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MORALE E CATECHESI - ITST

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ISTITUTO TEOLOGICO “SAN TOMMASO”<br />

BIENNIO DI SPECIALIZZAZIONE IN CATECHETICA<br />

<strong>MORALE</strong> E <strong>CATECHESI</strong><br />

PER UN ANNUNCIO CULTURALMENTE<br />

INCARNATO<br />

Don Raimondo FRATTALLONE, SDB<br />

Anno Accademico 2011-2012


2<br />

Presentazione


L’ANNUNCIO DELLA <strong>MORALE</strong> CRISTIANA<br />

Morale e catechesi per una pastorale incarnata<br />

3<br />

Presentazione<br />

Presentazione<br />

Al dottore della Legge, desideroso di entrare nella vita eterna, messo di fronte al comando assoluto<br />

dell‟amore fraterno, chiedeva: «Chi è il mio prossimo?», Gesù, dopo aver narrato la parabola del Buon<br />

Samaritano (cfr. Lc 10,25-37), enunciava il principio della “vita nuova” che avrebbe animato l‟esistenza di<br />

quanti seguiranno il Maestro Divino: “Va' e anche tu fa' così!” (Lc 10,37).<br />

L‟annuncio della morale cristiana trova il suo fondamento ultimo nella stessa persona di Cristo, Parola<br />

eterna di Dio, fatta carne per la nostra salvezza, inserita vitalmente nel tessuto dell‟intera umanità, pronta ad<br />

entrare in comunione trasformante con ogni credente e con i gruppi umani che la accolgono come elemento<br />

basilare delle loro culture.<br />

La presenza irradiante del Cristo che permea di sé tutta l‟umanità, specifica, illuminandoli,<br />

gl‟interrogativi etici che sorgono impellenti nel cuore di ogni persona: “Che cosa è bene e che cosa è male?<br />

Perché il bene è bene e il male è male? Se io, che ho conosciuto e accolto il Cristo nella mia vita, come devo<br />

rendere operante il dono della fede nelle mie decisioni quotidiane?”.<br />

La lettura attenta del Vangelo, mettendoci a contatto diretto con il messaggio del Cristo, ci insegna a<br />

vivere in coerenza con il dono della fede e con le esigenze sempre nuove del dono della carità. All‟incontro<br />

personale con il Cristo che parla attraverso la Sacra Scrittura, si aggiunge la riflessione e la condivisione che<br />

i fedeli operano all‟interno delle comunità ecclesiali, dove la Lectio Divina sostiene l‟incarnazione della<br />

comunità nel tessuto vivo della società e della cultura ambientale, e facilita il cammino ideale verso la<br />

«civiltà dell‟amore».<br />

La riflessione teologica dei moralisti, arricchita e guidata dall‟apporto del Vaticano II, ha rivisitato lo<br />

statuto epistemologico della teologia morale, soprattutto per i rapporti interdisciplinari che la rendono più<br />

illuminante e maggiormente efficace per l‟esistenza umana e cristiana. Richiamiamo i cardini del<br />

rinnovamento che il Concilio richiedeva alla teologia morale: «Si ponga speciale cura nel perfezionare la<br />

Teologia morale, in modo che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla Sacra Scrittura,<br />

illustri l'altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita<br />

del mondo» (OT 16).<br />

Il rinnovamento della riflessione teologico-morale si è reso più urgente a motivo dei cambiamenti<br />

rapidi e profondi che non cessano di investire violentemente la società moderna e la cultura contemporanea.<br />

Dal punto di vista pastorale, i risultati scientifici della riflessione etica sono chiamati in causa dai<br />

problemi e dalle situazioni, che investono l‟umanità o le singole persone, sia per determinarne la loro natura<br />

di bene o di male in sé, oppure per le singole persone o per il futuro dell‟umanità, sia per stabilirne il grado<br />

di libertà e di responsabilità con cui agiscono gli uomini. Conoscere i condizionamenti all‟agire libero<br />

dell‟uomo è una premessa indispensabile per ogni progetto pastorale e, più ampiamente, per il futuro stesso<br />

dell‟umanità.<br />

Perciò la teologia morale, che procede oggi nella sua ricerca scientifica accogliendo le istanze e le<br />

indicazioni del Vaticano II e del magistero ecclesiale, non può non tradurre i contenuti acquisiti dal suo<br />

lavoro scientifico, ripesandoli come un messaggio di salvezza indispensabile all‟uomo d‟oggi. Prendendo la<br />

persona come punto ideale di riferimento, viene a delinearsi quell‟orizzonte unitario di riflessione<br />

interdisciplinare verso il quale convergono sia le discipline teologico-pastorali, con particolare rilevanza alle<br />

discipline connesse con la catechetica, sia la complessa e articolata riflessione propria dell‟ambito dalla<br />

teologia morale.<br />

Le pagine seguenti tenteranno di illuminare il dialogo interdisciplinare che sorge e si sviluppa da<br />

questo orizzonte. La teologia morale, in particolare, dovrà contribuire alla ricerca scientifica sia nella fase<br />

illuminativa dove la serietà della ricerca garantisca la validità delle conclusioni raggiunte, sia nella fase<br />

progettuativa e attuativa, dove i contributi delle diverse discipline confluiscono nella prassi della vita<br />

cristiana, dove fede, preghiera e vita, si unificano nella verità ultima della “vita in Cristo”.


4<br />

Presentazione<br />

Il cammino pastorale centrato sulla «nuova evangelizzazione» esige un‟apertura ininterrotta al dialogo<br />

interdisciplinare e una flessibilità attenta ai “segni dei tempi” che sorgono dalla società, dalla cultura<br />

circostante e dai grandi avvenimenti che modificano il corso della storia. Pur immersi in un mondo<br />

perennemente in trasformazione, anzi proprio per questo motivo, è più urgente l‟istanza di poter disporre di<br />

punti scientificamente certi sia nel campo delle verità di fede, sia nei valori e nei principi della morale<br />

cristiana.<br />

Nel dialogo interdisciplinare tra morale e catechesi, occorrerà riconoscere che esiste un nodo<br />

problematico che occorre sempre tenere in conto: da parte della riflessione morale, il fatto misterioso della<br />

unicità della persona con la sua libertà, e da parte della catechesi il fatto che l‟intervento originale del<br />

catechista nel momento dell‟annuncio è quasi un capolavoro d‟arte comunicativa, sempre nuovo e<br />

irripetibile. Ne consegue che sia la scienza morale, sia la riflessione sull'annuncio cristiano devono rimanere<br />

in atteggiamento di mutuo ascolto interdisciplinare per essere coerenti con il messaggio di Cristo, che salva<br />

«adesso-qui». Altrimenti si correrà il rischio di vanificare la forza salvifica l'annuncio, o di rimanere<br />

impigliati in una sterile riflessione morale; l‟efficacia dell‟annuncio morale richiederà un contatto stretto con<br />

il vissuto dell'uomo contemporaneo e con i dinamismi vitali della comunità ecclesiale luogo di salvezza in<br />

Cristo.<br />

Ringrazio l‟ex-Preside, il prof. Don Giovanni Russo, e l‟attuale Preside, Prof. Francesco Di Natale, e i<br />

colleghi dell‟Istituto San Tommaso di Messina, Aggregato alla Facoltà di Teologia della Università<br />

Pontificia Salesiana di Roma, dei suggerimenti e dell‟incoraggiamento datimi nel pubblicare il presente<br />

manuale (che vedrà la luce non appena possibile). Estendo il mio ringraziamento anche agli studenti che, nel<br />

corso degli anni passati, hanno frequentato le mie lezioni di “Morale e Catechesi”, perché il dialogo fraterno,<br />

intercorso nell‟approfondire il rapporto tra morale e catechetica, ha certamente affinato la mia sensibilità<br />

pastorale ed ha migliorato la mia attenzione alle problematiche dei giovani d‟oggi.<br />

Auguro a quanti avranno tra le mani il presente volume di ricevere un arricchente stimolo per la loro<br />

prassi pastorale, sia nel settore della vita morale, sia nell‟attività pastorale dell‟annuncio catechistico. La<br />

riscoperta quotidiana (mai conclusa!), della centralità del mistero di Cristo, riaccenda in ognuno di noi la<br />

gioia di essere, in mezzo ai nostri fratelli, strumento e rivelazione del dono della “vita nuova” (Gal 6,15),<br />

dove fede, morale e preghiera si saldano insieme in “Cristo che mi ha amato e ha consegnato se stesso per<br />

me” (cfr. Gal 2,20).<br />

Don Raimondo Frattallone, SDB<br />

Messina, 15 agosto 2011, Solennità di Maria Assunta in cielo.


5<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

1.1. L‟interrogativo problematico del rapporto annuncio cristiano e vita morale<br />

1.1.1. Formulazione del nucleo problematico<br />

La riflessione sul rapporto tra morale e annuncio cristiano sarà tanto più vera ed efficace,<br />

quanto più si porrà in ascolto con l‟orizzonte ecclesiale per assumerne una urgente istanza connessa<br />

con la vita delle comunità cristiane e con le coscienze dei singoli credenti …<br />

Tentiamo una possibile formalizzazione del nucleo problematico che dà origine ad un<br />

complesso rapporto tra morale e annuncio cristiano (in particolare con il fatto della catechesi sia in<br />

quanto essa è chiamata ad elaborare progetti catechistici, sia in quanto essa è un evento globale<br />

dell‟annuncio cristiano).<br />

In sintesi: “Possono dialogare i due orizzonti della morale e dell‟annuncio cristiano con i<br />

rispettivi contenuti? Se ci poniamo in una prospettiva pastorale, l‟interrogativo esiste e si<br />

differenzia a seconda dei livelli dove sorge. Analizziamone alcuni.<br />

1.1.1.1. Annuncio cristiano e morale nella vita della Chiesa<br />

1.1.1.2. Annuncio cristiano e morale nella coscienza dei credenti<br />

1.1.1.3. Annuncio cristiano e morale nella riflessione teologica<br />

1.1.1.4. Annuncio cristiano e morale nella riflessione pastorale (+ le altre<br />

discipline coinvolte da una impostazione interdisciplinare)<br />

1.1.1.5. Annuncio cristiano e negli studi del “San Tommaso”<br />

1.2. Il dialogo tra teologia morale e annuncio cristiano come «auditus fidei»<br />

dell‟esperienza storica della comunità cristiana a partire dal kerigma come<br />

“vita nuova in Cristo”<br />

Premessa. Il concetto globale di “kérigma” abbraccia i tre elementi della “nuova vita in<br />

Cristo”: fede-preghiera-morale (e le tre «leges»!).<br />

1.2.1. Il Nuovo Testamento<br />

1.2.1.1. La vita morale nel NT come kerigma che fonda l‟«auditus fidei»<br />

* Il messaggio evangelico della “vita nuova in Cristo” si presenta con una forza unitaria della<br />

radicazione del NT nell‟ AT (Mt 5,17-48)<br />

* Il kerigma , nucleo del NT, entra anche in dialettica con le filosofie correnti (es Gal 5,17ss)<br />

* L‟unica finalità dell‟annuncio kerigmatico della “vita nuova in Cristo” si differenzia e si<br />

struttura nei vari “libri” del NT in corrispondenza con le “finalità” proprie di ogni composizione<br />

(cfr. Rm, Ef, Eb...)<br />

* Dal “vangelo” ai “vangeli”: la fede nella “vita nuova in Cristo” costruisce le nuove<br />

comunità cristiane…<br />

* Annuncio e decisione dì fede. Le prime professioni di fede in Cristo concentrate nei termini<br />

che identificano la Persona del Verbo fatto carne (Cristo - Messia - Unto; Signore – Kurios –<br />

Adonai…, ecc.) come verità che indica i diversi aspetti dell‟unico mistero: la “vita nuova in Cristo”


6<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

che afferra il singolo credente e l‟intera comunità<br />

* Il NT: l‟auditus fidei coincide con il contatto diretto con il Cristo, l‟Emmanuele – il Diocon-noi.<br />

La fede in Cristo è simile e deriva dalla fede dell‟AT, che è “ascolto-obbedienzaaffidamento-amore”<br />

totale e profondo nei confronti di Dio (cfr. Mt 5,17-48).<br />

* Il NT mette in luce il ruolo essenziale di mediazione svolto dalla prima comunità dei<br />

seguaci del Maestro: paradigma di ogni fede in Cristo, connessa permanentemente con la Comunità<br />

ecclesiale (Corpo mistico del Cristo e prolungamento della Sua incarnazione salvifica!) …<br />

* Cfr. L‟impostazione cristologica, pneumatologia ed ecclesiale di tutto il libro degli Atti degli<br />

Apostoli (cfr. pure 1Pt 3,18-4-6!) .<br />

1.2.1.2. L‟annuncio cristiano<br />

* Nel NT annuncio cristiano in genere: parte dal kerigma e si sviluppa allargandosi nelle<br />

ulteriori verità salvifiche (cfr. gerarchia delle verità!)<br />

* Il nucleo essenziale comprende: 1) fede = la persona di Cristo; 2) la morale = la vita nuova<br />

in Cristo a partire dal comandamento dell‟amore; 3) preghiera = il Pater noster cuore del dinamismo<br />

sacramentale.<br />

1.2.1.3. Il rapporto tra ethos e annuncio del NT della “vita nuova in Cristo”<br />

* Nel NT troviamo le tracce primordiali del rapporto tra morale e annuncio catechistico, che<br />

si articolerà sempre più lungo la storia della Chiesa.<br />

* Due esempi:<br />

1) Il Discorso di Pietro il mattino di Pentecoste (At 2,14-48): Cristo risorto è presente e agisce<br />

con l‟invio dello Spirito Santo la comunità dei credenti (con Maria!) è trasformata intimamente<br />

dal fuoco dello Spirito il fuoco dell‟Amore salvifico ridesta l‟energia apostolica per la salvezza<br />

del mondo il primo messaggio degli Apostoli: Convertitevi e credete nel Cristo gli uditori si<br />

lasciarono configgere il cuore quel giorno furono battezzati tremila persone.<br />

2) Paolo indica il cammino cristiano della comunità di Corinto afflitta da divisioni interne<br />

(1Cor 1,10-18): “Vi esorto pertanto, fratelli, per il nome del Signore nostro Gesù Cristo, a essere<br />

tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero<br />

e di sentire. Infatti a vostro riguardo, fratelli, mi è stato segnalato dai familiari di Cloe che tra<br />

voi vi sono discordie. 12 Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece<br />

sono di Apollo", "Io invece di Cefa", "E io di Cristo". È forse diviso il Cristo? Paolo è stato forse<br />

crocifisso per voi? O siete stati battezzati nel nome di Paolo? Ringrazio Dio di non avere battezzato<br />

nessuno di voi, eccetto Crispo e Gaio, perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio<br />

nome. Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefanàs, ma degli altri non so se io abbia battezzato<br />

qualcuno. Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con<br />

sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo. La parola della croce infatti è<br />

stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio”.<br />

1.2.1.4. L‟apporto fondamentale del NT<br />

Uno sguardo riassuntivo sulle riflessioni fatte sul NT 1 ci permette di giungere alle seguenti<br />

conclusioni.<br />

a) La fondazione kerigmatica dell'ethos cristiano si opera a partire dagli eventi salvifici legati alla<br />

Persona di Gesù e più direttamente al mistero della sua Pasqua di morte, risurrezione e all'invio dello<br />

Spirito Santo sulla Chiesa.<br />

Il cristiano vive il senso di appartenenza alla comunità ecclesiale, come inserimento nel Corpo<br />

1 Non prendiamo in esame gli altri scritti del NT, che approfondiscono quanto abbiamo dedotto fino ad ora dal<br />

NT o apportano elementi nuovi integrativi, per non allargare eccessivamente la trattazione che mira a ricostruire gli elementi<br />

portanti del kerigma neotestamentario in riferimento alla vita morale. Per tali approfondimenti rimandiamo ai commenti dei<br />

vari libri del NT e agli studi di teologia morale biblica.


7<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

mistico di Cristo; il rapporto misterico con il Padre, il Figlio e lo Spirito, iniziato con la conversione, la<br />

fede in Cristo e con il battesimo, rende il credente aperto al dinamismo della carità che egli riceve<br />

continuamente da Dio e che lo spinge ad amare, con il cuore di Dio, anche i nemici.<br />

La presenza del Cristo e il dono dello Spirito imprimono all'esistenza cristiana il dinamismo<br />

escatologico tra il «già» della venuta del Signore e il «non ancora» dell'attesa del suo ritorno.<br />

Il cristiano «nuova creatura» vive, quindi, un rapporto ambivalente con il mondo: di fronte alle<br />

espressioni di ostilità che possono giungere fino alla persecuzione, il cristiano risponde con la coerenza<br />

della sua vita fino al martirio; di fronte al mondo smarrito nel peccato che attende l'annuncio della salvezza, il<br />

cristiano diventa prolungamento della Parola e dei gesti di Cristo. La luce del Cristo permetterà, più<br />

concretamente, al giudeo di ricomprendere le Scritture al di là della lettera fino a trasformare la «legge»<br />

come il «pedagogo» che conduce al Cristo; e al pagano di rileggere nel fondo del suo cuore<br />

l'anelito a raggiungere un'esperienza autentica di Dio e del bene.<br />

b) Gli atteggiamenti e i contenuti morali, fondati sull'annuncio cristiano, sono presentati talvolta<br />

occasionalmente e talvolta in forma più organizzata. Essi possono riguardare le virtù della singola<br />

persona, i rapporti familiari, oppure la comunità ecclesiale con le sue relazioni con il mondo pagano<br />

circostante. Tali atteggiamenti verranno approfonditi man mano che il credente prosegue nel suo cammino di<br />

crescente assimilazione a Cristo, che inizia con il primo atto di fede e la conversione, e matura fino a far<br />

esclamare con Paolo: «Per me vivere è Cristo!» (Gal 2,20).<br />

1.2.2. I Padri della Chiesa<br />

1.2.2.1. Annuncio e catechesi…<br />

L‟idea fondamentale è quella della nostra deificazione in Cristo (cfr. S.Atanasio!): il Cristo<br />

non è soltanto Colui che si è incarnato per noi, ma Colui che rimane il „lievito‟ del mondo e che<br />

continua ad armonizzare l‟universo creato…<br />

1.2.2.2. Annuncio e catecumenato…<br />

Dal kerigma al catecumenato, alla pedagogia e alla vita…<br />

1.2.2.3 Elaborazione di “monografie” su singoli problemi di fede e di vita<br />

morale…<br />

Le monografie di argomento morale, oltre ad essere uno specchio storico che riproduce<br />

fedelmente la problematica interna ed esterna della comunità ecclesiale, ci mostrano come avviene<br />

l'attualizzazione del metodo di riflessione teologico-pastorale, quando si deve tradurre in prassi cristiana;<br />

in queste monografie la parenesi cede sovente il passo alla riflessione dottrinale; invece nelle «omelie», e<br />

spesso anche nei «commenti» alla S. Scrittura, la parenesi torna a prevalere sulla fredda riflessione.<br />

1.2.2.4. Dalla vita alla riflessione. La centralità dell‟altare che unifica “lex orandi.<br />

lex credendi, lex vivendi”.<br />

Terminiamo queste nostre riflessioni sul periodo patristico che va dal II al IV secolo, sottolineando<br />

un atteggiamento della scuola alessandrina nei confronti del mondo pagano. La ricchezza culturale del<br />

paganesimo andava di pari passo con la corruzione dei costumi; la luce del Vangelo, che completa la<br />

ricchezza della cultura, non rigetta nulla se non ciò che è male; invece essa «purifica, rettifica e<br />

soprattutto orienta tutto verso Dio» 2 . Tale attitudine di dialogo pastorale è una conquista che dovrà<br />

sempre ispirare l'evangelizzazione e la catechesi della Chiesa.<br />

1.2.3. I “Libri Paenitenziales”<br />

La riflessione sulla vita morale e la conseguente prassi sacramentaria subiscono un particolare<br />

2 Cfr. J. DANIÉLOU - R. Du CHARLAT, La catéchèse aux premiers siècles, Paris, Fayard-Mame 1968, p. 154.


8<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

approfondimento per mezzo dei «libri paenitentiales». Il Vogel li descrive con le seguenti espressioni:<br />

«Sono collezioni di canoni più o meno vaste, in cui si trovano elencate le varie penitenze<br />

(mortificazioni, preghiere, digiuni, elemosine, ecc.) che si possono imporre ai peccatori, secondo la natura<br />

ed il numero delle colpe commesse. Semplici tariffe proporzionanti la riparazione alla colpa, all'inizio, i<br />

penitenziali divengono in seguito trattati completi ad uso dei confessori» 3 .<br />

Il periodo storico in cui essi furono prodotti si estende dal 450 circa, data dei canoni del Sinodo<br />

di san Patrizio, 4 al 1140, data del Decretum di Graziano che chiude l'epoca dei libri penitenziali 5 .<br />

1.2.3.1. Divorzio tra annuncio e vita dovuto alla trasformazione socio-politica<br />

II quadro storico di riferimento è costituito, oltre che dalla decadenza dell'Impero romano,<br />

dalle trasmigrazioni dei popoli barbari e dal sorgere di nuove unità etniche nazionali, dalla progressiva e<br />

sistematica evangelizzazione di tutta l'Europa. In questo periodo, dal momento che la maggior parte degli<br />

adulti era stata battezzata, il catecumenato perde il suo significato primitivo di preparazione catechisticamistagogica<br />

«per tappe» alla recezione del battesimo degli adulti.<br />

1.2.3.2. Alterato il rapporto fra fede-vita-sacramenti (situazione ecclesiale, sociopolitica...<br />

)<br />

Dal periodo dei Padri al Medioevo, oltre che il battesimo, anche il sacramento della penitenza<br />

subisce una profonda evoluzione, dovuta sia alle condizioni socio-culturali delle popolazioni<br />

europee, sia alla mutata pastorale della Chiesa nel settore dell'annuncio della Parola, della celebrazione<br />

dei sacramenti e della stessa organizzazione ecclesiale 6 .<br />

I «libri penitenziali» vanno collocati nel contesto più ampio della pastorale ecclesiale del<br />

Medioevo che prevedeva alcune forme tipiche di annuncio della Parola. In seguito alla crisi del<br />

catecumenato degli adulti, dal V secolo in avanti, mentre per i pagani ancora non convertiti prosegue<br />

l'opera della evangelizzazione, per i fedeli adulti già convertiti assume una crescente importanza la<br />

predicazione non solo nelle feste e nelle domeniche, ma anche nella celebrazione quotidiana di lodi e<br />

vespri 7 .<br />

Per quanto concerne l‟annuncio morale, rileviamo innanzitutto che esso costituisce una parte<br />

notevole della catechesi medievale, anche se è scarsa o nulla la sua fondazione sulla S. Scrittura o<br />

sulla celebrazione liturgico-sacramentale. La preoccupazione di offrire un insegnamento proporzionato<br />

alle capacità limitate dei fanciulli sgancia il momento dell'annuncio dalla esperienza viva e globale della<br />

liturgia, ed esalta eccessivamente la dimensione dottrinale-mnemonica della dottrina rispetto alla<br />

dimensione vitale, comunitaria e spirituale.<br />

L'equilibrio raggiunto nell'epoca patristica tra «lex credendi, lex vivendi, lex orandi» si è<br />

incrinato; e la decadenza liturgica, soprattutto per quanto concerne la penitenza e il catecumenato, con gli<br />

spostamenti di accento dal piano della «communio» a quello giuridico nella stessa celebrazione del<br />

sacramento, renderanno sempre più remoto il momento dell'annuncio del messaggio cristiano dal<br />

momento della sintesi personale di fede nella vita del cristiano.<br />

D'altra parte va riconosciuto alla Chiesa il merito di aver ripensato radicalmente la sua<br />

pastorale per renderla idonea all'annuncio di salvezza sia per gli adulti delle popolazioni barbariche,<br />

sia per i fanciulli battezzati ancora piccoli e bisognosi quindi di istruzione e di esperienza ecclesiale. Se<br />

nell'epoca patristica la centralità pastorale spettava alla cattedra del vescovo che radunava il popolo di Dio a<br />

3<br />

C. VOGEL, Penitenziali, Libri, in Enc. Catt., vol. IX, col. 1131.<br />

4<br />

P. CIPRIOTTI, Penitenziali anteriori al sec. VII, Giuffré, Milano 1966, pp. 37-40.<br />

5<br />

C. VOGEL, Art. cit., col. 1132.<br />

6<br />

Cf K. BIHLMEYER - H. TUCHLE, Storia della Chiesa, vol. II, Morcelliana, Brescia 1960; H. JEDIN, Storia della<br />

Chiesa, voll. III e IV, Milano, Jaca Book 1978; L. LA ROSA, La formazione cristiana nel Medioevo (= Studi e Ricerche di<br />

catechetica, 24), LDC, Leumann (Torino) 1998.<br />

7<br />

H. BECK, The Pastoral Care of Souls in South-East France during the Sixth Century, PUG, Roma 1950, p. 262;<br />

cf pure A. ETCHEGARAY, op. cit., pp. 149-153.


9<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

partire dalla celebrazione liturgica, nel Medioevo il ruolo del vescovo diventa stimolo per l'attività<br />

ministeriale dei sacerdoti e per il contributo che i genitori e i padrini daranno alla formazione cristiana dei<br />

fanciulli.<br />

1.2.4. Dai Padri alla Scolastica<br />

1.2.4.1. Il „primo catechismo‟<br />

* “Disputatio puerorum per interrogationes et responsiones”: attribuito falsamente ad<br />

Alcuino, spiega il Credo e il Pater noster: cfr. PL 101, 1097-1144).<br />

1.2.4.2. Nel XII secolo appaiono i primi “manuali catechistici”<br />

* NB. Nell‟ “Elucidarium” di Onorio le domande sono fatte dall‟allievo. Tre parti: Credo ed<br />

Eucaristia; il male morale e fisico; le ultime realtà (cfr. PL 171, 1109.1176: il titolo completo è<br />

“Elucidarium sive dialogus de summa totius cristianae theologiae” 8 .<br />

1.2.4.3. Ugo di S. Vittore<br />

Nel “Settenario” adopera un altro metodo mnemonico, il numero 7 e le antitesi; es. 7 domande<br />

del Pater collegate con le sette (!) beatitudini o i sette doni dello Spirito Santo; i sette vizi capitali in<br />

opposizione alle sette virtù o alle sette opere di misericordia: cfr. PL 175, 405-414.<br />

1.1.2.4. Dai Padri alla Scolastica: prospettiva aperta per la morale e la catechesi<br />

Con i libri penitenziali la riflessione morale subisce un drastico spostamento di orizzonte<br />

verso l'estrinsecismo e il giuridismo. Innanzitutto la vita morale è analizzata quasi solo a partire dai<br />

peccati; inoltre questi vengono valutati esclusivamente con il metro della «tariffa» che li punisce e li<br />

purifica. Studiando i libri penitenziali si constata con evidenza come conti poco o nulla il ruolo della<br />

persona del peccatore; il primato esclusivo è dato alla norma esterna di natura giuridica, che raramente<br />

valuta i condizionamenti provenienti dalla persona; si giunge fino a farsi sostituire da altri nella penitenza<br />

da espletare, pagando secondo le possibilità economiche, un adeguato compenso 9 .<br />

Dai libri penitenziali appare una vita morale sganciata sia dall'annuncio evangelico, sia dalla<br />

vita liturgica e sacramentale della Chiesa.<br />

I «libri penitenziali» vanno collocati nel contesto più ampio della pastorale ecclesiale del<br />

Medioevo che prevedeva alcune forme tipiche di annuncio della Parola. In seguito alla crisi del<br />

catecumenato degli adulti, dal V secolo in avanti, mentre per i pagani ancora non convertiti prosegue<br />

l'opera della evangelizzazione, per i fedeli adulti già convertiti assume una crescente importanza la<br />

predicazione non solo nelle feste e nelle domeniche, ma anche nella celebrazione quotidiana di lodi e<br />

vespri 10 .<br />

Per i bambini battezzati in tenera età l'istruzione nella religione cristiana prende il posto del<br />

catecumenato dei primi secoli e viene affidata ai genitori e ai padrini 11 . Il laicato in genere, e la<br />

famiglia in modo particolare, erano i responsabili immediati della istruzione e della educazione<br />

cristiana dei fanciulli 12 , sotto la guida dei sacerdoti in un contesto storico-sociale fortemente impregnato di<br />

8<br />

Cfr LA Rosa, La formazione cristiana nel Medioevo, LDC, Leumann (Torino) 1998.<br />

9<br />

O. BERNASCONI, Penitenza, in Diz. Enc. di Teol. Mor., op. cit., pp. 709-710.<br />

10<br />

H. BECK, The Pastoral Care of Souls in South-East France during thè Sixth Century, PUG, Roma 1950, p. 262;<br />

cf pure A. ETCHEGARAY, op. cit., pp. 149-153.<br />

11<br />

M. DUJARIER, Le parrainage des adultes aux trois premiers siècles de l'Église, Cerf, Paris 1962; T.<br />

MAERTENS, Histoire et pastoral du rituel du catéchuménat et du baptéme, St. Andre, Bruges 1962. Il De constitutione<br />

laicali di Giona di Orléans del IX secolo (cf PL 106, 121-298) contiene una trattazione sull'educazione che la famiglia deve<br />

impartire nei settori religioso, morale e civile. Alcuino traccia un programma di catechesi nella Epistola 110 (PL 100,<br />

190).<br />

12<br />

M. SAUVAGE, Le Moyen Âge a-t-il connu des catéchistes laïcs?, in Catéchèse 3 (1962) 313-327. «La Chiesa<br />

rendeva i genitori direttamente responsabili dell'educazione religiosa dei propri figli, come risulta dalle numerose prescrizioni<br />

sinodali. Il loro compito era di "insegnare ai figli il Pater, il Simbolo Apostolico, e l'Ave Maria e di introdurli alla pietà e alla vita


10<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

cristianesimo e scandito dal ritmo delle varie feste religiose.<br />

Alla centralità della figura del vescovo nel suo ruolo di evangelizzatore e celebrante dei misteri, si<br />

sostituisce lentamente il dinamismo di un presbiterio che spiega abitualmente la Parola e amministra i<br />

sacramenti ai fedeli 13 .<br />

Le verità morali formavano l'oggetto prevalente della predicazione; gli stessi commenti alla Scrittura<br />

e le spiegazioni delle verità dogmatiche erano finalizzati alla parenesi morale, sulla scia del Liber<br />

Regulae Pastoralis di san Gregorio Magno.<br />

Nel periodo della rinascita carolingia la catechesi parrocchiale e familiare, sia nelle<br />

istituzioni sia nella legislazione, raggiunge un livello tale da rimanere come modello fino al Concilio<br />

di Trento 14 .<br />

I manuali di predicazione per i sacerdoti, come pure i libri destinati all'istruzione religiosa dei<br />

fedeli, seguono questo schema fondamentale: verità di fede (credo), preghiera (Padre nostro), vita morale<br />

(comandamenti di Dio) e realtà future (novissimi e gloria del paradiso) 15 .<br />

Quando la dottrina esposta viene raggruppata in nuclei di sette elementi, l'opera viene chiamata<br />

«settenario» 16 . Ma il testo più diffuso per l'istruzione sia dei fanciulli che degli adulti è l‟ Elucidarium,<br />

sive dialogus de summa totius vitae christianae theologiae di Onorio di Autun 17 ; qui la dottrina della fede<br />

è presentata in forma dialogata 18 (le domande son fatte dall'allievo, mentre le risposte sono date dal<br />

maestro); le tre parti del libro trattano rispettivamente: 1) gli articoli del credo; 2) il male, il peccato e la<br />

Provvidenza; il battesimo, l'eucaristia e l'estrema unzione; 3) le ultime realtà.<br />

Per quanto concerne l‟annuncio morale, rileviamo innanzitutto che esso costituisce una parte<br />

notevole della catechesi medievale, anche se è scarsa o nulla la sua fondazione sulla S. Scrittura o<br />

sulla celebrazione liturgico-sacramentale. La preoccupazione di offrire un insegnamento proporzionato<br />

alle capacità limitate dei fanciulli sgancia il momento dell'annuncio dalla esperienza viva e globale della<br />

liturgia, ed esalta eccessivamente la dimensione dottrinale-mnemonica della dottrina rispetto alla<br />

dimensione vitale, comunitaria e spirituale.<br />

L'equilibrio raggiunto nell'epoca patristica tra «lex credendi, lex vivendi, lex orandi» si è<br />

incrinato; e la decadenza liturgica, soprattutto per quanto concerne la penitenza e il catecumenato, con<br />

gli spostamenti di accento dal piano della «communio» a quello giuridico nella stessa celebrazione del<br />

sacramento, renderanno sempre più remoto il momento dell'annuncio del messaggio cristiano dal<br />

momento della sintesi personale di fede nella vita del cristiano.<br />

D'altra parte va riconosciuto alla Chiesa il merito di aver ripensato radicalmente la sua<br />

pastorale per renderla idonea all'annuncio di salvezza sia per gli adulti delle popolazioni barbariche, sia<br />

per i fanciulli battezzati ancora piccoli e bisognosi quindi di istruzione e di esperienza ecclesiale. Se<br />

nell'epoca patristica la centralità pastorale spettava alla cattedra del vescovo che radunava il popolo di<br />

Dio a partire dalla celebrazione liturgica, nel Medioevo il ruolo del vescovo diventa stimolo per l'attività<br />

onesta", inoltre "di ripetere loro le prediche ascoltate nelle chiese"» (L. CSONKA, op. cit., p. 94).<br />

13 Cf BEDA, Epist. II, in PL 94, 659.<br />

14 Cf L. CSONKA, op. cit., pp. 92-102; J. COLOMB, Al servizio della fede, vol. I, Elle Di Ci, Leumann (Torino),<br />

1969, pp. 31-33; J. LORTZ, op. cit., pp. 135-152; B. RIDDER, Manuale di storia ecclesiastica, Alba, Paoline 1958, pp. 266-280.<br />

15 Cf Z. ALSZEGHY, Die Theologie des Wortes Gottes bei den mittelalterlichen Theologen, Wùrzburg 1958.<br />

16 San Vittore nel De quinque septenis, seu septenariis (PL 175, 405-414) adopera come metodo mnemonico il<br />

«settenario» e le antitesi: per es. le sette domande del Pater sono collegate con le sette (!) beatitudini o i sette doni dello Spirito<br />

Santo; i sette vizi capitali son contrapposti alle sette virtù o alle sette opere di misericordia. Sant'Edmondo di Canterbury nel<br />

suo Speculum Ecclesiae (cf Maxima bibliotheca Patruum, Lione 1877, XXV, pp. 319-323) presenta la dottrina cristiana in<br />

sette domande del Pater, sette sacramenti, sette vizi capitali, sette doni dello Spirito Santo e sette opere di misericordia.<br />

17 PL 172, 1109-1176. Il testo, composto da un discepolo di sant'Anselmo di Canterbury verso il 1100, riproduce<br />

probabilmente la dottrina e il metodo didattico del maestro.<br />

18 Probabilmente già Alcuino (PL 101, 1907-1144) aveva utilizzato il metodo di domanda e risposta nell'opera<br />

attribuita a lui: Disputatio puerorum per interrogationes et responsiones; la dottrina cristiana è presentata a partire dalla<br />

Storia Sacra, cui seguono i Sacramenti, il Credo, e infine il Pater Noster.


11<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

ministeriale dei sacerdoti e per il contributo che i genitori e i padrini daranno alla formazione cristiana dei<br />

fanciulli.<br />

1.2.5. La sintesi scolastica<br />

4.2.5.1. La teologia come „intellectus fidei‟…<br />

Innanzitutto per Tommaso la scienza teologica è unica. Le tre parti della «Summa» mostrano il<br />

nesso stretto fra gli aspetti morali, dogmatici e sacramentali della teologia. Infatti la prima parte, che<br />

parla di Dio in sé e in quanto creatore, è modello esemplare dell'uomo nel suo essere e nel suo operare;<br />

la seconda è più immediatamente morale, in quanto studia il cammino dell'uomo verso Dio; la terza parla di<br />

Cristo che in quanto uomo è la via che attua il moto dell'uomo verso Dio 19 . Perciò per Tommaso il trattato<br />

sul fine dell'uomo garantisce che l'etica cristiana sia «teologica»; infatti Dio, sommamente amato, è<br />

il fine oggettivo, e, dal punto di vista soggettivo, è la bontà di Dio che unifica tutte le energie della<br />

persona. Ogni attività dell'uomo acquista la sua specificità morale non a partire da precetti astratti, ma<br />

dalle virtù (teologali e cardinali) che esprimono e attuano le diverse modalità del rapporto uomo-Dio in<br />

Cristo.<br />

1.2.5.2. I contenuti e l‟organicità…<br />

Le due categorie fondamentali utilizzate da Tommaso nella sua riflessione etica sono quelle<br />

dell'uomo immagine di Dio, e della partecipazione 20 . Basandosi su di esse l'Aquinate può elaborare<br />

una dottrina etica pienamente adeguata al piano soprannaturale della grazia (cfr. analisi dell'atto morale<br />

soprannaturale e delle virtù teologali), e perfettamente rispondente alle istanze filosofiche che sorgevano<br />

dalla riscoperta di Aristotele (cfr la strutturazione della vita morale secondo lo schema delle virtù<br />

cardinali).<br />

Una tale sintesi organica, finalizzata immediatamente alla scienza teologica, avrà bisogno di<br />

ulteriori mediazioni per poter entrare in dialogo fecondo sia con l'esperienza liturgico-sacramentaria, sia<br />

con la vita della comunità ecclesiale. Una mediazione particolare è esigila nel momento in cui la sintesi<br />

teologica di Tommaso dovrà sostenere e informare di sé l'annuncio cristiano della evangelizzazione e<br />

della catechesi.<br />

1.2.5.3. Il problematico rapporto tra fede-vita-sacramenti…<br />

La predicazione domenicale e festiva era un momento di particolare rilevanza pastorale per<br />

l'annuncio della morale cristiana. I grandi teologi che tentavano le grandi sintesi della fede spesso<br />

fornivano anche dei preziosi manuali di predicazione ai sacerdoti in cura d'anime. Basta citare i titoli di<br />

alcuni opuscoli di san Tommaso, composti a questo scopo, per scorgere l'importanza data dall'Aquinate ai<br />

temi di morale cristiana: In Symbolum Apostolorum; In Orationem Dominicam; In duo praecepta caritatis<br />

et in decem legis praecepta expositio; In salutationem angelicam 21 .<br />

Negli opuscoli dei grandi teologi la profondità della dottrina andava congiunta con la chiarezza<br />

dell'esposizione, e la ricchezza di citazioni scritturistiche e dei Padri non impediva un forte afflato<br />

mistico.<br />

L'efficacia della predicazione veniva ulteriormente corroborata sia dal ritmo delle celebrazioni<br />

religiose che scandivano il susseguirsi delle settimane e delle feste dell'anno, sia dall'arte figurativa<br />

(mosaici, affreschi, vetrate...) che costituiva la «Bibbia dei poveri» 22 , e sia soprattutto dalla cultura corrente<br />

19 San Tommaso riassume nel prologo della Summa Theologiae il piano generale dell'opera, in cui rivela questa<br />

unitarietà della teologia che connette intimamente i temi delle tre parti: Dio, l'uomo, il Cristo (cf I, q. 2, prol.).<br />

20 Cf C. CAFFARRA, art. cit., pp. 1003-1004; cf pure G. ANGELINI - A. VALSECCHI, op. cit., pp. 96-104.<br />

21 S. TOMMASO D'AQUINO, Opuscoli teologico-spirituali, Roma, Paoline 1975. Anche san Bonaventura compose<br />

con gli stessi intendimenti il Breviloquium e le Collationes de decem praeceptis (cf S. Bonaventurae Opuscola Varia theologica,<br />

Quaracchi, Ad Claras Aquas 1901, T.V, pp. 199-291; 505-532).<br />

22 Anche san Tommaso (Summa Theologiae, III, q. 66, a. 10) nota che la gente del popolo più facilmente viene


che con facilità esprimeva i valori cristiani nella vita familiare e nella vita sociale.<br />

12<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

1.2.5.4. San Tommaso d‟Aquino:<br />

Richiamiamo in particolare due elementi del grande Aquinate: a) le prediche quotidiane della<br />

quaresima 1273 a Napoli nella chiesa affidata ai Domenicani, durante le quali “usava anche il<br />

dialetto locale”; b) nella esposizione dei contenuti San Tommaso segue sant‟Agostino (credo, Padre<br />

nostro, Ave Maria, il Decalogo preceduto dall‟Amore!) 23 .<br />

“Il teologo domenicano Tommaso d'Aquino (1225-1274) ha tenuto a Napoli nel 1273 delle<br />

prediche quaresimali, che furono riportate nei seguenti cinque scritti:<br />

Op. 4: De decem praeceptis et lege amoris (Sui dieci comandamenti e il comandamento<br />

principale dell'amore),<br />

Op. 5: De articulis fidei et ecclesiae sacramentis (Sulla confessione di fede e i sacramenti<br />

della chiesa),<br />

Op. 7: Expositio orationis dominicae (Spiegazione dell'orazione domenicale),<br />

Op. 8: Expositio salutationis angelicae (Spiegazione del saluto dell'angelo),<br />

Op. 16: Expositio symboli apostolorum (Spiegazione del Simbolo degli apostoli).<br />

Le prediche catechetiche di Tommaso d'Aquino sono caratterizzate da chiarezza di<br />

linguaggio, esposizione sobria, fedeltà alla tradizione di fede della chiesa e una partecipazione<br />

personale avvertibile mentre espone. Tommaso d'Aquino è troppo teologo scientifico per suscitare<br />

la questione di un costante principio catechetico. Egli costruisce il suo «catechismo» non a partire<br />

da un fondamento sistematico riflesso, orientato agli uditori o alla problematica (come accade nei<br />

libri sulla fede e sulla religione del presente). A lui preme esclusivamente la causa della fede della<br />

chiesa in tutta la sua integrità. Per questo egli si premura di accostare le fonti della fede l'una<br />

all'altra, mantenendosi sorprendentemente riservato nel commento” 24 .<br />

1.2.6. Le “Summae” per i confessori<br />

1.2.6.1. Valore per la maturazione della scienza morale<br />

Le «Summae confessorum» sono una fonte da cui possiamo attingere altri elementi<br />

nell'annuncio morale cristiano.<br />

1.2.6.2. I contenuti: i „casi‟ e il prontuario di riflessione<br />

Scritte per facilitare ai sacerdoti l'esercizio del sacramento della penitenza, costituiscono un<br />

prontuario che tratta brevemente e per ordine alfabetico i vari problemi che sorgono nella confessione. Le<br />

singole voci vengono illustrate alla luce della Parola di Dio e dell'insegnamento della Chiesa, con particolare<br />

attenzione agli aspetti giuridici dell'argomento. Non mancano i suggerimenti per la parenesi morale da<br />

proporre nel contesto del sacramento.<br />

1.2.6.3. La morale viene ulteriormente sganciata dall‟annuncio cristiano<br />

Le «Summae» sono numerosissime e spaziano nel lungo arco di tempo che va dal XIII fino al<br />

XVII secolo. In certo senso, come servizio per i confessori, fanno da collegamento fra i «libri<br />

poenitentiales» e le «Institutiones» che sorgeranno dopo il Concilio di Trento 25 .<br />

Volendo dare una valutazione globale delle «Summae confessorum», ai fini dell'annuncio<br />

morale cristiano, dobbiamo ricordare innanzitutto che il loro scopo, strettamente legato alla valida e<br />

lecita amministrazione della penitenza, le canalizza in un genere letterario marcatamente giuridico. I<br />

istruita nella fede dalla pittura e dalle immagini sacre.<br />

23 Cfr. A. ETCHEGARAY CRUZ, Storia della catechesi, Edizione Paoline, Roma 1983, pp. 176-183.<br />

24 A. LÄPPLE, Breve storia della catechesi, Queriniana, Brescia 1985, p. 95.<br />

25 Cf B. HÀRING, La legge di Cristo, voi. I, Morcelliana, Brescia 1961 2 , pp.35-42. Recentemente è uscita<br />

l'edizione critica di quest‟opera: PETRUS PICTAVIENSIS, Summa de Confessione, Brepols, Turnhout 1980.


13<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

frammenti di dottrina che illustrano le varie voci raramente hanno una quadratura esauriente di teologia, per<br />

cui anche l'aspetto parenetico che esse propongono sovente non risulta fondato su solidi argomenti<br />

teologici 26 .<br />

1.2.6.4. Sintesi. Dal Medioevo al Concilio di Trento<br />

Concludendo questo capitolo sull'annuncio della morale dal Medioevo alla Scolastica,<br />

diciamo che:<br />

a) la maturazione della scienza teologica ha un suo riflesso positivo nell'annuncio catechistico<br />

ai fanciulli e ai fedeli ignoranti;<br />

b) la prassi penitenziale, con l'obbligo della confessione annuale sancito dal Concilio<br />

Lateranense IV, costringe la riflessione morale a sganciarsi dalla riflessione teologico-scritturisticodogmatica,<br />

per legarsi alla normativa ecclesiastico-giuridica;<br />

e) l'annuncio morale, sganciato dalla forte esperienza liturgica ed ecclesiale, propria del<br />

periodo aureo del catecumenato, non trova più le sue grandi motivazioni parenetiche, appena<br />

richiamate nelle «Summae confessorum»;<br />

d) a noi oggi non è dato poter misurare l'influsso esercitato dall'ambiente socio-culturale,<br />

fortemente impregnato di idealità cristiane, sul comportamento morale dei singoli battezzati;<br />

certamente più che l'esperienza liturgica, era la forza delle grandi scuole teologiche e dei grandi<br />

movimenti spirituali a dare impulso a tutte le attività della Chiesa.<br />

1.2.7. Il Concilio di Trento (1545-1563)<br />

1.2.7.1. Scienza morale e “seminari diocesani”…<br />

Al Concilio di Trento vengono elaborati gli orientamenti dogmatici e pastorali che danno<br />

origine alla teologia morale come scienza autonoma. Due decisioni conciliari sono particolarmente<br />

importanti:<br />

A. Decisione dottrinale (in rapporto ai protestanti): “in confessione devono essere accusati<br />

tutti i singoli peccati commessi secondo il genere e il numero, così come il penitente ne ha<br />

coscienza”. Tale decisione conciliare orienterà la teologia morale direttamente verso la confessione;<br />

infatti sarà la scienza morale del confessore che gli consentirà di identificare e di distinguere<br />

esattamente i peccati;<br />

B. Decisione pastorale (per la formazione del clero: l‟istituzione dei seminari. Questi,<br />

diocesani o regionali, devono preparare i futuri sacerdoti all‟esercizio del loro ministero (compreso<br />

il sacramento della confessione).<br />

Il modello formativo adottato nei seminari fu mutuato dai collegi dei Gesuiti, dove<br />

l‟organizzazione scolastica, molto attiva, si era dimostrata molto efficace nel ritmo quotidiano di<br />

due tempi complementari di impegno.<br />

Il mattino era riservato allo studio teoretico delle discipline teologiche: Scrittura, Dogmatica e<br />

morale, costituivano il nerbo della formazione di ogni sacerdote destinato alla cura d‟anime. I testi<br />

adoperati venivano chiamati “Institutiones”. La prima opera pubblicata è di Giovanni Azor e risale<br />

all‟anno 1600 (circa).<br />

Nel pomeriggio si svolgevano le applicazioni pratiche, ossia lo studio dei casi di morale. Le<br />

lezioni cattedratiche del mattino trattavano gli argomenti di morale generale (legge, coscienza, atti<br />

26 Discorso a parte deve essere fatto per la Summa sacrae Theologiae di sant'Antonino di Firenze (1389-1459).<br />

Infatti più che di un dizionario morale, organizzato per argomenti o in ordine alfabetico come le Summae Confessorum, è una<br />

esposizione morale organica che tratta nelle sue quattro parti della struttura etica dell'uomo, dei vizi, dei singoli stati di vita e,<br />

infine, delle virtù (cardinali e teologali) e dei doni dello Spirito Santo. L'organicità, la concretezza e l'equilibrio della trattazione<br />

procurò una meritata fama e autorità a questo «manuale». Per una rapida presentazione dell'età d'oro delle somme per<br />

confessori,"cf A. HOLDEREGGER, Per una fondazione storica dell'etica, in Corso di morale: 1. Vita nuova in Cristo, Queriniana,<br />

Brescia 1983, pp. 204-206.


14<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

umani, peccati,…) e gli argomenti di morale speciale, affrontati o secondo lo schema delle virtù (S.<br />

Tommaso) o secondo lo schema dei comandamenti (elaborato, in seguito, da S. Alfonso Maria de‟<br />

Liguori). I sussidi che i sacerdoti avevano avuto imo allora a disposizione erano costituiti o dalle<br />

sintesi teologiche (Commenti alle «Sentenze» di Pietro Lombardo, «Summae», ecc.) o dalle «Summae<br />

confessorum». Le prime erano troppo difficili, teoretiche e composte più immediatamente per i teologi di<br />

professione, mentre le seconde erano troppo eterogenee e frammentarie.<br />

Dal 1509 nelle Università si usava come testo la «Summa» di san Tommaso, e non più la raccolta<br />

delle «Sentenze» di Pietro Lombardo. Fu facile, perciò, affidare ad un insegnante diverso la «Secunda<br />

Pars» della Summa Theologiae di san Tommaso, che svolge unitariamente la materia morale. 4 Questa<br />

trattazione veniva completata dallo studio e dalla soluzione dei «casus conscientiae»; così il futuro<br />

confessore veniva allenato a tradurre in pratica confessionale la dottrina teologica morale.<br />

Le Institutiones Theologiae Moralis del gesuita Giovanni Azor vedono la luce verso il 1600. Dal<br />

punto di vista della scienza teologica esse si collocano tra la teologia dotta e il sussidio frammentario<br />

delle precedenti «Summae confessorum» e mirano a elaborare la scienza professionale propria del<br />

sacerdote confessore.<br />

Lo schema delle «Institutiones» era quasi sempre il seguente: nozioni sull‟agire umano, il decalogo, i<br />

sacramenti e le censure ecclesiastiche. Il testo utilizzava ampiamente la dottrina tomista, la<br />

concretezza della problematica del tempo, la riflessione della ragione, le norme canoniche, ecc.<br />

Gli studiosi di storia della teologia morale 27 , nel valutare questi primi manuali di teologia<br />

morale, sono d'accordo nel notare: a) che la morale perde il suo nesso con la teologia dogmatica; b) che la<br />

vita morale non emerge dalla partecipazione liturgica al mistero pasquale di Cristo; e) che la riflessione<br />

morale ormai non è più direttamente illuminata dalla S. Scrittura; d) che la trattazione morale nel suo<br />

insieme accentua gli aspetti negativi del peccato e delle sue minuziose implicanze nel piano della coscienza<br />

e della legge; e) che la dottrina morale elaborata dalle «Istituzioni» è più preoccupata di trovare il minimo<br />

di obbligatorietà, il «minimum legis» che giustifichi il penitente da eventuali colpe o censure, anziché di<br />

esplorare la zona della gratuità, del «maximum caritatis»; f) che questi testi di morale accentuano l'analisi<br />

del singolo atto morale perdendo di vista l'unitarietà progressiva del cammino morale verso la pienezza della<br />

vita in Cristo.<br />

In sintesi: la teologia morale delle «Institutiones» contribuisce a maturare nella mente del<br />

futuro confessore i giudizi più idonei per valutare i peccati del penitente nel momento della confessione,<br />

tuttavia è elaborata in maniera tale che non è proponibile nell'annuncio cristiano per i limiti e le<br />

imperfezioni citate sopra. Nella prassi ecclesiale erano i libri di vita spirituale e di predicazione che<br />

colmavano il vuoto di annuncio morale cristiano non coperto dalla scienza morale che nasceva dai<br />

canoni tridentini.<br />

1.2.7.2. Il significato del “Catechismus ad parochos”.<br />

L‟inizio risale al 1556; infatti, per l‟elaborazione del testo Pio V il 7 gennaio 1566 nominò<br />

una quarta commissione per la stesura finale. La edizione porta la data del 1566) 28 .<br />

II Concilio di Trento, discutendo «De sacrae Scripturae abusibus et remediis» durante le<br />

Congregazioni generali del 5 e del 15 aprile 1546, si impegna a elaborare un catechismo bilingue<br />

(latino-italiano) per i fanciulli e per gli adulti ignoranti; stabilisce anche quali fonti debbano essere<br />

privilegiate (la S. Scrittura e i Padri), e la finalità da perseguire (richiamare gli impegni di fede che<br />

scaturiscono dal battesimo e introdurre allo studio delle scienze sacre) 29 .<br />

27<br />

G. ANGELINI - A. VALSECCHI, op. cit., pp. 110-114; C. CAFFARRA, art. cit., pp. 1007-1008; J.G. ZIEGLER,<br />

Geschichte der Moraltheologie, in LTK, vol. VII, coll. 620-622; L. VEREECKE, Préface a l'histoire de la théologie morale<br />

moderne, in Studia Moralia, Desclée, Roma 1961, pp. 87-120.<br />

28<br />

Cfr. L. RESINES, Catechismo Romano, in Dizionario di catechetica, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1986, pp.<br />

125-126.<br />

29<br />

«Pro pueris autem et adultis indoctis erudiendis, quibus lacte opus est et non solido cibo, curet sancta synodus a viris<br />

doctis et piis in lingua latina et vulgari edi catechismum ex ipsa sacra scriptum et patribus ortodoxis excerptum, ut


15<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

Non sfuggì ai Padri conciliari che l'insegnamento catechistico doveva esser armonizzato con gli<br />

altri momenti della predicazione, principalmente con l'omelia delle Messe festive 30 .<br />

Quanto più la riflessione sinodale sviscerava gli altri temi della dottrina cattolica e del<br />

rinnovamento della Chiesa, tanto più veniva alla luce il ruolo operativo unificante del catechismo, sia<br />

per la prassi pastorale del sacramento della penitenza che degli altri sacramenti 31 .<br />

Sull'esempio di quanto aveva fatto Lutero, che aveva composto due catechismi (il catechismo<br />

«breve» per i ragazzi, e il catechismo «grande» per i parroci) anche i Padri sinodali di Trento si<br />

orientarono fin dal 1546 per due catechismi destinati uno ai parroci l'altro ai fanciulli. Ma siccome la forma<br />

semplice non piacque ai Padri conciliari, si deliberò l'11 settembre 1563 di approntare soltanto un<br />

catechismo destinato ai parroci e ai predicatori. Nell'ultima sessione XXV (del 1563), non essendo ancora<br />

ultimata la compilazione di questo testo, il Concilio affidò al Papa il compito di far completare e pubblicare<br />

il catechismo. Pio V nel 1566 poté finalmente pubblicare il Catechismus ex decreto Concilii Tridentini ad<br />

Parochos. Lo stesso anno per le premure del Papa usciva l'edizione in lingua italiana, e veniva subito<br />

tradotto, per gli altri paesi d'Europa, in castigliano, portoghese, tedesco e francese.<br />

Lo schema quadripartito della trattazione costituisce una sintesi organica di tutta la dottrina<br />

cattolica: 1) La Fede e il Simbolo apostolico; 2) I Sacramenti e la Grazia; 3) I Comandamenti; 4) II<br />

Padre nostro.<br />

Fermiamoci a considerare la vita morale contenuta nella terza parte riservata ai Comandamenti di<br />

Dio. L'impianto dottrinale fa scaturire l'agire morale dalla fede (prima parte) e dalla grazia<br />

sacramentale (seconda parte); la morale, come adempimento del duplice precetto della carità verso Dio e<br />

verso il prossimo, traduce in opere buone la fede ricevuta nel battesimo.<br />

Inoltre va notato che è spostato l'ordine delle virtù teologali; infatti la speranza, implicita nella<br />

quarta parte, viene preceduta dalla carità (terza parte).<br />

Confrontato con lo schema del catechismo di Luterò (Decalogo, Credo, Preghiera,<br />

Sacramenti) possiamo subito rilevare l'influsso della riflessione tridentina sulla giustificazione e<br />

sulle opere. Per Lutero l'osservanza del Decalogo costituisce l'attitudine previa dell'uomo, staccata<br />

totalmente dal dono della fede; invece nell'impostazione tridentina la vita morale cristiana scaturisce<br />

dalla fede e dalla grazia sacramentale.<br />

In breve, il Catechismus ex decreto Concilii Tridentini ad Parochos è uno degli elementi posttridentini<br />

destinato a ridare forza e vitalità all'annuncio morale cristiano. Esso, quindi, doveva<br />

armonizzarsi con la nuova impostazione della formazione del clero nei seminari e con gli sviluppi della<br />

teologia morale che iniziò allora il suo cammino di scienza teologica autonoma.<br />

In sé il Catechismo conteneva le possibilità per operare una sintesi kerigmatica fra la S. Scrittura, la<br />

celebrazione dei sacramenti, la riflessione dottrinale e la vita morale. Tale sintesi, però, sarebbe<br />

maturata lentamente, man mano che la formazione dei sacerdoti avrebbe prodotto i suoi risultati e la<br />

pastorale ecclesiale avrebbe elaborato le istituzioni e i sussidi più idonei.<br />

illius paedagogia instituti a magistris suis memores sint christianae professionis, quam facerunt in baptismo, et<br />

praeparentur ad studia sacrarum litterarum» (S. EHSES, Conc. Tridentini, t. V, Auctorum Pars altera, p. 73). Per quanto<br />

concerne l'influsso di Lutero riportiamo l'acuta osservazione di G. DE BRETAGNE: «II est indéniable cependant que Luther<br />

allait profondément influencer toute notte pastorale kérigmatique, soit dans son contenu en mettant l'orthodoxie sur le<br />

défensive (et en attirant l'attention sur la seule grâce actuelle), soit dans ses procédés en mettant de plus en plus en avant le<br />

"livre" plutot che la vivante tradition» (Pastorale catéchétique, DDB, Paris 1953, p. 43).<br />

30 S. EHSES, op. cit., p. 132; cfr pure p. 304.<br />

31 S. MERKLE, Conc. Trid., t. VI, Pars tertia, pp. 588-589. Per una visione d'insieme del lavoro fatto da Trento in questa<br />

materia, cfr P. BRAIDO, Momenti di storia della catechesi e del catechismo dal Concilio di Trento al Concilio Vaticano I,<br />

UPS, Roma 1982, pp. 51-58. Esempio tipico di utilizzazione del catechismo nella lotta anticalvinista sono i due catechismi,<br />

grande e piccolo, composti e pubblicati in Francia dal gesuita E. AUGER nel 1563 e nel 1568 (cfr P. BRAIDO, op. cit., pp. 59-61).<br />

Cfr L. LA ROSA, Scenari della catechesi moderna (Secc. XVI-XIX), Coop. S. Tom. - Elle Di Ci, - Messina - Leumann (Torino)<br />

1998.


1.2.7.3. Rinascita del “catechismo” teologico e libresco<br />

16<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

“Ainsi le seizième siècle voit revivre l'intérêt catéchistique, et apparaître les premiers vrais manuels<br />

gradués. Mais une constatation s'impose: ces manuels sont écrits par des «théologiens», plus ou moins<br />

calqués sur l'ordonnance même des «Sommes». On est loin de la méthode apostolique et patristique gardée<br />

pendant le bas moyen âge. C'est que le Scolastique a formé ces esprits avec sa logique serrée, ses divisions et<br />

subdivisions et ses synthèses. On est en pleine systématisation. Cela s'impose d'autant plus que l'hérésie est<br />

partout et qu'on est sur la défensive. Cette tendance vers l'abstractionisme s'accentuera avec un usage de plus<br />

en plus fréquent des définitions et du vocabulaire théologiques. Les polémiques amèneront des précisions sur<br />

les points en litige, souvent aussi feront éviter ces questions. Ainsi on ne traitera plus de la grâce sanctifiante<br />

ou du Corps Mystique à la suite des luttes avec les Molinistes et Jansénistes. Mais tant que le milieu reste<br />

chrétien le catéchisme, écrit pour des finissants, non des commençants, restera encore un outil assez adéquat,<br />

car la formation sociale, familiale, paroissiale le rend encore assimilable à des intelligences assez<br />

développées et préparées” 32 .<br />

1.2.8. Dal Concilio di Trento al Vaticano II 33<br />

1.2.8.1. La teologia morale<br />

- manuali + Summae confessorum + “Casi”…<br />

- sistemi morali e… lunga disputa…<br />

- svolta romantica: • in Germania<br />

• in Italia<br />

- l‟apporto dei vari movimenti (biblico, liturgico, catechistico, pastorale, ecumenico)<br />

1.2.8.2. I catechismi:<br />

- Catechismus ad Parochos (S. Pio V: 24 settembre 1566)<br />

- Canisio (1555)<br />

- Borromeo (1556)<br />

- Bellarmino (1597)<br />

NB. Erano “Summae doctrinae christianae”: lex credenti + lex vivendi (ma era assente<br />

la “lex orandi”).<br />

- In Francia: - Bossuet (1685: Feste… )<br />

- Fénelon (Storia sacra come „educazione biblica‟… )<br />

- Acosta (1585): intenzioni missionarie: “De procuranda Indorum<br />

salute libri sex”…<br />

- St. Sulpizio (Sec XIX-XX):<br />

- domande-risposte<br />

- istruzione<br />

- omelia<br />

- ammonizione del catechista<br />

- lavori scritti (a casa!)<br />

- cantici spirituali e preghiere.<br />

32 G. DE BRETAGNE, Pastorale cathéchètique, Desclée de Brouwer, Paris 1953, pp. 45.<br />

33 Per un più profondo approccio storico riguardante questo periodo, cfr G. DE BRETAGNE, Op. cit., pp. 43-51; L.<br />

LA ROSA, Scenari della catechesi moderna (Secc. XVI-XIX), Coop. S. Tom. - Elle Di Ci, - Messina - Leumann (Torino) 1998.


17<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

- In Germania: a Monaco:<br />

- premessa pedagogica (Pestalozzi, Froebel, Herbart)<br />

- Psicologia applicata alla catechesi…<br />

- Oggi: diverse scuole.<br />

- pastorale d‟insieme e catechesi<br />

- pastorale e pedagogia<br />

- formazione dei catechisti<br />

- catechesi e iniziazione cristiana (catecumenato…)<br />

1.2.8.3. L‟azione catechistica di S. Pio X:<br />

“Salito nel 1903 sulla cattedra di Pietro con l'esperienza di un lungo tirocinio pastorale, il<br />

papa Pio x mise a frutto la sua precedente opera di parroco e di vescovo investendola soprattutto in<br />

campo catechetico.<br />

La diocesi di Roma aveva adottato dal 1890 il testo del can. Lodovico SCHÜLLER, Compendio<br />

della 'Dottrina Cristiana compilato su testo del ven. Card. Bellarmino che sostituiva e aggiornava<br />

appunto quello del gesuita controversista, in uso in Roma e in Italia da tre secoli.<br />

Il desiderio che venisse accolto dalle Conferenze Episcopali Regionali, in vista dell'auspicata<br />

unificazione del testo di catechismo in Italia, non sortì effetto. Gli fu preferito, come si è detto, il<br />

catechismo del Casati che era stato alla base del testo adottato dai vescovi del Piemonte e della<br />

Lombardia nel 1896. Sicché quando Pio X affrontò il problema del testo di catechismo nel 1905<br />

accettò praticamente quello che stava diventando in quel momento il più diffuso in Italia.<br />

La motivazione è contenuto nella lettera del 14 giugno 1905 al card. Vicario, Pietro Respighi,<br />

premessa al Compendio della Dottrina Cristiana prescritto da Sua Santità Papa Pio X alle diocesi<br />

della Provincia di Roma:<br />

«...Fatti esaminare i molti libri di testo già in uso nelle Diocesi d'Italia, ci parve opportuno di adottare con lievi<br />

ritocchi il testo da vari anni approvato dai Vescovi del Piemonte, della Liguria, della Lombardia, dell'Emilia e<br />

della Toscana. L'uso di questo testo sarà obbligatorio per l'insegnamento pubblico e privato nella Diocesi di<br />

Roma e in tutte le altre della Provincia Romana; e confidiamo che anche le altre Diocesi vorranno adottarlo per<br />

arrivare così a quel testo unico, almeno per tutta l'Italia, che è nell'universale desiderio».<br />

Ben presto però in questo testo molto articolato si riscontrarono difficoltà sia di impostazione<br />

che di apprendimento: basti pensare alle quasi mille domande presenti solo nel Catechismo<br />

maggiore (2 a parte del Compendio). Si cercò di risolvere il problema giungendo nel 1912 al<br />

Catechismo della Dottrina Cristiana, noto come il catechismo di Pio x, ridotto, rispetto al<br />

precedente, a poco più di 400 domande di cui 150 furono scelte per le classi elementari” 34 .<br />

Diamo uno sguardo sinottico ai contenuti dei due catechismi di Pio X (1905, 1912):<br />

34 A. LÄPPLE, Breve storia della catechesi, Queriniana, Brescia 1985, pp. 245-246. Cfr. U. GIANETTO,<br />

Catechismo di Pio X, in Dizionario di catechetica, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1986, pp. 121-122.


18<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

I CATECHISMI DI PIO X<br />

Compendio della Dottrina Cristiana (1905) Compendio della Dottrina cristiana (1912)<br />

- Prime nozioni di catechismo - Prime preghiere e formule<br />

- Catechismo breve - Prime nozioni della fede<br />

- Catechismo maggiore [domande] - Catechismo della Dottrina Cristiana [domande]<br />

Parte I Del Simbolo degli apostoli Parte I «Credo» ossia principali verità 28-160<br />

detto volgarmente il «credo» 15-252 della fede cristiana<br />

Parte II Dell‟Orazione 253-341 Parte II Comandamenti di Dio. Precetti<br />

della Chiesa. Virtù, = morale xna 161-266<br />

Parte III Dei Comandamenti di Dio Parte III Mezzi della grazia 267-413<br />

e della Chiesa 342-516 +) Sacramenti o mezzi produttivi 267-413<br />

Parte IV Dei Sacramenti 517-855 +) Orazione o mezzo imperativo 414-433<br />

Parte V Delle Virtù principali ed altre - Orazioni quotidiane<br />

cose necessarie a sapersi del - Tre appendici<br />

cristiano 856-993 1. Brevissimi cenni di storia della Rivelazione divina<br />

- Istruzione sopra le feste del Signore, 2. Brevissimi cenni sulle feste cristiane. Anno eccl.co<br />

della Beata Vergine e dei Santi 3. Avvertenze ai genitori ed educatori cristiani.<br />

- Appendice: Preghiere e formule<br />

“La figura dell'educatore-catechista di conseguenza doveva garantire il contatto del fanciullo con<br />

le formulazioni teologiche per favorirne e verificarne l'apprendimento.<br />

I presupposti del metodo del resto erano in qualche modo già tracciati dai criteri secondo i quali<br />

era stato stilato il testo. A nulla valse il richiamo esplicito presente nella Terza appendice del<br />

catechismo: «si schivi soprattutto quella maniera meccanica di insegnare che opprime e lascia<br />

ottusi, mettendo in gioco la sola memoria senza insegnare l'intelligenza e il cuore».<br />

Il previsto pericolo non poté cancellare un metodo già implicito nelle scelte di fondo: il<br />

nozionismo e la mnemotecnica trovarono il terreno favorevole nella struttura stessa del catechismo.<br />

Concludendo si può affermare che il catechismo segnò certamente un passo avanti nella<br />

catechesi assumendo il carattere di divulgazione del pensiero teologico, rilevando le prime tendenze<br />

esistenziali aiutando la persona a professare la fede nella propria vita e favorendo il nascere della<br />

figura del catechista laico.<br />

Accanto a questi aspetti positivi non si possono omettere alcune note negative. Se il fanciullo<br />

è al centro dell'attenzione educativa non è però sufficientemente rispettato nella sua originalità e nei<br />

suoi ritmi di crescita. I contenuti sono di taglio prevalentemente teologico tali da non permettere<br />

un'adeguata personalizzazione della fede, con una quantità eccessiva di verità religiose<br />

sproporzionata alla capacità di apprendimento di un ragazzo. Il linguaggio rigido e troppo tecnico<br />

non lascia spazio alla creatività del fanciullo. Il metodo, costretto a puntare sull'apprendimento a<br />

memoria, non coinvolge in modo attivo le altre facoltà del destinatario. L'educatore diventa garante<br />

dell'apprendimento delle formule ma costretto a muoversi in uno spazio educativo molto angusto e<br />

monotono 35 .<br />

Nonostante questi lati deboli del formulario, il papa del catechismo, come venne chiamato Pio<br />

x, ebbe il grande merito di aver dato vivacità al problema catechistico rinnovandone la legislazione<br />

e l'organizzazione 36 .<br />

* In sintesi. Rimane problematico nei vari momenti dell‟evento catechistico il raggiungimento<br />

di un rapporto armonico tra „fede-vita-sacramenti‟…<br />

35 Cfr. G. GARISELLI, Dal catechismo di Pio X al catechismo dei fanciulli, Dehoniane, Bologna 1983, pp. 29-43.<br />

36 A. LÄPPLE, Breve storia della catechesi, Queriniana, Brescia 1985, p. 250.Cfr pure C. ETCHEGARAY, Storia<br />

della catechesi, Paoline, Roma 1983 2 , pp. 338-345.


19<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

1.3. Visione d‟insieme degli elementi emergenti oggi dall‟«auditus fidei» della<br />

“vita nuova in Cristo”.<br />

Due momenti progressivi e complementari delle nostre riflessioni, cioè la ricostruzione del<br />

cammino storico e la proposta di una visione sistematica: 1. Auditus fidei; e 2. Intellectus fidei.<br />

A conclusione del primo momento dell‟auditus fidei, tentiamo una visione d‟insieme a partire<br />

dal kerigma della “vita nuova in Cristo” assunto come nucleo che può operare la sintesi tra<br />

l‟indicativo della fede e l‟imperativo morale. Questo nucleo kerigmatico va considerato all‟interno<br />

del ruolo specifico della Sacra Scrittura, cioè dal fatto che, sia nella riflessione teologica che nella<br />

pastorale ecclesiale la Parola di Dio è la “norma normans” per l‟ortodossia e l‟ortoprassi<br />

cristiana.<br />

1.3.1. Il kerigma è legato indissolubilmente ad un evento di salvezza<br />

Cristo (Parola, kerigma primigenio):<br />

- presenza...<br />

- annuncio...<br />

- raccolta-unione = e)kklhsi/a-comunione...<br />

La Chiesa (Corpo di Cristo):<br />

- presenza...<br />

- annuncio...<br />

- raccolta-unione = ecclesìa-comunione...<br />

Il cristiano (membro vivo della Chiesa, Corpo di Cristo):<br />

- presenza...<br />

- annuncio...<br />

- raccolta-unione = ecclesìa-comunione...<br />

1.3.2. Il kerigma-annuncio sollecita ed attua necessariamente molteplici rapporti:<br />

con la “presenza” (segno e sacramento) di Dio Salvatore…<br />

con la comunità ecclesiale raccolta (e dispersa…)<br />

con la cultura specifica dell‟ambiente circostante…<br />

con i problemi esistenziali dell‟uomo sempre in cerca di significato o di senso definitivo per la<br />

propria vita…<br />

1.3.3. Il kerigma e la pastorale<br />

Tra il kerigma e la pastorale (nella sua globalità) vige il rapporto di parte a tutto.<br />

NB. Occorre distinguere: - il fatto-evento attuato dai gesti della pastorale<br />

- la scienza “Teologia pastorale” (cfr il corso di «teologia<br />

pastorale» previsto nei nostri Ordinamenti accademici).<br />

1.3.4. Il kerigma e la catechesi<br />

Il kerigma si inserisce nella catechesi occasionale…<br />

Il kerigma si inserisce nella catechesi sistematica<br />

QIL kerigma si inserisce negli approfondimenti della fede (teologia, ecc.)<br />

1.3.5. Il kerigma e la vita liturgico-sacramentale<br />

Il significato delle “confessioni” (= professioni di fede) presenti nelle varie celebrazioni<br />

sacramentali…<br />

La liturgia della Parola è possibile accostarla come nucleo e sviluppo vitale „asistematico‟<br />

della fede contenuta nel kerigma…<br />

Il sacramento come “fede messa in segni”: compenetrazione di annuncio e di salvezza<br />

nell‟evento sacramentale (per es., nella S. Messa: dalle parole alla Parola che diviene<br />

il cibo che realizza la comunione misterica con il Cristo…)


20<br />

1. PARTE PRIMA<br />

La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica<br />

Il momento dell‟evento sacramentale è il momento in cui la Parola, risuonando e<br />

trasformando il cuore dell‟uomo, gli conferisce un ministero-dono che lo porrà a servizio<br />

del popolo di Dio per l‟edificazione del Corpo Mistico di Cristo…<br />

1.3.6. Il kerigma come contenuto unificante i momenti sacramentali e catechistici<br />

nella vita del credente<br />

Premessa: le definizione dei contenuti propri della catechesi e della liturgia e i problemi del<br />

loro mutuo rapporto interdisciplinare…<br />

I problemi del linguaggio proprio e specifico della catechesi e della liturgia…<br />

I problemi della metodologia propria della catechesi e della liturgia sacramentale (alla base<br />

c‟è l‟itinerario di maturazione della fede, espressa nei segni sacramentali…).<br />

1.3.7. Il kerigma come premessa per la conversione e la vita nuova in Cristo<br />

La luce del NT: Mc 1,14-15; At 2,36-38…<br />

Come si approfondisce il rapporto vigente tra il nucleo del cristianesimo (come esperienza di<br />

vita concentrata nel kerigma) e le leggi dell‟esistenza cristiana: lex credendi, lex vivendi<br />

e lex orandi… .


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio<br />

cristiano aperto alla catechesi<br />

Dopo aver illustrato nella prima parte il nucleo problematico del rapporto tra morale cristiana<br />

e annuncio dei valori evangelici, alla luce del principio teologico dell‟auditus fidei, rivisitato<br />

mediante un rapido excursus sui momenti più significativi della storia della Chiesa, in questa<br />

seconda parte, completando la nostra riflessione teologica in fedeltà al principio dell‟intellectus<br />

fidei, esporremo organicamente il dinamismo interdisciplinare che opera la sintesi dialettica tra<br />

l‟ethos cristiano e l‟annuncio della fede, assumendo come idea-madre il valore neotestamentario<br />

della “vita nuova in Cristo”.<br />

In questa scelta ci ispiriamo direttamente a San Paolo che, scrivendo ai cristiani di Corinto,<br />

affermava: “se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono<br />

nate di nuove” (2Cor 5,17); e rivolgendosi ai credenti della Galazia, tentati di sopravalutare i valori<br />

caduchi dell‟AT, dichiarava solennemente: “Non è infatti la circoncisione che conta, né la non<br />

circoncisione, ma l'essere nuova creatura” (Gal 6,15). Per Paolo l‟espressione “nuova creatura:<br />

kainh/ kti/sij” indica la trasformazione operata nell‟esistenza del credente dal Cristo che gli<br />

comunica il dinamismo misterico-ontologico della Sua Risurrezione 37 .<br />

2.2. La riflessione teologico-morale unificata dal principio unificante “La vita<br />

nuova in Cristo = e)n Xristw?= kainh\ kti/sij?=” (Gal 6,15)<br />

Nel nostro testo pubblicato nel 1986 assumevamo come principio unificante la ricerca<br />

teologico-morale l‟idea dello “specifico cristiano” 38 . La discussione tra i teologi verteva<br />

sostanzialmente sull‟identità di tale specificità: la morale cristiana si differenzia dalla morale<br />

universalmente umana per i suoi contenuti diversi, o per formalità nuove?<br />

Al di sopra dei contenuti e delle formalità, scegliamo come nucleo essenziale, su cui riflette la<br />

ratio theologica, “la vita nuova in Cristo”; infatti, esso si presenta contemporaneamente sia come<br />

totalità dei contenuti della nostra fede, sia come formalità, cioè come idea-madre capace di<br />

stimolare ulteriori approcci settoriali che sviluppano l‟unitarietà dell‟esistenza di chi è intimamente<br />

trasformato dal dinamismo della Pasqua del Signore.<br />

2.2.1. La fondazione e la scelta del metodo 39<br />

2.2.1.1. Una premessa: i livelli del sapere<br />

a) la conoscenza volgare si limita alla costatazione dei fatti e dei fenomeni…<br />

b) la conoscenza sapienziale (per i problemi morali), oppure scientifica (per i fenomeni<br />

naturali, articolata nelle diverse scienze della natura) mira a scoprire con certezza le cause che<br />

danno origine ad un effetto… (Scientia est scire per causas!).<br />

c) la conoscenza „filosofica‟ e „teologica‟ mira a coordinare metodi, piani, rapporti<br />

interdisciplinari – anche di natura diversi – per giungere alle cause ultime del fenomeno studiato e<br />

37 Paolo considera l‟esistenza del battezzato alla luce del mistero pasquale di Cristo: la nuova creatura, in quanto<br />

associata alla vittoria pasquale di Cristo, è destinata alla risurrezione: “Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la<br />

nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un'abitazione, una dimora non costruita da mani<br />

d'uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione<br />

celeste, purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso,<br />

perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti<br />

proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito” (2Cor, 5,1-5).<br />

38 La presente trattazione è totalmente nuova rispetto alle Dispense 2009-2010 e al testo 1986: si passa dalla idea<br />

madre dello “specifico cristiano” alla idea-madre della “vita nuova in Cristo”.<br />

39 Cfr. “Statuto epistemologico della morale cristiana” nel testo 1986, pp. 83-100<br />

21


alle implicanze derivanti da esso…<br />

2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

2.2.1.2. Descrizione generica della „scienza‟<br />

a) Descrizione: “Scienza è una riflessione sistematica su un oggetto o campo di ricerca<br />

determinato e preciso, fatta con un metodo adeguato, che ne sveli le cause e le implicanze”.<br />

b) Analizziamo questa definizione…<br />

c) Un problema: come può essere applicato alla scienza morale (che è una scienza dello<br />

spirito) il concetto di verificabilità e di falsificabilità (cfr. Popper!) acquisito dalla scienza moderna?<br />

2.2.1.3. La teologia morale, in quanto teologia, è “scienza della fede”<br />

a) L‟ambito di riflessione della teologia morale oscilla tra questi due estremi: il razionalismo,<br />

che tenta di superare definitivamente, con un orizzonte riduttivo, i limiti della oscurità della fede, e<br />

il fideismo, che spinge ad una adesione irrazionale, o almeno non sufficientemente fondata<br />

razionalmente, al mistero di Dio che si rivela anche nell‟ambito dell‟ethos umano…<br />

b)Il contesto umano a vitale in cui sorge e matura sia la fede cristiana, sia la riflessione<br />

teologica è la comunità ecclesiale: qui i contenuti della fede (fides quae) diventano proposte di<br />

dialogo e di rapporti interpersonali (fides cui) e motivi sempre più assimilati vitalmente fino a<br />

trasformarsi in convinzioni permanenti dell‟esistenza (fides qua).<br />

c) Il triplice rapporto della teologia con la fede:<br />

- la teologia proviene dalla fede (che è sempre presupposta e da rapportare alla riflessione<br />

specifica della teologia)…<br />

- la teologia ha come oggetto la fede (o i contenuti espliciti e immediati della fede, o la luce<br />

formale che la fede proietta sull‟oggetto in ricerca: es. la dottrina sociale della Chiesa)…<br />

- la teologia ha come finalità il servizio alle istanze di fede emergenti dai singoli credenti o<br />

dalle comunità ecclesiali…<br />

d) Il linguaggio della teologia morale: 1) descrittivo, 2) parenetico-esortativo, 3) imperativo,<br />

4) metaetico …<br />

2.2.1.4. La complessità del carattere scientifico della teologia morale<br />

a) in quanto è scienza fondata sull‟evento Cristo che si è fatto uomo e ha creato una comunità<br />

di credenti, essa deve risalire fino alle origini (memoria!) del cristianesimo, interrogare la vita della<br />

chiesa primitiva per rivelare i rapporti di vita nuova instaurati nel-con il Cristo risorto: in breve,<br />

'scrutare ogni giorno le Scritture‟ (At 17,11), e studiare la Tradizione ...<br />

b) in quanto la teologia morale deve portare all'uomo contemporaneo il messaggio salvifico,<br />

ha bisogno di comprendere l'uomo: quindi dovrà stare in contatto con i risultati delle discipline<br />

antropologiche, rimanere vigile di fronte ai grandi problemi e interrogativi dell'umanità, per<br />

contribuire a elaborare l'autentico futuro per l'umanità ("progetto"!).<br />

c) in quanto la teologia morale è un servizio alla comunità ecclesiale, essa dovrà operare una<br />

duplice mediazione: a) dal popolo di Dio al Magistero per una presentazione scientifica dei<br />

problemi emergenti dall'umanità di oggi; b) dal Magistero al Popolo di Dio per una interpretazione<br />

applicativa degli orientamenti pastorali. Oltre a ciò la scienza teologica dovrà, per quanto è<br />

possibile, precisare i confini tra certezza morale, opinione morale e ipotesi di ricerca...<br />

d) Padre Hamel affermava con chiarezza alcuni anni fa: “Da una parte, fedeltà alla Parola di<br />

Dio, alla tradizione; dall'altra, fedeltà verso l'uomo di oggi, il che significa creatività, adattamento,<br />

interpretazione nuova del Vangelo secondo la cultura di oggi. Sta quindi la teologia morale alle<br />

prese con un movimento dialettico fra continuità e novità, fra fedeltà alla tradizione e ricerca<br />

scientifica e dimensione pastorale. Si vede la difficoltà e la complessità del problema che pone il<br />

carattere scientifico della teologia morale”.<br />

NB. Di fronte a questa complessità di collegamenti e di rapporti, sorge continuamente nella<br />

mente del ricercatore teologo moralista la tentazione di assolutizzare un aspetto della sua ricerca<br />

sugli altri. Le conseguenze saranno sempre gravi: porteranno ad un certo smarrimento, alla perdita<br />

22


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

della certezza scientifica (che è sempre legata non ai singoli dettagli della ricerca, ma alla organicità<br />

della riflessione!), e, in ultima analisi, ad un senso generale di sfiducia nei riguardi della stessa<br />

riflessione morale; il rifugio sarà un soggettivismo più o meno evidente.<br />

2.2.2. I fondamenti<br />

2.2.2.1. Orizzonte globale dell‟ethos: rapporto tra teoria e prassi<br />

1. Doke/o = credo, son convinto; mi sembra, appare…<br />

2. Do/ca = opinione, convinzione…<br />

NB. Questi termini hanno una grande importanza nella cultura classica greca e presso i Padri,<br />

ma poca rilevanza nel NT.<br />

3. Pra=cij = fatto, attività, azione, „pratica‟…<br />

NB. Molta importanza nella filosofia greca; poi, dal Medioevo ai nostri giorni. Nessuna<br />

rilevanza (in quanto termine) nel NT.<br />

4. O)rqo/j – Dio/rqosij = Retto. Correzione, miglioramento, punizione.<br />

Analizziamo i due passi della lettera agli Ebrei (12,12-13; 9,10) in cui ricorrono questi due<br />

termini, che interessano in modo particolare la nostra riflessione etica.<br />

* Eb 12,13: “Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie<br />

storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire”.<br />

- Il brano è una citazione di Pr 4,26.<br />

- Contesto immediato (Pr 12,7-13): Dio è un Padre, anche quando Egli ci ammaestra non con<br />

la gioia (v. 11), ma con la tribolazione e la tristezza.<br />

- Contesto più ampio segnato dai destinatari della lettera: la comunità è attraversata da<br />

persecuzioni esterne, fino alla prigionia (Pr 13,3; 12,4).<br />

- Queste prove di varia natura possono far vacillare la fede (Pr 6,4-9), che dovrà stabilmente<br />

essere fondata sulla certezza dei beni sperati (11,1) e sull‟esperienza solida della storia della<br />

salvezza (Pr 11,2-40), che include il loro presente di sofferenze (Pr 11,36-40).<br />

- Il significato di o)rqo/j in Eb 12,13:<br />

- ha sapore sapienziale (citazione diretta di Prov!)…<br />

- ha una finalità sicuramente parenetica…<br />

- l‟autore della lettera esorta la comunità alla perseveranza nella fede in mezzo alle prove<br />

(immagini bibliche: camminare saldi verso il futuro…)…<br />

- l‟orizzonte ermeneutico è quello escatologico (cfr. contenuto di Eb 12,1-2): dottrina e<br />

immagini escatologiche; implicitamente escatologico anche il pensiero di 12,10b.<br />

* Eb 9,10: “… trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni<br />

umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate”.<br />

- Contesto immediato: il passaggio dall‟Antico al Nuovo Testamento (tabernacolo, sacrifici,<br />

via a Dio… ). È Cristo il punto di convergenza e di arrivo di questo passaggio: Cristo è il nuovo<br />

tabernacolo, il nuovo sacrificio, la nuova via a Dio Padre.<br />

5. Qewri//a - Pra=cij<br />

Rimandiamo ai dizionari filosofici e alle monografie specializzate per la trattazione separata<br />

dei due termini. Qui offriamo schematicamente la problematica che lungo la storia della filosofia è<br />

sorta dal rapporto tra teoria e prassi.<br />

- Aristotele distingue tre termini: 1) qewri/a (= studio su Dio, matematica, metafisica…): è il<br />

campo dei filosofi; 2) poi/hsij (= il tun dei tedeschi: il fare con la presenza dello spirito): è il<br />

campo dei politici; 3) pra=cij (= il machen dei tedeschi: il fare come „costruire, operare con le<br />

mani, senza l‟intuizione dello spirito, né arte, né invenzione; eseguire materialmente): è il campo<br />

degli artigiani e degli schiavi.<br />

Problematica. È esauriente questa triplice distinzione? È teoricamente giustificata?<br />

23


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

- Neoplatonismo. La teoria è solo la metafisica, meglio, la contemplazione vista come culmine<br />

della filosofia. Tutto ciò che non è teoria-contemplazione è praxis...<br />

- S. Agostino. (... medioevo). La problematica si pone nei termini di contemplatio-actio;<br />

contemplativus-activus; Marta-Maria...<br />

- S. Tommaso. Cfr. Summa Theologiae, II.II., qq 179-180: "De divisione vitae per activam et<br />

contemplativam"; "De vita contemplativa") Nella q. 179,2 (“utrum vita sufficienter dividatur per<br />

activam et contemplativam"), così si esprime: "ad tertium dicendum quod omnia studia humanarum<br />

actionum, si ordinentur ad necessitatem praesentis vitae secundum rationem. rectam, pertinent ad<br />

vitam activam, quae per ordinatas actiones consulit necessitati vitae praesentis. Si autem<br />

deserviant concupiscentiae cuicumque, pertinent ad vitam voluptousam. quae non continetur sub<br />

vita activa. Humana vero studia quae ordinantur ad considerationem veritatis, pertinent ad vitam<br />

contemplativam".<br />

- Cartesio. La riduzione operata dalla sua filosofia al dualismo di opposizione tra 'spirito e<br />

materia' (quantitate signata!) ... Il metodo ("Regulae ad directionem ingenii") è quello strettamente<br />

deduttivo da assiomi, come il metodo matematico.<br />

- Da Cartesio a Kant. Alcuni filosofi (Malebranche, Locke, Leibniz...) operano il tentativo di<br />

applicare alla morale e alla politica il metodo deduttivo proprio della matematica e della geometria;<br />

nel 1703 Christian Wolffs scrive il suo testo di etica con questo titolo significativo: "De philosophia<br />

practica universali methodo mathematica conscripta”!<br />

- Kant. Ricordiamo molto schematicamente come egli distingua: a) scienze teoretiche (come<br />

le scienze "cartesiane”) e, b) scienze pratiche, queste ultime a loro volta suddivise in scienze<br />

pratico-tecniche e scienze pratico-morali. NB Data la premessa della distinzione della realtà in<br />

fenomeno-noumeno, le scienze che studiano il settore 'fenomeno' non possono avere il fondamento<br />

scientifico proposto da Cartesio.<br />

- Hegel. Importanza della problematica (teoria-prassi) nella filosofia idealistica (coincidenza<br />

tra pensiero e realtà; dimensione sociale dell'Ego; valorizzazione fino alla assolutizzazione della<br />

storia... ).<br />

Teoria e prassi: l. Hegel pone per primo, direttamente e come fondamento della riflessione<br />

filosofica, la problematica 'teoria-prassi'. 2. Egli per primo vede la prassi non solamente come un<br />

semplice 'fare del singolo', ma come il comportamento e l'azione della società (che incarna lo<br />

Spirito assoluto). 3. Hegel per primo tratta della teoria sulla società nell'ambito filosofico, e non già<br />

nelle varie forme riduttive adoperate da altri (la società come fonte di normatività, oppure come<br />

fatto sociologico... ). 4. Il pensiero di Hegel fonda le ulteriori riflessioni filosofiche sul significato<br />

sociale di 'teoria-prassi' (soprattutto in Marx).<br />

- Marx. (Per una trattazione organica rimandiamo alle opere specializzate su Marx e sul<br />

marxismo; qui schematicamente ... ):<br />

1. Marx si pone nella corrente della sinistra hegeliana. Egli si chiede: come la problematica<br />

'teoria-prassi' formulata da Hegel può diventare da "teorica", "pratica".<br />

2. Marx propone diversi strumenti per operare tale capovolgimento: a) la critica radicale<br />

(filosofia, letteratura, politica. ecc.); b) la rivoluzione radicale; qui 'radicale' implica<br />

necessariamente che la rivoluzione sia fatta dal e per il proletariato...<br />

3. Marx fa identifica: prassi = lavoro degli operai = essenza dell'uomo (dell'umanità).<br />

Conseguenza: il mondo è oppressore degli operai; per cambiare radicalmente questo mondo,<br />

occorre cambiare (con i mezzi della critica e della rivoluzione) l'attuale rapporto di lavoro (padroneproletario).<br />

Occorre una previa “analisi scientifica” delle forze di produzione del lavoro. prima di<br />

cambiarle, cioè prima di passare da una società capitalistica alla dittatura del proletariato. Per Marx,<br />

quindi, la "prassi" è l'azione di tutti i proletari (cfr. inizio del 'Manifesto'); in questo è evidentissima<br />

la derivazione hegeliana del concetto di 'Stato‟...<br />

4. Unità tra «teoria e prassi». Questa unità implica un radicale capovolgimento: è la prassi che<br />

genera la teoria...<br />

24


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

5. Per Marx 'la prassi è criterio di verità‟. Ciò vale soprattutto per la prassi rivoluzionaria...<br />

- Pragmatismo. - Pragmatismo.(J. Dewey, W. James...). Il secolo XIX conosce, oltre al filone<br />

filosofico che si rifà a Marx, altre riflessioni filosofiche che, partendo da punti diversi da quelli di<br />

Marx, mirano al superamento delle „teorie‟ filosofiche, per fondare una filosofia non su apriori<br />

filosofici, ma sull'azione (cfr. la posizione originale di M. Blondel... ).<br />

- Esistenzialismo. Reazione all'idealismo; valorizzazione del singolo, dell'esistenza; rischio<br />

dello scacco; superamento dell'ottimismo hegeliano e marxiano...<br />

- Altri pensatori. Altri tentativi offrono una teoresi fondata su altre premesse (freudismo;<br />

neopositivismo; esplosione delle scienze sociali e politiche; ermeneutica filosofica; filosofia<br />

analitica; strutturalismo).<br />

I grandi problemi filosofici: quale è l‟immagine dell‟uomo? Quale la fondazione di un retto<br />

filosofare? Come colmare il „vuoto metafisico‟ della cultura contemporanea? Come dialogare con il<br />

„pensiero debole‟? ecc.<br />

- I moralisti cattolici di oggi. Partiamo da una constatazione molto evidente: basta scorrere<br />

qualche testo o qualche studio recente (e non solo di teologia morale), per accorgersi che il termine<br />

„prassi‟ ormai è entrato nell‟uso corrente. Però il termine, che ha già subito una prima<br />

modificazione allorché è passato dall‟ambito ristretto della riflessione filosofica (soprattutto<br />

marxista!) al linguaggio corrente della cultura contemporanea, adesso riceve una ulteriore<br />

elaborazione quando viene ricollocato nel contesto di una riflessione teologico-morale.<br />

Conosciamo il processo di „decodificazione, interpretazione e ricodificazione‟ proprio della<br />

comunicazione di massa. Volendo evidenziare la portata del termine prassi(con i suoi derivati:<br />

ortoprassi, ecc.) presso i teologi contemporanei, mi sembra che il concetto allarghi il significato<br />

classico di “azione umana” ponendo un luce l‟apertura che essa necessariamente ha verso il sociale,<br />

senza esclusione della profondità personale e del „senso totale‟ che ogni azione veramente umana<br />

ha quando, in forma tematica o atematica, è aperta verso il Trascendente.<br />

2.2.2.2. Le tre leggi che maturano la “vita nuova in Cristo” (lex credendi, lex<br />

orandi, lex vivendi) stanno alla base dell‟ethos cristiano<br />

Lo sviluppo organico e scientifico della teologia morale, fondato sulla “vita nuova in Cristo”,<br />

si apre verso tre direzioni interconnesse tra loro: fede in Cristo, coerente agire etico, rapporto<br />

adorante con Dio. Dall‟unitarietà dell‟esistenza radicata in Cristo e tre dimensioni suddette sono<br />

animate e coordinate dalle tre leges: lex credendi, lex vivendi, lex orandi. La coerenza e la fedeltà<br />

alle singole tre leges, sono la garanzia del retto sviluppo della “vita nuova”; quindi, non ogni<br />

espressione di fede, di ethos e di preghiera scaturiranno dalla fonte della “vita nuova in Cristo”, ma<br />

soltanto quelle manifestazioni che “rettamente” si sviluppano dal mistero pasquale di Cristo. Perciò,<br />

è necessario tradurre lo sviluppo della “vita nuova”, rispettivamente, in orto-dossia, orto-prassi, ed<br />

orto-liturgia.<br />

Nel NT, soprattutto nell‟insegnamento di San Paolo, la “vita nuova” è vista come passaggio<br />

dialettico dall‟indicativo della fede all‟imperativo morale.<br />

La fede, sia come contenuto fondamentale, sia come coerenza delle scelte di vita, è Cristo.<br />

Infatti per i credenti, in Cristo Verbo fatto carne, si saldano in maniera indissolubile l‟indicativo<br />

della nuova creatura nata dalla fede in Cristo e dal battesimo e l‟imperativo morale dell‟ethos<br />

cristiano fondato sullo stesso indicativo: “se siete risorti con Cristo, camminate in novità di vita”<br />

(cfr. Rm 6,1-10) 40 .<br />

40 Certamente è molto illuminante leggere integralmente un libro del NT, specialmente un Vangelo, prendendo<br />

come chiave di interpretazione il rapporto tra l‟indicativo della fede e l‟imperativo dell‟ethos cristiano: cfr. S. ZEDDA,<br />

Relativo e assoluto nella morale di San Paolo, Paideia, Brescia 1984; L. ALVAREZ VERDES, La etica del indicativo en<br />

S. Pablo, in “Studia Moralia” 29 (1991/1) 3-26; ID, Imperativo cristiano en San Pablo. La tensión indicativoimperativo<br />

en Rom 6, Ed. S. Jeronimo, Valencia 1980; R. BULTMANN, Teologia del Nuovo Testamento, Queriniana,<br />

25


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

2.2.2.3. La Parola di Dio è “norma normans” per l‟ortodossia e l‟ortoprassi<br />

cristiana<br />

Premettiamo che nella Scrittura si trovano in nuce, e in un rapporto strettissimo tra di loro, le<br />

normae normatae della Tradizione e del Magistero della Chiesa viva (cfr. DV 7-10).<br />

Come impostazione teologica, ricordiamo innanzitutto che la S. Scrittura è norma normans:<br />

a) per i contenuti fondamentali della ortoprassi cristiana (senza ulteriori specificazioni di<br />

dettaglio…);<br />

b) per i contenuti derivati e collaterali rispetto ai fondamentale (in dialettica con le altre fonti<br />

teologiche e antropologiche);<br />

c) per i modi di elaborazione e incarnazione nella cultura. La Sacra Scrittura ci insegna<br />

implicitamente che bisogna rispettare il principio della rielaborazione, per la cultura e nella cultura<br />

dei destinatari, del messaggio cristiano. Inoltre la S. Scrittura ci insegna, indirettamente, che è<br />

possibile questa rielaborazione. Infine, il modo particolare come la Bibbia ha rielaborato (o per il<br />

mondo giudaico, o per il mondo greco-romano…) il messaggio della fede, è un modello cui ci si<br />

dovrà ispirare per ulteriori rielaborazioni dello stesso messaggio cristiano.<br />

In sintesi: l‟ethos cristiano, sia come singole scelte morali incarnate nel quotidiano, sia come<br />

riflessione teologica, per rimanere “orto-prassi”, dovrà armonizzarsi con l‟ “orto-dossia” e l‟ “ortoliturgia”.<br />

2.2.3. L‟elaborazione organica della teologia morale… aperta al futuro 41<br />

Qualunque sia l‟impostazione organica e completa della teologia morale, se si vuole superare<br />

il limite di una riflessione puramente razionale che considera l‟apporto della rivelazione come<br />

superfluo (o addirittura ideologicamente aberrante!), occorrerà operare la scelta di un punto di vista<br />

che offra la possibilità di una comprensione esaustiva del fenomeno morale. Il concetto di “vita”<br />

può fare da mediazione tra una impostazione puramente razionale dell‟etica e un‟impostazione<br />

allargata ad una visione di fede; la specificazione data dall‟idea di “vita nuova in Cristo” permette<br />

di porre in dialogo i due orizzonti ermeneutici della fides e della ratio.<br />

Rivisitando i manuali classici di teologia morale, accenniamo al modo come dovrebbero<br />

essere ripensati alla luce della del messaggio biblico della“vita nuova in Cristo”.<br />

2.2.3.1. L‟impostazione tomista<br />

Per chi accetta l‟impostazione tomista della Ia-IIae della Summa Theologiae, che poggia sul<br />

principio dinamico del rapporto tra fine e mezzi, nasce l‟esigenza di arricchire l‟impostazione<br />

sviluppando il messaggio della “vita nuova in Cristo”, implicitamente contenuto nel Prologus, che<br />

mostra il nesso tra la riflessione su Dio, i suoi attributi e la sua vita, attraverso il concetto biblico di<br />

“imago Dei” comunicata all‟uomo.<br />

Analoga integrazione andrebbe fatta nella trattazione della IIa-IIae riguardo agli atti umani e<br />

alla virtuosità del cristiano. La “vita nuova in Cristo” è l‟anima sia delle singole scelte, sia l‟energia<br />

intima di ogni virtù e del suo intimo dinamismo.<br />

2.2.3.2. L‟impostazione alfonsiana<br />

L‟ impostazione della teologi morale, secondo il modello di Sant‟Alfonso M. de‟ Liguori, che<br />

si sviluppa come analisi degli atti umani, organizzati secondo lo schema dei Dieci Comandamenti,<br />

richiederà un nuovo impianto globale che metta in evidenza come gli atti umani del cristiano<br />

nascano dall‟evento sacramentale e misterico della “vita nuova in Cristo”. Inoltre lo schema del<br />

Decalogo, che ha il vantaggio di chiarire il significato e il peso dei peccati, dovrà essere<br />

ampiamente integrato dal fatto che Cristo rimane vivo e presente nell‟esistenza del battezzato, e che<br />

l‟orizzonte dell‟ethos spazia dal fallimento delle scelte peccaminose all‟orizzonte della pienezza<br />

Brescia 1985.<br />

41 Cfr. Dispense 2009-2010, oppure testo 1986, pp. 122-134.<br />

26


alla comunione della “vita nuova in Cristo”.<br />

2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

2.2.3.3. L‟impostazione personalista<br />

L‟impostazione personalista della teologia morale più facilmente si può connettere alla ideamadre<br />

e al messaggio rivelato della “vita nuova in Cristo”. La riflessione filosofico-teologica sulla<br />

“persona” che raggiunge il suo ideale di maturazione come “persona in Cristo”, può costituire la<br />

premessa ontologica su cui fondare l‟agire morale (“agere sequitur esse”!).<br />

Tra i manuali che si sono cimentati in una impostazione personalista, ricordiamo il testo in<br />

cinque volumi a cura di Tullo Goffi e Giannino Piana. Il fatto che le diverse sezioni dell‟opera<br />

furono affidate a studiosi diversi, si è risolto in una certa frammentazione metodologica che, a sua<br />

volta, richiederebbe un ripensamento maggiormente organico sia dal punto di vista epistemologico,<br />

sia dal punto di vista organico e aperto alle problematiche future.<br />

2.2.3.4. L‟impostazione post-moderna<br />

Possiamo paragonare la riflessione teologico-morale odierna ad un cantiere immenso e in<br />

trasformazione, dove al lavoro frenetico si aggiunge la richiesta di nuovi e urgenti problemi che<br />

sorgono dalla bioetica, dal mondo della società in trasformazione, dalla famiglia in crisi, dalle<br />

istanze impreviste e imprevedibili dell‟orizzonte dell‟educazione, dal moto inarrestabile della<br />

secolarizzazione, dall‟orizzonte filosofico segnato dal “pensiero debole” o dai limiti di una<br />

fenomenologia chiusa ai valori assoluti, ecc.<br />

Vogliamo sperare in una riflessione etica che, rispettando il dialogo sempre rinascente tra<br />

fides et ratio, senta l‟urgenza, oggi fortemente presente nelle singole persone e in ogni angolo della<br />

terra, di fare l‟opzione “per la vita”, che certamente maturerà come scelta teorica e pratica di essere<br />

coerenti con la “vita nuova in Cristo”.<br />

2.3. La riflessione catechetica fondata, in quanto scienza, sul principio unificante<br />

“La vita nuova in Cristo” 42<br />

In quanto scienza che trova la sua originalità in una particolare impostazione interdisciplinare,<br />

trova nel principio architettonico della “comunicazione della fede” il nucleo che genera il suo<br />

specifico orizzonte ermeneutico.<br />

Ipotizziamo il seguente interrogativo problematico alla scienza catechetica, intesa come<br />

scienza teologica: “il messaggio evangelico della «vita nuova in Cristo» può essere assunto come<br />

idea-madre della riflessione sistematica della catechetica?”.<br />

2.3.1. Epistemologia catechetica<br />

Nell‟unico orizzonte ermeneutico della scienza catechetica convergono elementi diversi: i<br />

contenuti della rivelazione cristiana, i destinatari dell‟annuncio nella loro molteplicità problematica,<br />

la comunità ecclesiale depositaria del mandato di annunciare la salvezza portata da Cristo, i<br />

responsabili diretti che ricevono il ruolo di annunciatori, l‟ambiente socio-culturale in cui il<br />

messaggio si dovrà annunciare e incarnare 43 .<br />

Nella riflessione odierna della catechetica emergono i seguenti settori problematici in parte<br />

risolti e in parte ancora come punti da determinare:<br />

2.3.1.1. Statuto scientifico della catechetica<br />

Nel determinare lo statuto scientifico della loro disciplina, i catecheti sono impegnati a<br />

precisare con esattezza:<br />

a) i contenuti propri della scienza catechetica<br />

42 Cfr. “Statuto epistemologico della catechetica” nel testo 1986, pp. 100-110.<br />

43 Rimandiamo ai testi fondamentali di catechetica per una visione sistematica relativa alla specificità di questa<br />

disciplina “teologica” (o antropo-teologica?).<br />

27


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

b) il metodo proprio<br />

c) gli obiettivi specifici<br />

d) le discipline con cui entra in dialogo interdisciplinare.<br />

2.3.1.2. Le modalità della interdisciplinarità<br />

L‟impegno epistemologico dei catecheti si rivolge anche alle modalità interdisciplinari della<br />

loro disciplina; questa, infatti, dovrà essere diversificata a seconda che si tratti di discipline<br />

teologiche (dalla dogmatica alla teologia pastorale…) o di discipline antropologiche (psicologia,<br />

sociologia, antropologia culturale, ecc.).<br />

2.3.1.3. I limiti della propria ricerca scientifica<br />

La ricerca catechetica odierna è particolarmente urgente e impegnativa nel precisare i propri<br />

limiti relativi soprattutto all‟oggetto e al metodo. Al riguardo sono illuminanti le osservazioni,<br />

anch‟esse problematiche segnalate da L. SERENTHÀ, Problemi teologici della catechesi per i<br />

giovani, in “Teologia” 3 (1978) 128-147.<br />

2.3.2. Principi per elaborare una catechesi morale ispirata a interdisciplinarità 44<br />

Per avere presenti gli elementi costitutivi della riflessione sulla catechesi, con lo scopo di una<br />

impostazione della catechetica che metta in evidenza del rapporto tra l‟idea-madre, “la vita nuova in<br />

Cristo”, scorriamo l‟indice di un documento che ha segnato il cammino postconciliare della<br />

pastorale catechistica italiana: CEI, rinnovamento della catechesi, Edizioni CEI, Roma 1988 2 .<br />

* “La vita nuova in Cristo” e i singoli capitoli del documento:<br />

1. La chiesa e il ministero della Parola di Dio<br />

2. Le principali espressioni del ministero della Parola<br />

3. Finalità e compiti della catechesi.<br />

4. Il messaggio della Chiesa è Gesù Cristo<br />

5. Per una piena predicazione del messaggio cristiano<br />

6. Le fonti della catechesi: Parola di Dio, S. Scrittura, Tradizione, Liturgia, Le opere del<br />

creato parlano di Dio.<br />

7. I soggetti della catechesi<br />

8. La catechesi nella pastorale della Chiesa locale<br />

9. Il metodo della catechesi<br />

10. I catechisti.<br />

2.3.2.1. La “vita nuova in Cristo” realizza nella riflessione catechetica l‟armonia<br />

tra lex credendi, lex orandi, lex vivendi<br />

2.3.2.2. La catechetica assume l‟idea-madre della “vita nuova in Cristo” come<br />

principio sotteso alla circolarità sempre più ampia dell‟annuncio<br />

2.3.2.3. L‟idea-madre “vita nuova in Cristo” specifica il rapporto tra la catechetica<br />

e l‟attenzione pastorale alle varie categorie di catechizzandi<br />

44 Cfr. testo 1986, pp. 122-134 da riorganizzare passando da una impostazione sullo specifico a quella della «vita<br />

nuova in Cristo».<br />

28


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

2.4. “La vita nuova in Cristo” come principio unificante il rapporto tra la<br />

catechetica e la riflessione teologico-morale 45<br />

2.4.1. Il dialogo interdisciplinare tra teologia morale, scienza normativa, e la<br />

catechetica, scienza della comunicazione [pedagogica] 46<br />

Dopo aver tracciato in una visione sistematica quasi una mappa ideale delle discipline<br />

teologiche a partire dal dinamismo interno alla ricerca teologica, adesso è più facile riflettere<br />

espressamente e direttamente sul dialogo tra teologia morale e catechetica.<br />

La scienza morale, in quanto riflessione completa sulla fede, studia la fondazione<br />

dell'imperativo morale sull'indicativo cristiano e la traduzione dell'imperativo morale in prassi<br />

cristiana; essa è, quindi, una scienza teorico-pratico-normativa. Perciò, la teologia morale mira a<br />

fondare criticamente l‟ethos cristiano della comunità ecclesiale e del singolo battezzato.<br />

La catechetica è una riflessione critica sul messaggio di fede attuato nell'evento catechistico;<br />

è, quindi, una scienza teorico-pratica che ha come suo oggetto proprio la comunicazione<br />

dell'annuncio a partire da una pastorale ecclesiale, ed è finalizzata alla rnaturazione del<br />

catechizzando; perciò potremmo chiamarla teorico-pratico-pedagogico-comunicativa.<br />

Facciamo notare che mentre nella teologia morale la riflessione critica sulla fede ecclesiale è<br />

canalizzata sull'oggetto ben determinato dell'ethos cristiano, nella catechetica la riflessione critica è<br />

concentrata sulla comunicazione pedagogica e pastorale dell'annuncio cristiano; perciò quando la<br />

catechetica vuol determinare, in seconda istanza, i contenuti dell'annuncio, non si può limitare a un<br />

solo settore (dogma, morale, liturgia, ecc.), ma li deve abbracciare tutti in una maniera sua propria.<br />

Quindi, nel dialogo tra scienza morale e catechetica, è possibile quella connessione che più<br />

esattamente potrebbe chiamarsi «interdisciplinarità complementare», nel senso che i risultati delle<br />

due scienze parzialmente vengono interscambiati e non si giunge alla creazione di una nuova<br />

disciplina.<br />

2.4.2. L‟interdisciplinarità perfeziona il metodo scientifico della teologia morale e<br />

della catechetica<br />

Il metodo della teologia morale nella sua fase analitico-positiva riceve dalla scienza<br />

catechetica una serie di dati e di problemi relativi alla lettura del fatto catechistico, che impegna sia<br />

la comunità ecclesiale che i singoli catechisti; nella fase sistematico- riflessiva la morale riceve<br />

dalla catechetica lo stimolo a ripensare unitariamente la moralità cristiana in vista anche del<br />

processo educativo umano-cristiano del catechizzando; ma è soprattutto nella fase praticoapplicativa<br />

che la morale è stimolata dalla catechetica a tener conto che i risultati scientifici ottenuti<br />

devono esser comunicati non soltanto agli specialisti di morale o agli strumenti di divulgazione<br />

scientifica (monografie, riviste di teologia e pastorale, altri mezzi di comunicazione sociale, ecc.),<br />

ma dovranno raggiungere la comunità ecclesiale e illuminarla nella sua problematico tra fede ed<br />

ethos cristiano, utilizzando anche il canale privilegiato della comunicazione catechistica.<br />

La catechetica, quindi, ponendo alla morale l'esigenza di prevedere la sua comunicabilità (nel<br />

linguaggio proprio di una scienza imperativa e nei contenuti frutto della sua ricerca), si inserisce in<br />

tutte le fasi del metodo proprio della teologia morale, di cui evidenzia la finalità pratica, pastorale e<br />

catechistica.<br />

A sua volta anche il metodo scientifico della catechetica si arricchisce dal dialogo con la<br />

morale. Infatti, già nella sua fase analitico-descrittiva la catechetica raccoglie e organizza i dati<br />

45 NB. Partendo dai contenuti organici della scienza morale. ispirarsi al testo 1986, pp. 111-121.<br />

46 Cfr. R. FRATTALLONE, La morale nella catechesi, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1986, pp. 118-121. Le tre<br />

“leges” richiederebbero che il dialogo interdisciplinare si allargasse anche alla teologia liturgica, che deve‟essere<br />

compresa tre la “fonti” della teologia morale e della catechetica.<br />

29


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

antropologico-morali che si trovano nella comunità ecclesiale e nei progetti di vita dei singoli<br />

credenti. Tali dati potranno esser colti nella loro profondità solo se filtrati, dalla mediazione<br />

scientifica della morale; inoltre sarà proprio la teologia morale a vagliare criticamente tali dati<br />

morali per giudicarne la conformità, più o meno ampia, con l'ethos cristiano; non sempre, infatti, sia<br />

i modelli etici di una società che i comportamenti dei singoli cristiani traggono ispirazione e<br />

dinamismo dai valori evangelici.<br />

Nella sua fase interpretativa il metodo della catechetica richiede la mediazione<br />

interdisciplinare dalla teologia morale, affinché i dati concernenti l'ethos della comunità di fede<br />

possano esser colti scientificamente nella loro specificità e possano esser collegati nell'insieme<br />

dell'esperienza di fede vissuta nella comunità ecclesiale.<br />

Infine, anche nel momento progettuativo il metodo della catechetica entra in dialogo con la<br />

teologia morale, affinché il modello di catechesi elaborato dalla pastorale organica preveda che<br />

l'annuncio dell'ethos cristiano sia fondato e motivato scientificamente, sia coerentemente incarnato<br />

nella cultura circostante della comunità, sia strettamente collegato con l'esperienza di fede della<br />

Chiesa locale (fede, liturgia, sacramenti, servizio caritativo e esperienza di carità), sia svolto<br />

tenendo conto del dinamismo di crescita morale della persona.<br />

2.4.3. L‟interdisciplinarità e i contenuti della teologia morale e della catechetica<br />

La teologia morale nell'organizzare i contenuti dell'ethos cristiano deve tener conto della<br />

problematica morale emergente dal fatto catechistico, criticamente vagliato dalla catechetica; in<br />

particolare, mediante il dialogo interdisciplinare con la catechetica, la teologia morale preciserà con<br />

maggior esattezza le modalità che permetteranno la maturazione personale nella fede, che<br />

costituisce l'impegno fondamentale di ogni credente.<br />

Inoltre la catechetica contribuirà a incarnare l'impegno apostolico, che spinge ogni battezzato<br />

ad annunciare il messaggio di salvezza, in un determinato servizio (ecclesiale, familiare, sociale) di<br />

evangelizzazione, istruzione, ed educazione.<br />

Infine la catechetica, nell'elaborare un modello pastorale che collega l'annuncio catechistico<br />

alla celebrazione liturgico-sacramentale e alla testimonianza della vita, offre alla scienza morale un<br />

ideale cristiano ben elaborato che potrà integrare opportunamente sia la riflessione sulla opzione<br />

fondamentale che sulle altre scelte morali del battezzato.<br />

La scienza catechetica entra in dialogo interdisciplinare con la morale quando riflette<br />

criticamente sui contenuti del fatto catechistico. Infatti la scienza morale, che studia organicamente<br />

l'ethos come opzione fondamentale del credente per Cristo, offre alla catechetica la visione organica<br />

e unitaria dell'ortodossia e dell'ortoprassi; questa visione unitaria costituirà la struttura portante della<br />

catechesi morale.<br />

Anche la riflessione morale sulla coscienza cristiana, sui valori morali, sulla libertà, sulla<br />

legge e sulla dinamica della scelta morale in Cristo, contribuirà alle specificazioni necessarie del<br />

messaggio morale cristiano, in cui la scienza catechetica si trova impegnata; infatti, non sarebbe<br />

completa quella catechesi che (per disimpegno nella fase operativa o per lacunoso procedimento<br />

della scienza catechetica che la ispira) riducesse i suoi contenuti morali soltanto ad un generico<br />

riferimento a Cristo, o soltanto alla trattazione dell'uno o dell'altro elemento della vita morale (solo<br />

un valore, solo la libertà o la coscienza, ecc.).<br />

Per presentare la personalità ideale del cristiano si esige, infatti, che tutti gli elementi<br />

dell'ethos in Cristo siano annunciati e siano presentati nella giusta gerarchia.<br />

Aggiungiamo che la catechesi nella sua globalità possiede quella valenza morale che è propria<br />

di ogni educazione religiosa; infatti «la dimensione etica della catechesi, prima di essere l'oggetto di<br />

un discorso (un insegnamento ben formalizzato), si trova iscritta nelle strutture istituzionali e<br />

fortemente indotta dal tipo di metodologia scelta e attuata. Tutto è morale (induttore di moralità)<br />

nella catechesi: dalle condizioni del raggruppamento fino alle relazioni dei ragazzi fra di loro e con<br />

gli educatori, passando anche attraverso lo stile pedagogico scelto...».<br />

30


2.5. I criteri di elaborazione<br />

2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

2.5.1. Rilettura di alcuni documenti del Magistero sulla catechesi<br />

Ripercorriamo a grandi tappe gli orientamenti della Chiesa postconciliare a riguardo della<br />

impostazione dell‟annuncio cristiano nella catechesi.<br />

2.5.1.1. Il CCC: Giovanni Paolo II, Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria<br />

Editrice Vaticana, Città del Vaticano1992.<br />

• Finalità del CCC<br />

- Riferendosi al Sinodo dei Vescovi del 1985, in occasione del ventesimo anniversario della<br />

chiusura del Concilio, il CCC scrive: “In questa circostanza i Padri sinodali hanno affermato:<br />

«Moltissimi hanno espresso il desiderio che venga composto un catechismo o compendio di tutta la<br />

dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale, perché sia quasi un punto di<br />

riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni. La<br />

presentazione della dottrina deve essere biblica e liturgica. Deve trattarsi di una sana dottrina, adatta<br />

alla vita attuale dei cristiani». Dopo la chiusura del Sinodo, ho fatto mio questo desiderio,<br />

ritenendolo «pienamente rispondente ad un vero bisogno della Chiesa universale e delle Chiese<br />

particolari»” (CCC, pp. 10-11).<br />

- “Questo Catechismo non è destinato a sostituire i Catechismi locali debitamente approvati<br />

dalle autorità ecclesiastiche, i Vescovi diocesani e le Conferenze episcopali, soprattutto se hanno<br />

ricevuto l‟approvazione della Sede apostolica. Esso è destinato ad incoraggiare ed aiutare la<br />

redazione di nuovi catechismi locali, che tengano conto delle diverse situazioni e culture, ma che<br />

custodiscano con cura l‟unità della fede e la fedeltà alla dottrina cattolica” (CCC, p. 15).<br />

• Destinatari del CCC:<br />

- I Pastori della Chiesa: “Questo Catechismo viene loro (= ai Pastori) dato perché serva come<br />

testo di riferimento sicuro e autentico per l‟insegnamento della dottrina cattolica, e in modo tutto<br />

particolare per l‟elaborazione dei catechismi locali” (p. 14).<br />

- I fedeli: “Viene pure offerto a tutti i fedeli che desiderano approfondire la conoscenza delle<br />

ricchezze inesauribili della salvezza (cfr. Gv 8,32). Intende dare un sostegno agli sforzi ecumenici<br />

animati dal santo desiderio dell‟unità di tutti i cristiani, mostrando con esattezza il contenuto e<br />

l‟armoniosa coerenza della fede cattolica” (p. 14).<br />

- Ogni uomo: “Il «Catechismo della Chiesa Cattolica», infine, è offerto ad ogni uomo che ci<br />

domandi ragione della speranza che è in noi (cfr. 1Pt 3,15) e che voglia conoscere ciò che la Chiesa<br />

Cattolica crede” (p. 14).<br />

• Schema generale del documento:<br />

- Costituzione apostolica «Fidei depositum»<br />

- Prefazione<br />

Parte I. La professione della fede<br />

- Sezione Prima: Io credo – Noi crediamo<br />

- Sezione Seconda: La professione della fede cristiana (Gli Articoli del Credo)<br />

Parte II. La celebrazione del mistero cristiano<br />

- Sezione Prima: L‟economia sacramentale<br />

- Sezione Seconda: I sette sacramenti della Chiesa (+ le altre celebrazioni liturgiche)<br />

Parte III. La vita in Cristo<br />

- Sezione Prima: La vocazione dell‟uomo: La vita nello Spirito<br />

Capitolo I: La dignità della persona umana (1. L‟uomo immagine di Dio. 2. La nostra<br />

vocazione alla beatitudine. 3. La libertà dell‟uomo. 4. La moralità degli atti umani. 5. La<br />

moralità delle passioni. 6. La coscienza morale. 7. Le virtù. 8. Il peccato)<br />

31


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

Capitolo II: La comunità umana (1. La persona e la società. 2. La partecipazione alla<br />

vita sociale. 3. La giustizia sociale)<br />

Capitolo III: La salvezza di Dio: la legge e la grazia (1. La legge morale. 2. Grazia e<br />

giustificazione. 3. La Chiesa, Madre e Maestra)<br />

- Sezione Seconda: I dieci comandamenti<br />

Capitolo I: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l‟anima, con tutte le<br />

forze. (1°. 2°. 3°. Comandamento)<br />

Capitolo II: Amerai il prossimo tuo come te stesso (4°. 5°. 6°. 7°. 8°. 9°. 10°.<br />

Comandamento)<br />

Parte IV. La preghiera cristiana<br />

- Sezione Prima: La preghiera nella vita cristiana<br />

- Sezione Seconda: La preghiera del Signore: «Padre nostro».<br />

• La trattazione della dimensione morale nel CCC<br />

- Significato della collocazione: tra il Credo, i Sacramenti e la preghiera… (Confronto tra<br />

l‟impostazione della CCC e la Summa di s. Tommaso)<br />

- Integralità dei contenuti (corrispondente alle finalità del CCC)…<br />

- Osservazioni a riguardo del linguaggio (tra il teologico-classico e l‟adeguamento alle<br />

problematiche odierne)…<br />

• Valutazione del CCC per i suoi contenuti morali:<br />

- Originale ed ottima l‟impostazione generale (La vita in Cristo! cfr. OT 16!) e l‟esposizione<br />

della Prima sezione, bene articolata nei suoi tre capitoli…<br />

- Nella prassi quotidiana può fare problema il “Catechismo”. Nella introduzione, infatti, si<br />

precisa che i Padri Sinodali avevano richiesto l‟elaborazione di un “catechismo o compendio di tutta<br />

la dottrina cattolica per quanto riguarda sia la fede che la morale” (p. 10).<br />

- Sono esposti “tutti” gli argomenti classici della morale. Vengono affrontati anche molti<br />

problemi di oggi, anche se, preoccupati della fedeltà alla “sana dottrina” alcuni temi (per es. la pena<br />

di morte) non sono stati adeguatamente ripensati tenendo conto della sensibilità odierna e degli<br />

apporti della scienza teologico-morale e giuridica. (Cfr. R. FRATTALLONE, L'esposizione della vita<br />

morale nel Catechismo della Chiesa Cattolica, in “Itinerarium” 1 (1993) N. 1, pp. 151-158) 47 .<br />

2.5.1.2. Il RdC: CEI, Il rinnovamento della catechesi, Roma 1970 (2.a ed. 1988)<br />

• Schema generale del documento:<br />

- Introduzione. Un popolo universale annuncia un amore infinito<br />

I. La Chiesa e il ministero della Parola di Dio<br />

II. Principali espressioni del ministero della Parola<br />

III. Finalità e compiti della catechesi<br />

IV. Il messaggio della Chiesa è Gesù Cristo<br />

V. Per una predicazione piena del messaggio cristiano<br />

VI. Le fonti della catechesi<br />

VII. I soggetti della catechesi<br />

VIII. La catechesi nella pastorale della Chiesa locale<br />

IX. Il metodo della catechesi<br />

X. I catechisti<br />

Conclusione. Il rinnovamento della catechesi, impegno comunitario<br />

47 Suggeriamo di confrontare CCC con: CONCILIO DI TRENTO, Catechismo, Paoline, Roma 1961.<br />

32


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

• La trattazione della dimensione morale nel RdC<br />

- Cfr. il nostro contributo in AA.VV., Dal documento di base ai nuovi catechismi alla<br />

catechesi viva, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1974, pp. 243-270.<br />

- visione analitica…<br />

- visione sistematica:<br />

Antropologia cristiana: l‟uomo nuovo in Cristo; ricchezza e profondità<br />

dell‟antropologia cristiana.<br />

L‟agire morale cristiano: opzione fondamentale; le singole scelte; la maturità<br />

cristiana.<br />

• Valutazione del RdC per i suoi contenuti morali:<br />

- esauriente la trattazione di morale fondamentale e generale…<br />

- appena accennata la trattazione della morale categoriale…<br />

- ottima l‟integrazione fra la trattazione morale e le altre dimensioni e contenuti dell‟annuncio<br />

cristiano…<br />

2.5.1.3. Il DCG: SACRA CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio catechistico<br />

generale (11 aprile 1971), Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1971<br />

• Schema generale del documento:<br />

Parte I: L‟attualità del problema:<br />

- La situazione attuale nel mondo<br />

- La situazione attuale nella Chiesa<br />

Parte II: Il ministero della Parola<br />

Cap. I: il ministero della parola e la rivelazione<br />

Cap. II: La catechesi nella missione pastorale della Chiesa<br />

Parte III: Il messaggio cristiano<br />

Cap. I: Norme e criteri<br />

Cap. II: Gli elementi essenziali del messaggio cristiano<br />

Parte IV: Elementi di metodologia<br />

Parte V: La catechesi secondo le età<br />

Parte VI: La pastorale del ministero della Parola<br />

Cap. I: L‟analisi della situazione<br />

Cap. II: Il programma di azione<br />

Cap. III: La formazione catechistica<br />

Cap. IV: Gli strumenti di lavoro<br />

Cap. V: L‟organizzazione della catechesi<br />

Cap. VI: Coordinazione della pastorale catechistica con l‟insieme dell‟azione pastorale<br />

Cap. VII: La necessità di promuovere la ricerca scientifica<br />

Cap. VIII: La cooperazione internazionale e le relazioni con la Santa Sede<br />

«Addendum»: Iniziazione ai sacramenti della Penitenza e della Eucaristia<br />

• La trattazione della dimensione morale nel DCG<br />

- visione analitica…<br />

- visione sistematica:<br />

Tra i criteri: Integrità del contenuto (p. 37); Cristocentrismo (p. 38); geocentrismo (p.<br />

38); gerarchia delle verità (p. 40)…<br />

Antropologia cristiana: l‟uomo nuovo in Cristo; ricchezza e profondità dell‟antropologia<br />

cristiana.<br />

Elementi essenziali: L‟uomo nuovo (p. 52); libertà (p. 53); peccato (p. 54); vita<br />

33


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

morale dei cristiani (p. 55); la perfezione della carità (p. 56)…<br />

• Valutazione del DCG per i suoi contenuti morali:<br />

- presente gli elementi essenziali di morale fondamentale e generale…<br />

- appena accennata la trattazione della morale categoriale (sacramenti, liturgia!)…<br />

- manca una visione organica della trattazione morale con le altre dimensioni e con i contenuti<br />

dell‟annuncio cristiano…<br />

2.5.1.4. Il DGC: CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio Generale per la<br />

catechesi, (15 agosto 1997), Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />

Vaticano1997.<br />

• Schema generale del documento:<br />

- Esposizione introduttiva: L‟annuncio del Vangelo nel mondo contemporaneo<br />

Parte I: La catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa<br />

Cap. I: La Rivelazione e la sua trasmissione mediante l‟evangelizzazione<br />

Cap. II: La catechesi nel processo dell‟evangelizzazione<br />

Cap. III: Natura, finalità e compiti della catechesi<br />

Parte II: Il messaggio evangelico<br />

Cap. I: Norme e criteri per la presentazione del messaggio evangelico nella catechesi<br />

Cap. II: “Questa è la nostra fede, questa è la fede della Chiesa”<br />

(Il CCC e il DGC; I catechismi nelle Chiese locali)<br />

Parte III: La pedagogia della fede<br />

Cap. I: La pedagogia di Dio, fonte e modello della pedagogia della fede<br />

Cap. II: Elementi di metodologia<br />

Parte IV: I destinatari della catechesi<br />

Cap. I: L‟adattamento al destinatario: aspetti generali<br />

Cap. II: La catechesi per età<br />

Cap. terzo: Catechesi per situazioni speciali, mentalità e ambienti<br />

Cap. IV: Catechesi in contesto socio-religioso<br />

Cap. V: Catechesi in contesto socio-culturale<br />

Parte V: La catechesi nella Chiesa Particolare<br />

Cap. I: Il ministero della catechesi nella Chiesa particolare e i suoi agenti<br />

Cap. II: La formazione per il servizio della catechesi<br />

Cap. III: Luoghi e vie della catechesi<br />

Cap. IV: L‟organizzazione della pastorale catechistica nella Chiesa particolare<br />

Conclusione.<br />

• La trattazione della dimensione morale nel DGC<br />

- visione analitica… (confronta nell‟indice analitico le voci relative alla morale)<br />

- visione sistematica:<br />

Antropologia cristiana: l‟uomo nuovo in Cristo; ricchezza e profondità<br />

dell‟antropologia cristiana.<br />

L‟agire morale cristiano: opzione fondamentale; le singole scelte; la maturità<br />

cristiana.<br />

• Valutazione del DGC per i suoi contenuti morali:<br />

- assente una esposizione della antropologia cristiana (!);<br />

- la conversione e la fede (p. 55);<br />

- il processo della conversione permanente (p. 58);<br />

- iniziazione cristiana e catechesi (pp. 66-71);<br />

- manca una presentazione organica dei contenuti della morale cristiana (supplisce il<br />

riferimento al CCC. pp. 130-141);<br />

34


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

- il cristocentrismo è presentato tra i “criteri” dell‟annuncio;<br />

- ben illustrata la formazione morale, come una delle finalità della catechesi (pp. 88-89), e<br />

sufficientemente integrata con le altre finalità formative (pp. 86-94).<br />

2.5.2. Come elaborare i contenuti morali della catechesi<br />

2.5.2.1. Gli obiettivi metodologici<br />

• Identificare tutti i contenuti morali a partire dai nuclei fondamentali che struttura<br />

l‟ortoprassi cristiana<br />

• Gerarchizzare oggettivamente i contenuti morali a partire da un valore fondante, per es.,<br />

Cristo, Uomo perfetto, il mistero pasquale, ecc.<br />

• Ordinare questi contenuti già gerarchizzati (oggettivamente!) in vista di un itinerario<br />

pedagogico-pastorale adatto alla situazione, sociale ed ecclesiale…<br />

2.5.2.2. Le due fonti da cui attingere i contenuti morali<br />

• L‟esperienza umana „ri-compresa‟ dalla „recta ratio‟:<br />

- i fatti morali<br />

- la cultura (mediazione tra persona, valori, comportamenti…)<br />

- la riflessione etico-filosofica…<br />

NB. I limiti legati a questa fonte:<br />

- possibile riduzione di alcuni contenuti morali;<br />

- enfatizzazione esagerata di alcuni contenuti- difficoltà a trovare un principio unificatore…<br />

• La Parola di Dio intesa nella sua accezione più ampia:<br />

- il datum: Scrittura, Tradizione, Magistero vivo della Chiesa;<br />

- la situazione socio-religiosa e pastorale in cui viene ri-compresa la Parola di Dio;<br />

- la riflessione scientifica della teologia morale (mediazione ecclesiale del datum e del novum<br />

problematico…);<br />

- la progettazione teologico-pastorale non rigidamente strutturata, ma aperta al dinamismo<br />

reale e creativo dello Spirito che opera in ogni credente, e per l‟edificazione della<br />

comunità).<br />

2.5.2.3. Articolazione dei contenuti morali in prospettiva di annuncio<br />

• a. La fondazione biblica della “nuova vita in Cristo” come specifico cristiano proiettato<br />

verso l‟annuncio<br />

• b. I pilastri della teologia morale generale (fine dell‟uomo, coscienza, libertà, legge<br />

morale, peccato, conversione) in prospettiva di annuncio<br />

• c. L‟organismo virtuoso come progressiva assimilazione della “nuova vita in Cristo”<br />

presentato come attuabile nell‟annuncio (catechistico)<br />

• d. La responsabilità verso la società, l‟ambiente e la cultura alla luce della “nuova vita in<br />

Cristo” (come specifico cristiano incarnato nell‟oggi e pronto alla comunicazione evangelica e<br />

catechistica)<br />

2.5.2.4. I tre principi di riflessione scientifica sui contenuti morali della catechesi 48<br />

• 1. Principio ermeneutico 49 . È la chiave di interpretazione di cui il ricercatore si serve per<br />

48 I seguenti tre principi raccolgono ordinatamente le otto operazioni previste dal metodo teologico del Lonergan:<br />

1) il principio ermeneutica (ricerca, interpretazione, storia); 2) il principio progettuativo (dialettica, fondazione, dottrina,<br />

sistematica); 3) il principio attuativo (comunicazione); cfr. B.J.F. LONERGAN, Il metodo in teologia Queriniana, Brescia<br />

1975. 49 Per i seguenti principi epistemologici (ermeneutico, progettuativo e attuativo) della teologia-morale,<br />

35


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

far emergere dai dati rivelati e antropologici i contenuti morali e il loro particolare significato<br />

(valori, norme, modelli, atteggiamenti, comportamenti, ecc…). Da questo principio derivano due<br />

serie di operazioni ermeneutiche parallele.<br />

a) “La prima si riferisce all‟uomo visto nella sua totalità di creatura cosciente e libera<br />

destinata alla pienezza della sua felicità. Connesse al fatto e alle esigenze della creaturalità umana si<br />

sviluppa la fascia delle discipline antropologiche: dalla psicologia alla sociologia, dall‟antropologia<br />

culturale alla cibernetica, dalla medicina alla filosofia morale, ecc; esse forniscono una serie<br />

preziosa di dati, che garantiranno alla scienza etica il suo aggancio con la realtà dell‟uomo, sempre<br />

pregna di problemi e di istanze. Il dialogo interdisciplinare tra teologia morale e scienze<br />

antropologiche si svolgerà essenzialmente in «tre momenti: raccolta dei dati significativi,<br />

interpretazione dei dati e intelligenza metafisica degli stessi in ordine allo scopo già detto<br />

(conoscenza dell'eticità umana: fine ultimo - via al fine)». La seconda serie di operazioni<br />

ermeneutiche si riferisce alle fonti della Rivelazione (Scrittura, Tradizione e Magistero<br />

ecclesiastico).<br />

b) La teologia morale si rivolge alla S. Scrittura per fondarsi e alimentarsi di essa,"<br />

riconoscendola come «norma normans non-normata». Nella Bibbia l'ethos si trova espresso a livelli<br />

diversi (come singole prescrizioni, come proposta di valori, come modelli etici) e sempre incarnato,<br />

sia nel linguaggio che nelle sue esigenze operative, in un determinato ambiente socio-culturale;<br />

sarà, quindi, compito della scienza morale operare un'oculata ermeneutica del testo sacro al fine di<br />

poter distinguere quanto nella Bibbia è condizionamento esterno all'ethos rivelato e quanto<br />

costituisce, invece, con- tenuto sempre valido sia nelle singole prescrizioni, sia nei valori etici che<br />

nei modelli di comportamento morale. Più delicato è il procedimento ermeneutico-morale nei<br />

confronti della Tradizione («norma normata normans»); essa dice riferimento alla S. Scrittura da<br />

cui riceve i principi della sua ortodossia («norma normata»), e al Magistero e alla ricerca teologica,<br />

per i quali è regola di fede («norma normans»). La teologia morale, quindi, deve operare un duplice<br />

procedimento ermeneutico sulla Tradizione: da una parte dovrà verificare che i dati offerti da questa<br />

(norme singole, valori, modelli etici, sistemazione morale organica) siano «cristiani», cioè conforrni<br />

e ispirati all'ethos rivelato; e d'altra parte dovrà discernere nei medesimi dati quanto è semplice<br />

condizionamento socio-culturale da ciò che è contenuto perennemente valido per la vita e la<br />

riflessione morale. Solo dopo e a partire da tale ermeneutica la tradizione diventa significativa e<br />

indispensabile per ogni elaborazione morale ulteriore, sia essa operata dal Magistero ecclesiastico o<br />

dagli studiosi di morale cristiana…<br />

In sintesi possiamo affermare che il principio ermeneutico applicato ai testi della Scrittura,<br />

della Tradizione e del Magistero, deve rispettare i tre livelli di ogni interpretazione: «L'analisi<br />

filologico-strutturale, che determina il senso del testo nella sua realtà letterale, la<br />

contestualizzazione storica che tende a cogliere ciò che l'autore voleva esprimere, ossia la sua<br />

intenzione comunicativa, attraverso la ricostruzione dell'ambiente e della cultura, sia in senso<br />

diacronico che sincronico, e, infine, la lettura ermeneutica, intesa a scoprire il valore perennemente<br />

normativo della comunicazione fatta, cioè la trascendenza dei messaggio rispetto al dato culturale».<br />

• 2. Principio progettuativo. La scienza teologico-morale, che nasce dalla vita e deve<br />

illuminare la vita, attinge dalla «luce del Vangelo e dell'esperienza umana» (GS 46) gli elementi con<br />

cui elaborare l'ethos cristiano. Se si opera un'accurata ermeneutica, il Vangelo fornirà le costanti<br />

immutabili (cfr. GS 10) e l'esperienza umana gli elementi mutevoli e storici (cfr. GS 1) della scienza<br />

e della prassi morale cristiana.<br />

La progettazione dell'ethos ha bisogno ai vari livelli (nella puntualizzazione del metodo,<br />

nell'organizzazione dei dati scientifici, nel momento della decisione personale) di un paradigma<br />

riportiamo quanto scrivemmo in R. FRATTALLONE, La morale nella catechesi, LDC, Leumann (Torino) 1986, pp. 94-<br />

98.<br />

36


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

costante di riferimento. Gli studiosi moderni di morale si soffermano con particolare attenzione<br />

sulla teoria del modello etico.<br />

Il modello etico si differenzia dagli altri modelli di interpretazione-comprensione della prassi<br />

umana (aspetti psicologici, sociologici, antropologico-culturali, ecc.) per il fatto che, mentre questi<br />

sono essenzialmente descrittivi, esso è essenzialmente normativo per l'uomo. Tuttavia a nessuno<br />

sfugge il nesso intimo vigente fra essi; infatti l'imperativo morale sarà tanto più fondato sulla realtà<br />

umana quanto più questa sarà stata descritta scientificamente dalle altre scienze.<br />

Il modello etico nella sua totalità deve poter tradurre tutto quanto descrive la vita morale<br />

dell'uomo in un unico imperativo morale, così come, a livello parenetico, faceva san Paolo quando<br />

esortava i cristiani di Colosse: «Se dunque siete risorti col Cristo, cercate le cose di lassù dove è il<br />

Cristo ... fate morire le membra terrene ... come eletti di Dio, santi e amati, vestitevi di tenera<br />

compassione, di bontà, ... di carità che è il vincolo della perfezione» (Col 3,1.5.12.14).<br />

Ci sembra di poter affermare che il modello etico su cui si può fondare tutta la progettualità<br />

della scienza morale sia Gesù Cristo, centro dinamico della storia della salvezza. Egli con la sua<br />

vita, il suo Vangelo di salvezza e la sua presenza nella Chiesa, suo Corpo Mistico, traduce<br />

organicamente in imperativo morale il dono-impegno della «vita nuova» comunicata ad ogni<br />

cristiano. Se «agere sequitur esse», il battezzato troverà nel suo «essere-in-Cristo» il vero e<br />

definitivo principio progettuale dell' «agire-in-Cristo»; e se la vita in Cristo è legata intimamente<br />

alla comunità ecclesiale, anche il suo sviluppo (conversione, fede-speranza-amore, prassi morale,<br />

ecc.) esigerà sempre una dimensione ecclesiale. La vita nuova in Cristo è, quindi, l'indicativo della<br />

fede che descrive e fonda contemporaneamente l'imperativo morale cristiano nella sua progettualità<br />

globale.<br />

Il modello etico darà unità e dinamismo progettuale anche agli aspetti concreti settoriali<br />

dell'ethos cristiano (persona, comunità, cosmo, storia, Assoluto, ecc.); così il modello etico, oltre a<br />

unificare i risultati ottenuti con il procedimento ermeneutico sulle fonti della moralità cristiana,<br />

garantirà che, nei diversi settori dell'ethos, gli aspetti immutabili e sempre urgenti delle norme<br />

morali (provenienti dall'intreccio interpretativo della Parola di Dio e della struttura essenziale<br />

dell'uomo) siano armonizzati con gli elementi storici e mutevoli della moralità, studiati e<br />

organizzati dalle diverse discipline antropologiche. Perciò dal punto di vista teologico il modello<br />

etico deve essere relazionato a Cristo, che rimane il valore che fonda definitivamente l'ethos<br />

cristiano, e l'appello che dà significato e unità alle singole scelte libere del credente.<br />

• 3. Principio attuativo. La teologia morale in quanto scienza normativa non realizzerebbe il<br />

suo statuto epistemologico se non attingesse la prassi cristiana. La fede in Cristo esige dal credente<br />

la conformità del proprio operare con il modello etico costituito dalla Rivelazione del<br />

comandamento di Dio in Cristo; la riflessione sistematica sull'ortoprassi cristiana diventa quindi: a)<br />

una lettura critica dell'ethos umano che porta a discernere non soltanto ciò che è bene e ciò che è<br />

male considerato alla luce della ragione, ma ciò che è tale anche alla luce del Vangelo; b) una<br />

rilettura critica dei singoli valori etici ricompresi dal di dentro del progetto cristiano di vita; e) una<br />

illuminazione sulla portata morale delle situazioni di esistenza, vagliando le quali sarà possibile una<br />

scelta libera, cosciente, motivata e aderente alla unicità irrepetibile della situazione.<br />

Vanno tenuti distinti i due piani di obbligatorietà morale: l'uno proprio della scienza<br />

teologico-morale in quanto tale, riferibile a tutti i cristiani, e l'altro proprio della scelta morale<br />

personale; in questo secondo livello l'uomo gioca la sua scelta morale personalmente libera, pur<br />

dentro il quadro di obbligatorietà proprio dell'imperativo morale.<br />

Infine aggiungiamo che la teologia morale non fa del principio attuativo qualcosa di<br />

meccanico, automatico e precostituito, dal momento che sia la scienza morale che la prassi morale<br />

vivono in un dinamismo di perfettibilità; infatti si tratta sempre di «conoscenza superabile in quanto<br />

essa è rivedibile sia perché l'azione dello Spirito nella Chiesa la introduce ad una conoscenza<br />

sempre più profonda del Comandamento, sia perché l'intelligenza dell'eticità avviene<br />

37


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

progressivamente. La revisione non è necessariamente negazione, ma assunzione del già conosciuto<br />

dentro ad un contesto più ampio in cui esso si invera più profondamente».<br />

2.6. La mediazione molteplice della comunità ecclesiale<br />

NB. Nei trattati di teologia pastorale si sviluppa ampiamente il tema dell‟annuncio della<br />

Parola, nella sua molteplicità di forme, al fine di costruire l‟ekklesìa all‟interno e di renderla Parola<br />

vive nel/per il mondo e la cultura circostante. (Cfr. E. ALBERICH, Catechesi e prassi ecclesiale:<br />

identità e dimensione della catechesi nella Chiesa di oggi, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1990 2 ; A.<br />

BOLLIN; La catechesi nella vita della Chiesa. Note di storia, Paoline, Cinisello Balsamo (Milano)<br />

1990).<br />

2.7. Ipotesi di catechesi morale ispirate alle tre formule brevi di fede di K. Rahner 50<br />

A conclusione del suo Corso fondamentale sulla fede, Karl Rahner si chiede se non sia<br />

conveniente condensare il kerigma cristiano in formule «brevi e nuove in cui la confessione<br />

cristiana della fede venga espressa in maniera confacente all'attuale situazione culturale». Tali<br />

formule brevi dovrebbero consentire al cristiano laico di precisare a se stesso la specificità della sua<br />

esperienza cristiana e di testimoniarla nel mondo di oggi che attraversa un'epoca di pragmatismo<br />

antimetafisico e di ateismo su scala mondiale.<br />

Rahner argomenta sia sull'opportunità di un pluralismo di «formule brevi» di fede, data la<br />

situazione pluralistica della cultura contemporanea, sia sul fatto che anche nel NT si riscontra «una<br />

grande diversità fra le formule base in esso contenute».<br />

E se è vero che la Chiesa, dopo un lungo periodo di riflessione teologica e pastorale, giunse ad<br />

elaborare l'unica formula di fede del Simbolo niceno-costantinopolitano, è altrettanto vero che sul<br />

piano pastorale dell'annuncio i «tentativi di fare un catechismo universalmente valido e di introdurlo<br />

ufficialmente sono falliti e si sono scontrati contro l'unanime resistenza di predicatori e di catecheti<br />

teorici, quantunque sia esistito come ufficiale un Catechismo tridentino ... e il cardinal Gasparri<br />

sotto Pio XI abbia tentato di stendere un nuovo catechismo universale». Bisogna quindi concludere<br />

che, come il Simbolo apostolico rimarrà sempre la formula base di fede per la prassi religiosa e per<br />

la liturgia, così non si potrà (né si dovrebbe) impedire che si ipotizzino altre formule brevi di fede<br />

che siano maggiormente consone e incarnate nelle diverse culture.<br />

Partendo da simili premesse, Rahner elabora tre formule brevi di fede che corrispondono a tre<br />

diverse sensibilità della cultura contemporanea (teologica, antropologica, futurologica). Noi,<br />

seguendo questa impostazione, vogliamo delineare a rapidi tratti come dovrebbe esser annunciato il<br />

messaggio morale cristiano in ciascuna delle tre ipotesi.<br />

2.7.1. Una formula breve teologica<br />

«L'orizzonte inabbracciabile della trascendenza umana, la quale si attua esistentivamente e<br />

originariamente - non solo in maniera teoretica o puramente concettuale -, si chiama Dio e si<br />

comunica esistentivamente e storicamente all'uomo come suo proprio compimento in un amore<br />

perdonante. Il vertice escatologico dell'autocomunicazione storica di Dio, in cui tale<br />

autocomunicazione si rivela come irreversibilmente vittoriosa, si chiama Gesù Cristo».<br />

a) Il significato della formula<br />

La formula contiene tre affermazioni fondamentali. La prima «riguarda ciò che si intende per<br />

Dio ... indicandolo come l'orizzonte della trascendenza umana e, precisamente in tal modo, come il<br />

mistero che rimane non abbracciabile.<br />

La seconda affermazione ... spiega come questo Dio così compreso non è puramente la meta<br />

50 K. RAHNER, Corso fondamentale sulla fede. Introduzione al concetto di cristianesimo, Paoline, Cinisello<br />

Balsamo (Milano) 1977, pp. 569-582.<br />

38


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

eternamente asintotica dell'uomo, ma - e con ciò facciamo la prima decisiva affermazione cristiana<br />

- dona se stesso e si autocomunica all'uomo come suo proprio compimento, e lo fa anche sotto il<br />

presupposto che l'uomo sia peccatore, cioè si dona in un amore perdonante...<br />

La terza affermazione base dice che questa autocomunicazione storica di Dio, la quale<br />

oggettivizza storicamente la "graziosa" autocomunicazione esistentiva e la media a se stessa,<br />

possiede il suo vertice escatologicamente vittorioso in Gesù di Nazaret».<br />

b) Le implicanze morali<br />

1) L'opzione fondamentale dovrà scaturire dalla stessa esperienza del rapporto trascendentale,<br />

di cui è l'esplicitazione operativa morale. Il «novum» del cristianesimo, in quest'ottica, privilegia il<br />

valore della coscienza come «santuario di Dio».<br />

2) Nel rapporto trascendentale l'uomo trova il senso ultimo della sua esistenza e della sua<br />

libertà. In questa luce andrebbe ripensato il trattato classico su «gli atti umani».<br />

3) Le virtù teologali sono viste come il primo inveramento del rapporto uomo-Dio, come -<br />

dono» che deve diventare un impegno di fede e di testimonianza.<br />

4) La dimensione categoriale della vita morale può esser dedotta coniugando insieme gli<br />

aspetti trascendentali del rapporto uomo-Dio con la situazione storica e progressiva di tale<br />

esperienza da parte dell'uomo vivente in Cristo.<br />

5) La dimensione cristocentrica, in questa impostazione, viene ricuperata dinamicamente, nel<br />

significato escatologico impresso dalla venuta di Cristo al divenire umano e della storia.<br />

2.7.2. Una formula breve antropologica<br />

«L'uomo perviene realmente a se stesso in un'autoattuazione genuina solo quando mette<br />

radicalmente in gioco se stesso per gli altri. Quando egli fa questo, coglie (atematicamente o<br />

esplicitamente) ciò che intendiamo per Dio quale orizzonte, garanzia e radicalità di tale amore,<br />

(Dio) che nall‟autocomunicazione (esistentiva e storica) si fa lo spazio della possibilità di tale<br />

amore. Questo amore lo si intende intimo e sociale e nella radicale unità di questi due momenti esso<br />

è il fondamento e l‟essenza della Chiesa» 51 .<br />

a) Il significato della formula<br />

Vediamo il significato delle tre affermazioni:<br />

«La prima dice che l'uomo, in quell'autotrascendenza esistentiva che avviene nell'atto<br />

dell'amore del prossimo, fa perlomeno implicitamente un'esperienza di Dio...<br />

La seconda affermazione ... dice che proprio mediante la sua autocomunicazione Dio crea la<br />

possibilità di quella interumanità di amore che concretamente è possibile per noi e che è il nostro<br />

compito. Questa seconda affermazione dice, dunque, che l'a- more fra gli uomini ... è sostenuto<br />

dalla grazia soprannaturale, infusa, giustificante dello Spirito Santo.<br />

La terza affermazione di questa seconda formula breve dice che tale amore, nel quale nel<br />

prossimo si ama Dio e il prossimo lo si ama in Dio, ha una dimensione di intimità esistentiva e una<br />

dimensione di socialità storica, sì che proprio in ciò esso corrisponde al duplice aspetto<br />

dell'autocomunicazione di Dio. Dove questo amore, nel- l'unità dei due aspetti, giunge al suo<br />

culmine, là abbiamo effettivamente ciò che chiamiamo Chiesa».<br />

b) Le implicanze morali<br />

1) La formula suggerisce un'impostazione della morale della carità a partire da un'opzione<br />

fondamentale incarnata in un progetto di esistenza nel quale il credente mette in gioco tutto se<br />

stesso per l'amore del prossimo: amore oblativo di carità.<br />

2) La fondazione di tale orizzonte di amore è Dio che si comunica a noi in Cristo; è Dio che<br />

garantisce la totalità e la perennità di tale amore.<br />

3) L'organismo virtuoso parte dall'incarnazione nelle virtù tipicamente umane per raggiungere<br />

il mistero della fede, speranza e carità teologali.<br />

51 K. RAHNER, Op. cit., p. 578.<br />

39


2. PARTE SECONDA<br />

Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio cristiano aperto alla catechesi<br />

4) La concretezza dello sviluppo morale per realizzare un progetto di vita «totalmente speso<br />

per gli altri come Cristo», è la premessa per cogliere la profondità del- l'imperativo morale<br />

incarnato nell'esistenza personale e sociale, e nella storia.<br />

5) Non è difficile ripensare i temi classici di morale generale alla luce di questa impostazione<br />

(fine dell'uomo e del cristiano, atti, coscienza, legge, peccato, libertà, virtù, ecc.).<br />

6) Questa formula base di fede facilita un ripensamento, in chiave catechistica, dei contenuti<br />

morali del Vangelo purché si trovi il metodo adatto e sia garantita l'integrità del messaggio morale<br />

cristiano.<br />

2.7.3. Una formula breve futurologica<br />

«Il cristianesimo è il mantenere aperta la questione sul futuro assoluto, il quale vuole darsi<br />

proprio come tale nell'autocomunicazione e ha fissato questo suo volere escatologicamente<br />

irreversibile in Gesù Cristo e si chiama Dio».<br />

a) Il significato della formula<br />

«Questa formula brevissima è una variante dell'affermazione sulla trascendentalità dell'uomo<br />

contenuta nella prima formula base, in quanto interpreta questa trascendentalità come essereorientato<br />

verso il futuro, come futurità... L'autocomunicazione di Dio, che ovviamente è sempre<br />

esistentiva, presenta un aspetto storico, e in questo aspetto storico è giunta ad un'irreversibilità<br />

escatologica in Gesù Cristo...<br />

Il cristianesimo, nella misura in cui è adorazione del Dio unico e vero - contro tutti gli idoli<br />

intesi come assolutizzazione di potenze finite e di dimensioni dell'uomo -, tiene l'uomo aperto al<br />

futuro assoluto; e nella misura in cui quest'ultimo è e rimane il mistero assoluto, anche nel<br />

compimento di questa autocomunicazione, il cristianesimo è il mantenere aperta la questione sul<br />

futuro assoluto».<br />

b) Le implicanze morali<br />

1) L'uomo, come essere orientato verso il futuro, rimane alla ricerca di un significato che sveli<br />

il valore, più o meno definitivo e personale, del presente e del passato. L'Assoluto come futuro è<br />

pienamente comprensibile se collocato entro una visione di «storia della salvezza» che ha come<br />

centro, alfa e omega il Cristo.<br />

2) La formula base proposta si presta molto bene per una ricomprensione del trattato classico<br />

sul fine dell'uomo; rimangono alquanto problematici i nessi con gli altri trattati fintanto che, come<br />

abbiamo rilevato sopra, non si passi dal futuro, pienamente disvelato in Cristo, al passato e al<br />

presente.<br />

3) Gli elementi della morale fondamentale (es. la trattazione sul peccato persona- le) rischiano<br />

di venir profondamente ridotti. Invece diventa più facile delineare sia l'ideale cristiano come<br />

progetto di vita, sia il significato del dinamismo morale che tende alla pienezza della vita futura,<br />

pieno compimento della sequela di Cristo.<br />

40


3. PARTE TERZA<br />

Per un laboratorio che verifica il rapporto interdisciplinare<br />

3. PARTE TERZA<br />

Per un laboratorio che verifica il rapporto interdisciplinare tra morale<br />

cristiana e annuncio catechistico alla luce della “nuova vita in Cristo”<br />

3.1. Verifica del dialogo interdisciplinare (esplicito o implicito) nei manuali di<br />

teologia morale e di catechetica<br />

3.1.1. FUCHS Josef. Esiste una morale cristiana?, Herder-Morcelliana, Roma-Brescia<br />

1970.<br />

3.1.2. GATTI Guido, Manuale di teologia morale, Elle Di Ci, Leumann (Torino)2001.<br />

3.1.3. GOFFI Tullo –PIANA Giannino (a cura di), Corso di morale, 5 volumi,<br />

Queriniana, Brescia 1989-1995.<br />

3.1.4. GÜNTHÖR Anselm, Chiamata e risposta. Una nuova teologia morale. I. Morale<br />

generale, Paoline, Roma 1974, pp. 186-189.<br />

3.1.5. HÄRING Bernard, Liberi e fedeli in Cristo, 3 vol., San Paolo, Cinisello Balsamo<br />

(Milano) 1980-1982.<br />

3.1.6. LORENZETTI Luigi, Trattato di etica teologica, 3 volumi, Dehoniane, Bologna<br />

1992 2 .<br />

3.1.7. MAUSBACH Giuseppe, Teologia morale, Paoline, Alba 1957. (!).<br />

3.1.8. PALAZZINI Pietro, Avviamento allo studio della morale cristiana, Istituto di<br />

teologia a distanza – Centro Ut unum sint”, Roma 1983 352<br />

3.1.9. VIDAL Marciano, Manuale di teologia teologica, 3 volumi, Cittadella, Assisi<br />

1994-1997.<br />

-----------<br />

3.1.10. ALBERICH Emilio, La catechesi oggi. Manuale di catechetica fondamentale,<br />

Elle Di Ci, Leumann (Torino) 2001.<br />

3.1.11. COLOMB Joseph, Al servizio della fede. Manuale di catechetica, Elle Di Ci,<br />

Leumann (Torino) 1969.<br />

3.1.12. CRAVOTTA Giovanni - RUTA Giuseppe, Catechetica come scienza, Coop. S.<br />

Tom., Messina 2009.<br />

3.1.13. EXELER Adolf, L‟educazione religiosa. Un itinerario di maturazione dell‟uomo,<br />

Elle Di Ci, Leumann (Torino)1990.<br />

3.1.14. FOSSION André Fossion (a cura di), Manuale di catechesi. (a cura di),<br />

Manuale di catechesi, Vol. I. Per giovani e adulti, Borla Roma 1987.<br />

3.1.15. FOSSION André (a cura di), Manuale di catechesi, Vol II. Il Vangelo per i<br />

giovani dai 14 ai 16 anni, Borla, Roma 1988.<br />

3.1.16. GEVAERT Josef, Studiare catechetica (a cura di U.Montisci), LAS, Roma 2009.<br />

3.1.17. ROMANO Antonino (ed.), Guidati dalla Parola nei luoghi della vita. La<br />

catechesi tra rivelazione e segni dei tempi, Coop. S. Tom., Messina 2009.<br />

52 NB. Solo pp. 155-156 dedicate all‟ «Uomo nuovo in Cristo».<br />

41


3. PARTE TERZA<br />

Per un laboratorio che verifica il rapporto interdisciplinare<br />

3.1.18. ROMANO Antonino, Teologia della catechesi, [Pro manuscripto], S. Tommaso,<br />

Messina 2009.<br />

3.1.19. TRENTI Zelindo, L‟educazione alla fede. Saggio di pedagogia religiosa, Elle Di<br />

Ci, Leumann (Torino) 2000.<br />

3.1.20. ZUPPA Pio, La catechesi: eco della parola e interprete della speranza,<br />

Urbaniana University Press, Roma 2007.<br />

3.2. Verifica del dialogo interdisciplinare riscontrabile negli articoli di teologia<br />

morale e nei sussidi per la catechesi<br />

3.2.1. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Catechesi”<br />

3.2.2. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Lumen Vitae”<br />

3.2.3. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Teologia Morale”<br />

3.2.4. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Pastorale Liturgica”<br />

3.2.5. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Catechisti parrocchiali”<br />

3.2.6. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Dossier catechista”<br />

3.2.7. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Insegnare religione”<br />

3.2.8. Interventi su catechesi e morale nella rivista “L‟ora di religione”<br />

3.2.9. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Note di Pastorale giovanile”<br />

3.2.10. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Religione.<br />

Educazione e suola”<br />

3.2.11. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Evangelizzare”<br />

3.2.12. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Viva Verità e Vita”<br />

3.3. Conclusione. Le prospettive interdisciplinari tra teologia morale e catechetica<br />

nell‟elaborazione dei contenuti morali della catechesi<br />

3.3.1. Fecondità del dialogo interdisciplinare tra teologia morale e catechetica<br />

3.3.2. Fedeltà e creatività nei criteri di elaborazione<br />

3.3.2.1. Rilettura dei recenti documenti del Magistero sulla catechesi<br />

3.3.2.2. Fedeltà nei principi e attenzione ai “segni dei tempi” nell‟elaborare i<br />

contenuti morali della catechesi<br />

3.3.2.3. La mediazione molteplice e profetica della comunità ecclesiale<br />

3.3.2.4. Uno sguardo all‟Ipotesi di catechesi morale ispirata alle tre formule brevi<br />

di fede di K. Rahner 53<br />

53 K. RAHNER, Corso fondamentale sulla fede. Introduzione al concetto di cristianesimo, Paoline, Cinisello<br />

Balsamo (Milano) 1977, pp. 569-582.<br />

42


4. ALLEGATI<br />

4.1. Cinque modelli di catechesi esperienziale<br />

43<br />

4. ALLEGATI<br />

4.1.1. Modello di catechesi come semplice trasmissione di oggettivazioni religiose<br />

È la concezione della catechesi, dominante per molto tempo, come semplice trasmissione di<br />

«oggettivazioni» religiose (verità, credenze, tradizioni, riti, norme morali, ecc.), come insegnamento<br />

dottrinale o consegna di un insieme di tradizioni e di norme.<br />

Si rivela inadeguata proprio per il fatto di considerare le oggettivazioni religiose come<br />

semplici contenuti da trasmettere, senza il radicamento nelle esperienze religiose che vi stanno<br />

all‟origine. Prende facilmente forma di indottrinamento, i istruzione intellettuale e moralistica, di<br />

insegnamento non integrato nella vita.<br />

4.1.2. Modello di catechesi come riflessione su fatti o problemi di vita<br />

Qui la catechesi, volendo salvare la distanza tra fede e vita, prende come contenuto situazioni<br />

e problemi di vita, ma senza l‟approfondimento che permette di raggiungere il livello della<br />

problematica religiosa e il riferimento vitale con le esperienze fondanti cristiane. Si fanno magari<br />

discorsi e riflessioni utili, formativi, ma che non raggiungono il livello della comunicazione<br />

religiosa, e perciò non meritano il nome di catechesi.<br />

vita<br />

vita<br />

esperienza<br />

esperienza<br />

catechesi<br />

catechesi


44<br />

4. ALLEGATI<br />

4.1.3. Modello di catechesi come applicazione della dottrina alla vita<br />

In questo caso la catechesi concepita sempre come trasmissione di «oggetti» religiosi, cerca<br />

un aggancio con la realtà esistenziale sotto forma di discorso religioso, di scendere al concreto della<br />

vita per mezzo di applicazioni di tipo morale (la «buona azione», il «fioretto») o rituale, o<br />

devozionale, ecc. La vita appare così ridotta a campo di applicazione del messaggio religioso, ma<br />

rimane fuori dal contenuto del messaggio stesso.<br />

vita<br />

4.1.4. Modello di catechesi come «passaggio» dalla vita alla fede<br />

È il caso di molte catechesi dette «antropologiche» o «situazionali» che prendono l‟avvio da<br />

problemi o situazioni umane e tentano a un certo momento il «passaggio» al messaggio cristiano<br />

)Bibbia, sacramenti, magistero, ecc.), non per via di approfondimento dell‟esperienza, ma per<br />

semplice giustapposizione o transizione. Spesso tradisce una vera strumentalizzazione dei problemi<br />

umani (utilizzati solo come punto di partenza) o una mancata integrazione tra vita e fede a livello di<br />

esperienza religiosa. Il ricorso al «passaggio» denota la mancanza di un vero approfondimento.<br />

vita<br />

esperienza<br />

esperienza<br />

catechesi<br />

catechesi<br />

4.1.5. Modello di catechesi come approfondimento-identificazione della propria<br />

esperienza con le esperienze cristiane<br />

La catechesi autentica rispetta la struttura esperienziale della comunicazione della parola di<br />

Dio, e diventa approfondimento della propria esperienza nel confronto con le esperienze fondanti<br />

cristiane: Israele, Cristo e la Chiesa. Diventa così comunicazione e racconto di un‟esperienza<br />

storica offerta come chiave d‟interpretazione e fonte di senso per la propria esperienza. Si attua cioè<br />

un‟identificazione globale di quest‟ultima con le esperienze bibliche ed ecclesiali<br />

(evangelizzazione-conversione) e un progressivo approfondimento di tale identificazione in


45<br />

4. ALLEGATI<br />

rapporto alle diverse situazioni della vita (catechesi-maturazione della fede). Questo processo di<br />

approfondimento e di confronto, che accompagna l‟esistenza individuale e comunitaria, è un<br />

incontro che porta la fede a interpretare la vita e la vita a interpretare la fede, nella logica del<br />

circolo ermeneutica. È uno sforzo di riflessione non facile, soprattutto nelle condizioni dispersive<br />

della cultura attuale:<br />

“Perché l‟incontro con la Presenza originante sia possibile, la persona deve passare dalla<br />

dispersione alla concentrazione, dalla superficialità alla profondità, dalla molteplicità<br />

all‟unificazione” (J. MARTIN VELASCO, La experiencia cristiana de Dios, 30).<br />

Alla luce di queste istanze, è possibile illustrare meglio il compito della catechesi in<br />

riferimento all‟esperienza. Tale compito consiste in fondo nel comunicare esperienze e nell‟aiutare<br />

a fare esperienza. Più concretamente: nel cuore dell‟impegno catechistico si trova la capacità di<br />

suscitare e allargare esperienze, approfondire esperienze, comunicare esperienze, esprimere<br />

esperienze.<br />

vita<br />

esperienza<br />

catechesi


4.2. Catechesi familiare e narrativa (Tommaso Stenico)<br />

La famiglia, si sa, è il primo luogo dell'evangelizzazione e la prima responsabile<br />

dell'educazione.<br />

46<br />

4. ALLEGATI<br />

La catechesi in famiglia - come educazione cristiana e come pedagogia della fede - ha sue<br />

specificità che sono complementari a quella che si svolge in parrocchia, nei gruppi e in scuola, ma<br />

non è meno catechesi di questa, anzi ne rappresenta in un certo senso il modello ideale proprio per<br />

le sue note peculiari e uniche che la contraddistinguono.<br />

Caratteristiche della Catechesi Familiare<br />

4.2.1. Catechesi per la vita cristiana<br />

Sappiamo che uno degli sforzi più decisivi su cui si è misurato il rinnovamento della catechesi<br />

in questi ultimi decenni, è stato quello di portare la catechesi fuori dalle secche di un puro e<br />

semplice dottrinalismo astratto e concettuale, privo di aggancio con la vita e l'esperienza biblica ed<br />

ecclesiale. La catechesi è per la vita cristiana e suo fine è quello di unire strettamente fede e vita,<br />

culto ed esistenza nuova. La catechesi familiare offre il supporto e l'ambiente ideale per raggiungere<br />

questo fine. Si tratta infatti di una catechesi legata strettamente alla vita di ogni giorno, è vera<br />

scuola di vita da cui le nuove generazioni possono trarre un contenuto portante per conoscere,<br />

interiorizzare e vivere il messaggio evangelico, in un costante confronto tra Parola di Dio-vita,<br />

culto-esistenza, vocazione e missione.<br />

Pensiamo ad esempio al tema di Dio Creatore e Padre, a quello dei perdono, a Cristo Figlio<br />

dei Padre e nostro salvatore al Battesimo come nuova nascita o all'Eucaristia come cena o mensa<br />

dei Signore ... si tratta di contenuti catechistici che come tanti altri possono essere agevolmente<br />

trasmessi dai genitori non solo con l'insegnamento, ma con l'esperienza concreta del vissuto<br />

collegandoli a momenti, fatti, situazioni, luoghi o segni propri della vita familiare.<br />

In alcuni momenti forti poi il Magistero della vita così immediato nella famiglia, si avvale<br />

anche di quello della Parola e i genitori, esercitando il loro dono, comunicano in modo semplice e<br />

diretto le verità della fede, mostrandone la forte rilevanza che esse hanno con la vita. Si tratta di<br />

quegli eventi forti e critici che incidono profondamente nella realtà umana e spirituale della famiglia<br />

e sono snodi importanti nella educazione cristiana dei figli: pensiamo quando nasce una nuova vita<br />

in famiglia, quando qualche persona cara muore o è malata quando si ringrazia Dio per i doni<br />

ricevuti, quando ci si raccoglie nella preghiera , si sostiene la speranza in Dio per qualche prova.<br />

Non fa così anche Gesù per esempio, con la famiglia di Marta e Maria, in occasione delle<br />

morte del fratello Lazzaro, svolgendo una catechesi sulla risurrezione dei morti e sulla fede in Lui<br />

come vita e risurrezione?<br />

Al di là poi di questi momenti forti ma occasionali, diventa decisivo l'ambiente di casa che<br />

una famiglia riesce a creare. Un ambiente di relazioni vere e sincere dove ci sia spazio per il dialogo<br />

e la mutua comunicazione di affetti, sentimenti, parole e gesti; dove non domina regina la<br />

televisione che soffoca ogni discorso; dove ci si aiuta a crescere genitori e figli cercando di<br />

imparare gli uni dagli altri la via della libertà e della responsabilità; dove l'unico Maestro a cui tutti<br />

ci si affida è il Signore, anche se non si dice sempre Signore, Signore, ma si sa ricercare nei fatti la<br />

via del bene, dell'onestà, del perdono e della pace. Allora si sperimenta dal vivo il senso di Dio e la<br />

sua presenza.


47<br />

4. ALLEGATI<br />

Questo riferimento all'ambiente fa emergere un altro aspetto specifico della catechesi<br />

familiare. Essa non è a senso unico, dai genitori ai figli ma interessa tutti i membri della famiglia<br />

che ne sono attivi protagonisti. Pertanto intendiamo per catechesi familiare sia l'interscambio di<br />

fede e di spiritualità tra coniugi per consolidare il loro amore e scoprire sempre meglio il disegno di<br />

Dio sulla loro famiglia; l'evangelizzazione e la testimonianza dei genitori verso i figli, ma anche<br />

l'evangelizzazione e la testimonianza dei figli verso i genitori.<br />

Spesso sono proprio i figli che portano nella propria casa un soffio di vita spirituale e<br />

stimolano i genitori a ritrovare la via della preghiera e della partecipazione alla comunità; infine non<br />

è secondario il ruolo degli anziani che offrono il supporto spesso decisivo per la stessa educazione<br />

cristiana dei figli piccoli (quando i genitori lavorano entrambi ad esempio) e comunque<br />

rappresentano un fattore decisivo per il dialogo tra generazioni e la memoria viva delle radici su cui<br />

si innesta la storia di ogni famiglia e da cui trae origine e senso di vita per l'oggi e il suo futuro.<br />

4.2.2. Catechesi occasionale e diversificata<br />

La catechesi familiare ha un carattere per lo più occasionale e non sistematico e si avvale<br />

della capacità dei genitori di saper usufruire di ogni esperienza vitale per aprirla a Dio, alla sua<br />

scoperta e al suo volere. Tuttavia non è affatto escluso che ciò possa diventare anche itinerario di<br />

vera e propria catechesi organica se si aiuta la famiglia a inserirsi dentro un programma di pastorale<br />

catechistica stabilito e seguito dalla comunità e da catechisti preparati per questo tipo di esperienza.<br />

Non mancano in molte parrocchie questi tentativi che stanno dando ottimi frutti. Mi riferisco<br />

in particolare al periodo della preparazione ai sacramenti della iniziazione cristiana in cui la<br />

famiglia viene particolarmente sollecitata a partecipare anche direttamente all'itinerario dei figli. I<br />

modi e le forme sono varie ma non mancano anche comunità in cui rovesciando lo schema<br />

tradizionale che vede la parrocchia o la scuola in primo piano nella catechesi e la famiglia a latere<br />

come supporto e sostegno , sollecitano proprio i genitori a farsi carico della catechesi dei figli in<br />

casa secondo un programma stabilito d'intesa con la comunità. In tal caso una apposita équipe di<br />

catechisti segue passo passo i genitori con incontri sistematici ; questi a loro volta svolgono<br />

catechesi ai figli e il tutto confluisce in momenti forti, celebrativi comuni in parrocchia.<br />

Questa è certamente una via possibile che alcune Conferenze Episcopali stanno percorrendo<br />

con frutto da anni: ho presente la Chiesa del Cile dove la catechesi familiare è ormai diffusa a largo<br />

raggio in tutte le Diocesi e rappresenta una delle opzioni privilegiate per la iniziazione cristiana dei<br />

piccoli.<br />

Il coraggio di tentare vie nuove e di proporre alle famiglie itinerari di questo genere va<br />

sostenuto tuttavia da una approfondita preparazione dei pastori e dei catechisti ed esige molto tempo<br />

per l'accompagnamento, per adeguarsi ai tempi e ritmi propri della famiglia in un contesto<br />

industriale dove i tempi sono scarsissimi. Eppure credo che si dovrebbe osare di più e avere più<br />

fiducia nella stessa famiglia stimolandola a percorrere non da sola certo, ma in appositi gruppi tale<br />

esperienza molto arricchente per se stessa e per i figli. Questo del resto costringe anche ad<br />

impostare in maniera totalmente nuova la tradizionale struttura pastorale della iniziazione cristiana<br />

dei piccoli, nella parrocchia o nella scuola.<br />

Questo discorso tuttavia non deve farci dimenticare la necessaria differenziazione delle<br />

proposte catechistiche che la comunità cristiana deve mettere in atto verso la famiglia. La pluralità<br />

di famiglie che oggi avviciniamo o che in una prospettiva missionaria vanno avvicinate, obbliga a<br />

trovare vie diversificate per rispondere alle concrete esigenze di fede e di vita di ciascuna.<br />

Non possiamo chiedere a tutte le famiglie le stesse cose e offrire itinerari uniformi. Di fatto<br />

non esiste uno standard di famiglia modello, ma molteplici tipi ormai che esigono di essere<br />

accostate e evangelizzate secondo le pedagogia dell'ascolto, dell'accompagnamento, dei dialogo e<br />

della proposta graduale nei contenuti e nei tempi che sono in grado di accogliere.


48<br />

4. ALLEGATI<br />

Dal momento tuttavia che non c'è famiglia che non sia preoccupata della educazione religiosa<br />

e morale dei figli, è doveroso aiutare i genitori a vivere esperienze che permettano loro di scoprire i<br />

doni e le potenzialità umane e spirituali che possiedono e di cui spesso non prendono coscienza<br />

preferendo delegare ad altri tali compiti.<br />

Una scelta saggia è dunque quella di sviluppare nella comunità cristiana tre complementari<br />

vie e metodi pastorali:<br />

- una evangelizzazione e catechesi per la famiglia che la raggiunga là dove essa abita e opera<br />

(nella casa) o comunque offra ai suoi membri concrete possibilità di catechesi ed esperienze<br />

spirituali;<br />

- una evangelizzazione e catechesi con la famiglia che la solleciti a rendersi corresponsabile e<br />

protagonista della propria autoformazione cristiana e di quella dei figli;<br />

- una evangelizzazione e catechesi della famiglia in cui è questa che direttamente decide le<br />

vie, i tempi e modi appropriati per vivere nella propria casa ed esperienza di vita, la fede, la<br />

preghiera, la vera e propria comunicazione del messaggio cristiano ai figli e ad ogni suo membro.<br />

Tra gli itinerari differenziati non possiamo dimenticarne alcuni che oggi sono paradigmatici<br />

anche per la catechesi familiare. Mi limito a richiamarli per non perderne il valore che essi<br />

rappresentano anche per l'intera comunità:<br />

- le famiglie interconfessionali, dove l'esperienza ecumenica arricchisce l'educazione e la vita<br />

di fede di valori che rifluiscono poi non solo nella famiglia, ma nella comunità;<br />

- le famiglie con figli portatori di handicap dove la catechesi familiare necessita di un forte<br />

sostegno delle altre famiglie e della comunità;<br />

- le famiglie degli immigrati cristiani. La catechesi familiare in questo caso diviene anche<br />

veicolo di cultura e di tradizioni della propria identità cristiana;<br />

- le famiglie che hanno figli non battezzati e percorrono il cammino del catecumenato;<br />

- le famiglie in situazioni irregolari o in difficoltà sul piano morale e spirituale che pure<br />

chiedono i sacramenti per i figli: una situazione ormai molto diffusa e che sollecita la comunità a<br />

trovare vie di evangelizzazione appropriate che non spengano il lucignolo fumigante con "pretese"<br />

pure doverose sul piano giuridico e formale, ma prive di misericordia e spirito di vera accoglienza<br />

ricche invece di dialogo nella verità e nella carità.<br />

4.2.3. Catechesi aperta a esperienze di preghiera e di carità.<br />

La catechesi familiare è legata a momenti di preghiera e di azione caritativa. Una catechesi di<br />

vera iniziazione cristiana e di mistagogia non è separabile dall'esperienza liturgica e da quella<br />

caritativa nella comunità.<br />

Nella parrocchie in particolare ciò avviene agevolmente e con frutto. Anche la catechesi<br />

familiare non è isolata in se stessa, ma nel suo piccolo alveo vitale di ogni giorno permette di aprirsi<br />

a esperienze di preghiera e di carità.<br />

La preghiera familiare rappresenta lo sbocco naturale della catechesi in casa; i genitori - in<br />

quanto liturghi e sacerdoti nella propria casa - sono chiamati ad esercitare il loro dono guidando la<br />

preghiera ed educando i figli a pregare fin dalla più tenera età.<br />

La gioia e la fatica dei genitori sta nel trovare il modo, il momento, le forme e i gesti più<br />

appropriati per pregare svolgendo ad un tempo una catechesi sul significato delle parole e degli<br />

atteggiamenti della preghiera, collegandola sempre alla vita e alla Parola di Dio, alle feste e tempi<br />

liturgici più importanti della comunità. La domenica in particolare rappresenta il momento<br />

certamente più importante per la viva partecipazione della famiglia alla vita della comunità e alla<br />

liturgia.


49<br />

4. ALLEGATI<br />

Per molte famiglie tuttavia la domenica è vissuta fuori dell'ambiente usuale di abitazione e di<br />

parrocchia, per un doveroso svago dopo lo stress dei lavoro settimanale: per altre prevalgono<br />

interessi e scelte ritenute importanti e che assorbono gran parte della giornata (visita agli anziani,<br />

attività sportiva per i figli); per altre ancora resta l'impegno dei lavoro. Si impone pertanto una<br />

riconsiderazione delle priorità di vita per la famiglia e l'attivazione di vie pastorali che raggiungano<br />

la famiglia là dove essa si trova e permettano comunque di fare una esperienza spirituale e<br />

celebrativa per vivere il giorno del Signore come giorno di gioia e di incontro con lui; giorno di<br />

riconciliazione della famiglia in se stessa nel senso di riscatto dalla dispersione e dalla superficialità<br />

propria di tanti altri giorni della settimana carichi di lavoro, di affanni e rapporti veloci e spesso<br />

anonimi. Giorno in cui si possono ritessere quelle relazioni primarie di cui la famiglia è ancora<br />

portatrice e che ne esprimono la più forte potenzialità anche sul piano della fede.<br />

La domenica comunque, come ha ricordato con forza il Papa nella Lettera sul tema, va<br />

riscoperta e continuamente riproposta nei suoi contenuti fondamentali e nella sua ricchezza<br />

spirituale ed ecclesiale ma anche difesa e sostenuta sul piano culturale, sociale e politico.<br />

"Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi cosa tutto fate per la gloria di<br />

Dio in Cristo Gesù": l'espressione di Paolo ai Corinzi indica la via concreta della preghiera<br />

familiare nutrita dalla fede e resa testimonianza della vita, nuova nei comportamenti.<br />

Certo qui più che in altri campi dell'opera educativa, diventa decisiva la testimonianza e<br />

coerenza dei genitori. La catechesi familiare interpella e sfida la vita degli adulti e li porta a<br />

confrontarsi sempre meglio con se stessi e le scelte familiari perché corrispondano agli<br />

insegnamenti trasmessi.<br />

Apparirà così come i genitori catechisti e maestri in realtà sono anche loro primariamente<br />

discepoli dell'unico Maestro, il Cristo che li ammaestra con la sua Parola di verità e di vita.<br />

4.2.4. La catechesi familiare parte integrante di un unico progetto catechistico della<br />

comunità cristiana.<br />

La catechesi familiare non è isolata in se stessa, ma parte integrante di un progetto<br />

catechistico più ampio che la colloca dentro l'impegno della comunità cristiana verso la famiglia<br />

stessa e le nuove generazioni.<br />

Non è possibile ipotizzare l'avvio di una azione catechistica nelle case se la comunità non<br />

sviluppa primariamente un'azione pastorale appropriata con la famiglia e per la famiglia. Una<br />

pastorale della famiglia, che la veda protagonista in prima persona della propria crescita nella fede,<br />

ma anche responsabile di dare e ricevere dalla comunità tutto il sostegno di cui necessità per<br />

svolgere il suo compito educativo.<br />

Si impone qui un ripensamento di una tradizione che le parrocchie in particolare hanno via via<br />

consolidato organizzando il proprio servizio catechistico per fasce d'età: bambini, fanciulli e<br />

ragazzi, adolescenti e giovani, adulti.<br />

Spesso in tale impostazione prevale l'infantilizzazione e la specializzazione rispetto alla<br />

valorizzazione del soggetto famiglia che di per sé comprende tutte queste fasce e che invece resta in<br />

ombra e quasi ai margini della pastorale, come un supporto necessario, ma non centrale nella<br />

pastorale globale della comunità.<br />

Le singole specificità legate all'età o a itinerari pre-sacramentali o educativi prevalgono.<br />

Rimettere la famiglia in quanto tale in gioco significa cambiare questa cultura e mentalità nei<br />

pastori e nei catechisti innanzitutto, ma anche nelle stesse famiglie abituate da tempo a delegare alla<br />

scuola e alla parrocchia l'educazione religiosa e morale dei figli e tanto più la loro catechesi.<br />

E' dunque necessario che la pastorale della famiglia non sia pensata come un impegno in più o<br />

a latere di quella rivolta ai suoi singoli membri, ma al contrario sia considerato il contesto entro cui<br />

far emergere le specificità.


50<br />

4. ALLEGATI<br />

La cosa avviene già nei movimenti ecclesiali con buoni frutti. La catechesi familiare allora<br />

non apparirebbe un fatto a se stante e un po' originale ma la via e lo sbocco naturale di una pastorale<br />

di evangelizzazione che valorizza la famiglia come soggetto evangelizzante centrale e primario<br />

nella comunità.<br />

Inoltre si impone per la buona riuscita della catechesi familiare una adeguata e permanente<br />

formazione dei genitori ad essere veri catechisti dei figli. E questo necessita di una serie di impegni<br />

pastorali che attraversano diversi momenti in cui la famiglia è formata anche a questo compito.<br />

Penso agli itinerari di preparazione al sacramento del matrimonio, alla catechesi dei giovani e degli<br />

adulti, ai gruppi familiari agli incontri specifici con i genitori nell'accompagnamento dei figli ai<br />

sacramenti della iniziazione in particolare.<br />

Occorre pensare per questo a nuove figure di animatori catechistici che sostengano passo<br />

passo l'esperienza della catechesi familiare: si può ipotizzare un'équipe di catechisti (coppie di sposi<br />

in particolare) che affianchino i genitori o i gruppi di genitori disponibili a svolgere nella propria<br />

casa una esplicita esperienza di catechesi familiare d'intesa con la comunità. Questo<br />

accompagnamento - tipo padrinato - potrebbe essere proposto alle giovani coppie di sposi fin<br />

dall'inizio della loro esperienza matrimoniale e poi familiare.<br />

Si tratta di veri e propri catechisti degli adulti con una esperienza familiare alle spalle per<br />

poter indicare con concretezza le vie più appropriate allo svolgimento della catechesi familiare.<br />

4.2.5. Catechesi sostenuta dalla catechesi degli adulti: genitori e nonni.<br />

La catechesi familiare comporta una adeguata e sostenuta catechesi degli adulti rivolta ai<br />

genitori e ai nonni. Non è possibile infatti sviluppare una efficace azione evangelizzatrice e<br />

catechistica in famiglia se gli sposi e genitori cristiani e gli stessi anziani membri della famiglia,<br />

non sono sostenuti e motivati da una catechesi per loro, per nutrire la loro fede e speranza .<br />

Decisivo appare dunque il compito della catechesi degli adulti nella comunità, mediante i<br />

movimenti e i gruppi ecclesiali, con la molteplicità di vie e forme che oggi sono in atto nelle Chiese<br />

locali. I gruppi familiari in specie sono molto importanti in quanto permettono ai loro membri di<br />

affrontare via via le problematiche connesse alla vita familiare alla luce della fede e si sostengono a<br />

vicenda con la preghiera e l'amicizia Tuttavia è necessario che anche in queste esperienze non<br />

manchi l'attenzione a tutti i membri della famiglia, ragazzi e anziani in modo da favorire una<br />

crescita cristiana armonica e integrale dell'intera comunità familiare.<br />

Inoltre è opportuno che la catechesi svolta affronti non solo i temi propri della vocazione<br />

familiare, ma ogni altro aspetto della dottrina e della vita morale attinente alla maturità della fede<br />

adulta dei cristiano nel mondo.<br />

La catechesi degli adulti rappresenta senza dubbio la frontiera più importante su cui misurare<br />

l'impegno evangelizzante della Chiesa di oggi se vogliamo far sì che anche la famiglia cristiana<br />

possa resistere alle forti spinte disgregatrici che provengono dalla cultura e dalla società<br />

secolarizzata e cresca in una fede forte e missionaria per se stessa e per tante altre famiglie in crisi o<br />

in difficoltà, di cui è chiamata spesso a farsi carico.<br />

4.2.6. Catechesi come narratio historia salutis<br />

In sintesi, mi pare di poter dire che la catechesi familiare ha una peculiarità che è quella della<br />

narratio in tutta la pregnanza che tale termine ha nella Bibbia; è una catechesi di tipo biblico, come<br />

ci ricorda il libro dell'Esodo: “Quando tuo figlio un domani ti chiederà: «Che significa ciò?», tu gli<br />

risponderai: «Con la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto, dalla<br />

condizione servile. Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni<br />

primogenito nella terra d'Egitto: i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo<br />

io sacrifico al Signore ogni primo parto di sesso maschile e riscatto ogni primogenito dei miei<br />

discendenti». Questo sarà un segno sulla tua mano, sarà un pendaglio fra i tuoi occhi, poiché con


51<br />

4. ALLEGATI<br />

la potenza del suo braccio il Signore ci ha fatto uscire dall'Egitto” (Es 13,14-16).<br />

Si tratta di una catechesi che parte da un fatto di vita vissuto insieme nella famiglia dove si<br />

compiono gesti e si dicono parole che vanno spiegate ai figli in quanto patrimonio di valore da<br />

trasmettere di generazione in generazione. Una catechesi narrativa, legata alla memoria vitale,<br />

ricordata e celebrata nel culto. Una catechesi di esperienza della propria famiglia e del proprio<br />

popolo che viene riconsegnata alle nuove generazioni dai padri.<br />

La catechesi familiare si nutre soprattutto della lectio biblica, dell'accostamento alla Scrittura,<br />

il libro della catechesi che nutre la fede dei piccoli e dei grandi insieme nella propria casa come ci<br />

ricorda Paolo quando scrive a Timoteo: “Mi ricordo infatti della tua schietta fede, che ebbero<br />

anche tua nonna Lòide e tua madre Eunìce, e che ora, ne sono certo, è anche in te. Tu però rimani<br />

saldo in quello che hai imparato e che credi fermamente. Conosci coloro da cui lo hai appreso e<br />

conosci le sacre Scritture fin dall'infanzia: queste possono istruirti per la salvezza, che si ottiene<br />

mediante la fede in Cristo Gesù” (2Tm 1,5; 3,14-15).<br />

L'incontro con Gesù nelle Scritture rappresenta senza dubbio la via maestra che fin da piccoli<br />

può caratterizzare nella casa la catechesi. E' una scelta questa di cui oggi si prende sempre più<br />

coscienza e che si attua in vari modi e forme nelle comunità, soprattutto in occasione della<br />

iniziazione cristiana dei fanciulli.<br />

Tuttavia vorrei prendere questo spunto non come un codice fisso per tutte le famiglie, ma<br />

come un paradigma esemplare nel senso che esso ci indica un metodo concreto di catechesi che ha<br />

in se i tratti che ho ricordato:<br />

- legata alla vita;<br />

- occasionale, ma forte nel suo messaggio esistenziale e di fede;<br />

- aperta alla preghiera e all'impegno della carità;<br />

- partecipata da tutti i membri della famiglia nei rispettivi ruoli;<br />

- in un clima di dialogo e di comunicazione interpersonale;<br />

- integrata nella pastorale d'insieme.<br />

Si tratta dunque di una icona che va tenuta presente nell'impostare con varie forme e vie la<br />

catechesi familiare.


52<br />

4. ALLEGATI<br />

4.3. Ratzinger Card. Joseph. Intervento durante il convegno dei catechisti e dei<br />

docenti di religione<br />

Domenica, 10 Dicembre 2000<br />

La vita umana non si realizza da sé. La nostra vita è una questione aperta, un progetto<br />

incompleto ancora da completare e da realizzare. La domanda fondamentale di ogni uomo è: come<br />

si realizza questo - diventare uomo? Come si impara l'arte di vivere? Quale è la strada alla felicità?<br />

Evangelizzare vuol dire: mostrare questa strada - insegnare l'arte di vivere. Gesù dice<br />

nell'inizio della sua vita pubblica: Sono venuto per evangelizzare i poveri (Lc 4, 18); questo vuol<br />

dire: Io ho la risposta alla vostra domanda fondamentale; io vi mostro la strada della vita, la strada<br />

alla felicità - anzi: io sono questa strada. La povertà più profonda è l'incapacità di gioia, il tedio<br />

della vita considerata assurda e contraddittoria. Questa povertà è oggi molto diffusa, in forme ben<br />

diverse sia nelle società materialmente ricche sia anche nei paesi poveri. L'incapacità di gioia<br />

suppone e produce l'incapacità di amare, produce l'invidia, l'avarizia - tutti i vizi che devastano la<br />

vita dei singoli e il mondo. Perciò abbiamo bisogno di una nuova evangelizzazione - se l'arte di<br />

vivere rimane sconosciuta, tutto il resto non funziona più. Ma questa arte non è oggetto della<br />

scienza - questa arte la può comunicare solo chi ha la vita - colui che è il Vangelo in persona.<br />

4.3.1. Struttura e metodo nella nuova evangelizzazione<br />

4.3.1.1. La struttura<br />

Prima di parlare dei contenuti fondamentali della nuova evangelizzazione vorrei dire una<br />

parola sulla sua struttura e sul metodo adeguato. La Chiesa evangelizza sempre e non ha mai<br />

interrotto il cammino dell'evangelizzazione. Celebra ogni giorno il mistero eucaristico, amministra i<br />

sacramenti, annuncia la parola della vita - la parola di Dio, s'impegna per la giustizia e la carità. E<br />

questa evangelizzazione porta frutto: dà luce e gioia, dà il cammino della vita a tante persone; molti<br />

altri vivono, spesso senza saperlo, della luce e del calore risplendente da questa evangelizzazione<br />

permanente. Tuttavia osserviamo un processo progressivo di scristianizzazione e di perdita dei<br />

valori umani essenziali che è preoccupante. Gran parte dell'umanità di oggi non trova<br />

nell'evangelizzazione permanente della Chiesa il Vangelo, cioè la risposta convincente alla<br />

domanda: Come vivere?<br />

Perciò cerchiamo, oltre l'evangelizzazione permanente, mai interrotta, mai da interrompere,<br />

una nuova evangelizzazione, capace di farsi sentire da quel mondo, che non trova accesso<br />

all'evangelizzazione "classica". Tutti hanno bisogno del Vangelo; il Vangelo è destinato a tutti e non<br />

solo a un cerchio determinato e perciò siamo obbligati a cercare nuove vie per portare il Vangelo a<br />

tutti.<br />

Però qui si nasconde anche una tentazione - la tentazione dell'impazienza, la tentazione di<br />

cercare subito il grande successo, di cercare i grandi numeri. E questo non è il metodo di Dio. Per il<br />

regno di Dio e così per l'evangelizzazione, strumento e veicolo del regno di Dio, vale sempre la<br />

parabola del grano di senape (cfr. Mc 4, 31-32). Il Regno di Dio ricomincia sempre di nuovo sotto<br />

questo segno. Nuova evangelizzazione non può voler dire: Attirare subito con nuovi metodi più<br />

raffinati le grandi masse allontanatesi dalla Chiesa. No - non è questa la promessa della nuova<br />

evangelizzazione. Nuova evangelizzazione vuol dire: Non accontentarsi del fatto, che dal grano di<br />

senape è cresciuto il grande albero della Chiesa universale, non pensare che basti il fatto che nei<br />

suoi rami diversissimi uccelli possono trovare posto - ma osare di nuovo con l'umiltà del piccolo<br />

granello lasciando a Dio, quando e come crescerà (Mc 4, 26-29). Le grandi cose cominciano sempre<br />

dal granello piccolo ed i movimenti di massa sono sempre effimeri. Nella sua visione del processo<br />

dell'evoluzione Teilhard de Chardin parla del "bianco delle origini" (le blanc des origines): L'inizio<br />

delle nuove specie è invisibile ed introvabile per la ricerca scientifica. Le fonti sono nascoste -<br />

troppo piccole. Con altre parole: Le realtà grandi cominciano in umiltà. Lasciamo da parte, se e


53<br />

4. ALLEGATI<br />

fino a che punto Teilhard ha ragione con le sue teorie evoluzioniste; la legge delle origini invisibili<br />

dice una verità - una verità presente proprio nell'agire di Dio nella storia: "Non perché sei grande ti<br />

ho eletto, al contrario - sei il più piccolo dei popoli; ti ho eletto, perché ti amo..." dice Dio al popolo<br />

di Israele nell'Antico Testamento ed esprime così il paradosso fondamentale della storia della<br />

salvezza: Certo, Dio non conta con i grandi numeri; il potere esteriore non è il segno della sua<br />

presenza. Gran parte delle parabole di Gesù indicano questa struttura dell'agire divino e rispondono<br />

così alle preoccupazioni dei discepoli, i quali si aspettavano ben altri successi e segni dal Messia -<br />

successi del tipo offerto da Satana al Signore: Tutto questo - tutti i regni del mondo - ti do... (Mt 4,<br />

9). Certo, Paolo alla fine della sua vita ha avuto l'impressione di aver portato il Vangelo ai confini<br />

della terra, ma i cristiani erano piccole comunità disperse nel mondo, insignificanti secondo i criteri<br />

secolari. In realtà furono il germe che penetra dall'interno la pasta e portarono in sé il futuro del<br />

mondo (cfr. Mt 13, 33). Un vecchio proverbio dice: "Successo non è un nome di Dio". La nuova<br />

evangelizzazione deve sottomettersi al mistero del grano di senape e non pretendere di produrre<br />

subito il grande albero. Noi o viviamo troppo nella sicurezza del grande albero già esistente o<br />

nell'impazienza di avere un albero più grande, più vitale - dobbiamo invece accettare il mistero che<br />

la Chiesa è nello stesso tempo grande albero e piccolissimo grano. Nella storia della salvezza è<br />

sempre contemporaneamente Venerdì Santo e Domenica di Pasqua...<br />

4.3.1.2. Il metodo<br />

Da questa struttura della nuova evangelizzazione deriva anche il metodo giusto. Certo,<br />

dobbiamo usare in modo ragionevole i metodi moderni di farci ascoltare - o meglio: di rendere<br />

accessibile e comprensibile la voce del Signore... Non cerchiamo ascolto per noi - non vogliamo<br />

aumentare il potere e l'estensione delle nostre istituzioni, ma vogliamo servire al bene delle persone<br />

e dell'umanità dando spazio a Colui, che è la Vita. Questa espropriazione del proprio io offrendolo a<br />

Cristo per la salvezza degli uomini, è la condizione fondamentale del vero impegno per il Vangelo.<br />

"Io sono venuto nel nome del Padre mio, e non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio<br />

nome, lo ricevereste" dice il Signore (Gv 5, 43). Il contrassegno dell'Anticristo è il suo parlare nel<br />

proprio nome. Il segno del Figlio è la sua comunione col Padre. Il Figlio ci introduce nella<br />

comunione trinitaria, nel circolo dell'eterno amore, le cui persone sono "relazioni pure", l'atto puro<br />

del donarsi e dell'accogliersi. Il disegno trinitario - visibile nel Figlio, che non parla nel nome suo -<br />

mostra la forma di vita del vero evangelizzatore - anzi, evangelizzare non è semplicemente una<br />

forma di parlare, ma una forma di vivere: vivere nell'ascolto e farsi voce del Padre. "Non parlerà da<br />

sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito" dice il Signore sullo Spirito Santo (Gv 16, 13). Questa forma<br />

cristologica e pneumatologica dell'evangelizzazione è nello stesso tempo una forma ecclesiologica:<br />

Il Signore e lo Spirito costruiscono la Chiesa, si comunicano nella Chiesa. L'annuncio di Cristo,<br />

l'annuncio del Regno di Dio suppone l'ascolto della sua voce nella voce della Chiesa. "Non parlare<br />

nel nome proprio" significa: parlare nella missione della Chiesa...<br />

Da questa legge dell'espropriazione seguono conseguenze molto pratiche. Tutti i metodi<br />

ragionevoli e moralmente accettabili sono da studiare - è un dovere far uso di queste possibilità di<br />

comunicazione. Ma le parole e tutta l'arte della comunicazione non possono guadagnare la persona<br />

umana in quella profondità, alla quale deve arrivare il Vangelo. Pochi anni fa leggevo la biografia di<br />

un ottimo sacerdote del nostro secolo, Don Didimo, parroco di Bassano del Grappa. Nelle sue note<br />

si trovano parole d'oro, frutto di una vita di preghiera e di meditazione. Al nostro proposito dice<br />

Don Didimo, per esempio: "Gesù predicava nel giorno, di notte pregava". Con questa breve notizia<br />

voleva dire: Gesù doveva acquistare da Dio i discepoli. Lo stesso vale sempre. Non possiamo<br />

guadagnare noi gli uomini. Dobbiamo ottenerli da Dio per Dio. Tutti i metodi sono vuoti senza il<br />

fondamento della preghiera. La parola dell'annuncio deve sempre bagnare in una intensa vita di<br />

preghiera.<br />

Dobbiamo aggiungere un passo ulteriore. Gesù predicava di giorno, di notte pregava - questo<br />

non è tutto. La sua intera vita fu - come lo mostra in modo molto bello il Vangelo di s. Luca - un


54<br />

4. ALLEGATI<br />

cammino verso la croce, ascensione verso Gerusalemme. Gesù non ha redento il mondo tramite<br />

parole belle, ma con la sua sofferenza e la sua morte. Questa sua passione è la fonte inesauribile di<br />

vita per il mondo; la passione dà forza alla sua parola.<br />

Il Signore stesso - estendendo ed ampliando la parabola del grano di senape - ha formulato<br />

questa legge di fecondità nella parola del chicco di grano che muore, caduto in terra (Gv 12, 24).<br />

Anche questa legge è valida fino alla fine del mondo ed è - insieme col mistero del grano di senape<br />

- fondamentale per la nuova evangelizzazione. Tutta la storia lo dimostra. Sarebbe facile<br />

dimostrarlo nella storia del cristianesimo. Vorrei ricordare qui soltanto l'inizio dell'evangelizzazione<br />

nella vita di s. Paolo. Il successo della sua missione non fu frutto di una grande arte retorica o di<br />

prudenza pastorale; la fecondità fu legata alla sofferenza, alla comunione nella passione con Cristo<br />

(cfr. 1Cor 2, 1-5; 2 Cor 5, 7; 11, 10s; 11, 30; Gal 4, 12-14). "Nessun segno sarà dato, se non il<br />

segno di Giona profeta" ha detto il Signore. Il segno di Giona è il Cristo crocifisso - sono i<br />

testimoni, che completano "quello che manca ai patimenti di Cristo" (Col 1, 24). In tutti i periodi<br />

della storia si è sempre di nuovo verificata la parola di Tertulliano: È un seme il sangue dei martiri.<br />

Sant'Agostino dice lo stesso in modo molto bello, interpretando Gv 21, dove la profezia del<br />

martirio di Pietro e il mandato di pascere, cioè l'istituzione del suo primato sono intimamente<br />

connessi. Sant'Agostino commenta il testo Gv 21, 16 nel modo seguente: "Pasci le mie pecorelle",<br />

cioè soffri per le mie pecorelle (Sermo Guelf. 32 PLS 2, 640). Una madre non può dar la vita a un<br />

bambino senza sofferenza. Ogni parto esige sofferenza, è sofferenza, ed il divenire cristiano è un<br />

parto. Diciamolo ancora una volta con parole del Signore: Il regno di Dio esige violenza (Mt 11,<br />

12; Lc 16, 16), ma la violenza di Dio è la sofferenza, è la croce. Non possiamo dare vita ad altri,<br />

senza dare la nostra vita. Il processo di espropriazione sopra indicato è la forma concreta (espressa<br />

in tante forme diverse) di dare la propria vita. E pensiamo alla parola del Salvatore: "...chi perderà<br />

la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà..." (Mc 8, 36).<br />

4.3.2. I contenuti essenziali della nuova evangelizzazione<br />

4.3.2.1. Conversione<br />

Quanto ai contenuti della nuova evangelizzazione è innanzitutto da tener presente<br />

l'inscindibilità dell'Antico e del Nuovo Testamento. Il contenuto fondamentale dell'Antico<br />

Testamento è riassunto nel messaggio di Giovanni Battista: Convertitevi! Non c'è accesso a Gesù<br />

senza il Battista; non c'è possibilità di arrivare a Gesù senza risposta all'appello del precursore,<br />

anzi: Gesù ha assunto il messaggio di Giovanni nella sintesi della sua propria predicazione:<br />

Convertitevi e credete al Vangelo (Mc 1, 15). La parola greca per convertirsi significa: ripensare -<br />

mettere in questione il proprio ed il comune modo di vivere; lasciar entrare Dio nei criteri della<br />

propria vita; non giudicare più semplicemente secondo le opinioni correnti. Convertirsi significa di<br />

conseguenza: non vivere come vivono tutti, non fare come fanno tutti, non sentirsi giustificati in<br />

azioni dubbiose, ambigue, malvagie dal fatto che altri fanno lo stesso; cominciare a vedere la<br />

propria vita con gli occhi di Dio; cercare quindi il bene, anche se è scomodo; non puntare sul<br />

giudizio dei molti, degli uomini, ma sul giudizio di Dio - con altre parole: cercare un nuovo stile di<br />

vita, una vita nuova. Tutto questo non implica un moralismo; la riduzione del cristianesimo alla<br />

moralità perde di vista l'essenza del messaggio di Cristo: il dono di una nuova amicizia, il dono<br />

della comunione con Gesù e quindi con Dio. Chi si converte a Cristo non intende crearsi una<br />

autarchia morale sua, non pretende di costruire con le proprie forze la sua propria bontà.<br />

"Conversione" (Metanoia) significa proprio il contrario: uscire dall'autosufficienza, scoprire ed<br />

accettare la propria indigenza - indigenza degli altri e dell'Altro, del suo perdono, della sua<br />

amicizia. La vita non convertita è autogiustificazione (io non sono peggiore degli altri); la<br />

conversione è l'umiltà dell'affidarsi all'amore dell'Altro, amore che diventa misura e criterio della<br />

mia propria vita.<br />

Qui dobbiamo tener presente anche l'aspetto sociale della conversione. Certo, la conversione è<br />

innanzitutto un atto personalissimo, è personalizzazione. Io mi separo dalla formula "vivere come


55<br />

4. ALLEGATI<br />

tutti" (non mi sento più giustificato dal fatto che tutti fanno quanto faccio io) e trovo davanti a Dio il<br />

mio proprio io, la mia responsabilità personale. Ma la vera personalizzazione è sempre anche una<br />

nuova e più profonda socializzazione. L'io si apre di nuovo al tu, in tutta la sua profondità, e così<br />

nasce un nuovo Noi. Se lo stile di vita diffuso nel mondo implica il pericolo della depersonalizzazione,<br />

del vivere non la mia propria vita, ma la vita di tutti gli altri, nella conversione<br />

deve realizzarsi un nuovo Noi del cammino comune con Dio. Annunciando la conversione<br />

dobbiamo anche offrire una comunità di vita, uno spazio comune del nuovo stile di vita.<br />

Evangelizzare non si può con sole parole; il vangelo crea vita, crea comunità di cammino; una<br />

conversione puramente individuale non ha consistenza...<br />

4.3.2.2. Il Regno di Dio<br />

Nella chiamata alla conversione è implicito - come sua condizione fondamentale - l'annuncio<br />

del Dio vivente. Il teocentrismo è fondamentale nel messaggio di Gesù e dev'essere anche il cuore<br />

della nuova evangelizzazione. La parola-chiave dell'annuncio di Gesù è: Regno di Dio. Ma Regno<br />

di Dio non è una cosa, una struttura sociale o politica, un'utopia. Il Regno di Dio è Dio. Regno di<br />

Dio vuol dire: Dio c'è. Dio vive. Dio è presente e agisce nel mondo, nella nostra - nella mia vita.<br />

Dio non è una lontana "causa ultima", Dio non è il "grande architetto" del deismo, che ha montato<br />

la macchina del mondo e starebbe adesso fuori - al contrario: Dio è la realtà più presente e decisiva<br />

in ogni atto della mia vita, in ogni momento della storia. Nella sua conferenza di congedo dalla sua<br />

cattedra nell'università di Münster il teologo J.B. Metz ha detto delle cose inaspettate dalla sua<br />

bocca. Metz in passato ci aveva insegnato l'antropocentrismo - il vero avvenimento del<br />

cristianesimo sarebbe stata la svolta antropologica, la secolarizzazione, la scoperta della secolarità<br />

del mondo. Poi ci ha insegnato la teologia politica - il carattere politico della fede; poi la "memoria<br />

pericolosa"; finalmente la teologia narrativa. Dopo questo cammino lungo e difficile ci dice oggi: Il<br />

vero problema del nostro tempo è la "Crisi di Dio", l'assenza di Dio, camuffata da una religiosità<br />

vuota. La teologia deve ritornare ad essere realmente teo-logia, un parlare di Dio e con Dio. Metz ha<br />

ragione: L'"unum necessarium" per l'uomo è Dio. Tutto cambia, se Dio c'è o se Dio non c'è.<br />

Purtroppo - anche noi cristiani viviamo spesso come se Dio non esistesse ("si Deus non daretur").<br />

Viviamo secondo lo slogan: Dio non c'è, e se c'è, non c'entra. Perciò l'evangelizzazione deve<br />

innanzitutto parlare di Dio, annunciare l'unico Dio vero: il Creatore - il Santificatore - il Giudice<br />

(cfr. il Catechismo della Chiesa cattolica).<br />

Anche qui è da tener presente l'aspetto pratico. Dio non si può far conoscere con le sole<br />

parole. Non si conosce una persona, se si sa di questa persona solo di seconda mano. Annunciare<br />

Dio è introdurre nella relazione con Dio: Insegnare a pregare. La preghiera è fede in atto. E solo<br />

nell'esperienza della vita con Dio appare anche l'evidenza della sua esistenza. Perciò sono così<br />

importanti le scuole di preghiera, di comunità di preghiera. C'è complementarità tra preghiera<br />

personale ("nella propria camera", solo davanti agli occhi di Dio), preghiera comune "paraliturgica"<br />

("religiosità popolare") e preghiera liturgica. Sì, la liturgia è innanzitutto preghiera; la sua<br />

specificità consiste nel fatto che il suo soggetto primario non siamo noi (come nella preghiera<br />

privata e nella religiosità popolare), ma Dio stesso - la liturgia è actio divina, Dio agisce e noi<br />

rispondiamo all'azione divina.<br />

Parlare di Dio e parlare con Dio devono sempre andare insieme. L'annuncio di Dio è guida<br />

alla comunione con Dio nella comunione fraterna, fondata e vivificata da Cristo. Perciò la liturgia (i<br />

sacramenti) non è un tema accanto alla predicazione del Dio vivente, ma la concretizzazione della<br />

nostra relazione con Dio. In questo contesto mi sia permessa una osservazione generale sulla<br />

questione liturgica. Il nostro modo di celebrare la liturgia è spesso troppo razionalista. La liturgia<br />

diventa insegnamento, il cui criterio è: farsi capire - la conseguenza è non di rado la banalizzazione<br />

del mistero, la prevalenza delle nostre parole, la ripetizione delle fraseologie che sembrano più<br />

accessibili e più gradevoli per la gente. Ma questo è un errore non soltanto teologico, ma anche<br />

psicologico e pastorale. L'onda dell'esoterismo, la diffusione di tecniche asiatiche di distensione e di


56<br />

4. ALLEGATI<br />

auto-svuotamento mostrano che nelle nostre liturgie manca qualcosa. Proprio nel nostro mondo di<br />

oggi abbiamo bisogno del silenzio, del mistero sopra-individuale, della bellezza. La liturgia non è<br />

l'invenzione del sacerdote celebrante o di un gruppo di specialisti; la liturgia (il "rito") è cresciuta in<br />

un processo organico nei secoli, porta in sé il frutto dell'esperienza di fede di tutte le generazioni.<br />

Anche se i partecipanti non capiscono forse tutte le singole parole, percepiscono il significato<br />

profondo, la presenza del mistero, che trascende tutte le parole. Non il celebrante è il centro<br />

dell'azione liturgica; il celebrante non sta davanti al popolo nel nome proprio - non parla da sé e per<br />

sé, ma "in persona Cristi". Non contano le capacità personali del celebrante, ma solo la sua fede,<br />

nella quale si fa trasparente Cristo. "Egli deve crescere, e io invece diminuire" (Gv 3, 30).<br />

4.3.2.3. Gesù Cristo<br />

Con questa riflessione il tema Dio si è già esteso e concretizzato nel tema Gesù Cristo: Solo<br />

in Cristo e tramite Cristo il tema Dio diventa realmente concreto: Cristo è Emanuele, il Dio-con-noi<br />

- la concretizzazione dell'"Io sono", la risposta al Deismo. Oggi la tentazione è grande di ridurre<br />

Gesù Cristo, il figlio di Dio solo a un Gesù storico, a un uomo puro. Non si nega necessariamente la<br />

divinità di Gesù, ma con certi metodi si distilla dalla Bibbia un Gesù a nostra misura, un Gesù<br />

possibile e comprensibile nei parametri della nostra storiografia. Ma questo "Gesù storico" è un<br />

artefatto, l'immagine dei suoi autori e non l'immagine del Dio vivente (cfr. 2Cor 4, 4s; Col 1,15).<br />

Non il Cristo della fede è un mito; il cosiddetto Gesù storico è una figura mitologica, autoinventata<br />

dai diversi interpreti. I duecento anni di storia del "Gesù storico" riflettono fedelmente la<br />

storia delle filosofie e delle ideologie di questo periodo.<br />

Non posso nei limiti di questa conferenza entrare nei contenuti dell'annuncio del Salvatore.<br />

Vorrei brevemente accennare a due aspetti importanti. Il primo è la sequela di Cristo - Cristo si<br />

offre come strada della mia vita. Sequela di Cristo non significa: imitare l'uomo Gesù. Un tale<br />

tentativo fallisce necessariamente - sarebbe un anacronismo. La sequela di Cristo ha una meta molto<br />

più alta: assimilarsi a Cristo, e cioè arrivare all'unione con Dio. Una tale parola suona forse strana<br />

nell'orecchio dell'uomo moderno. Ma in realtà abbiamo tutti la sete dell'infinito: di una libertà<br />

infinita, di una felicità senza limite. Tutta la storia delle rivoluzioni degli ultimi due secoli si spiega<br />

solo così. La droga si spiega solo così. L'uomo non si accontenta di soluzioni sotto il livello della<br />

divinizzazione. Ma tutte le strade offerte dal "serpente" (Gen 3, 5), cioè dalla sapienza mondana,<br />

falliscono. L'unica strada è la comunione con Cristo, realizzabile nella vita sacramentale. Sequela di<br />

Cristo non è un argomento di moralità, ma un tema "misterico" - un insieme di azione divina e di<br />

risposta nostra.<br />

Così troviamo presente nel tema sequela l'altro centro della cristologia, al quale volevo<br />

accennare: il mistero pasquale - la croce e la risurrezione. Nelle ricostruzioni del "Gesù storico" di<br />

solito il tema della croce è senza significato. In una interpretazione "borghese" diventa un incidente<br />

di per sé evitabile, senza valore teologico; in una interpretazione rivoluzionaria diventa la morte<br />

eroica di un ribelle. La verità è diversa. La croce appartiene al mistero divino - è espressione del suo<br />

amore fino alla fine (Gv 13, 1). La sequela di Cristo è partecipazione alla sua croce, unirsi al suo<br />

amore, alla trasformazione della nostra vita, che diventa nascita dell'uomo nuovo, creato secondo<br />

Dio (cfr. Ef 4,24). Chi omette la croce, omette l'essenza del cristianesimo (cfr. 1Cor 2,2).<br />

4.3.2.4. La vita eterna<br />

Un ultimo elemento centrale di ogni vera evangelizzazione è la vita eterna. Oggi dobbiamo<br />

con nuova forza nella vita quotidiana annunciare la nostra fede. Vorrei accennare qui soltanto ad un<br />

aspetto oggi spesso trascurato della predicazione di Gesù: L'annuncio del Regno di Dio è annuncio<br />

del Dio presente, del Dio che ci conosce, ci ascolta; del Dio che entra nella storia, per fare giustizia.<br />

Questa predicazione è perciò anche annuncio del giudizio, annuncio della nostra<br />

responsabilità. L'uomo non può fare o non fare ciò che vuole. Egli sarà giudicato. Egli deve rendere<br />

conto. Questa certezza ha valore per i potenti così come per i semplici. Ove essa è onorata, sono<br />

tracciati i limiti di ogni potere di questo mondo. Dio fa giustizia, e solo lui può ultimamente farlo. A


57<br />

4. ALLEGATI<br />

noi ciò riuscirà tanto più, quanto più saremo in grado di vivere sotto gli occhi di Dio e di<br />

comunicare al mondo la verità del giudizio. Così l'articolo di fede del giudizio, la sua forza di<br />

formazione delle coscienze, è un contenuto centrale del Vangelo ed è veramente una buona novella.<br />

Lo è per tutti coloro che soffrono sotto l'ingiustizia del mondo e cercano la giustizia. Si comprende<br />

così anche la connessione fra il Regno di Dio e i "poveri", i sofferenti e tutti coloro di cui parlano le<br />

beatitudini del discorso della montagna. Essi sono protetti dalla certezza del giudizio, dalla certezza,<br />

che c'è giustizia.<br />

Questo è il vero contenuto dell'articolo sul giudizio, su Dio giudice: C'è giustizia. Le<br />

ingiustizie del mondo non sono l'ultima parola della storia. C'è giustizia. Solo chi non vuole, che sia<br />

giustizia, può opporsi a questa verità. Se prendiamo sul serio il giudizio e la serietà della<br />

responsabilità che per noi ne scaturisce, comprendiamo bene l'altro aspetto di questo annuncio, cioè<br />

la redenzione, il fatto che Gesù nella croce assume i nostri peccati; che Dio stesso nella passione del<br />

Figlio si fa avvocato di noi peccatori, e rende così possibile la penitenza, la speranza al peccatore<br />

pentito, speranza espressa in modo meraviglioso nella parola di s. Giovanni: Davanti a Dio,<br />

rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. "Dio è più grande del nostro cuore<br />

e conosce tutto" (1Giov 3, 19s). La bontà di Dio è infinita, ma non dobbiamo ridurre questa bontà<br />

ad una leziosa sdolcinatura senza verità. Solo credendo al giusto giudizio di Dio, solo avendo fame<br />

e sete della giustizia (cfr. Mt 5, 6) apriamo il nostro cuore, la nostra vita alla misericordia divina. Si<br />

vede: Non è vero che la fede nella vita eterna rende insignificante la vita terrestre. Al contrario:<br />

Solo se la misura della nostra vita è l'eternità, anche questa vita sulla nostra terra è grande e il suo<br />

valore immenso.<br />

Dio non è il concorrente della nostra vita, ma il garante della nostra grandezza. Così<br />

ritorniamo al nostro punto di partenza: Dio. Se consideriamo bene il messaggio cristiano, non<br />

parliamo di un sacco di cose. Il messaggio cristiano è in realtà molto semplice. Parliamo di Dio e<br />

dell'uomo, e così diciamo tutto.


58<br />

4. ALLEGATI<br />

4.4. La morale come tentazione (Don Paulo de Azevedo)<br />

II Catechismo della Chiesa Cattolica è stato presentato dalla costituzione Fidei depositum<br />

come un servizio che il successore di Pietro ha voluto rendere alla Chiesa e come un dono ai pastori<br />

e ai fedeli. Trattasi di un testo di riferimento sicuro e "in modo tutto particolare per l'elaborazione<br />

dei catechismi locali" (n. 4).<br />

Così, quando nel 1993 è stata pubblicata la prima edizione in lingua portoghese del<br />

Catechismo della Chiesa Cattolica, in Brasile si è riacceso il dibattito sulla natura dei testi e<br />

manuali di catechesi. La Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) aveva pubblicato,<br />

già da dieci anni, un documento sulla catechesi, nel quale si può leggere il seguente giudizio, "le<br />

riconosciute diversità culturali e regionali del nostro paese ci inducono a pensare che un unico<br />

manuale di catechesi per tutto il Brasile non sarebbe fattibile, o quanto meno inadeguato". La<br />

pubblicazione di un catechismo per tutta la Chiesa sembra aver contraddetto questa opinione. Ciò<br />

che non si riteneva fattibile a un livello più semplice, come quello nazionale, si realizzò a livello<br />

universale.<br />

Il Catechismo, vero best seller nei primi anni, è stato accolto con gioia dai vescovi e dai fedeli<br />

delle chiese brasiliane, anche se qualcuno ha tentato di neutralizzare la sua influenza presentandolo<br />

semplicemente come una "banca dati" e suscitando in alcuni settori una certa allerta circa un<br />

"modello ecclesiale di neo-cristianità", una rinascita del "colonialismo" e del "fondamentalismo"<br />

catechistico.<br />

Dopo un po' di agitazione, ci si è resi conto che questi pericoli non esistevano, se non altro per<br />

il fatto che il testo del Catechismo supera di molto il livello medio di cultura del popolo brasiliano e<br />

chi lo riteneva un grande rischio si è trovato a combattere contro i mulini a vento. Anche qui si vede<br />

perché si insiste sull'elaborazione di testi catechetici adattati alle età e alle culture, senza i quali il<br />

servizio reso dal Catechismo non avrebbe molti risultati.<br />

Per tutto questo ci si chiede: qual è il modello di manuale catechistico voluto dalle Chiese<br />

brasiliane? Con la risposta a questa domanda si fondamenta anche la ragione per la quale si è<br />

giudicato "inadeguato" un catechismo nazionale per il Brasile.<br />

Il catechismo paradigmatico dovrebbe, secondo molti, essere scritto con un metodo che gli<br />

stessi vescovi brasiliani hanno chiamato, nel loro documento de 1983, di "principio di<br />

interazione" (CR 112). Con base in questo principio la fede e la vita, essendo messe in relazione e<br />

influenza reciproca, interagiscono e si modificano vicendevolmente.<br />

Questo principio di interazione non costituì una radicale novità nella storia della catechesi<br />

dell'America Latina; già nelle conclusioni della II Conferenza dell'Episcopato Latino-Americano a<br />

Medellin, nel 1968, si poteva leggere infatti: "Le situazioni storiche e le aspirazioni autenticamente<br />

umane sono parte indispensabile del contenuto della catechesi" (Catequese, 6). Ciò nondimeno, sarà<br />

soltanto in forza di questo documento dell'83 che il principio verrà divulgato fra i catechisti del<br />

Brasile fino a provocare quasi una trasformazione dell'obbiettivo specifico dell'attività catechetica:<br />

si partecipa alla catechesi, senz'altro, "per imparare a vivere ed attuare da cristiani", ma bisogna<br />

aggiungere - secondo lo stesso documento - che questo significa essere "agenti di trasformazione<br />

nella odierna società brasiliana".<br />

Quattro anni più tardi, un gruppo di esperti poté chiarire ulteriormente questa riflessione con<br />

la distinzione fra “metodo superficiale e metodo profondo di catechesi”. Una catechesi realizzata<br />

con un metodo superficiale avrebbe come finalità la sola educazione della persona. Il metodo<br />

profondo, invece, si proporrebbe la “trasformazione della società attraverso le comunità di fede”.<br />

Come mai si è arrivati a quello che qualcuno chiama vero sociologismo catechetico? Non<br />

credo sia giusto rinnovare l'ennesima accusa contro una "teologia della liberazione filocomunista",<br />

come se decenni di battaglia contro il marxismo ci avessero fatti migliori cristiani e testimoni più<br />

eroici della fede.<br />

La radice di questo fenomeno non la si trova né in Brasile, né in America Latina, ma in una


59<br />

4. ALLEGATI<br />

tentazione ricorrente che ha travagliato da tanti secoli l'occidente cristiano: la tentazione di essere<br />

storicamente rilevante.<br />

Quando si è fatto uomo il Verbo ci ha rivelato con quale amore Dio ci ama, un amore<br />

kenotico, un amore che risplende nell'irrilevanza crocifissa chiamata alla risurrezione. Nel deserto,<br />

però, Gesù è stato tentato ad abbandonare questa strada, assumendo la logica del potere, della<br />

rilevanza, dell'effetto. Oggi, anche noi, siamo tentati di seguire questa stessa logica mondana, ossia,<br />

di trasformare le pietre in pane.<br />

Vincere una tale tentazione, però, non è semplice. Come non voler trasformare pietre in pane,<br />

quando si vede un neonato patire la fame in braccio a sua madre denutrita? Come non voler<br />

trasformare la storia di morte di tanti “meninos de rua” in una storia di vita? Come seguire la strada<br />

dell'irrilevanza crocifissa davanti ad una famiglia che si frantuma perché il padre non trova lavoro?<br />

"Se tu sei Figlio di Dio, di' a questa pietra che diventi pane" (Lc 4,3).<br />

Come si è già detto, questa non è una tentazione soltanto delle chiese del Brasile, ma di tutti,<br />

soprattutto dell'occidente cristiano. A questo proposito vale la pena ricordare quanto detto da Enzo<br />

Bianchi, priore del Monastero di Bose: Si è fatto grande battaglia per non trasformare il<br />

cristianesimo dell'America Latina in una liberazione politica, ma poi, di fatto, in Europa lo si<br />

trasforma in una battaglia per i diritti dell'uomo, per un'amministrazione politica non corrotta, per<br />

una morale famigliare, per un'organizzazione della solidarietà e della filantropia... È importante<br />

ricordare che tutti questi aspetti non vanno tralasciati, ma il proprium del cristiano è la fede in<br />

Cristo. Certo, il cristianesimo comporta una morale, una prassi ispirata dal Vangelo, ma al suo<br />

centro c'è la fede nell'Uomo-Dio 54 . "Noi predichiamo Cristo crocifisso" (ICor 1,23).<br />

Sotto questo profilo la tentazione di trasformare le pietre in pane si traduce in una tendenza a<br />

ridurre il contenuto dell'annuncio cristiano e della catechesi ad una morale efficace.<br />

Questo è, poi, quello che l'uomo moderno si aspetta dalla Chiesa. L'illuminismo gli ha<br />

trasmesso in eredità una grande diffidenza davanti alla fede e ha trasformato molti cristiani in gente<br />

che si vergogna di credere. Così, da quando Rene Descartes ha annunciato in maniera sorprendente<br />

che la vita non poteva essere sospesa dal dubbio metodico ed ha deciso di seguire una morale par<br />

provision 55 , sono stati in molti a scoprire a cosa "serviva" la Chiesa. Essa serve finché è capace di<br />

dare alla società moderna una certa moralità, anche se par provision, nella attesa di qualcosa di<br />

meglio.<br />

Tutto questo appare come la riedizione della perenne tentazione della Chiesa in occidente,<br />

troppo presto fatta tutrice della società invasa dai barbari. Questa volta, però, ci confrontiamo con<br />

barbari istruiti, ma pur sempre barbari perché privi di una moralità ragionevole.<br />

È importante ribadire che qui non vogliamo delegittimare tutto il servizio che la Chiesa può e<br />

deve prestare alla società. È sempre in agguato, però, la tentazione di clericalismo che riduce la<br />

finalità della Chiesa ad un immanente "servizio al mondo", quasi che la stessa Chiesa avesse due<br />

scopi: uno mondano ed un altro escatologico. Ciò nonostante sappiamo che il rapporto fra Chiesa e<br />

mondo è molto più complesso. La Chiesa è lo stesso mondo in processo di trasfigurazione, essa è<br />

una ferita inguaribile per questo mondo e per la sua autosufficienza.<br />

Così si vede come, nel mondo delle incertezze morali, la Chiesa è diventata "utile", è<br />

diventata rilevante. Più utile ancora se si riesce, come in alcuni paesi, a mettere tutto l'accento della<br />

sua predicazione in una morale sociale.<br />

La Chiesa diventa strumento di un regno di Dio troppo presto identificato con questo mondo,<br />

libero dall'oppressione e dall'ingiustizia; una visione troppo ottimista dell'umano alla quale manca<br />

un po‟ di senso del tragico e del mistico. Questa strumentalizzazione della Chiesa è diventata così<br />

chiara da trasformare la condanna marxista - che vede nella religione una "sovrastruttura",<br />

54 E. BIANCHI, Ricominciare nell‟anima, nella Chiesa, nel mondo, Marietti, Genova 1992.<br />

55 R. DESCARTES, Discour, 3. Oeuvres philosophiques, ed. Alquié, Paris 1969, I, pp. 591-192.


60<br />

4. ALLEGATI<br />

un'"ideologia" - in approvazione, a condizione che si trasponga il contenuto della significatività<br />

religiosa al campo della prassi politico-sociale. La verità però è che quando si trasforma la religione<br />

in attivismo sociale, la società niente guadagna e la religione tutto perde.<br />

La catechesi deve ritornare allo specifico cristiano. Deve tornare alla fede nell'Uomo-Dio, per<br />

ridare alla prassi cristiana la sua vera identità di epifania della fede.<br />

La crescita delle sette e delle denominazioni pentecostali nei paesi latino-americani si spiega<br />

anche dal fatto che la nostra predicazione è stata ridotta ad una esortazione moralizzante.<br />

Non voglio qui azzardare delle spiegazioni semplicistiche, perché il fenomeno delle sette è<br />

sicuramente molto intricato e non penso che se ne possa dare un giudizio definitivo.<br />

Quando, però, si vedono attuare questi gruppi, ci si rende conto che esiste una caratteristica<br />

comune a tutti: sono persone con la chiara coscienza di dover trasmettere il loro credo e, nel caso<br />

dei cristiani, la loro fede.<br />

Per la maggioranza dei cattolici, invece, non è così. I nostri presbiteri, catechisti e agenti<br />

pastorali si muovono ancora in una specie di "illusione della catechesi". Si suppone la fede delle<br />

persone che frequentano la liturgia, le riunioni, le varie attività parrocchiali. Da questa supposizione<br />

si passa subito alle solite esortazioni morali, che non hanno nessun effetto positivo, anzi,<br />

scoraggiano. La fede però non si suppone, ma si trasmette. E cosi si vede come, sotto la mentalità<br />

dell'efficacia, la Chiesa perde l'unica efficacia che potrebbe avere: quella di trasformare i cuori.<br />

I fedeli di questo grande continente latino-americano, che annovera un terzo di tutti i cattolici<br />

del mondo, hanno, in verità, bisogno di una catechesi kerymatica che sia capace di trasmettere,<br />

oppure, di aumentare la fede. Non possiamo ovviamente fermarci al primo annuncio, ma non<br />

possiamo neanche farne a meno. La catechesi può essere anche il luogo dell'incontro con Dio.<br />

In Brasile questo spiega anche il successo di alcuni movimenti, tra i quali il rinnovamento<br />

carismatico, che sono fra i pochi gruppi organizzati che hanno ancora il coraggio di fare missione.<br />

Al contrario, le strutture ecclesiali tradizionali sembrano appesantite sotto il giogo della cattiva<br />

coscienza di origine europea. Per loro l'atto evangelizzatore, accusato di essere strumento del<br />

colonialismo europeo, è diventato difficile e faticoso.<br />

L'elaborazione di catechismi locali sarebbe forse l'occasione di ripristinare, in Brasile,<br />

l'identità del catechismo come libro della fede e dello Spirito. Ma questo impone un cambio<br />

metodologico il cui punto di partenza sia l'equilibrio della divino-umanità.<br />

Con questo convincimento, concludiamo citando Olivier Clément, augurandoci che le parole<br />

di questo figlio dell'oriente siano profezia della vittoria dell'occidente sulle sue tentazioni.<br />

"Il cristianesimo del XXI secolo non sarà né un moralismo, né un pietismo ma l'annuncio -<br />

che chiama a una santità creatrice - della vittoria di Cristo sulla morte e sull'inferno [...]<br />

Una spiritualità creatrice - in base alla quale più ci si immerge in Dio, più si diventa<br />

responsabili degli uomini - costituisce la vera infrastruttura della storia (per riprendere,<br />

capovolgendolo, il vocabolario marxista).<br />

Nella divino-umanità, il divino non assorbe e non schiaccia l'umano, così come anche<br />

l'umano, per affermare se stesso, non ha bisogno di eliminare il divino. Per riprendere la grande<br />

affermazione dei padri greci, "Dio si è fatto uomo perché l'uomo possa diventare Dio", cioè uomo in<br />

pienezza, capace di amare e di creare in pienezza" 56 .<br />

1999, 61-62.<br />

56 CLÉMENT OLIVIER, II potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista. Magnano, Edizioni Qiqajon,


4.5. Cenni bibliografici<br />

4.5.1. Documenti del Magistero Ecclesiastico Universale (e sigle)<br />

61<br />

4. ALLEGATI<br />

DS DENZINGER H. – SCHÖNMETZER A., Enchiridion Symbolorum, Herder, Roma 1967 34 .<br />

LG CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen gentium» (21 novembre<br />

1964).<br />

DV CONCILIO VATICANO II, Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione «Dei Verbum» (18<br />

novembre 1965).<br />

GS CONCILIO VATICANO II, Costituzione pastorale «Gaudium et spes» (1965).<br />

CCC GIOVANNI PAOLO II, Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del<br />

Vaticano1992.<br />

CD GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica «Catechesi tradendae» (16 ottobre 1979), Libreria<br />

Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1979.<br />

CIC Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1983).<br />

DGC CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Direttorio Generale per la catechesi,<br />

(15 agosto 1997), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano1997.<br />

Dir Pr CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio per il ministero e la vita dei Presbiteri, Giovedì<br />

Santo 1994), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1994.<br />

EN PAOLO VI, Esortazione apostolica «Evangelii nuntiandi» (8 dicembre 1975), Libreria Editrice<br />

Vaticana, Città del Vaticano 1975.<br />

FC GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica «Familiaris consortio» (21 novembre 1981),<br />

Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1981.<br />

FR GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica «Fides et ratio» circa i rapporti tra fede e ragione (15<br />

ottobre 1998), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano1998.<br />

LF GIOVANNI PAOLO II, Lettera alle famiglie: 1994 Anno della famiglia (2 febbraio 1994), Libreria<br />

Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1994.<br />

MD GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica «Mulieris dignitatem» sulla dignità e vocazione<br />

della donna (15 agosto 1988), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1988.<br />

VS GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica «Veritatis splendor» (6 agosto 1993), Libreria Editrice<br />

Vaticana, Città del Vaticano 1993.<br />

CCC-C BENEDETTO XVI, Catechismo della Chiesa Cattolica. Compendio, Libreria Editrice Vaticana -<br />

San Paolo, Città Del Vaticano - Cinisello Balsamo (Milano) 2005.<br />

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religione santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1991.<br />

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di religione santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1991.<br />

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di religione santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1991.<br />

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INDICE<br />

75<br />

INDICE<br />

L‟ANNUNCIO DELLA <strong>MORALE</strong> CRISTIANA Morale e catechesi per una pastorale<br />

incarnata ............................................................................................................................ 3<br />

Presentazione .......................................................................................................................... 3<br />

1. PARTE PRIMA La morale cristiana tra annuncio e riflessione scientifica ........................... 5<br />

1.1. L‟interrogativo problematico del rapporto annuncio cristiano e vita morale .................. 5<br />

1.1.1. Formulazione del nucleo problematico .................................................................... 5<br />

1.1.1.1. Annuncio cristiano e morale nella vita della Chiesa ......................................... 5<br />

1.1.1.2. Annuncio cristiano e morale nella coscienza dei credenti ................................. 5<br />

1.1.1.3. Annuncio cristiano e morale nella riflessione teologica .................................... 5<br />

1.1.1.4. Annuncio cristiano e morale nella riflessione pastorale (+ le altre discipline<br />

coinvolte da una impostazione interdisciplinare) ...................................... 5<br />

1.1.1.5. Annuncio cristiano e negli studi del “San Tommaso” ....................................... 5<br />

1.2. Il dialogo tra teologia morale e annuncio cristiano come «auditus fidei» dell‟esperienza<br />

storica della comunità cristiana a partire dal kerigma come “vita nuova in Cristo” .... 5<br />

1.2.1. Il Nuovo Testamento ................................................................................................ 5<br />

1.2.1.1. La vita morale nel NT come kerigma che fonda l‟«auditus fidei» .................... 5<br />

1.2.1.2. L‟annuncio cristiano .......................................................................................... 6<br />

1.2.1.3. Il rapporto tra ethos e annuncio del NT della “vita nuova in Cristo” ................ 6<br />

1.2.1.4. L‟apporto fondamentale del NT ........................................................................ 6<br />

1.2.2. I Padri della Chiesa ................................................................................................... 7<br />

1.2.2.1. Annuncio e catechesi… ..................................................................................... 7<br />

1.2.2.2. Annuncio e catecumenato… .............................................................................. 7<br />

1.2.2.3 Elaborazione di “monografie” su singoli problemi di fede e di vita morale… .. 7<br />

1.2.2.4. Dalla vita alla riflessione. La centralità dell‟altare che unifica “lex orandi. lex<br />

credendi, lex vivendi”. ............................................................................... 7<br />

1.2.3. I “Libri Paenitenziales” ............................................................................................ 7<br />

1.2.3.1. Divorzio tra annuncio e vita dovuto alla trasformazione socio-politica ............ 8<br />

1.2.3.2. Alterato il rapporto fra fede-vita-sacramenti (situazione ecclesiale, sociopolitica...<br />

) .................................................................................................. 8<br />

1.2.4. Dai Padri alla Scolastica ........................................................................................... 9<br />

1.2.4.1. Il „primo catechismo‟ ......................................................................................... 9<br />

1.2.4.2. Nel XII secolo appaiono i primi “manuali catechistici” .................................... 9<br />

1.2.4.3. Ugo di S. Vittore ................................................................................................ 9<br />

1.1.2.4. Dai Padri alla Scolastica: prospettiva aperta per la morale e la catechesi ......... 9<br />

1.2.5. La sintesi scolastica ................................................................................................ 11<br />

4.2.5.1. La teologia come „intellectus fidei‟… ............................................................. 11<br />

1.2.5.2. I contenuti e l‟organicità… .............................................................................. 11<br />

1.2.5.3. Il problematico rapporto tra fede-vita-sacramenti… ....................................... 11<br />

1.2.5.4. San Tommaso d‟Aquino: ................................................................................. 12<br />

1.2.6. Le “Summae” per i confessori ................................................................................ 12<br />

1.2.6.1. Valore per la maturazione della scienza morale .............................................. 12<br />

1.2.6.2. I contenuti: i „casi‟ e il prontuario di riflessione .............................................. 12<br />

1.2.6.3. La morale viene ulteriormente sganciata dall‟annuncio cristiano ................... 12<br />

1.2.6.4. Sintesi. Dal Medioevo al Concilio di Trento ................................................... 13


76<br />

INDICE<br />

1.2.7. Il Concilio di Trento (1545-1563) .......................................................................... 13<br />

1.2.7.1. Scienza morale e “seminari diocesani”… ........................................................ 13<br />

1.2.7.2. Il significato del “Catechismus ad parochos”. ................................................. 14<br />

1.2.7.3. Rinascita del “catechismo” teologico e libresco .............................................. 16<br />

1.2.8. Dal Concilio di Trento al Vaticano II ..................................................................... 16<br />

1.2.8.1. La teologia morale .......................................................................................... 16<br />

1.2.8.2. I catechismi: ..................................................................................................... 16<br />

1.2.8.3. L‟azione catechistica di S. Pio X: .................................................................... 17<br />

1.3. Visione d‟insieme degli elementi emergenti oggi dall‟«auditus fidei» della “vita nuova<br />

in Cristo”. ................................................................................................................... 19<br />

1.3.1. Il kerigma è legato indissolubilmente ad un evento di salvezza............................. 19<br />

1.3.2. Il kerigma-annuncio sollecita ed attua necessariamente molteplici rapporti: ......... 19<br />

1.3.3. Il kerigma e la pastorale .......................................................................................... 19<br />

1.3.4. Il kerigma e la catechesi ......................................................................................... 19<br />

1.3.5. Il kerigma e la vita liturgico-sacramentale ............................................................. 19<br />

1.3.6. Il kerigma come contenuto unificante i momenti sacramentali e catechistici nella<br />

vita del credente ..................................................................................................... 20<br />

1.3.7. Il kerigma come premessa per la conversione e la vita nuova in Cristo ................ 20<br />

2. PARTE SECONDA Per un progetto interdisciplinare tra teologia morale e annuncio<br />

cristiano aperto alla catechesi .......................................................................................... 21<br />

2.2. La riflessione teologico-morale unificata dal principio unificante “La vita nuova in<br />

Cristo = e)n Xristw?= kainh\ kti/sij?=” (Gal 6,15) ................................................ 21<br />

2.2.1. La fondazione e la scelta del metodo ..................................................................... 21<br />

2.2.1.1. Una premessa: i livelli del sapere .................................................................... 21<br />

2.2.1.2. Descrizione generica della „scienza‟................................................................ 22<br />

2.2.1.3. La teologia morale, in quanto teologia, è “scienza della fede”........................ 22<br />

2.2.1.4. La complessità del carattere scientifico della teologia morale ........................ 22<br />

2.2.2. I fondamenti ............................................................................................................ 23<br />

2.2.2.1. Orizzonte globale dell‟ethos: rapporto tra teoria e prassi ................................ 23<br />

2.2.2.2. Le tre leggi che maturano la “vita nuova in Cristo” (lex credendi, lex orandi,<br />

lex vivendi) stanno alla base dell‟ethos cristiano .................................... 25<br />

2.2.2.3. La Parola di Dio è “norma normans” per l‟ortodossia e l‟ortoprassi cristiana 26<br />

2.2.3. L‟elaborazione organica della teologia morale… aperta al futuro ........................ 26<br />

2.2.3.1. L‟impostazione tomista ................................................................................... 26<br />

2.2.3.2. L‟impostazione alfonsiana ............................................................................... 26<br />

2.2.3.3. L‟impostazione personalista ............................................................................ 27<br />

2.2.3.4. L‟impostazione post-moderna ......................................................................... 27<br />

2.3. La riflessione catechetica fondata, in quanto scienza, sul principio unificante “La vita<br />

nuova in Cristo” .......................................................................................................... 27<br />

2.3.1. Epistemologia catechetica ...................................................................................... 27<br />

2.3.1.1. Statuto scientifico della catechetica ................................................................. 27<br />

2.3.1.2. Le modalità della interdisciplinarità ................................................................ 28<br />

2.3.1.3. I limiti della propria ricerca scientifica ............................................................ 28<br />

2.3.2. Principi per elaborare una catechesi morale ispirata a interdisciplinarità ............. 28<br />

2.3.2.1. La “vita nuova in Cristo” realizza nella riflessione catechetica l‟armonia tra<br />

lex credendi, lex orandi, lex vivendi ....................................................... 28<br />

2.3.2.2. La catechetica assume l‟idea-madre della “vita nuova in Cristo” come<br />

principio sotteso alla circolarità sempre più ampia dell‟annuncio .......... 28<br />

2.3.2.3. L‟idea-madre “vita nuova in Cristo” specifica il rapporto tra la catechetica e<br />

l‟attenzione pastorale alle varie categorie di catechizzandi .................... 28


77<br />

INDICE<br />

2.4. “La vita nuova in Cristo” come principio unificante il rapporto tra la catechetica e la<br />

riflessione teologico-morale ...................................................................................... 29<br />

2.4.1. Il dialogo interdisciplinare tra teologia morale, scienza normativa, e la catechetica,<br />

scienza della comunicazione [pedagogica] ............................................................ 29<br />

2.4.2. L‟interdisciplinarità perfeziona il metodo scientifico della teologia morale e della<br />

catechetica.............................................................................................................. 29<br />

2.4.3. L‟interdisciplinarità e i contenuti della teologia morale e della catechetica .......... 30<br />

2.5. I criteri di elaborazione .................................................................................................. 31<br />

2.5.1. Rilettura di alcuni documenti del Magistero sulla catechesi .................................. 31<br />

2.5.1.1. Il CCC: Giovanni Paolo II, Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria<br />

Editrice Vaticana, Città del Vaticano1992. ............................................. 31<br />

2.5.1.2. Il RdC: CEI, Il rinnovamento della catechesi, Roma 1970 (2.a ed. 1988) ...... 32<br />

2.5.1.3. Il DCG: SACRA CONGREGAZIONE PER IL CLERO, Direttorio catechistico<br />

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2.5.2. Come elaborare i contenuti morali della catechesi ................................................. 35<br />

2.5.2.1. Gli obiettivi metodologici ................................................................................ 35<br />

2.5.2.2. Le due fonti da cui attingere i contenuti morali ............................................... 35<br />

2.5.2.3. Articolazione dei contenuti morali in prospettiva di annuncio ........................ 35<br />

2.5.2.4. I tre principi di riflessione scientifica sui contenuti morali della catechesi .... 35<br />

2.6. La mediazione molteplice della comunità ecclesiale .................................................... 38<br />

2.7. Ipotesi di catechesi morale ispirate alle tre formule brevi di fede di K. Rahner .......... 38<br />

2.7.1. Una formula breve teologica .................................................................................. 38<br />

2.7.2. Una formula breve antropologica ........................................................................... 39<br />

2.7.3. Una formula breve futurologica ............................................................................. 40<br />

3. PARTE TERZA Per un laboratorio che verifica il rapporto interdisciplinare tra morale<br />

cristiana e annuncio catechistico alla luce della “nuova vita in Cristo” ......................... 41<br />

3.1. Verifica del dialogo interdisciplinare (esplicito o implicito) nei manuali di teologia<br />

morale e di catechetica ............................................................................................... 41<br />

3.1.1. FUCHS Josef. Esiste una morale cristiana?, Herder-Morcelliana, Roma-Brescia<br />

1970. ...................................................................................................................... 41<br />

3.1.2. GATTI Guido, Manuale di teologia morale, Elle Di Ci, Leumann (Torino)2001. . 41<br />

3.1.3. GOFFI Tullo –PIANA Giannino (a cura di), Corso di morale, 5 volumi, Queriniana,<br />

Brescia 1989-1995. ................................................................................................ 41<br />

3.1.4. GÜNTHÖR Anselm, Chiamata e risposta. Una nuova teologia morale. I. Morale<br />

generale, Paoline, Roma 1974, pp. 186-189. ........................................................ 41<br />

3.1.5. HÄRING Bernard, Liberi e fedeli in Cristo, 3 vol., San Paolo, Cinisello Balsamo<br />

(Milano) 1980-1982. .............................................................................................. 41<br />

3.1.6. LORENZETTI Luigi, Trattato di etica teologica, 3 volumi, Dehoniane, Bologna<br />

1992 2 . ..................................................................................................................... 41<br />

3.1.7. MAUSBACH Giuseppe, Teologia morale, Paoline, Alba 1957. (!). ......................... 41<br />

3.1.8. PALAZZINI Pietro, Avviamento allo studio della morale cristiana, Istituto di<br />

teologia a distanza – Centro Ut unum sint”, Roma 1983 3 ..................................... 41<br />

3.1.9. VIDAL Marciano, Manuale di teologia teologica, 3 volumi, Cittadella, Assisi 1994-<br />

1997. ...................................................................................................................... 41<br />

3.1.10. ALBERICH Emilio, La catechesi oggi. Manuale di catechetica fondamentale, Elle<br />

Di Ci, Leumann (Torino) 2001. ............................................................................. 41<br />

3.1.11. COLOMB Joseph, Al servizio della fede. Manuale di catechetica, Elle Di Ci,<br />

Leumann (Torino) 1969. ........................................................................................ 41


78<br />

INDICE<br />

3.1.12. CRAVOTTA Giovanni - RUTA Giuseppe, Catechetica come scienza, Coop. S.<br />

Tom., Messina 2009. ............................................................................................. 41<br />

3.1.13. EXELER Adolf, L‟educazione religiosa. Un itinerario di maturazione dell‟uomo,<br />

Elle Di Ci, Leumann (Torino)1990. ...................................................................... 41<br />

3.1.14. FOSSION André Fossion (a cura di), Manuale di catechesi. (a cura di), Manuale di<br />

catechesi, Vol. I. Per giovani e adulti, Borla Roma 1987. .................................... 41<br />

3.1.15. FOSSION André (a cura di), Manuale di catechesi, Vol II. Il Vangelo per i giovani<br />

dai 14 ai 16 anni, Borla, Roma 1988. .................................................................... 41<br />

3.1.16. GEVAERT Josef, Studiare catechetica (a cura di U.Montisci), LAS, Roma 2009.41<br />

3.1.17. ROMANO Antonino (ed.), Guidati dalla Parola nei luoghi della vita. La catechesi<br />

tra rivelazione e segni dei tempi, Coop. S. Tom., Messina 2009. ......................... 41<br />

3.1.18. ROMANO Antonino, Teologia della catechesi, [Pro manuscripto], S. Tommaso,<br />

Messina 2009. ........................................................................................................ 42<br />

3.1.19. TRENTI Zelindo, L‟educazione alla fede. Saggio di pedagogia religiosa, Elle Di<br />

Ci, Leumann (Torino) 2000. .................................................................................. 42<br />

3.1.20. ZUPPA Pio, La catechesi: eco della parola e interprete della speranza, Urbaniana<br />

University Press, Roma 2007. ............................................................................... 42<br />

3.2. Verifica del dialogo interdisciplinare riscontrabile negli articoli di teologia morale e nei<br />

sussidi per la catechesi ............................................................................................... 42<br />

3.2.1. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Catechesi” ...................................... 42<br />

3.2.2. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Lumen Vitae” ................................ 42<br />

3.2.3. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Teologia Morale” .......... 42<br />

3.2.4. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Pastorale Liturgica” ...... 42<br />

3.2.5. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Catechisti parrocchiali” ................. 42<br />

3.2.6. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Dossier catechista” ........................ 42<br />

3.2.7. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Insegnare religione” ...................... 42<br />

3.2.8. Interventi su catechesi e morale nella rivista “L‟ora di religione” ......................... 42<br />

3.2.9. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Note di Pastorale giovanile” .......... 42<br />

3.2.10. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Rivista di Religione. Educazione e<br />

suola” ..................................................................................................................... 42<br />

3.2.11. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Evangelizzare” ............................. 42<br />

3.2.12. Interventi su catechesi e morale nella rivista “Viva Verità e Vita” ...................... 42<br />

3.3. Conclusione. Le prospettive interdisciplinari tra teologia morale e catechetica<br />

nell‟elaborazione dei contenuti morali della catechesi ............................................... 42<br />

3.3.1. Fecondità del dialogo interdisciplinare tra teologia morale e catechetica .............. 42<br />

3.3.2. Fedeltà e creatività nei criteri di elaborazione ........................................................ 42<br />

3.3.2.1. Rilettura dei recenti documenti del Magistero sulla catechesi ........................ 42<br />

3.3.2.2. Fedeltà nei principi e attenzione ai “segni dei tempi” nell‟elaborare i contenuti<br />

morali della catechesi .............................................................................. 42<br />

3.3.2.3. La mediazione molteplice e profetica della comunità ecclesiale ..................... 42<br />

3.3.2.4. Uno sguardo all‟Ipotesi di catechesi morale ispirata alle tre formule brevi di<br />

fede di K. Rahner .................................................................................... 42<br />

4. ALLEGATI .......................................................................................................................... 43<br />

4.1. Cinque modelli di catechesi esperienziale ..................................................................... 43<br />

4.1.1. Modello di catechesi come semplice trasmissione di oggettivazioni religiose ...... 43<br />

4.1.2. Modello di catechesi come riflessione su fatti o problemi di vita .......................... 43<br />

4.1.3. Modello di catechesi come applicazione della dottrina alla vita ............................ 44<br />

4.1.4. Modello di catechesi come «passaggio» dalla vita alla fede .................................. 44<br />

4.1.5. Modello di catechesi come approfondimento-identificazione della propria<br />

esperienza con le esperienze cristiane ................................................................... 44


79<br />

INDICE<br />

4.2. Catechesi familiare e narrativa (Tommaso Stenico) ...................................................... 46<br />

4.2.1. Catechesi per la vita cristiana ................................................................................. 46<br />

4.2.2. Catechesi occasionale e diversificata ..................................................................... 47<br />

4.2.4. La catechesi familiare parte integrante di un unico progetto catechistico della<br />

comunità cristiana. ................................................................................................. 49<br />

4.2.5. Catechesi sostenuta dalla catechesi degli adulti: genitori e nonni. ......................... 50<br />

4.2.6. Catechesi come narratio historia salutis ................................................................ 50<br />

4.3. Ratzinger Card. Joseph. Intervento durante il convegno dei catechisti e dei docenti di<br />

religione ...................................................................................................................... 52<br />

4.3.1. Struttura e metodo nella nuova evangelizzazione .................................................. 52<br />

4.3.1.1. La struttura ....................................................................................................... 52<br />

4.3.1.2. Il metodo .......................................................................................................... 53<br />

4.3.2. I contenuti essenziali della nuova evangelizzazione .............................................. 54<br />

4.3.2.1. Conversione ..................................................................................................... 54<br />

4.3.2.2. Il Regno di Dio ................................................................................................ 55<br />

4.3.2.3. Gesù Cristo ...................................................................................................... 56<br />

4.3.2.4. La vita eterna ................................................................................................... 56<br />

4.4. La morale come tentazione (Don Paulo de Azevedo) .................................................... 58<br />

4.5. Cenni bibliografici ......................................................................................................... 61<br />

4.5.1. Documenti del Magistero Ecclesiastico Universale (e sigle) ............................. 61<br />

4.5.2. Documenti e Testi della Chiesa Italiana (e sigle) ............................................... 62<br />

4.5.3. Monografie e Studi ............................................................................................. 63<br />

INDICE ................................................................................................................................. 75

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