Essi sono protetti dalla certezza del giudizio, dalla certezza,<br />
che c'è giustizia.<br />
Questo è il vero contenuto dell'articolo sul giudizio, su Dio giudice: C'è giustizia. Le<br />
ingiustizie del mondo non sono l'ultima parola della storia. C'è giustizia. Solo chi non vuole, che sia<br />
giustizia, può opporsi a questa verità. Se prendiamo sul serio il giudizio e la serietà della<br />
responsabilità che per noi ne scaturisce, comprendiamo bene l'altro aspetto di questo annuncio, cioè<br />
la redenzione, il fatto che Gesù nella croce assume i nostri peccati; che Dio stesso nella passione del<br />
Figlio si fa avvocato di noi peccatori, e rende così possibile la penitenza, la speranza al peccatore<br />
pentito, speranza espressa in modo meraviglioso nella parola di s. Giovanni: Davanti a Dio,<br />
rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. "Dio è più grande del nostro cuore<br />
e conosce tutto" (1Giov 3, 19s). La bontà di Dio è infinita, ma non dobbiamo ridurre questa bontà<br />
ad una leziosa sdolcinatura senza verità. Solo credendo al giusto giudizio di Dio, solo avendo fame<br />
e sete della giustizia (cfr. Mt 5, 6) apriamo il nostro cuore, la nostra vita alla misericordia divina. Si<br />
vede: Non è vero che la fede nella vita eterna rende insignificante la vita terrestre. Al contrario:<br />
Solo se la misura della nostra vita è l'eternità, anche questa vita sulla nostra terra è grande e il suo<br />
valore immenso.<br />
Dio non è il concorrente della nostra vita, ma il garante della nostra grandezza. Così<br />
ritorniamo al nostro punto di partenza: Dio. Se consideriamo bene il messaggio cristiano, non<br />
parliamo di un sacco di cose. Il messaggio cristiano è in realtà molto semplice. Parliamo di Dio e<br />
dell'uomo, e così diciamo tutto.
58<br />
4. ALLEGATI<br />
4.4. La morale come tentazione (Don Paulo de Azevedo)<br />
II Catechismo della Chiesa Cattolica è stato presentato dalla costituzione Fidei depositum<br />
come un servizio che il successore di Pietro ha voluto rendere alla Chiesa e come un dono ai pastori<br />
e ai fedeli. Trattasi di un testo di riferimento sicuro e "in modo tutto particolare per l'elaborazione<br />
dei catechismi locali" (n. 4).<br />
Così, quando nel 1993 è stata pubblicata la prima edizione in lingua portoghese del<br />
Catechismo della Chiesa Cattolica, in Brasile si è riacceso il dibattito sulla natura dei testi e<br />
manuali di catechesi. La Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) aveva pubblicato,<br />
già da dieci anni, un documento sulla catechesi, nel quale si può leggere il seguente giudizio, "le<br />
riconosciute diversità culturali e regionali del nostro paese ci inducono a pensare che un unico<br />
manuale di catechesi per tutto il Brasile non sarebbe fattibile, o quanto meno inadeguato". La<br />
pubblicazione di un catechismo per tutta la Chiesa sembra aver contraddetto questa opinione. Ciò<br />
che non si riteneva fattibile a un livello più semplice, come quello nazionale, si realizzò a livello<br />
universale.<br />
Il Catechismo, vero best seller nei primi anni, è stato accolto con gioia dai vescovi e dai fedeli<br />
delle chiese brasiliane, anche se qualcuno ha tentato di neutralizzare la sua influenza presentandolo<br />
semplicemente come una "banca dati" e suscitando in alcuni settori una certa allerta circa un<br />
"modello ecclesiale di neo-cristianità", una rinascita del "colonialismo" e del "fondamentalismo"<br />
catechistico.<br />
Dopo un po' di agitazione, ci si è resi conto che questi pericoli non esistevano, se non altro per<br />
il fatto che il testo del Catechismo supera di molto il livello medio di cultura del popolo brasiliano e<br />
chi lo riteneva un grande rischio si è trovato a combattere contro i mulini a vento. Anche qui si vede<br />
perché si insiste sull'elaborazione di testi catechetici adattati alle età e alle culture, senza i quali il<br />
servizio reso dal Catechismo non avrebbe molti risultati.<br />
Per tutto questo ci si chiede: qual è il modello di manuale catechistico voluto dalle Chiese<br />
brasiliane? Con la risposta a questa domanda si fondamenta anche la ragione per la quale si è<br />
giudicato "inadeguato" un catechismo nazionale per il Brasile.<br />
Il catechismo paradigmatico dovrebbe, secondo molti, essere scritto con un metodo che gli<br />
stessi vescovi brasiliani hanno chiamato, nel loro documento de 1983, di "principio di<br />
interazione" (CR 112). Con base in questo principio la fede e la vita, essendo messe in relazione e<br />
influenza reciproca, interagiscono e si modificano vicendevolmente.<br />
Questo principio di interazione non costituì una radicale novità nella storia della catechesi<br />
dell'America Latina; già nelle conclusioni della II Conferenza dell'Episcopato Latino-Americano a<br />
Medellin, nel 1968, si poteva leggere infatti: "Le situazioni storiche e le aspirazioni autenticamente<br />
umane sono parte indispensabile del contenuto della catechesi" (Catequese, 6). Ciò nondimeno, sarà<br />
soltanto in forza di questo documento dell'83 che il principio verrà divulgato fra i catechisti del<br />
Brasile fino a provocare quasi una trasformazione dell'obbiettivo specifico dell'attività catechetica:<br />
si partecipa alla catechesi, senz'altro, "per imparare a vivere ed attuare da cristiani", ma bisogna<br />
aggiungere - secondo lo stesso documento - che questo significa essere "agenti di trasformazione<br />
nella odierna società brasiliana".<br />
Quattro anni più tardi, un gruppo di esperti poté chiarire ulteriormente questa riflessione con<br />
la distinzione fra “metodo superficiale e metodo profondo di catechesi”. Una catechesi realizzata<br />
con un metodo superficiale avrebbe come finalità la sola educazione della persona. Il metodo<br />
profondo, invece, si proporrebbe la “trasformazione della società attraverso le comunità di fede”.<br />
Come mai si è arrivati a quello che qualcuno chiama vero sociologismo catechetico? Non<br />
credo sia giusto rinnovare l'ennesima accusa contro una "teologia della liberazione filocomunista",<br />
come se decenni di battaglia contro il marxismo ci avessero fatti migliori cristiani e testimoni più<br />
eroici della fede.<br />
La radice di questo fenomeno non la si trova né in Brasile, né in America Latina, ma in una
59<br />
4. ALLEGATI<br />
tentazione ricorrente che ha travagliato da tanti secoli l'occidente cristiano: la tentazione di essere<br />
storicamente rilevante.<br />
Quando si è fatto uomo il Verbo ci ha rivelato con quale amore Dio ci ama, un amore<br />
kenotico, un amore che risplende nell'irrilevanza crocifissa chiamata alla risurrezione. Nel deserto,<br />
però, Gesù è stato tentato ad abbandonare questa strada, assumendo la logica del potere, della<br />
rilevanza, dell'effetto. Oggi, anche noi, siamo tentati di seguire questa stessa logica mondana, ossia,<br />
di trasformare le pietre in pane.<br />
Vincere una tale tentazione, però, non è semplice. Come non voler trasformare pietre in pane,<br />
quando si vede un neonato patire la fame in braccio a sua madre denutrita? Come non voler<br />
trasformare la storia di morte di tanti “meninos de rua” in una storia di vita? Come seguire la strada<br />
dell'irrilevanza crocifissa davanti ad una famiglia che si frantuma perché il padre non trova lavoro?<br />
"Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane" (Lc 4,3).<br />
Come si è già detto, questa non è una tentazione soltanto delle chiese del Brasile, ma di tutti,<br />
soprattutto dell'occidente cristiano. A questo proposito vale la pena ricordare quanto detto da Enzo<br />
Bianchi, priore del Monastero di Bose: Si è fatto grande battaglia per non trasformare il<br />
cristianesimo dell'America Latina in una liberazione politica, ma poi, di fatto, in Europa lo si<br />
trasforma in una battaglia per i diritti dell'uomo, per un'amministrazione politica non corrotta, per<br />
una morale famigliare, per un'organizzazione della solidarietà e della filantropia... È importante<br />
ricordare che tutti questi aspetti non vanno tralasciati, ma il proprium del cristiano è la fede in<br />
Cristo. Certo, il cristianesimo comporta una morale, una prassi ispirata dal Vangelo, ma al suo<br />
centro c'è la fede nell'Uomo-Dio 54 . "Noi predichiamo Cristo crocifisso" (ICor 1,23).<br />
Sotto questo profilo la tentazione di trasformare le pietre in pane si traduce in una tendenza a<br />
ridurre il contenuto dell'annuncio cristiano e della catechesi ad una morale efficace.<br />
Questo è, poi, quello che l'uomo moderno si aspetta dalla Chiesa. L'illuminismo gli ha<br />
trasmesso in eredità una grande diffidenza davanti alla fede e ha trasformato molti cristiani in gente<br />
che si vergogna di credere. Così, da quando Rene Descartes ha annunciato in maniera sorprendente<br />
che la vita non poteva essere sospesa dal dubbio metodico ed ha deciso di seguire una morale par<br />
provision 55 , sono stati in molti a scoprire a cosa "serviva" la Chiesa. Essa serve finché è capace di<br />
dare alla società moderna una certa moralità, anche se par provision, nella attesa di qualcosa di<br />
meglio.<br />
Tutto questo appare come la riedizione della perenne tentazione della Chiesa in occidente,<br />
troppo presto fatta tutrice della società invasa dai barbari. Questa volta, però, ci confrontiamo con<br />
barbari istruiti, ma pur sempre barbari perché privi di una moralità ragionevole.<br />
È importante ribadire che qui non vogliamo delegittimare tutto il servizio che la Chiesa può e<br />
deve prestare alla società. È sempre in agguato, però, la tentazione di clericalismo che riduce la<br />
finalità della Chiesa ad un immanente "servizio al mondo", quasi che la stessa Chiesa avesse due<br />
scopi: uno mondano ed un altro escatologico. Ciò nonostante sappiamo che il rapporto fra Chiesa e<br />
mondo è molto più complesso. La Chiesa è lo stesso mondo in processo di trasfigurazione, essa è<br />
una ferita inguaribile per questo mondo e per la sua autosufficienza.<br />
Così si vede come, nel mondo delle incertezze morali, la Chiesa è diventata "utile", è<br />
diventata rilevante. Più utile ancora se si riesce, come in alcuni paesi, a mettere tutto l'accento della<br />
sua predicazione in una morale sociale.<br />
La Chiesa diventa strumento di un regno di Dio troppo presto identificato con questo mondo,<br />
libero dall'oppressione e dall'ingiustizia; una visione troppo ottimista dell'umano alla quale manca<br />
un po‟ di senso del tragico e del mistico. Questa strumentalizzazione della Chiesa è diventata così<br />
chiara da trasformare la condanna marxista - che vede nella religione una "sovrastruttura",<br />
54 E. BIANCHI, Ricominciare nell‟anima, nella Chiesa, nel mondo, Marietti, Genova 1992.<br />
55 R. DESCARTES, Discour, 3. Oeuvres philosophiques, ed. Alquié, Paris 1969, I, pp. 591-192.
60<br />
4. ALLEGATI<br />
un'"ideologia" - in approvazione, a condizione che si trasponga il contenuto della significatività<br />
religiosa al campo della prassi politico-sociale. La verità però è che quando si trasforma la religione<br />
in attivismo sociale, la società niente guadagna e la religione tutto perde.<br />
La catechesi deve ritornare allo specifico cristiano. Deve tornare alla fede nell'Uomo-Dio, per<br />
ridare alla prassi cristiana la sua vera identità di epifania della fede.<br />
La crescita delle sette e delle denominazioni pentecostali nei paesi latino-americani si spiega<br />
anche dal fatto che la nostra predicazione è stata ridotta ad una esortazione moralizzante.<br />
Non voglio qui azzardare delle spiegazioni semplicistiche, perché il fenomeno delle sette è<br />
sicuramente molto intricato e non penso che se ne possa dare un giudizio definitivo.<br />
Quando, però, si vedono attuare questi gruppi, ci si rende conto che esiste una caratteristica<br />
comune a tutti: sono persone con la chiara coscienza di dover trasmettere il loro credo e, nel caso<br />
dei cristiani, la loro fede.<br />
Per la maggioranza dei cattolici, invece, non è così. I nostri presbiteri, catechisti e agenti<br />
pastorali si muovono ancora in una specie di "illusione della catechesi". Si suppone la fede delle<br />
persone che frequentano la liturgia, le riunioni, le varie attività parrocchiali. Da questa supposizione<br />
si passa subito alle solite esortazioni morali, che non hanno nessun effetto positivo, anzi,<br />
scoraggiano. La fede però non si suppone, ma si trasmette. E cosi si vede come, sotto la mentalità<br />
dell'efficacia, la Chiesa perde l'unica efficacia che potrebbe avere: quella di trasformare i cuori.<br />
I fedeli di questo grande continente latino-americano, che annovera un terzo di tutti i cattolici<br />
del mondo, hanno, in verità, bisogno di una catechesi kerymatica che sia capace di trasmettere,<br />
oppure, di aumentare la fede. Non possiamo ovviamente fermarci al primo annuncio, ma non<br />
possiamo neanche farne a meno. La catechesi può essere anche il luogo dell'incontro con Dio.<br />
In Brasile questo spiega anche il successo di alcuni movimenti, tra i quali il rinnovamento<br />
carismatico, che sono fra i pochi gruppi organizzati che hanno ancora il coraggio di fare missione.<br />
Al contrario, le strutture ecclesiali tradizionali sembrano appesantite sotto il giogo della cattiva<br />
coscienza di origine europea. Per loro l'atto evangelizzatore, accusato di essere strumento del<br />
colonialismo europeo, è diventato difficile e faticoso.<br />
L'elaborazione di catechismi locali sarebbe forse l'occasione di ripristinare, in Brasile,<br />
l'identità del catechismo come libro della fede e dello Spirito. Ma questo impone un cambio<br />
metodologico il cui punto di partenza sia l'equilibrio della divino-umanità.<br />
Con questo convincimento, concludiamo citando Olivier Clément, augurandoci che le parole<br />
di questo figlio dell'oriente siano profezia della vittoria dell'occidente sulle sue tentazioni.<br />
"Il cristianesimo del XXI secolo non sarà né un moralismo, né un pietismo ma l'annuncio -<br />
che chiama a una santità creatrice - della vittoria di Cristo sulla morte e sull'inferno [...]<br />
Una spiritualità creatrice - in base alla quale più ci si immerge in Dio, più si diventa<br />
responsabili degli uomini - costituisce la vera infrastruttura della storia (per riprendere,<br />
capovolgendolo, il vocabolario marxista).<br />
Nella divino-umanità, il divino non assorbe e non schiaccia l'umano, così come anche<br />
l'umano, per affermare se stesso, non ha bisogno di eliminare il divino. Per riprendere la grande<br />
affermazione dei padri greci, "Dio si è fatto uomo perché l'uomo possa diventare Dio", cioè uomo in<br />
pienezza, capace di amare e di creare in pienezza" 56 .<br />
1999, 61-62.<br />
56 CLÉMENT OLIVIER, II potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista. Magnano, Edizioni Qiqajon,
4.5. Cenni bibliografici<br />
4.5.1. Documenti del Magistero Ecclesiastico Universale (e sigle)<br />
61<br />
4. ALLEGATI<br />
DS DENZINGER H. – SCHÖNMETZER A., Enchiridion Symbolorum, Herder, Roma 1967 34 .<br />
LG CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen gentium» (21 novembre<br />
1964).<br />
DV CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione «Dei Verbum» (18<br />
novembre 1965).<br />
GS CONCILIO VATICANO II, Costituzione pastorale «Gaudium et spes» (1965).<br />
CCC GIOVANNI PAOLO II, Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />
Vaticano1992.<br />
CD GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica «Catechesi tradendae» (16 ottobre 1979), Libreria<br />
Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1979.<br />
CIC Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1983).<br />
DGC CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Direttorio Generale per la catechesi,<br />
(15 agosto 1997), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano1997.<br />
Dir Pr CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio per il ministero e la vita dei Presbiteri, Giovedì<br />
Santo 1994), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1994.<br />
EN PAOLO VI, Esortazione apostolica «Evangelii nuntiandi» (8 dicembre 1975), Libreria Editrice<br />
Vaticana, Città del Vaticano 1975.<br />
FC GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica «Familiaris consortio» (21 novembre 1981),<br />
Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1981.<br />
FR GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica «Fides et ratio» circa i rapporti tra fede e ragione (15<br />
ottobre 1998), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano1998.<br />
LF GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle famiglie: 1994 Anno della famiglia (2 febbraio 1994), Libreria<br />
Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1994.<br />
MD GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica «Mulieris dignitatem» sulla dignità e vocazione<br />
della donna (15 agosto 1988), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1988.<br />
VS GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica «Veritatis splendor» (6 agosto 1993), Libreria Editrice<br />
Vaticana, Città del Vaticano 1993.<br />
CCC-C BENEDETTO XVI, Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, Libreria Editrice Vaticana -<br />
San Paolo, Città Del Vaticano - Cinisello Balsamo (Milano) 2005.<br />
DCE BENEDETTO XVI, Lettera Enciclica «Deus caritas est» ai Vescovi, ai Presbiteri e ai Diaconi,<br />
alle persone consacrate e a tutti i fedeli laici sull‟amore cristiano (25 gennaio 2006), Libreria<br />
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religione santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1991.<br />
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di religione santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1991.<br />
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di religione santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1991.<br />
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INDICE<br />
75<br />
INDICE<br />
L‟ANNUNCIO DELLA <strong>MORALE</strong> CRISTIANA Morale e catechesi per una pastorale<br />
incarnata ............................................................................................................................ 3<br />
Presentazione .......................................................................................................................... 3<br />
1. PARTE PRIMA La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica ........................... 5<br />
1.1. L‟interrogativo problematico del rapporto annuncio cristiano e vita morale .................. 5<br />
1.1.1. Formulazione del nucleo problematico .................................................................... 5<br />
1.1.1.1. Annuncio cristiano e morale nella vita della Chiesa ......................................... 5<br />
1.1.1.2. Annuncio cristiano e morale nella coscienza dei credenti ................................. 5<br />
1.1.1.3. Annuncio cristiano e morale nella riflessione teologica .................................... 5<br />
1.1.1.4. Annuncio cristiano e morale nella riflessione pastorale (+ le altre discipline<br />
coinvolte da una impostazione interdisciplinare) ...................................... 5<br />
1.1.1.5. Annuncio cristiano e negli studi del “San Tommaso” ....................................... 5<br />
1.2. Il dialogo tra teologia morale e annuncio cristiano come «auditus fidei» dell‟esperienza<br />
storica della comunità cristiana a partire dal kerigma come “vita nuova in Cristo” .... 5<br />
1.2.1. Il Nuovo Testamento ................................................................................................ 5<br />
1.2.1.1. La vita morale nel NT come kerigma che fonda l‟«auditus fidei» .................... 5<br />
1.2.1.2. L‟annuncio cristiano .......................................................................................... 6<br />
1.2.1.3. Il rapporto tra ethos e annuncio del NT della “vita nuova in Cristo” ................ 6<br />
1.2.1.4. L‟apporto fondamentale del NT ........................................................................ 6<br />
1.2.2. I Padri della Chiesa ................................................................................................... 7<br />
1.2.2.1. Annuncio e catechesi… ..................................................................................... 7<br />
1.2.2.2. Annuncio e catecumenato… .............................................................................. 7<br />
1.2.2.3 Elaborazione di “monografie” su singoli problemi di fede e di vita morale… .. 7<br />
1.2.2.4. Dalla vita alla riflessione. La centralità dell‟altare che unifica “lex orandi. lex<br />
credendi, lex vivendi”. ............................................................................... 7<br />
1.2.3. I “Libri Paenitenziales” ............................................................................................ 7<br />
1.2.3.1. Divorzio tra annuncio e vita dovuto alla trasformazione socio-politica ............ 8<br />
1.2.3.2. Alterato il rapporto fra fede-vita-sacramenti (situazione ecclesiale, sociopolitica...<br />
) .................................................................................................. 8<br />
1.2.4. Dai Padri alla Scolastica ........................................................................................... 9<br />
1.2.4.1. Il „primo catechismo‟ ......................................................................................... 9<br />
1.2.4.2. Nel XII secolo appaiono i primi “manuali catechistici” .................................... 9<br />
1.2.4.3. Ugo di S. Vittore ................................................................................................ 9<br />
1.1.2.4. Dai Padri alla Scolastica: prospettiva aperta per la morale e la catechesi ......... 9<br />
1.2.5. La sintesi scolastica ................................................................................................ 11<br />
4.2.5.1. La teologia come „intellectus fidei‟… ............................................................. 11<br />
1.2.5.2. I contenuti e l‟organicità… .............................................................................. 11<br />
1.2.5.3. Il problematico rapporto tra fede-vita-sacramenti… ....................................... 11<br />
1.2.5.4. San Tommaso d‟Aquino: ................................................................................. 12<br />
1.2.6. Le “Summae” per i confessori ................................................................................ 12<br />
1.2.6.1. Valore per la maturazione della scienza morale .............................................. 12<br />
1.2.6.2. I contenuti: i „casi‟ e il prontuario di riflessione .............................................. 12<br />
1.2.6.3. La morale viene ulteriormente sganciata dall‟annuncio cristiano ................... 12<br />
1.2.6.4. Sintesi. Dal Medioevo al Concilio di Trento ................................................... 13
76<br />
INDICE<br />
1.2.7. Il Concilio di Trento (1545-1563) .......................................................................... 13<br />
1.2.7.1. Scienza morale e “seminari diocesani”… ........................................................ 13<br />
1.2.7.2. Il significato del “Catechismus ad parochos”. ................................................. 14<br />
1.2.7.3. Rinascita del “catechismo” teologico e libresco .............................................. 16<br />
1.2.8. Dal Concilio di Trento al Vaticano II ..................................................................... 16<br />
1.2.8.1. La teologia morale .......................................................................................... 16<br />
1.2.8.2. I catechismi: ..................................................................................................... 16<br />
1.2.8.3. L‟azione catechistica di S. Pio X: .................................................................... 17<br />
1.3. Visione d‟insieme degli elementi emergenti oggi dall‟«auditus fidei» della “vita nuova<br />
in Cristo”. ................................................................................................................... 19<br />
1.3.1. Il kerigma è legato indissolubilmente ad un evento di salvezza............................. 19<br />
1.3.2. Il kerigma-annuncio sollecita ed attua necessariamente molteplici rapporti: ......... 19<br />
1.3.3. Il kerigma e la pastorale .......................................................................................... 19<br />
1.3.4. Il kerigma e la catechesi ......................................................................................... 19<br />
1.3.5. Il kerigma e la vita liturgico-sacramentale ............................................................. 19<br />
1.3.6. Il kerigma come contenuto unificante i momenti sacramentali e catechistici nella<br />
vita del credente ..................................................................................................... 20<br />
1.3.7. Il kerigma come premessa per la conversione e la vita nuova in Cristo ................ 20<br />
2. PARTE SECONDA Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio<br />
cristiano aperto alla catechesi .......................................................................................... 21<br />
2.2. La riflessione teologico-morale unificata dal principio unificante “La vita nuova in<br />
Cristo = e)n Xristw?= kainh\ kti/sij?=” (Gal 6,15) ................................................ 21<br />
2.2.1. La fondazione e la scelta del metodo ..................................................................... 21<br />
2.2.1.1. Una premessa: i livelli del sapere .................................................................... 21<br />
2.2.1.2. Descrizione generica della „scienza‟................................................................ 22<br />
2.2.1.3. La teologia morale, in quanto teologia, è “scienza della fede”........................ 22<br />
2.2.1.4. La complessità del carattere scientifico della teologia morale ........................ 22<br />
2.2.2. I fondamenti ............................................................................................................ 23<br />
2.2.2.1. Orizzonte globale dell‟ethos: rapporto tra teoria e prassi ................................ 23<br />
2.2.2.2. Le tre leggi che maturano la “vita nuova in Cristo” (lex credendi, lex orandi,<br />
lex vivendi) stanno alla base dell‟ethos cristiano .................................... 25<br />
2.2.2.3. La Parola di Dio è “norma normans” per l‟ortodossia e l‟ortoprassi cristiana 26<br />
2.2.3. L‟elaborazione organica della teologia morale… aperta al futuro ........................ 26<br />
2.2.3.1. L‟impostazione tomista ................................................................................... 26<br />
2.2.3.2. L‟impostazione alfonsiana ............................................................................... 26<br />
2.2.3.3. L‟impostazione personalista ............................................................................ 27<br />
2.2.3.4. L‟impostazione post-moderna ......................................................................... 27<br />
2.3. La riflessione catechetica fondata, in quanto scienza, sul principio unificante “La vita<br />
nuova in Cristo” .......................................................................................................... 27<br />
2.3.1. Epistemologia catechetica ...................................................................................... 27<br />
2.3.1.1. Statuto scientifico della catechetica ................................................................. 27<br />
2.3.1.2. Le modalità della interdisciplinarità ................................................................ 28<br />
2.3.1.3. I limiti della propria ricerca scientifica ............................................................ 28<br />
2.3.2. Principi per elaborare una catechesi morale ispirata a interdisciplinarità ............. 28<br />
2.3.2.1. La “vita nuova in Cristo” realizza nella riflessione catechetica l‟armonia tra<br />
lex credendi, lex orandi, lex vivendi ....................................................... 28<br />
2.3.2.2. La catechetica assume l‟idea-madre della “vita nuova in Cristo” come<br />
principio sotteso alla circolarità sempre più ampia dell‟annuncio .......... 28<br />
2.3.2.3. L‟idea-madre “vita nuova in Cristo” specifica il rapporto tra la catechetica e<br />
l‟attenzione pastorale alle varie categorie di catechizzandi .................... 28
77<br />
INDICE<br />
2.4. “La vita nuova in Cristo” come principio unificante il rapporto tra la catechetica e la<br />
riflessione teologico-morale ...................................................................................... 29<br />
2.4.1. Il dialogo interdisciplinare tra teologia morale, scienza normativa, e la catechetica,<br />
scienza della comunicazione [pedagogica] ............................................................ 29<br />
2.4.2. L‟interdisciplinarità perfeziona il metodo scientifico della teologia morale e della<br />
catechetica.............................................................................................................. 29<br />
2.4.3. L‟interdisciplinarità e i contenuti della teologia morale e della catechetica .......... 30<br />
2.5. I criteri di elaborazione .................................................................................................. 31<br />
2.5.1. Rilettura di alcuni documenti del Magistero sulla catechesi .................................. 31<br />
2.5.1.1. Il CCC: Giovanni Paolo II, Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria<br />
Editrice Vaticana, Città del Vaticano1992. ............................................. 31<br />
2.5.1.2. Il RdC: CEI, Il rinnovamento della catechesi, Roma 1970 (2.a ed. 1988) ...... 32<br />
2.5.1.3. Il DCG: SACRA CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio catechistico<br />
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2.5.1.4. Il DGC: CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio Generale per la catechesi,<br />
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2.5.2. Come elaborare i contenuti morali della catechesi ................................................. 35<br />
2.5.2.1. Gli obiettivi metodologici ................................................................................ 35<br />
2.5.2.2. Le due fonti da cui attingere i contenuti morali ............................................... 35<br />
2.5.2.3. Articolazione dei contenuti morali in prospettiva di annuncio ........................ 35<br />
2.5.2.4. I tre principi di riflessione scientifica sui contenuti morali della catechesi .... 35<br />
2.6. La mediazione molteplice della comunità ecclesiale .................................................... 38<br />
2.7. Ipotesi di catechesi morale ispirate alle tre formule brevi di fede di K. Rahner .......... 38<br />
2.7.1. Una formula breve teologica .................................................................................. 38<br />
2.7.2. Una formula breve antropologica ........................................................................... 39<br />
2.7.3. Una formula breve futurologica ............................................................................. 40<br />
3. PARTE TERZA Per un laboratorio che verifica il rapporto interdisciplinare tra morale<br />
cristiana e annuncio catechistico alla luce della “nuova vita in Cristo” ......................... 41<br />
3.1. Verifica del dialogo interdisciplinare (esplicito o implicito) nei manuali di teologia<br />
morale e di catechetica ............................................................................................... 41<br />
3.1.1. FUCHS Josef. Esiste una morale cristiana?, Herder-Morcelliana, Roma-Brescia<br />
1970. ...................................................................................................................... 41<br />
3.1.2. GATTI Guido, Manuale di teologia morale, Elle Di Ci, Leumann (Torino)2001. . 41<br />
3.1.3. GOFFI Tullo –PIANA Giannino (a cura di), Corso di morale, 5 volumi, Queriniana,<br />
Brescia 1989-1995. ................................................................................................ 41<br />
3.1.4. GÜNTHÖR Anselm, Chiamata e risposta. Una nuova teologia morale. I. Morale<br />
generale, Paoline, Roma 1974, pp. 186-189. ........................................................ 41<br />
3.1.5. HÄRING Bernard, Liberi e fedeli in Cristo, 3 vol., San Paolo, Cinisello Balsamo<br />
(Milano) 1980-1982. .............................................................................................. 41<br />
3.1.6. LORENZETTI Luigi, Trattato di etica teologica, 3 volumi, Dehoniane, Bologna<br />
1992 2 . ..................................................................................................................... 41<br />
3.1.7. MAUSBACH Giuseppe, Teologia morale, Paoline, Alba 1957. (!). ......................... 41<br />
3.1.8. PALAZZINI Pietro, Avviamento allo studio della morale cristiana, Istituto di<br />
teologia a distanza – Centro Ut unum sint”, Roma 1983 3 ..................................... 41<br />
3.1.9. VIDAL Marciano, Manuale di teologia teologica, 3 volumi, Cittadella, Assisi 1994-<br />
1997. ...................................................................................................................... 41<br />
3.1.10. ALBERICH Emilio, La catechesi oggi. Manuale di catechetica fondamentale, Elle<br />
Di Ci, Leumann (Torino) 2001. ............................................................................. 41<br />
3.1.11. COLOMB Joseph, Al servizio della fede. Manuale di catechetica, Elle Di Ci,<br />
Leumann (Torino) 1969. ........................................................................................ 41
78<br />
INDICE<br />
3.1.12. CRAVOTTA Giovanni - RUTA Giuseppe, Catechetica come scienza, Coop. S.<br />
Tom., Messina 2009. ............................................................................................. 41<br />
3.1.13. EXELER Adolf, L‟educazione religiosa. Un itinerario di maturazione dell‟uomo,<br />
Elle Di Ci, Leumann (Torino)1990. ...................................................................... 41<br />
3.1.14. FOSSION André Fossion (a cura di), Manuale di catechesi. (a cura di), Manuale di<br />
catechesi, Vol. I. Per giovani e adulti, Borla Roma 1987. .................................... 41<br />
3.1.15. FOSSION André (a cura di), Manuale di catechesi, Vol II. Il Vangelo per i giovani<br />
dai 14 ai 16 anni, Borla, Roma 1988. .................................................................... 41<br />
3.1.16. GEVAERT Josef, Studiare catechetica (a cura di U.Montisci), LAS, Roma 2009.41<br />
3.1.17. ROMANO Antonino (ed.), Guidati dalla Parola nei luoghi della vita. La catechesi<br />
tra rivelazione e segni dei tempi, Coop. S. Tom., Messina 2009. ......................... 41<br />
3.1.18. ROMANO Antonino, Teologia della catechesi, [Pro manuscripto], S. Tommaso,<br />
Messina 2009. ........................................................................................................ 42<br />
3.1.19. TRENTI Zelindo, L‟educazione alla fede. Saggio di pedagogia religiosa, Elle Di<br />
Ci, Leumann (Torino) 2000. .................................................................................. 42<br />
3.1.20. ZUPPA Pio, La catechesi: eco della parola e interprete della speranza, Urbaniana<br />
University Press, Roma 2007. ............................................................................... 42<br />
3.2. Verifica del dialogo interdisciplinare riscontrabile negli articoli di teologia morale e nei<br />
sussidi per la catechesi ............................................................................................... 42<br />
3.2.1. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Catechesi” ...................................... 42<br />
3.2.2. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Lumen Vitae” ................................ 42<br />
3.2.3. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Teologia Morale” .......... 42<br />
3.2.4. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Pastorale Liturgica” ...... 42<br />
3.2.5. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Catechisti parrocchiali” ................. 42<br />
3.2.6. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Dossier catechista” ........................ 42<br />
3.2.7. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Insegnare religione” ...................... 42<br />
3.2.8. Interventi su catechesi e morale nella rivista “L‟ora di religione” ......................... 42<br />
3.2.9. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Note di Pastorale giovanile” .......... 42<br />
3.2.10. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Religione. Educazione e<br />
suola” ..................................................................................................................... 42<br />
3.2.11. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Evangelizzare” ............................. 42<br />
3.2.12. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Viva Verità e Vita” ...................... 42<br />
3.3. Conclusione. Le prospettive interdisciplinari tra teologia morale e catechetica<br />
nell‟elaborazione dei contenuti morali della catechesi ............................................... 42<br />
3.3.1. Fecondità del dialogo interdisciplinare tra teologia morale e catechetica .............. 42<br />
3.3.2. Fedeltà e creatività nei criteri di elaborazione ........................................................ 42<br />
3.3.2.1. Rilettura dei recenti documenti del Magistero sulla catechesi ........................ 42<br />
3.3.2.2. Fedeltà nei principi e attenzione ai “segni dei tempi” nell‟elaborare i contenuti<br />
morali della catechesi .............................................................................. 42<br />
3.3.2.3. La mediazione molteplice e profetica della comunità ecclesiale ..................... 42<br />
3.3.2.4. Uno sguardo all‟Ipotesi di catechesi morale ispirata alle tre formule brevi di<br />
fede di K. Rahner .................................................................................... 42<br />
4. ALLEGATI .......................................................................................................................... 43<br />
4.1. Cinque modelli di catechesi esperienziale ..................................................................... 43<br />
4.1.1. Modello di catechesi come semplice trasmissione di oggettivazioni religiose ...... 43<br />
4.1.2. Modello di catechesi come riflessione su fatti o problemi di vita .......................... 43<br />
4.1.3. Modello di catechesi come applicazione della dottrina alla vita ............................ 44<br />
4.1.4. Modello di catechesi come «passaggio» dalla vita alla fede .................................. 44<br />
4.1.5. Modello di catechesi come approfondimento-identificazione della propria<br />
esperienza con le esperienze cristiane ................................................................... 44
79<br />
INDICE<br />
4.2. Catechesi familiare e narrativa (Tommaso Stenico) ...................................................... 46<br />
4.2.1. Catechesi per la vita cristiana ................................................................................. 46<br />
4.2.2. Catechesi occasionale e diversificata ..................................................................... 47<br />
4.2.4. La catechesi familiare parte integrante di un unico progetto catechistico della<br />
comunità cristiana. ................................................................................................. 49<br />
4.2.5. Catechesi sostenuta dalla catechesi degli adulti: genitori e nonni. ......................... 50<br />
4.2.6. Catechesi come narratio historia salutis ................................................................ 50<br />
4.3. Ratzinger Card. Joseph. Intervento durante il convegno dei catechisti e dei docenti di<br />
religione ...................................................................................................................... 52<br />
4.3.1. Struttura e metodo nella nuova evangelizzazione .................................................. 52<br />
4.3.1.1. La struttura ....................................................................................................... 52<br />
4.3.1.2. Il metodo .......................................................................................................... 53<br />
4.3.2. I contenuti essenziali della nuova evangelizzazione .............................................. 54<br />
4.3.2.1. Conversione ..................................................................................................... 54<br />
4.3.2.2. Il Regno di Dio ................................................................................................ 55<br />
4.3.2.3. Gesù Cristo ...................................................................................................... 56<br />
4.3.2.4. La vita eterna ................................................................................................... 56<br />
4.4. La morale come tentazione (Don Paulo de Azevedo) .................................................... 58<br />
4.5. Cenni bibliografici ......................................................................................................... 61<br />
4.5.1. Documenti del Magistero Ecclesiastico Universale (e sigle) ............................. 61<br />
4.5.2. Documenti e Testi della Chiesa Italiana (e sigle) ............................................... 62<br />
4.5.3. Monografie e Studi ............................................................................................. 63<br />
INDICE ................................................................................................................................. 75